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Vangelo secondo Giovanni 3,31-36

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

UNA VITA DONATA

Non è un Dio lontano, inafferrabile e astratto. Il Figlio che ‘viene dall’alto’, attesta ‘ciò che ha visto e udito, cioè la grandezza di Dio. Non sono parla, ma dona senza misura lo Spirito che ‘è Signore e dà la vita’: la vita stessa di Dio. E dunque, non viviamo solo della terra che ci alimenta e protegge. Viviamo, respiriamo, amiamo, partecipando al cuore stesso di Dio. Non è solo una promessa per il futuro, ma una realtà che inizia già nel presente..

Mercoledì 22 aprile 2020

San Leonida Martire, padre di Origene m.204, Sant’Agapito I, papa, m 536

Vangelo secondo Giovanni 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

UN DOPPIO MOVIMENTO

C’è un doppio movimento nella storia. Da una parte, Dio viene verso di noi, non solo col pensiero o con tutta questa immensa e varia creazione, ma personalmente, facendosi uomo, affinché l’uomo riacquisti tutta la propria identità e il proprio valore. E’ necessario il secondo movimento: che l’uomo si apra, accolga, si faccia abbracciare e salvare. Camminando verso la luce, compiendo le opere di bene, andiamo incontro a Dio. Anche questi giorni di ‘restrizione’ ce ne offrono l’occasione.

Van Thuan, uomo libero

Non è semplice coincidenza leggere il racconto della prigionia del cardinale van Thuan, proprio nel pieno delle settimane dell’aggressione del coronavirus. E’ un dono di Gesù risorto che accompagna a vivere e sostiene nei giorni della chiusura e della desolazione. Certamente, imparagonabile è la violenza subita da van Thuan il quale, il 15 agosto del 1975, appena nominato vescovo aggiunto di Saigon a 47 anni, viene arrestato dal regime comunista insediato da pochi mesi nel Viet Nam del sud. Un calvario durato più di 13 anni, fino al 21 novembre 1988. Senza processo e condanna, veniva accusato di cospirazione contro il regime in favore di un ‘governo straniero’. Gli veniva imposto di sottoscrivere una lettera di autoaccusa. Anni di totale isolamento in una celletta umida e maleodorante, vari trasferimenti tra freddo e privazioni, umiliazioni e violenze. Van Thuan non solo non cede, ma mantiene un tratto di benevolenza e perfino di amore, fino al punto che i suoi carcerieri devono essere cambiati o la località di detenzione deve essere mutata, perché i suoi carcerieri ne ricevono un influsso benefico, fino a convertirsi e a ricevere i sacramenti cristiani. Da dove viene a Van Thuan questa fortezza e bontà, perfino capace di ironia? Tra le sbarre, libero di amare, di perdonare, di donare. Occorre risalire alla sua famiglia, perseguitata per la fede cristiana, fino all’uccisione di alcuni componenti; il ricordo della mamma e dei suoi insegnamenti; l’incontro con alcuni dei nuovi movimenti e associazioni, avvenuto negli anni di permanenza a Roma come studente. Durante la lunga prigionia, uno stratagemma gli permette di celebrare l’Eucaristia con poche gocce di vino e frammenti di pane, e di conservarla. C’è un momento di svolta, descritto nel capitolo diciasettesimo. In un misterioso dialogo Dio gli domanda: “Ami me, o le opere che fai per me?”. Van Thuan capisce che Dio stesso si prende cura delle opere e delle persone e decide di dedicargli interamente la propria vita, in qualunque condizione.
Il libro racconta tutta la vicenda con la vivacità di un romanzo pieno di dialoghi. L’autrice ha interrogato decine di amici e conoscenti di Van Thuan, dai quali ha ricavato una storia autentica. Inoltre, confessa di avere lei stessa rivissuto personalmente la vicenda: “Incarcerata da una malattia, toccando il fondo spirituale e umano, mi chiedevo: anch’io posso vivere questa esperienza di libertà?” E’ la conseguenza che ne trae ogni lettore.
Teresa Gutierrez De Cabiedes, Van Thuan, libero tra le sbarre

Città Nuova. Roma 2018, pp 350 € 20,00

Vangelo secondo Giovanni 3,7-15

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

LA NASCITA DALL’ALTO

Gesù può parlare con Nicodemo di una nuova nascita – dall’alto e dallo Spirito – perché ne ha personale esperienza: Egli viene dall’alto, dal cielo, da Dio. Concepito come uomo nel grembo di Maria per la potenza dello Spirito di Dio, verrà innalzato fino alla croce e fino alla gloria di Dio, per comunicare la novità della nascita dallo Spirito Santo e il destino eterno a tutti coloro che credono in lui. L’opera da compiere è dunque questa: credere in Lui, per partecipare al suo destino.

Vangelo secondo Giovanni 3,1-8

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

LA RINASCITA DELLA PASQUA

Come la novità della Pasqua si comunica a noi? Come diventiamo partecipi della vita di Cristo risorto? Nella notte del dialogo con Nicodemo, curioso di conoscere Maestro ma timoroso di esporsi, Gesù comincia a dircelo: occorre nascere di nuovo. Non basta la vita ricevuta con la nascita da nostra madre. Occorre rinascere dallo Spirito di Dio. Una vita nuova che ci fa rinascere come figli di Dio, ci dona sentimenti nuovi, una nuova intelligenza e una nuova forza. Nulla è impossibile a Dio.

Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

IL DONO DEL RISORTO

Gesù risorto che entra nel cenacolo riempie di gioia i discepoli, travolti dalla paura della croce. Una gioia che guarisce il cuore attraverso il dono della misericordia e sospinge all’annuncio: “Abbiamo visto il Signore”, gridano a Tommaso. Tommaso vuole vedere e toccare le ferite di Gesù e Gesù certo non gliele risparmia.

Le ferite di Gesù rimangono impresse nelle nostre personali ferite del corpo e dell’anima, e nelle ferite che riscontriamo nei nostri fratelli e sorelle. Il Suo sguardo di misericordia e l’abbraccio del Suo amore, ci sospingono a vivere la stessa misericordia e carità verso tutti.

 

Gesù risorge ferito: mani, piedi e costato. Il crocifisso trecentesco che domina il presbiterio del duomo di Chioggia risalta con un incarnato pulito da ogni macchia di sangue, mentre si intravedono appena le ferite dei chiodi. Solo dal petto sgorga un getto di sangue che scende in una breve arcata. È facile notare, soprattutto nelle riproduzioni a stampa, che la figura tende al verde, come verde è lo sfondo sul quale è disegnata la croce. È il «legno verde» di cui parla Gesù nel Vangelo della Passione. È il verde degli alberi dai quali rinasce la vita in questa nuova primavera.

Colui che risorge a Pasqua è il Crocifisso e porta impresse le sue vive ferite, che egli mostra agli Apostoli e nelle quali introduce il dito di Tommaso. La Pasqua non cancella le ferite, ma le esalta come feritoie dalle quali promana la luce, come germogli di vita nuova….

da:

Angelo Busetto

LA SCOPERTA CHE INCANTA

Bellissima Quaresima

Ed Itaca 2020

Citazione da pag. 124

Vangelo secondo Marco 16,9-15

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

UN MONDO RISORTO

Concludendo il suo breve Vangelo, Marco enumera alcune delle apparizioni di Gesù risorto raccontate dagli altri evangelisti. E’ ora che cominci una storia nuova, dove Cristo, con la sua presenza nei testimoni, nella comunità, nella parola, nei sacramenti, nella carità, attraversi il mondo come un fiume benefico e lo imbeva di mille sorgenti. La novità del Signore risorto non rimane reclusa nel cenacolo o trattenuta nel cuore, ma diventa vita, speranza, dedizione. Un mondo nuovo spunta ogni mattino, lavato e rigenerato dalla sua misericordia.

Domenica 19 Aprile 2020, II di Pasqua, o della Divina Misericordia (bianco)

Introduzione del celebrante

Chiusi nelle nostre case come gli apostoli nel Cenacolo, accogliamo con gioia la visita del Signore Risorto. Guardiamo le sue piaghe gloriose, invocando la sua Misericordia.

  1. Come gli apostoli riconosciamo Gesù risorto e vivo tra noi; domandiamo il dono pasquale dello Spirito, perchè liberi il mondo dal peccato e da ogni male con la grazia della misericordia,

Noi ti preghiamo: PADRE DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

  1. Di fronte ai dubbi e alle domande che ci chiudono il cuore come all’apostolo Tommaso, domandiamo la grazia di fidarci dell’annuncio della Chiesa, nella persona del Papa, dei vescovi, dei sacerdoti e di tanti testimoni,

Noi ti preghiamo: PADRE DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

  1. Mentre siamo sottoposti alla prova della pandemia, invochiamo dallo Spirito Santo la conversione del cuore e di tutta vita, per nuove iniziative di sostegno ai malati, ai poveri, alle famiglie,

Noi ti preghiamo: PADRE DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

  1. Per tutta Chiesa, perché nelle comunità e nelle famiglie si rinnovi come nei primi cristiani l’esperienza della perseveranza nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere,

Noi ti preghiamo: PADRE DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante

Il Padre della misericordia accolga la nostra preghiera e rivolga il suo sguardo sul mondo e su noi suoi discepoli, e ci salvi. Per Cristo nostro Signore.

 

Spunto della domenica

La visita di Gesù in casa nostra e il dono della sua misericordia può raggiungere tutti gli uomini, anche i dubbiosi e gli increduli come Tommaso. Il primo passo da fare è la fiducia, verso Dio che ci incontra e ci soccorre in ogni circostanza, e verso la testimonianza di persone credibili. In questo modo si apre la strada perché la fede diventi per ciascuno un’esperienza personale. Pietro nella seconda lettura ricorda che anche dalle prove nasce la gioia, che fiorisce in un’esperienza di fede in comunione con i fratelli, come racconta la prima lettura.

Vangelo secondo Giovanni 21,1-14

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

E’ IL SIGNORE

In quest’ultima apparizione, raccontata con un richiamo autobiografico dall’evangelista Giovanni che sembra dire “io c’ero”, Gesù risorto riprende da capo il rapporto con i suoi amici, e li rilancia. Nuovamente il lago, la pesca miracolosa, il pesce arrostito, l’invito a mangiare. I gesti che li avevano conquistati la prima volta, ora diventano definitivi e decisivi. E’ Lui, il Signore, Gesù di Nazaret. Il risorto vive nella compagnia degli apostoli, e attraverso la loro testimonianza si presenta al mondo come salvatore.