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Vangelo secondo Matteo 11,11-15

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

LA DIFFERENZA

Dove sta la differenza tra Giovanni Battista e ‘il più piccolo nel regno dei cieli’? Giovanni Battista ha portato a compimento la strada della promessa che l’Antico Testamento aveva annunciato e percorso; dopo avere mostrato Gesù, il Battista non l’ha seguito. Altri dopo di lui, grandi e piccoli, hanno seguito Gesù accogliendo la sua amicizia e la sua grazia: questi sederanno a mensa con Lui nel regno dei cieli.

Vangelo secondo Matteo 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

IL VERO CONFORTO

Che cosa ci dona Gesù? Gli hanno chiesto e gli chiediamo tante cose, la salute, il pane, la salvezza nella tempesta… Lui, che cosa ci dona? La sua presenza, la sua amicizia, la sua consolazione: “Venite a me”. Lui ci accoglie, ci stringe a sé, ci accompagna, ci sostiene, ci rilancia. Il vero male che annienta la persona, è la privazione di Lui: questa è la vera solitudine, che decade nella disperazione. “Iesu de peccatori vero conforto”

 

15 Dicembre 2024, Domenica III di Avvento, “Gaudete”, Anno C

Introduzione del celebrante
La liturgia di questa domenica orienta il nostro desiderio e la nostra domanda verso il Signore che viene e rinnova la nostra gioia per l’attesa di Lui. Affidiamo al Signore Gesù la nostra preghiera fiduciosa.

  1. Signore, nei nostri giorni di turbamento e di distrazione ridesta la nostra speranza; donaci la grazia di volgere verso di te la nostra mente e il nostro cuore, i nostri desideri e le nostre azioni,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo i nostri pastori che ci accompagnano al Natale: Papa, vescovi, sacerdoti e tanti testimoni di fede e di carità; preghiamo per gli ammalati, gli anziani, e tutte le persone che patiscono sofferenze psichiche e fisiche,

Preghiamo. ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, porta a compimento le speranze di pace nel mondo; dona sollievo ai profughi e a tutte le persone colpite dalla guerra,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù ti domandiamo che nella scuola e in tutti i luoghi dell’educazione e della vita sociale, l’attesa del Natale manifesti nella fede e nella carità i segni della tua venuta nel mondo,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Dio nostro Padre, ti affidiamo i desideri e le speranze nostre e dell’intera umanità, per arrivare a riconoscere e accogliere il Figlio che tu doni al mondo. Tu che vivi e regni.

INCONTRO AL SIGNORE
E’ una grande grazia incontrare nel nostro tempo qualcuno che orienta la nostra attesa verso il vero Natale di Gesù. E’ una nuova impostazione del cuore e del desiderio, che Giovanni Battista ridesta, anche richiamandoci le opere della giustizia e della carità. Questo ci permette di vivere la vera gioia dell’attesa, nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, nella vita sociale. La carità diventa un nuovo respiro per tutti, senza lasciarci soffocare dalla pretesa di tante vuote incombenze. Insieme con uno spunto preciso di carità, troviamo anche uno spazio quotidiano di preghiera.

Vangelo secondo Matteo 18,12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

IL CUORE DI DIO

Pecore perdute e figli smarriti. Un pastore non si rassegna a perdere una pecora, un padre non si arrende allo smarrimento di un figlio. Gesù viene a raccoglierci come pecore perdute, ci ama e ci rincorre come figli smarriti. Non solo accoglie e perdona il peccatore pentito, ma entra nella casa di Zaccheo, raggiunge l’adultera in strada, va sulla croce per promettere il paradiso al ladrone. Ora viene accanto a noi donandoci il perdono nel ministero e nella carità della Chiesa.

Vangelo secondo Luca 5,17-26

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

IL VERO BENE

Da dove comincia la salvezza, cioè il bene di una persona? Il dramma colpisce gente che fisicamente sta bene, ma è travolta dal male interiore, da solitudine e disperazione. Gesù risana il cuore, riempiendolo di grazia. Le persone che conducono il paralitico da Gesù, si rendono conto del vero bene accaduto all’amico? Dove possiamo portare il nostro prossimo, i figli e gli amici? Noi che non siamo guaritori, possiamo accompagnare noi stessi e gli altri a Colui che salva la vita.

Vangelo secondo Luca 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

UN’ATTESA BELLA

La promessa di Dio che percorre la storia umana, si riaccende in una casa di Nazaret, nel cuore di una giovane donna: Dio inizia da capo la creazione con Maria, rendendola santa e perfetta, e trasformando in Lei il ‘no’ dell’umanità in un ‘sì’, attraverso il quale il Figlio entra nel mondo. Questa storia ci raggiunge nel Battesimo, ci accompagna e si sviluppa nella Chiesa. Viviamo l’Avvento nella compagnia di Maria e dei Santi, insieme con i bambini delle famiglie e della comunità, attenti alle proposte di vigilanza e carità.

Vangelo secondo Matteo 9,35-10,1.6-8

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

IN MISSIONE

Gesù non vuole bastare da solo. Percorre città e villaggi, ma il mondo è più grande e le folle – come le pecore – sono tante e rischiano di rimanere senza pastore. La sua missione si allarga affidando il suo potere ai dodici, e invitandoli a rivolgersi intanto alle ‘pecore perdute d’Israele’, in attesa di mandarli ai confini del mondo. Per questo non basteranno i dodici o i dodicimila. Occorrono tanti altri pastori e missionari, come ciascun cristiano è chiamato ad essere.

GESÙ: IL FASCINO DI UNA SCOPERTA

Come quando sulla quieta superficie delle onde del mare viene a stendersi all’improvviso il brillio del sole. Così accade in una serata di dialogo su un tema di teologia quando si percepisce la vibrazione di una Presenza imprevista. E’ il secondo incontro – per questo nuovo ciclo - della Rete di Teologia ‘Santi Angeli’, Lunedì 18 novembre 2024.  Sulle tracce del filosofo-teologo Romano Guardini veniamo condotti a riconoscere che l’essenza del Cristianesimo è Gesù stesso. Così è stato per i primi discepoli che hanno aderito a Lui come persona. Tanti l’avevano visto e udito. Perché quei primi hanno creduto e gli sono andati dietro? Non credettero perché Cristo diceva cose straordinarie, non credettero perché Cristo fece quei miracoli, non credettero perché Cristo era un grande profeta. Credettero per quella presenza, non per questo o quello che fece e che disse. Una presenza con una faccia ben precisa, una presenza carica di parola, cioè carica di proposta, carica della promessa di portare a compimento il loro destino. Anche noi, in questa serata, veniamo sorprendentemente introdotti nel Mistero di Cristo. Non solo entriamo in una conoscenza più consapevole attraverso il Vangelo che parla di Lui, anche nel paragone tra i diversi linguaggi degli evangelisti, ma percepiamo in Lui un DI PIÙ che ci affascina. Mentre avvertiamo che ci supera come comprensione intellettuale, restiamo avvinti e convinti. E’ quello che accadeva agli apostoli; anche per loro il linguaggio di Gesù era difficile da capire e ancor più duro da accogliere; come Pietro siamo disposti a dire:
“Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. D’altra parte, se è Gesù è DI PIÙ, cioè se Lui è Dio, come possiamo comprenderlo?? Piuttosto, è Lui che afferra noi. Secondo un antico detto teologico, “Si comprehendis, non est Deus - Se lo comprendi tutto, non è Dio”. Per questo, Gesù ci invita a essere come bambini che si lasciano afferrare e afferrano con tutto se stessi. Ci ritroviamo più curiosi e attenti, come Zaccheo che sale sull’albero cercando di vederlo, per scoprire come il Signore oggi ci viene incontro. Risvegliamo il nostro desiderio e ci accompagniamo nella scoperta del Mistero! Tutto questo in una serata che scivolava diritta in un semplice dialogo e che d’improvviso si impenna in una scoperta.

All’indomani, così si esprime un amico: “Come un profumo che ti penetra, ti cattura, ti avvolge, ti rapisce. Non sai distinguere le fragranze che lo compongono. E rimani investito da una forza, da una attrattiva che non sai dire. Gesù è così. Il suo tutto ti conquista, il suo tutto ti prende. Ed è ragionevole seguirlo per quello che ti entra nell’anima. Qualcosa di nuovo ti ha investito. È facile accoglierlo, impossibile spiegarlo. Come l’esperienza dei primi discepoli: amati e perciò chiamati. Ma non potremmo comprendere quello che a loro è successo se non succede anche a noi. La sorpresa più grande è accorgersi che sta accadendo ora”. Conclude un altro amico: “Condivido il vostro sentire, le vostre impressioni, il clima amichevole, la sensazione di una impalpabile misteriosa Presenza".

A cura della Rete Teologica ‘Santi Angeli’

 

Vangelo secondo Matteo 9,27-31

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

DUE CIECHI

Duce ciechi inseguono Gesù per la strada, fino in casa e gli vanno vicino. Gesù non si accontenta del loro grido, ma domanda un atto di fede in lui. Gesù corrisponde con un miracolo al livello della loro fede. Come questo continua ad accadere? Che cosa noi ancora chiediamo a Gesù? Chiediamo di incontrarlo, chiediamo che faccia compagnia alla nostra vita, chiediamo che compia il nostro destino. Accade per noi secondo la nostra fede.

Vangelo secondo Matteo 7,21.24-27

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

L’UOMO SAGGIO

L’uomo saggio non consiste su di sé, ma si pianta sulla roccia che lo sostiene. Non solo ‘ascolta’ le parole del Signore, ma vi aderisce con la mente, il cuore, l’adesione della volontà. Le riconosce come sfondo della sua anima e come sentiero del suo cammino. Tutto quello che lo circonda, o che si contrappone a lui, non diventa inciampo, ma punto di paragone e di slancio. Per questo può edificare la casa della sua vita anche a bene del prossimo.