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L’inglese Cicely che inventò per amore le cure palliative  

La recente bocciatura del Consiglio regionale del Veneto della proposta di legge sul fine vita ha riacceso l’attenzione sulla delicatissima questione, alla quale anche Nuova Scintilla ha dedicato un ampio e documentato speciale nel numero del 28 gennaio.  Il dibattito sul fine vita porta con sé la questione delle cure palliative, che sempre di più negli ultimi anni hanno preso piede per migliorare il più possibile la qualità della vita del malato, specialmente quello che non può guarire. Nella convinzione che, se non sempre il malato può guarire, sempre può essere curato.

In questo contesto arriva felicemente la recente pubblicazione del libro di Emmanuel Exitu “Di cosa è fatta la speranza”, che racconta la vicenda umana e professionale di colei che ha introdotto e promosso le cure palliative, l’inglese Cicely Saunders.  Il bolognese Emmanuel Exitu ha lavorato come autore televisivo e come drammaturgo per il Teatro dei Documenti; dal suo primo romanzo “La stella dei Re,” una insolita lettura della storia dei Re Magi, ha tratto la sceneggiatura per l’omonimo film Rai, che ha avuto buon successo di pubblico e di critica. Il suo nuovo libro si ispira alla storia di Cicely Saunders, una donna dalla caparbietà visionaria. Prima infermiera, poi assistente sociale e infine medico, nel 1967 riesce ad aprire il primo moderno hospice, “un posto dove non si va a morire, ma un posto dove si può vivere fino all’ultimo istante con dignità”, perché la medicina deve prendere in carico l’intera persona, e non solo la sua malattia, fino agli ultimi istanti di vita.  Le sue procedure, frutto di studio e di dedizione totale al malato, sono ancora oggi considerate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il punto di riferimento per migliorare la qualità della vita dei malati terminali.  Precisa l’autore che il libro “è un romanzo ispirato alla vita di Cicely Saunders e va letto come tale: un romanzo, non una biografia. Eventi, parole, frasi, personaggi, ambienti e ruoli professionali hanno radici nella storia personale di questa donna, ma sono stati interpretati come fanno i musicisti quando interpretano uno spartito”. Il romanzo percorre cronologicamente la vita di Cicely e racconta con uno stile semplice e accattivante le sue scoperte professionali, le sconfitte, i contrasti familiari, la conversione alla Chiesa d’Inghilterra, gli incontri che hanno determinato le svolte nel suo cammino (in particolare con suor Teresa, con l’amica Rosetta, con lo scrittore C.S. Lewis, con la malata terminale Paula), il suo carattere spigoloso e determinato fino al perfezionismo, gli amori intensi e per David prima e per Antoni poi presto finiti per la loro morte, l’incontro con Marian. Il tutto all’interno di quello che è stato lo scopo della vita di Cicely, accompagnare il malato inguaribile negli ultimi tempi della sua vita, avendo cura di tutta la sua persona, del suo corpo e del suo spirito, rispettando e mantenendo la sua dignità. Ha scritto Lucetta Scaraffia sul romanzo: “Saunders ha insegnato a tutti che la civiltà si deve confrontare con la morte, che non può semplicemente metterla da parte, e che questo è possibile per atei e credenti, se si torna a rispettare ogni destino umano. Questa biografia è un libro che dovrebbero leggere i sostenitori dell’eutanasia, suicidio assistito o simili, perché dimostra praticamente come esista un’altra possibilità di aiutare con pietà i morenti, una possibilità degna del genere umano, pensando prima al rispetto della vita di ciascuno che al costo delle cure, mai evocato ma che è la motivazione vera della febbre eutanasica del nostro tempo”.

Gianni Colombo Emmanuel Exitu, Di cosa è fatta la speranza. Il romanzo di Cicely Saunders, che si è presa cura degli incurabili, Bompiani 2023, pagine 421, euro 21,00

TESORI NASCOSTI                                  DEL MUSEO DIOCESANO

Finora ci aveva condotto per mano ad accorgerci dei tesori che abbiamo sotto gli occhi: chiese e monumenti, lapidi e dipinti e tutto il bello che costituisce il patrimonio artistico nato dalla fede cristiana e dalla religiosità diffusa nel popolo cristiana della città di Chioggia e del circondario. Ora la guida esperta di don Giuliano Marangon ci conduce a sgranare gli occhi sui libroni dell’Archivio diocesano identificati come ‘codici miniati’ e ‘testi pergamenacei’. Per “Codici Miniati” si intendono manoscritti scritti e decorati a mano con miniature che abbelliscono i capilettera e danno particolare rilievo al testo. Vengono presentati tre antifonari quattrocenteschi: il primo riproduce le antifone del tempo liturgico dalla prima domenica di Avvento al giorno della ceneri; il secondo, le antifone dalla prima domenica di Quaresima alla Pentecoste, il terzo, quelle dalla Santissima Trinità alla fine dell’anno liturgico; viene riprodotto a colori l’incipit di alcune antifone, con testo e note gregoriane del canto; la prima, ripresa dal Mattutino della Vigilia di Natale, presenta l’immagine della Vergine che adora il Bambino. Segue quindi la presentazione di sei ‘Mariegole’, libri-matricola, che registrano la vita, le iniziative, le regole della Confraternita dei Santi Felice e Fortunato, di quella Confraternita della Vera Croce, del SS.mo Sacramento, dei Flagellanti della SS.ma Trinità, di San Nicola patrono dei calafati e dei naviganti, seguite dall’Albo d’oro della Confraternita della Navicella. In riferimento all’ambito manageriale della città di Chioggia, ecco due volumi Catastici, che riproducono planimetrie e mappali dei terreni di proprietà di enti ecclesiastici, e il Capitolare dei Salineri, con le norme per la vendita del sale e relative tasse. In appendice, una rassegna delle prime edizioni a stampa - gli ‘incunaboli’ - della seconda metà del Quattrocento. In chiusura una decina di quadri di arte sacra esposti nella sezione ‘modernità’ del Museo diocesano. Questo rapido resoconto può dare un’idea della grande ricchezza di storia della nostra città accuratamente custodita nel Museo diocesano. L’autore non solo ce ne dona una descrizione precisa e analitica, ma la racconta nel suo contesto vitale. In un capitolo introduttivo informa il lettore circa la tormentata storia delle immagini nei primi secoli cristiani, che trovò soluzione quando si prese coscienza che l’incarnazione del Figlio di Dio apre il campo a tutte le arti visive, capaci di descrivere in tutti i tempi e in tutte le forme quello che i primi cristiani hanno ‘visto e udito’.

Giuliano Marangon, Codici miniati e testi pergamenacei rari dell’Archivio diocesano di Chioggia, Ed Nuova Scintilla 2023 pp 112 s.i.p

Angelo Busetto

LE ‘VITE’ DI FRANCESCO, SANTO E UOMO

Un testo complesso eppure scorrevole, che indaga sulla evoluzione della regola di San Francesco, a cui corrispondono la fatica, la sofferenza e la gioia che lo fecero Santo. Dopo la conversione, Francesco aveva iniziato la sua avventura leggendo e applicando il Vangelo ‘sine glossa’, cioè senza alcuna aggiunta o commento, per viverlo e praticarlo alla lettera. Da un certo momento in poi le persone che aderiscono al suo ideale diventano molto numerosi; allora le cose si complicano ed esigono una risposta più elaborata rispetto alla intuizione iniziale. Allora, con estrema umiltà, Francesco rinuncia a fare da guida al nuovo Ordine nato dal suo carisma, pur rimanendo come punto di ispirazione e di riferimento per tutti.  L'autore passa in rassegna i momenti e i tormenti di questo passaggio, sottoponendo a un'attenta lettura molti documenti delle origini: gli scritti di San Francesco e gli interventi dei discepoli e dei suoi successori alla guida del nuovo Ordine. E’ un viaggio che rivela l'umiltà di Francesco e la sua fedeltà all’ideale. Qui ci limitiamo a riferire l’esempio più clamoroso di questo passaggio, riguardante le circostanze della morte di Francesco, diversamente descritte nella Compilazione di Assisi e nella Legenda di San Bonaventura. Nel primo documento si parla della ‘morte di un uomo cristiano’, rilevando questi elementi: Francesco è ospite del vescovo di Assisi, ricoverato in un luogo confortevole, dove i suoi fratelli lo allietano con il canto delle lodi di Dio; in seguito Francesco chiede di essere portato nel luogo del suo primo amore, la Porziuncola, dove un frate gli annuncia l’imminenza della morte dandogli occasione di aggiungere al Cantico la strofa riguardante la morte; qui ancora, Francesco fa chiamare un’amica molto cara, alla quale chiede un panno per la sepoltura e ‘quel dolce che egli aveva desiderato di mangiare’. Diversamente, nella ‘Leggenda’ scritta da San Bonaventura si evita di ricordare l’ospitalità nel palazzo del re e la consolazione ricevuta dall’amica: due aspetti che avrebbero reso ‘troppo umana’ la figura di Francesco ormai acclamato come santo. Nei vari e diversi racconti sulla vita di Francesco e nelle diverse scritture riferite al suo tempo, si annuncia la tempra di un santo pienamente uomo, capace di accogliere attraverso cose e persone la carezza di Dio che lo consola nella estrema desolazione della morte, assimilato a Cristo fin nelle ferite delle stigmate.

Pietro Maranesi, La via di Frate Francesco. Gli ultimi tre anni della vita del santo: introduzione ai centenari francescani, Edizioni Messaggero Padova, 2023 pp 150, € 16,00

 

FRANCESCO, UN SANTO SECONDO IL VANGELO

Percorrere le pagine di questo libro è come entrare in una boscaglia senza sentiero, poiché qui occorre largo fra cumuli di idee e di considerazioni. Questa non è certo una biografia di fatti e di luoghi. Scritta cent’anni fa, poco dopo la conversione dell’autore al cattolicesimo, quest’opera è piuttosto un dialogo tra scrittore e lettori, nel tentativo di liberare la figura di San Francesco da stereotipi sempre alla moda, per ritrovare l’uomo nella sua nudità e il santo nella sua santità. Chesterton, più che raccontare, ragiona sul santo di Assisi, riscoperto nella assoluta originalità della ripartenza dagli inizi della fede, dalla purità del Vangelo, dalla integralità della imitazione di Cristo. Francesco, uomo del suo tempo, vive ogni vicenda con uno strappo: la gloria delle armi diventa dedizione per la costruzione della Chiesa, il canto del giullare si allarga alla contemplazione di Dio in tutte le cose, l’amore per creature, animali e persone si concentra nell’immedesimazione anche fisica con Cristo. Francesco entra a catapulta nel suo tempo, tutto sovvertendo e tutti attraendo, commercianti e banchieri e tanta gente semplice. Quando ancora la compagnia dei suoi amici è una piccola cosa – in tutto dodici frati – va dal papa per chiedere l’autorizzazione ad esistere; Innocenzo III è troppo intelligente per non cogliere da subito la novità cristiana di Francesco, che egli non respinge, ma piuttosto mette alla prova. Quando i seguaci di Francesco aumentano di numero all’inverosimile, la gestione della grande e diversificata compagnia si complica. Allora Francesco si defila dall’ordine stesso a cui ha dato origine e inchioda la sua libertà sulla figura del Cristo Crocifisso. Chi ha pazienza di percorrere le pagine di ragionamenti e sottolineature del grande Chesterton troverà un Francesco vero, liberato da ideologie e sovrapposizioni, e gli verrà voglia di tornare a leggere i dati della sua storia con occhio diverso e più lucido, per incontrare l’affascinante verità dell’uomo e del santo.

Gilbert Keith Chesterton, Francesco d’Assisi, Raccontata alle donne e agli uomini di poca fede che lo hanno in simpatia. TS edizioni, Milano 2023, pp 202, € 16,00

Angelo Busetto

Ratzinger-Benedetto: volto, mente, cuore

Conoscere dall’interno dell’anima e dalle azioni compiute l’immagine di una persona è un’impresa purificante e rasserenante. Ratzinger-Benedetto XVI, pur guardato da molti con profonda ammirazione, è stato fatto oggetto di uno smaccato disprezzo da chi si è lasciato catturare da slogan e preconcetti. E’ dunque doverosa e piacevole avventura percorrerne la vita lungo tutte le tappe: l’infanzia serena e fruttuosa, il tempo della preparazione al sacerdozio nel contesto del dramma nazista, i passi del giovane sacerdote al suo primo impatto con il mondo, la bellezza e il travaglio degli studi, l’emergere dell’insegnante di teologia, chiamato al Concilio Ecumenico come ‘perito’ teologo al seguito del cardinale Frings, nominato arcivescovo di Monaco e dopo appena cinque anni chiamato da Giovanni Paolo II a ricoprire la carica di prefetto della Congregazione della Fede. Infine papa per otto anni ed emerito per altri dieci. Fresche e belle le pagine dell’infanzia e degli studi, nel contesto del rinnovamento teologico che pervadeva in particolare la Germania e la Francia. Ricca di informazioni e carica di fermento la descrizione del ‘periodo conciliare’, nell’intreccio dei teologi e dei vescovi che lanciano la Chiesa nel mare aperto del mondo. Le pagine del pontificato passano in rassegna con una serrata documentazione avvenimenti, discorsi, pronunciamenti e in modo particolare i viaggi nel mondo. Protagonista è un uomo semplice, intelligente, sincero. Semplice perché tutto aveva in mente fuorché la ‘carriera’ ecclesiastica. Intelligente per la capacità di entrare nei problemi rintracciandoli dentro la loro storia, e di esprimere giudizi e valutazioni sul presente e sul futuro. Ratzinger con occhio acuto entra a svelare la temperie del tempo moderno nella grandiosità delle nuove scoperte e nell’equivoco della sua vuota superficialità. Non elude i problemi e le questioni difficili o scabrose: valuta con audacia gli equivoci e i valori della teologia della liberazione ed è il primo papa a affrontare il dramma degli abusi da parte di ecclesiastici. Riconosce errori della Chiesa e suoi personali, come a proposito di alcune scorrette interpretazioni di suoi pronunciamenti sulla libertà religiosa e sulla vita e la persona. L’autore di questa ragionata biografia, avendo partecipato in vario modo, come studioso e giornalista, alla vicenda di Ratzinger, trova buon gioco a presentarne l’immagine autentica, liberata da caricature ed evidenziata con linearità e schiettezza. Significative le ultime pagine sulla rinuncia al ministero papale e sul tempo trascorso come ‘papa emerito’, che fanno risaltare l’autenticità di un uomo e di un papa vissuto nella fede in Cristo e nell’amore alla Chiesa. Fino all’ultima parola pronunciata sul letto di morte: “Gesù ti amo”.Andrea Tornielli, Benedetto XVI, il teologo, il Pontefice, l’uomo, Piemme, Milano novembre 2023, pp 330 € 19,90
Angelo Busetto

 

Luoghi dell'Infinito

I passi della Memoria
C’è anche la foto a tutta pagina della famiglia Ulma, con i sei bellissimi bambini, il padre, e la madre che porta in grembo il settimo, distrutti dalla follia nazista per aver dato rifugio ai perseguitati. Ci sono gli spartiti delle musiche composte su carta igienica nei campi di concentramento e c’è la lunga fila – disposta su due pagine – dei bambini orfani armeni deportati in Turchia nel 1929. Dolcezza e dramma si combinano insieme nelle pagine di Luoghi dell’Infinito del mese di gennaio dedicato alla pace e imbruttito dalla guerra. Riaffiorano memorie finora eluse, come quella dei pellerossa d’America vittime di un vasto genocidio contraffatto da distorte narrazioni e dai vecchi film western. Si arriva all’estremo Oriente del Giappone che ha perseguitato e costretto alla latitanza per 250 anni i cristiani che hanno mantenuto la fede e celebrato il battesimo senza alcun sacerdote, e l’altro Giappone divorato dalla bomba atomica, come a segnare il tempo con un drammatico cippo distinto in p.A. (prima della bomba atomica) e d.A. (dopo la bomba atomica). La Palestina, infiorata dalla presenza dei Frati Minori di San Francesco, innalza il Memoriale di Gerusalemme non solo con il ricordo dei milioni di ebrei uccisi nella Shoah, ma anche con il riconoscimento dei tanti Giusti tra le Nazioni che si opposero all’annientamento di un popolo. Nell’isola Tiberina sulle acque del Tevere, la basilica di San Bartolomeo all’Isola è stata scelta da Giovanni Paolo II per ricordare chi ha perso la vita ‘in odium fidei’ nei nostri tempi. E’ un emozionante viaggio nella Memoria, che non potrà essere cancellato nemmeno con la distruzione di statue e la cancellazione di nomi. Siamo fatti dal nostro passato, e il brivido della memoria del male, insieme con l’ebbrezza del bene fiorito dalle sue ceneri, apre davanti a tutti un passo di vita nuova.
a.b.

 

Dopo qualche decina d’anni, eccomi nuovamente di fronte a questo romanzo. Nel frattempo, il romanzo e il suo autore hanno camminato per il mondo, come documentano la postfazione e gli approfondimenti finali: ha rivoluzionato la vita dell’autore, invitato a parlare in America e in Europa, e donandogli fama e fortuna. Nato nel 1897 e morto nel 1975, Thornton Wilder aveva trent’anni quanto scrisse Il ponte di San Luis Rey. L’occasione venne da un fato realmente accaduto: venerdì 20 luglio 1714, il ponte più bello del Perù, che congiungeva due opposte montagne sulla strada tra Lima e  Cuzco, intrecciato dagli Incas con tralci di vimini, si ruppe e lasciò cadere nel baratro cinque persone. Il fatto fu visto a poca distanza da un monaco che da allora venne tormentato da una domanda: perché quei cinque, proprio quei cinque? Quale disegno di Dio, quale Provvidenza di bene sta dietro questo fatto? Così ‘nacque in lui la decisione che lo tenne occupato per sei anni’, alla ricerca della vita e dei precedenti di quelle cinque persone.

Il romanzo ne registra meticolosamente la storia, le storie, sorprendendo ogni volta il lettore, con una frase che dice più o meno così: “…mentre attraversavano il ponte di San Luis Rey, si abbatté su di loro l’incidente di cui sappiamo”. Si può ancora aggiungere l’ultima finale: “C’è una terra dei vivi e una terra dei morti, e il ponte è l’amore, la sola sopravvivenza, il solo significato”.

Thornton Wilder, Il ponte di San Luis Rey, Sellerio editore Palermo, 2023, pp 244 € 14,00

Riviste
NATALE DI DRAMMA E SPERANZA
Come nell’intreccio di un dialogo a distanza, due riviste presentano la bellezza e il dramma del Natale. Luoghi dell’infinito non smette di farsi ammirare per la chiarezza delle parole e il fascino delle immagini. Nel numero di dicembre, il punto focale è l’ottavo centenario del presepio di Greccio, quando Francesco, che aveva toccato le pietre e il paesaggio di Betlemme, volle raffigurare Gesù in carne e ossa nella figura di un bambino e lo attualizzò nel sacramento dell’Eucaristia celebrata lì accanto. Quel presepio raccoglieva un’antica tradizione documentata nelle catacombe, con il Bambino in braccio alla Madre e un profeta che lo indica. Anche noi percorriamo il tempo, perché vogliamo andare a vedere e udire e toccare la realtà del Bimbo di Betlemme in ogni tempo e in ogni luogo. Scopriamo il marmo vivo del presepio di Arnolfo di Cambio nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a  Sant’Alfonso che lancia la prima immagine dei presepi napoletani, allarghiamo lo sguardo alla scenografia del teatro liturgico, a tutte le tendenze dell’iconografia sacra fino alle visioni delle mistiche. Il cristianesimo nasce da un fatto che entra nelle nazioni e nelle culture, con i dipinti, le sculture, le rappresentazioni al vivo, facendo risplendere di bellezza le chiese e le case, i monti e le campagne. E’ impossibile sintetizzare il giro di bellezza, come una magnifica danza, di questo numero di Luoghi dell’infinito, che esplode nella gloria di Gaudì con l’interno e l’esterno dell’impossibile cattedrale già annunciata in copertina con la facciata della Natività.
Ma il Natale non è solo un fatto di storia e arte. E’ un fatto del presente, che rivive dentro il dramma del nostro tempo. E’ emozionante e straziante il Natale nella chiesa della Sacra Familia di Gaza, dove le voci dei bambini si alternano ai sibili dei missili; il parroco, padre Gabriele Romanelli racconta: “Ogni giorno il Santo Padre si collega con noi per pregare insieme e dare la sua benedizione. Non abbiamo altra forza se non nella celebrazione della Messa quotidiana”. Lo registra il numero di Tracce di dicembre che, dopo l’intervista al cardinal Parolin e il dialogo con dom Bernardo Gianni, abate di San Miniato, mostra la consacrazione di Maria Ruiz, avvenuta a Gerusalemme davanti al Cardinale Pizzaballa. Jean-François Thiry, dopo trent’anni di lavoro  culturale a Mosca, vede nella cassetta della posta una lettera del Ministero dell’Interno che lo invita ad andarsene; tra le varie possibilità, accoglie l’invito dei francescani di Damasco e riprende il suo lavoro nella Siria martoriata dalla guerra e dal terremoto. Altre storie di dramma e di speranza percorrono la pagine della rivista con i volti di bambini dagli occhi spalancati. C’è ancora spazio
per il Sinodo con un articolo di Tornielli, e per presentare il Premio Nobel per la letteratura, l’irlandese Seamus Heaney. La vita rinnova la sua corsa.
Angelo Busetto

Libro: NATALE CON I FIORETTI DI SAN FRANCESCO
Il candore dei ‘Fioretti’ di San Francesco si inserisce bellamente nel clima del bianco Natale. Composti tra di 1370 e il 1390 da un autore anonimo toscano, raccolgono una serie di miracoli ed esempi del santo, scritti cinquant’anni prima in lingua latina da un frate marchigiano. Tanto per chiarire le cose, ecco l’incipit: “Per prima cosa è necessario considerare che il glorioso messere Santo Francesco, in tutti gli atti della sua vita fu conforme a Cristo benedetto”.
Questa ennesima edizione, economica e di piccolo formato, riporta il testo originale traslato in italiano corrente, mantenendo fedeltà al saporoso linguaggio originale. Sono pagine candide e serene, che si leggono e rileggono con frutto di letizia. L’analogia con la vita di Cristo, l’amore per le creature, l’accettazione delle circostanze della vita come dono di Dio, segnano in Francesco
d’Assisi un percorso agile e vivo di sapienza e fede.
Il testo dei cinquantatre fioretti è accompagnato da una ventina di belle illustrazioni in bianco e nero. Vengono riprodotte anche le cinque considerazioni sulle stimmate, e la cronologia della vita di Francesco.
I Fioretti di San Francesco, a cura di Giuseppino de Roma, Paoline 2023, pp 360 € 8,30

I canti di Natale non sono solo emozione e atmosfera. Sono preziosi per il contenuto: la nascita del Bambino di Betlemme. Un Bambino che cambia la storia del mondo, perché introduce la presenza stessa di Dio dentro le vicende umane: Tu scendi dalle stelle, come cantava Sant’Alfonso de Liguori. E’ vero che alcuni canti di Natale si stempererano nel sentimentalismo e scivolano verso il  vuoto. Pututtavia, nella varietà delle forme e delle parole, l’ambientazione rimane. Per questo è utile riconoscere per ciascun canto l’autore, l’origine, la storia, almeno fin dove è possibile, poiché alcuni canti sembrano fiorire quasi dal nulla e invadono il mondo. Qui ne vengono segnalati una quarantina, in una semplice ed elegante pubblicazione che comprende, insieme con il testo in italiano, una paginetta di presentazione storica. Cliccando su YouTube il nome del curatore e il titolo del canto, li si può ascoltare in un’ottima registrazione. Nel frattempo arriva il Natale e ti trovi a contemplare il Bambino Gesù.

Andrea Montepaone, Tu scendi dalle stelle, I più bei canti della tradizione natalizia, Paoline, Milano 2023

ALLA SCOPERTA DELLA COSCIENZA
Guardini, maestro di vita, in questo libretto che contiene tre conferenze, ci guida alla scoperta della coscienza. Come un artista che addestra gli allievi all’uso degli strumenti musicali, egli ci introduce a riconoscere una componente fondamentale della nostra personalità, la coscienza, in particolare la coscienza cristiana. La coscienza non è uno strumento artefatto, come insinuava Kant che isolava la coscienza come esclusivo prodotto dell’individuo. I cristiani riconoscono un principio, un Creatore, fattore continuo di originalità e di verità, che apre a un uso della coscienza finalizzato alla piena realizzazione del proprio destino di verità e di felicità. Guardini accompagna il lettore a diventare ‘educatore’ della propria coscienza, proponendogli anche consigli pratici: la scoperta del raccoglimento, con il silenzio, la lettura, la salvaguardia del proprio mondo interiore.
Scorrendo le pagine di un grande maestro, c’è sempre qualcosa da apprendere e guadagnare per la vita.
Romano Guardini, La coscienza. Il bene, il raccoglimento Morcelliana Bresca 2023 pp 68 € 10,00
Angelo Busetto

GUARDINI, OCCHI CRISTIANI SUL MONDO

I libri di Romano Guardini tradotti in italiano superano abbondantemente la cinquantina e si aprono a una vasta gamma di tematiche: filosofia, teologia, biblica, antropologia, liturgia, letteratura, psicologia e un po’ tutto l’orizzonte delle scienze storiche e umane. Dov’è il centro del suo pensiero, che scorre sempre con chiarezza di dettato, profondità di indagine e vastità di pensiero? E’ Guardini stesso dichiararlo, raccontando un passaggio nodale della sua esperienza di insegnante. E’ il minsitro del Culto e dell’Istruzione della Prussia a raggiungere Guardini a Bonn nel 1923 proponendogli di assumere a Berlino la cattedra di ‘Filosofia della religione e di visione cattolica’, che tuttavia non ha un contenuto definito. E’ Guardini stesso a elaborarne il contenuto nel contesto dell’università di Berlino, nella quale viene praticamente ignorato dagli altri colleghi ma guadagna l’attenzione e la partecipazione di un numero sempre più vasto di studenti, con l’aggiunta di persone esterne all’Università. Di cosa si tratta dunque? Lo esplicita Guardini nelle poche pagine di questo libro, in cui definisce il contenuto di una impostazione che diventa il punto centrale e l’orizzonte di tutto il suo insegnamento e anche della sua vita. Egli definisce dapprima il senso della parola ‘Weltanschauung’, intesa come un ‘moto conoscitivo verso la totalità delle cose e del mondo’, considerati nei particolari e nell’interezza. Guardini avvia una ‘visione cristiana e cattolica’ del mondo. La parola ‘cattolica’ non definisce uno sguardo che si metta in parallelo con altri sguardi, ad esempio, psicologico, storico, artistico; invece, li comprende tutti e li valuta nel loro esplicito riferimento a Cristo. Non si tratta però solo di uno sguardo intellettuale, ma esistenziale; è necessario quindi fare riferimento all’ambito in cui tutte le realtà considerate si ritrovano; questo ambito è la comunità, la Chiesa vissuta. Come la mano resta se stessa movendosi nell’ambito del corpo, così ogni realtà umana realizza pienamente riferendosi allo sguardo che la Chiesa ha sul mondo e sugli avvenimenti, dal punto di vista di Cristo. Comprendiamo allora come l’insegnamento e la produzione letteraria di Guardini si siano sviluppate in un orizzonte così vasto e come continuino a godere dell’apprezzamento di molti lettori, non esclusi gli stessi ultimi papi. In una corposa ‘post-fazione’ il curatore racconta ed esplicita la vicenda di Guardini, insegnante di ‘visione cattolica del mondo’.

Romano Guardini, La visione cattolica del mondo, a cura di Silvano Zucal, Morcelliana, Brescia 2022, pp 109 € 11,00

Angelo Busetto

 

UNA CONTENTEZZA STRANA

Una contentezza strana, che nasce da dove non te l’aspetti. Lo dice Alessandra, una degli universitari che passano qualche ora alla settimana con i ragazzi di Portofranco, accompagnati nello studio ciascuno da un insegnante. Portofranco è iniziato nel novembre del 2000 dall’intuizione di un sacerdote educatore, don Giorgio Pontiggia. Occorreva partire dal bisogno che i ragazzi esprimono di più, da punto in cui fanno più fatica, lo studio. L’educazione richiede un rapporto personale a tu per tu. Il nome è spuntato da un ragazzo: “Portofranco”, come un luogo libero, in cui ciascuno si gioca con la sua libertà. All’impresa aderiscono giovani universitari, insegnanti in pensione o no, libri professionisti, altre persone. A Portofranco arrivano ragazzi di tutte le scuole, italiani e stranieri. Lo diceva già Plutarco: “I ragazzi non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere”. Arrivano spenti, appassiti, spesso mortificati da insuccessi scolastici o da situazioni familiari complicate. Qui trovano accoglienza e un sorriso. Come la ragazza che non si era fatta vedere per un anno, temendo una solenne ramanzina a causa della sua bocciatura; al suo ritorno trova un abbraccio e l’insegnante che le dice. “Mi sei mancata”. Negli anni, l’esperienza di Portofranco si è allargata in decine di altre città, e l’autore di questo libro ha percorso l’Italia da Milano a Rimini, da Napoli a Palermo, da Chiavari a Ravenna, da Verona a Gioia del Colle, raccogliendo una sequenza di centotredici volti di cui racconta il dramma e il riscatto. Ogni capitolo del libro riprende una fantasmagoria di colori nei racconti dei protagonisti dell’avventura educativa. Come dice il Cardinal Zuppi nella prefazione: “Il libro è una miniera dove, lavorando, si trovano, un po’ incrostate e nascoste, piccole o grandi pepite. I ragazzi ‘sbarcano a Portofranco come ultima spiaggia e vi trovano una seconda casa”. E aggiunge: “E’ un libro di storie di persone di fatti, di creatività originale, che ci parlano di incontri, di fatiche, di diffidenze, di gioie, di soddisfazione, di riconciliazione, di fuoco e di passione” L’ultimo capitolo registra un grappolo di testimonianza di ragazzi e insegnanti che mettono in comune la loro esperienza, per rendersi di più conto del suo valore. Nel mare di tante dolorose vicende del mondo giovanile, una cammino concreto di educazione e integrazione.

Davide Perillo: FUOCHI ACCESI, I ragazzi di Portofranco, un’esperienza di educazione e integrazione, San Paolo, Milano 2022 , pp 144 € 14,00

Angelo Busetto