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Don Giussani, Alle radici di una storia

In questi ultimi tempi - dalla celebrazione del centenario della nascita di don Giussani nel 2022, fino allo scorso maggio con l’inizio del procedimento in diocesi di Milano per la sua beatificazione - si rimane sempre indietro nella registrazione delle pubblicazioni su don Luigi Giussani. Il suo pensiero e la sua opera pastorale ed educativa vengono riprese, approfondite, rilanciate, allargando l’orizzonte anche per chi credeva già di averne una conoscenza adeguata.

Una di queste pubblicazioni si riferisce all’anno del centenario, e vuole essere un omaggio della Rizzoli, accreditata come la casa editrice prevalente dei suoi scritti. Scrive la nota dell’Editore: “In questo volume antologico sono raccolte le pagine formidabili di molti dei suoi scritti pubblicati con Rizzoli, in una selezione che restituisce le tappe principali del suo pensiero”. Si intende quindi fornire ‘una sorta di breviario indispensabile’ di ‘un nostro importante autore’ presentato come ‘il più grande educatore del Novecento’. Le tappe di questo percorso sono segnate dall’indice del libro:

Il cammino umano verso la verità – Lo stupore di un incontro – Ragione, fede, sentimento – Il cuore del problema Chiesa – Riconoscere Cristo – La libertà alla radice dell’opera – Educare alla libertà – Far muovere il ghiaccio – Appendice: “Adesso taci” Ascoltare la vita vera attraverso l’esperienza della malattia. Segue una nota storica sulla vita e sulle pubblicazioni di don Giussani.

Crediamo che la consultazione e la lettura di queste pagine possano rappresentare una scoperta e una sorpresa specialmente per tutti coloro che di Giussani hanno sentito solo il nome e ne hanno percepito l’eco di lontano.

Don Giussani, Alle radici di una storia, Rizzoli 2022, pp 320 € 15,00

 

Pubblicata per la prima volta la tesi di laurea del 1954

ALLE RADICI DEL PENSIERO E DEL METODO DI DON GIUSSANI

Fin dove si allargano le radici da cui sorge una pianta che invade il terreno, produce straordinari frutti e fa crescere tutt’intorno un’abbondanza di altre piante? La vita di don Luigi Giussani germoglia dapprima nell’ambito della famiglia, con la fede semplice e profonda della madre e con il padre socialista amante della musica; cresce in sapienza e disciplina nel seminario della diocesi di Milano a Venegono, dove sbocciano i primi frutti del suo insegnamento e della sua scrittura teologica. Il 23 giugno del 1954 Giussani, con la discussione della sua tesi di teologia ottiene il voto massimo ‘magna cum laude’; nell’ottobre dello stesso anno comincia l’insegnamento della religione al Liceo Berchet di Milano. E’ interessante ricercare nella produzione teologica dei primi dieci anni di vita sacerdotale le tracce di quel pensiero e di quel metodo che Giussani svilupperà lungo tutta la sua esistenza, soprattutto dal 1957 quando scende definitivamente a valle per dedicarsi alla gioventù. Ben presto si trova attorniato da gruppi che danno nuova vita alla Gioventù dell’Azione Cattolica milanese e che, attraverso vari e laboriosi passaggi, confluiscono nel movimento di Comunione e Liberazione.

Perché Giussani sceglie di lavorare sul pensiero di Niebuhr, pastore e teologo protestante luterano nato nel 1892 a Wright City, nel Missouri? L’ecumenismo aveva appassionato Giussani seminarista che nel corso degli studi teologici era stato scelto a presiedere il gruppo ‘S.Giosafat pro unità delle Chiese’; giovane insegnante aveva pubblicato in riviste teologiche articoli sulla Madonna e sull’Eucaristia nella dottrina dei protestanti e degli ortodossi. Il lavoro ampio e impegnativo della tesi si colloca nel contesto degli studi riguardanti il protestantesimo e l’ortodossia. Giussani viene attratto dagli scritti di Niebuhr che negli anni seguenti alla prima guerra mondiale, in contraddizione con l’ottimismo del mito americano, reagiva alla condizione drammatica degli operai delle grandi fabbriche di Detroit. Con robustezza di pensiero, soprattutto nell’opera La natura e il destino dell’uomo, Niebuhr analizza il grave contrasto tra una visione teologica ideale e la condizione esistenziale del vivere, sia a livello individuale che sociale; da qui prende le mosse il suo percorso sulla storia della salvezza, dalla Genesi fino all’opera salvifica di Gesù, analizzando il problema umano nella sua origine, nella condizione storica e nel destino finale; l’uomo scopre una affinità con il divino, in quanto ‘imago Dei’, ma nello stesso tempo sperimenta la ‘inevitabilità del male e del peccato’. Secondo la visione di Niebuhr la salvezza non arriva a toccare la radice dell’umano e non ne trasforma la struttura; potrà realizzarsi solo dopo, in ambito escatologico.

E’ a questo livello che Giussani scopre il ‘fondo luterano’ del suo interlocutore, per il quale la salvezza portata da Cristo si riduce a semplice annuncio, che non incide nella struttura della condizione umana. Nell’analisi critica che conclude la sua indagine, Giussani è severo e preciso nel denunciare il limite della concezione teologica di Niebuhr. Purtuttavia, il sacerdote ambrosiano mostra grande apprezzamento per ‘il suo autore’, e molti elementi del pensiero del teologo americano rimangono impressi nella sua forma mentis e lo accompagneranno nel cammino di annuncio cristiano e di metodo educativo. Prima di tutto, il richiamo a riconoscere l’apertura del cuore umano all’infinito, cioè il ‘senso religioso’; modificando il dettato del teologo americano, Giussani precisa che il Verbo non solo ‘si è manifestato nella Carne’, ma ‘si è fatto Carne’: non è solo annuncio, ma fatto reale; il mistero infinito di Dio non viene determinato dalle leggi della storia, ma si comunica ‘dall’intimo di un avvenimento particolare’ che ha Dio stesso per protagonista; l’incarnazione di Cristo è il fondamento di quella tensione all’unità della Chiesa che freme nel cuore di Giussani.

Come dichiarava il Cardinal Parolin nella presentazione di questo testo all’Università Gregoriana di Roma, lo sguardo sul mistero e sul senso cristiano della vita, acquisito da più fonti negli studi teologici e personalmente sperimentato, continuano a fiorire nel carisma di don Luigi Giussani.

Luigi Giussani, Il senso cristiano dell’uomo secondo Reinhold Niebuhr, a cura di Monica Scholz-Zappa. Prefazione di S.E.Mons. Mario Delpini, San Paolo 2024, pp 244 € 20,00

Angelo Busetto

L’ISOLA RINASCE DALLA FEDE

Il cammino di Cristo nella missione della Chiesa

L’isola di San Giulio appare come un gioiello nella cornice del lago d’Orta; vi domina la torre campanaria circondata da un saliscendi di edifici piccoli e grandi. Qui, oltre le rive percorse dai turisti tra lussureggianti bancherelle più o meno consuete, si distendono i caseggiati di un grande monastero. Non era così, cinquant’anni fa. Nello scoglio selvatico che nel IV secolo era stato reso abitabile da San Giulio primo evangelizzatore di tutto il circondario, dopo varie vicende storiche, a metà del 1800 venne costruito un seminario che fu abitato fino al 1947, sottoposto poi a una decadenza inesorabile. La ripresa iniziò nel 1973, quando il vescovo di Novara Aldo Dal Monte ebbe l’idea di richiedere all’abbazia di Viboldone che un gruppetto di monache andassero ad abitare nell’isola. Tra esse, Anna Maria Cànopi. I primi tempi furono segnati dalla più stretta povertà, ma a poco a poco la costanza delle monache e la vivacità della Provvidenza favorirono sotto ogni aspetto la ripresa del monastero, che oggi è abitato da una settantina di monache, con sempre nuovi arrivi. L’isola ha ripreso vita anche a livello turistico. Madre Cànopi veniva richiesta da varie parti d’Italia per ritiri e incontri, e si trovò a collaborare con i vescovi italiani per la elaborazione dei nuovi testi liturgici e della nuova edizione della Bibbia. Il suo cammino terreno si compì nel 2021, ma i suoi scritti e discorsi già pubblicati continuano ad essere richiesti, e ancora le sue monache ne riprendono e trascrivono di nuovi. E’ stata ristampata nel 2019 la sua breve autobiografia già pubblicata nel 2012, deliziosa nel racconto dei primi anni di vita e appassionata nella descrizione della vocazione e della vita monastica. Vari fascicoli riproducono lezioni e incontri con seminaristi e sacerdoti. Alcuni libri ripercorrono le letture delle feste degli anni liturgici, altri insegnano a pregare o descrivono vari aspetti della vita cristiana.

Fra i testi più notevoli, una ‘rilettura’ degli Atti degli Apostoli, che le monache sue ‘figlie’ hanno messo insieme dopo la sua morte raccogliendo la registrazione di tanti incontri. Madre Canopi legge le vicende narrate negli Atti non con piglio storico ed esegetico, ma con la semplicità dello sguardo di fede. Nel secondo libro dell’evangelista Luca riscontriamo che la storia di Cristo viene ripresa e rinnovata nel cammino della Chiesa con l’azione dello Spirito Santo. Il commento che accompagna passo passo i testi degli Atti si muove in due prospettive. Da una parte la vita di Gesù, riflessa nella vita degli Apostoli Pietro e Paolo. Quello che Cristo ha vissuto - vicende, parole, miracoli, persecuzioni – non solo viene rievocato nei discorsi dei nuovi protagonisti, ma viene ripreso con la loro vita; Cristo risorto è vivo nella Chiesa. In una seconda prospettiva gli Atti degli Apostoli offrono un paragone e uno stimolo per la vita cristiana del presente. L’energia di Stefano e di Pietro nell’annuncio cristiano, l’apertura ai popoli pagani, la fortezza nelle persecuzioni diventano paradigma per i seguaci di Gesù in ogni tempo. L’energia indomabile di Paolo, che rinasce come avesse ‘mille vite’, il suo appassionato amore a Cristo, la dedizione alle nuove comunità e alle persone, segnano il cammino missionario della Chiesa per il futuro. Sulla semente degli antichi padri e madri la Chiesa si rigenera e diventa strumento di salvezza per tutti i popoli. Madre Cànopi ci accompagna a ripercorrere il mistero di Cristo, intensamente amato e interamente seguito fin nella forma della vita, in un cammino di verità e di felicità aperto a tutte le vocazioni, quella della consacrazione monastica, quella sacerdotale e quella di ogni cristiano, in qualsiasi modalità ci si trovi a compiere la missione. Anche oggi, anche noi possiamo continuare a vivere e a scrivere gli Atti degli Apostoli.

Canopi, Una vita per amare. Ricordi di una monaca di clausura. Nuova edizione con poesie. Interlinea 2019  pp 110 € 12,00

Anna Maria Cànopi, La loro voce percorre la terra, Lectio divina sugli Atti degli Apostoli, San Paolo 2022, pp 348 € 22,00

Angelo Busetto

LE PENNE DI DIO

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Avevano cominciato gli incontri in una parrocchia di periferia, ma il vescovo della diocesi e segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, ha suggerito di spostarli al centro di Cagliari, per allargare gli spazi e la possibilità di partecipazione. Di che cosa si tratta? Si tratta di andare alla scoperta di ‘cammini religiosi’ nella letteratura. Non attraverso le opere dei santi o dei padri della Chiesa, ma attraverso grandi autori, cristiani o estranei alla fede o addirittura atei, nei quali si riscontrano percorsi di domanda e attesa, e immagini e parabole di fede. Tutti gli interventi proposti fra ottobre 2022 e giugno 2023, vengono ora raccolti in un’unica pubblicazione. Ecco la carrellata degli autori, distinti in tre parti. Nella prima, che ha per titolo ‘Il grido dell’uomo’, intercettiamo i Canti di Leopardi, gli Ossi di seppia di Montale, l’Edipo di Sofocle, l’attesa di Buzzati, la Butterflay di Puccini, il folle volo dell’Ulisse dantesco. La seconda parte ha per titolo ‘L’incontro con Cristo’ e si apre con un intervento su ‘Senso religioso e incarnazione in Luigi Giussani’; procede con la conversione dell’Innominato dei Promessi Sposi, Miguel Manara di V.Milosz, Jean Valjean de I Miserabili, Quo vadis di Sienkiewicz, gli incontri di Galilea e un monologo teatrale su Pietro. La terza parte ha per titolo ‘Dalla morte alla vita’. Racconta la ‘kénosis o la credibilità dell’amore’, il Mysterium paschale con i canti gregoriani e corali, la teologia di Harry Potter, Le cronache di Narnia, Delitto e castigo di Dostoevsskij, l’Annuncio a Maria di Claudel, il pellegrino Charles Péguy e perfino il cristianesimo di un parroco dell’ottocento, Antonio Mura, per concludere con il Paradiso di Dante. Una postfazione del vescovo Baturi presenta I Malavoglia di Verga.  Le trattazioni, pur accurate, sono svolte con linguaggio scorrevole e si documentano con la citazione dei testi; si rivelano come una lieta sorpresa proprio perché nelle fessure dell’umano fanno intravvedere il bisogno di Dio e fanno percepire il raggio della sua presenza. Dio non è lontano dal cuore dell’uomo e continua ad accadere lì dove si agita il dramma umano e dove si spalanca la bellezza.

Matteo Vinti (a cura), Le penne di Dio, Un cammino di fede attraverso la letteratura, Metic Academic Press, Quartu S.Elena 2023, pp 430, € 28,50

Angelo Busetto

Nel riprendere in mano la lettura di queste due poderose interviste redatte nel 1985, si rimane sorpresi a constatarne l’attualità. Due grandi teologi, Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar hanno vissuto il Concilio Vaticano II - anni 1962-64 - l’uno dall’interno come ‘esperto’, l’altro dall’esterno. In maniera diversa hanno inconsapevolmente concorso alla sua gestazione, e poi hanno contribuito alla sua elaborazione e attuazione, coinvolti anche con vicende personali. Angelo Scola, allora insegnante di Cristologia presso l’Università del Laterano, li intervista in un contesto in cui la Chiesa subisce l’urto di un radicale cambiamento della società, mentre gli enunciati del Concilio vengono sottoposti a interpretazioni controverse. Alcuni temi delle due interviste si riferiscono a situazioni del momento, in una precisa immersione nella storia vissuta. Le numerose problematiche che permangono attuali riguardano la concezione della Chiesa e della sua presenza e azione nel mondo, in un tempo in cui il rapporto con la ‘modernità’ viene inteso e praticato in modo diversificato. Negli ultimi decenni e anche al presente, il papato viene contestato ‘all’interno stesso del cattolicesimo’; il concetto di Tradizione viene travisato come fosse l’attaccamento a un passato che non passa; alcuni settori della Chiesa diventano autoreferenziali e il senso della missione decade. Nelle risposte dei due teologi sentiamo vibrare un pensiero profondo, che si muove nell’orizzonte della storia e del mistero vivente della Chiesa; essi reagiscono non come scrittori di pagine scritte e di pensieri astratti, ma come persone che vivono con responsabilità la fede. Particolarmente interessante la riflessione di De Lubac sulla costituzione conciliare riguardante la Chiesa, Lumen gentium; mentre von Balthasar allarga lo sguardo al rapporto con altre culture e forme religiose. La post-fazione del traduttore invita a cogliere una sintesi attorno alla parola ‘Mistero’, inteso come svelamento e comunicazione di Dio che trova compimento in Gesù, per continuare poi nella vita della Chiesa, nell’intento di donare all’uomo una identità filiale e accompagnarlo alla realizzazione del suo destino. Secondo l’assioma di Tommaso d’Aquino il ‘soprannaturale’, pur non appartenendo alla natura umana, ne costituisce però il fine; diventiamo figli nel Figlio Gesù, crescendo nel grembo della Chiesa. Come sempre, il confronto con i grandi teologi del passato e del presente scorre nel flusso della vita della Chiesa donando chiarezza al pensiero e stimolo all’azione.

HENRI DE LUBAC, HANS URS VON BALTHASAR, Conversazione sulla Chiesa. Interviste di Angelo Scola. Traduzione e postfazione di Giorgio Sgubbi, Itaca 2023, pp 192 € 18,00

Angelo Busetto

L’inglese Cicely che inventò per amore le cure palliative  

La recente bocciatura del Consiglio regionale del Veneto della proposta di legge sul fine vita ha riacceso l’attenzione sulla delicatissima questione, alla quale anche Nuova Scintilla ha dedicato un ampio e documentato speciale nel numero del 28 gennaio.  Il dibattito sul fine vita porta con sé la questione delle cure palliative, che sempre di più negli ultimi anni hanno preso piede per migliorare il più possibile la qualità della vita del malato, specialmente quello che non può guarire. Nella convinzione che, se non sempre il malato può guarire, sempre può essere curato.

In questo contesto arriva felicemente la recente pubblicazione del libro di Emmanuel Exitu “Di cosa è fatta la speranza”, che racconta la vicenda umana e professionale di colei che ha introdotto e promosso le cure palliative, l’inglese Cicely Saunders.  Il bolognese Emmanuel Exitu ha lavorato come autore televisivo e come drammaturgo per il Teatro dei Documenti; dal suo primo romanzo “La stella dei Re,” una insolita lettura della storia dei Re Magi, ha tratto la sceneggiatura per l’omonimo film Rai, che ha avuto buon successo di pubblico e di critica. Il suo nuovo libro si ispira alla storia di Cicely Saunders, una donna dalla caparbietà visionaria. Prima infermiera, poi assistente sociale e infine medico, nel 1967 riesce ad aprire il primo moderno hospice, “un posto dove non si va a morire, ma un posto dove si può vivere fino all’ultimo istante con dignità”, perché la medicina deve prendere in carico l’intera persona, e non solo la sua malattia, fino agli ultimi istanti di vita.  Le sue procedure, frutto di studio e di dedizione totale al malato, sono ancora oggi considerate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il punto di riferimento per migliorare la qualità della vita dei malati terminali.  Precisa l’autore che il libro “è un romanzo ispirato alla vita di Cicely Saunders e va letto come tale: un romanzo, non una biografia. Eventi, parole, frasi, personaggi, ambienti e ruoli professionali hanno radici nella storia personale di questa donna, ma sono stati interpretati come fanno i musicisti quando interpretano uno spartito”. Il romanzo percorre cronologicamente la vita di Cicely e racconta con uno stile semplice e accattivante le sue scoperte professionali, le sconfitte, i contrasti familiari, la conversione alla Chiesa d’Inghilterra, gli incontri che hanno determinato le svolte nel suo cammino (in particolare con suor Teresa, con l’amica Rosetta, con lo scrittore C.S. Lewis, con la malata terminale Paula), il suo carattere spigoloso e determinato fino al perfezionismo, gli amori intensi e per David prima e per Antoni poi presto finiti per la loro morte, l’incontro con Marian. Il tutto all’interno di quello che è stato lo scopo della vita di Cicely, accompagnare il malato inguaribile negli ultimi tempi della sua vita, avendo cura di tutta la sua persona, del suo corpo e del suo spirito, rispettando e mantenendo la sua dignità. Ha scritto Lucetta Scaraffia sul romanzo: “Saunders ha insegnato a tutti che la civiltà si deve confrontare con la morte, che non può semplicemente metterla da parte, e che questo è possibile per atei e credenti, se si torna a rispettare ogni destino umano. Questa biografia è un libro che dovrebbero leggere i sostenitori dell’eutanasia, suicidio assistito o simili, perché dimostra praticamente come esista un’altra possibilità di aiutare con pietà i morenti, una possibilità degna del genere umano, pensando prima al rispetto della vita di ciascuno che al costo delle cure, mai evocato ma che è la motivazione vera della febbre eutanasica del nostro tempo”.

Gianni Colombo Emmanuel Exitu, Di cosa è fatta la speranza. Il romanzo di Cicely Saunders, che si è presa cura degli incurabili, Bompiani 2023, pagine 421, euro 21,00

TESORI NASCOSTI                                  DEL MUSEO DIOCESANO

Finora ci aveva condotto per mano ad accorgerci dei tesori che abbiamo sotto gli occhi: chiese e monumenti, lapidi e dipinti e tutto il bello che costituisce il patrimonio artistico nato dalla fede cristiana e dalla religiosità diffusa nel popolo cristiana della città di Chioggia e del circondario. Ora la guida esperta di don Giuliano Marangon ci conduce a sgranare gli occhi sui libroni dell’Archivio diocesano identificati come ‘codici miniati’ e ‘testi pergamenacei’. Per “Codici Miniati” si intendono manoscritti scritti e decorati a mano con miniature che abbelliscono i capilettera e danno particolare rilievo al testo. Vengono presentati tre antifonari quattrocenteschi: il primo riproduce le antifone del tempo liturgico dalla prima domenica di Avvento al giorno della ceneri; il secondo, le antifone dalla prima domenica di Quaresima alla Pentecoste, il terzo, quelle dalla Santissima Trinità alla fine dell’anno liturgico; viene riprodotto a colori l’incipit di alcune antifone, con testo e note gregoriane del canto; la prima, ripresa dal Mattutino della Vigilia di Natale, presenta l’immagine della Vergine che adora il Bambino. Segue quindi la presentazione di sei ‘Mariegole’, libri-matricola, che registrano la vita, le iniziative, le regole della Confraternita dei Santi Felice e Fortunato, di quella Confraternita della Vera Croce, del SS.mo Sacramento, dei Flagellanti della SS.ma Trinità, di San Nicola patrono dei calafati e dei naviganti, seguite dall’Albo d’oro della Confraternita della Navicella. In riferimento all’ambito manageriale della città di Chioggia, ecco due volumi Catastici, che riproducono planimetrie e mappali dei terreni di proprietà di enti ecclesiastici, e il Capitolare dei Salineri, con le norme per la vendita del sale e relative tasse. In appendice, una rassegna delle prime edizioni a stampa - gli ‘incunaboli’ - della seconda metà del Quattrocento. In chiusura una decina di quadri di arte sacra esposti nella sezione ‘modernità’ del Museo diocesano. Questo rapido resoconto può dare un’idea della grande ricchezza di storia della nostra città accuratamente custodita nel Museo diocesano. L’autore non solo ce ne dona una descrizione precisa e analitica, ma la racconta nel suo contesto vitale. In un capitolo introduttivo informa il lettore circa la tormentata storia delle immagini nei primi secoli cristiani, che trovò soluzione quando si prese coscienza che l’incarnazione del Figlio di Dio apre il campo a tutte le arti visive, capaci di descrivere in tutti i tempi e in tutte le forme quello che i primi cristiani hanno ‘visto e udito’.

Giuliano Marangon, Codici miniati e testi pergamenacei rari dell’Archivio diocesano di Chioggia, Ed Nuova Scintilla 2023 pp 112 s.i.p

Angelo Busetto

LE ‘VITE’ DI FRANCESCO, SANTO E UOMO

Un testo complesso eppure scorrevole, che indaga sulla evoluzione della regola di San Francesco, a cui corrispondono la fatica, la sofferenza e la gioia che lo fecero Santo. Dopo la conversione, Francesco aveva iniziato la sua avventura leggendo e applicando il Vangelo ‘sine glossa’, cioè senza alcuna aggiunta o commento, per viverlo e praticarlo alla lettera. Da un certo momento in poi le persone che aderiscono al suo ideale diventano molto numerosi; allora le cose si complicano ed esigono una risposta più elaborata rispetto alla intuizione iniziale. Allora, con estrema umiltà, Francesco rinuncia a fare da guida al nuovo Ordine nato dal suo carisma, pur rimanendo come punto di ispirazione e di riferimento per tutti.  L'autore passa in rassegna i momenti e i tormenti di questo passaggio, sottoponendo a un'attenta lettura molti documenti delle origini: gli scritti di San Francesco e gli interventi dei discepoli e dei suoi successori alla guida del nuovo Ordine. E’ un viaggio che rivela l'umiltà di Francesco e la sua fedeltà all’ideale. Qui ci limitiamo a riferire l’esempio più clamoroso di questo passaggio, riguardante le circostanze della morte di Francesco, diversamente descritte nella Compilazione di Assisi e nella Legenda di San Bonaventura. Nel primo documento si parla della ‘morte di un uomo cristiano’, rilevando questi elementi: Francesco è ospite del vescovo di Assisi, ricoverato in un luogo confortevole, dove i suoi fratelli lo allietano con il canto delle lodi di Dio; in seguito Francesco chiede di essere portato nel luogo del suo primo amore, la Porziuncola, dove un frate gli annuncia l’imminenza della morte dandogli occasione di aggiungere al Cantico la strofa riguardante la morte; qui ancora, Francesco fa chiamare un’amica molto cara, alla quale chiede un panno per la sepoltura e ‘quel dolce che egli aveva desiderato di mangiare’. Diversamente, nella ‘Leggenda’ scritta da San Bonaventura si evita di ricordare l’ospitalità nel palazzo del re e la consolazione ricevuta dall’amica: due aspetti che avrebbero reso ‘troppo umana’ la figura di Francesco ormai acclamato come santo. Nei vari e diversi racconti sulla vita di Francesco e nelle diverse scritture riferite al suo tempo, si annuncia la tempra di un santo pienamente uomo, capace di accogliere attraverso cose e persone la carezza di Dio che lo consola nella estrema desolazione della morte, assimilato a Cristo fin nelle ferite delle stigmate.

Pietro Maranesi, La via di Frate Francesco. Gli ultimi tre anni della vita del santo: introduzione ai centenari francescani, Edizioni Messaggero Padova, 2023 pp 150, € 16,00

 

FRANCESCO, UN SANTO SECONDO IL VANGELO

Percorrere le pagine di questo libro è come entrare in una boscaglia senza sentiero, poiché qui occorre largo fra cumuli di idee e di considerazioni. Questa non è certo una biografia di fatti e di luoghi. Scritta cent’anni fa, poco dopo la conversione dell’autore al cattolicesimo, quest’opera è piuttosto un dialogo tra scrittore e lettori, nel tentativo di liberare la figura di San Francesco da stereotipi sempre alla moda, per ritrovare l’uomo nella sua nudità e il santo nella sua santità. Chesterton, più che raccontare, ragiona sul santo di Assisi, riscoperto nella assoluta originalità della ripartenza dagli inizi della fede, dalla purità del Vangelo, dalla integralità della imitazione di Cristo. Francesco, uomo del suo tempo, vive ogni vicenda con uno strappo: la gloria delle armi diventa dedizione per la costruzione della Chiesa, il canto del giullare si allarga alla contemplazione di Dio in tutte le cose, l’amore per creature, animali e persone si concentra nell’immedesimazione anche fisica con Cristo. Francesco entra a catapulta nel suo tempo, tutto sovvertendo e tutti attraendo, commercianti e banchieri e tanta gente semplice. Quando ancora la compagnia dei suoi amici è una piccola cosa – in tutto dodici frati – va dal papa per chiedere l’autorizzazione ad esistere; Innocenzo III è troppo intelligente per non cogliere da subito la novità cristiana di Francesco, che egli non respinge, ma piuttosto mette alla prova. Quando i seguaci di Francesco aumentano di numero all’inverosimile, la gestione della grande e diversificata compagnia si complica. Allora Francesco si defila dall’ordine stesso a cui ha dato origine e inchioda la sua libertà sulla figura del Cristo Crocifisso. Chi ha pazienza di percorrere le pagine di ragionamenti e sottolineature del grande Chesterton troverà un Francesco vero, liberato da ideologie e sovrapposizioni, e gli verrà voglia di tornare a leggere i dati della sua storia con occhio diverso e più lucido, per incontrare l’affascinante verità dell’uomo e del santo.

Gilbert Keith Chesterton, Francesco d’Assisi, Raccontata alle donne e agli uomini di poca fede che lo hanno in simpatia. TS edizioni, Milano 2023, pp 202, € 16,00

Angelo Busetto

Ratzinger-Benedetto: volto, mente, cuore

Conoscere dall’interno dell’anima e dalle azioni compiute l’immagine di una persona è un’impresa purificante e rasserenante. Ratzinger-Benedetto XVI, pur guardato da molti con profonda ammirazione, è stato fatto oggetto di uno smaccato disprezzo da chi si è lasciato catturare da slogan e preconcetti. E’ dunque doverosa e piacevole avventura percorrerne la vita lungo tutte le tappe: l’infanzia serena e fruttuosa, il tempo della preparazione al sacerdozio nel contesto del dramma nazista, i passi del giovane sacerdote al suo primo impatto con il mondo, la bellezza e il travaglio degli studi, l’emergere dell’insegnante di teologia, chiamato al Concilio Ecumenico come ‘perito’ teologo al seguito del cardinale Frings, nominato arcivescovo di Monaco e dopo appena cinque anni chiamato da Giovanni Paolo II a ricoprire la carica di prefetto della Congregazione della Fede. Infine papa per otto anni ed emerito per altri dieci. Fresche e belle le pagine dell’infanzia e degli studi, nel contesto del rinnovamento teologico che pervadeva in particolare la Germania e la Francia. Ricca di informazioni e carica di fermento la descrizione del ‘periodo conciliare’, nell’intreccio dei teologi e dei vescovi che lanciano la Chiesa nel mare aperto del mondo. Le pagine del pontificato passano in rassegna con una serrata documentazione avvenimenti, discorsi, pronunciamenti e in modo particolare i viaggi nel mondo. Protagonista è un uomo semplice, intelligente, sincero. Semplice perché tutto aveva in mente fuorché la ‘carriera’ ecclesiastica. Intelligente per la capacità di entrare nei problemi rintracciandoli dentro la loro storia, e di esprimere giudizi e valutazioni sul presente e sul futuro. Ratzinger con occhio acuto entra a svelare la temperie del tempo moderno nella grandiosità delle nuove scoperte e nell’equivoco della sua vuota superficialità. Non elude i problemi e le questioni difficili o scabrose: valuta con audacia gli equivoci e i valori della teologia della liberazione ed è il primo papa a affrontare il dramma degli abusi da parte di ecclesiastici. Riconosce errori della Chiesa e suoi personali, come a proposito di alcune scorrette interpretazioni di suoi pronunciamenti sulla libertà religiosa e sulla vita e la persona. L’autore di questa ragionata biografia, avendo partecipato in vario modo, come studioso e giornalista, alla vicenda di Ratzinger, trova buon gioco a presentarne l’immagine autentica, liberata da caricature ed evidenziata con linearità e schiettezza. Significative le ultime pagine sulla rinuncia al ministero papale e sul tempo trascorso come ‘papa emerito’, che fanno risaltare l’autenticità di un uomo e di un papa vissuto nella fede in Cristo e nell’amore alla Chiesa. Fino all’ultima parola pronunciata sul letto di morte: “Gesù ti amo”.Andrea Tornielli, Benedetto XVI, il teologo, il Pontefice, l’uomo, Piemme, Milano novembre 2023, pp 330 € 19,90
Angelo Busetto

 

Luoghi dell'Infinito

I passi della Memoria
C’è anche la foto a tutta pagina della famiglia Ulma, con i sei bellissimi bambini, il padre, e la madre che porta in grembo il settimo, distrutti dalla follia nazista per aver dato rifugio ai perseguitati. Ci sono gli spartiti delle musiche composte su carta igienica nei campi di concentramento e c’è la lunga fila – disposta su due pagine – dei bambini orfani armeni deportati in Turchia nel 1929. Dolcezza e dramma si combinano insieme nelle pagine di Luoghi dell’Infinito del mese di gennaio dedicato alla pace e imbruttito dalla guerra. Riaffiorano memorie finora eluse, come quella dei pellerossa d’America vittime di un vasto genocidio contraffatto da distorte narrazioni e dai vecchi film western. Si arriva all’estremo Oriente del Giappone che ha perseguitato e costretto alla latitanza per 250 anni i cristiani che hanno mantenuto la fede e celebrato il battesimo senza alcun sacerdote, e l’altro Giappone divorato dalla bomba atomica, come a segnare il tempo con un drammatico cippo distinto in p.A. (prima della bomba atomica) e d.A. (dopo la bomba atomica). La Palestina, infiorata dalla presenza dei Frati Minori di San Francesco, innalza il Memoriale di Gerusalemme non solo con il ricordo dei milioni di ebrei uccisi nella Shoah, ma anche con il riconoscimento dei tanti Giusti tra le Nazioni che si opposero all’annientamento di un popolo. Nell’isola Tiberina sulle acque del Tevere, la basilica di San Bartolomeo all’Isola è stata scelta da Giovanni Paolo II per ricordare chi ha perso la vita ‘in odium fidei’ nei nostri tempi. E’ un emozionante viaggio nella Memoria, che non potrà essere cancellato nemmeno con la distruzione di statue e la cancellazione di nomi. Siamo fatti dal nostro passato, e il brivido della memoria del male, insieme con l’ebbrezza del bene fiorito dalle sue ceneri, apre davanti a tutti un passo di vita nuova.
a.b.

 

Dopo qualche decina d’anni, eccomi nuovamente di fronte a questo romanzo. Nel frattempo, il romanzo e il suo autore hanno camminato per il mondo, come documentano la postfazione e gli approfondimenti finali: ha rivoluzionato la vita dell’autore, invitato a parlare in America e in Europa, e donandogli fama e fortuna. Nato nel 1897 e morto nel 1975, Thornton Wilder aveva trent’anni quanto scrisse Il ponte di San Luis Rey. L’occasione venne da un fato realmente accaduto: venerdì 20 luglio 1714, il ponte più bello del Perù, che congiungeva due opposte montagne sulla strada tra Lima e  Cuzco, intrecciato dagli Incas con tralci di vimini, si ruppe e lasciò cadere nel baratro cinque persone. Il fatto fu visto a poca distanza da un monaco che da allora venne tormentato da una domanda: perché quei cinque, proprio quei cinque? Quale disegno di Dio, quale Provvidenza di bene sta dietro questo fatto? Così ‘nacque in lui la decisione che lo tenne occupato per sei anni’, alla ricerca della vita e dei precedenti di quelle cinque persone.

Il romanzo ne registra meticolosamente la storia, le storie, sorprendendo ogni volta il lettore, con una frase che dice più o meno così: “…mentre attraversavano il ponte di San Luis Rey, si abbatté su di loro l’incidente di cui sappiamo”. Si può ancora aggiungere l’ultima finale: “C’è una terra dei vivi e una terra dei morti, e il ponte è l’amore, la sola sopravvivenza, il solo significato”.

Thornton Wilder, Il ponte di San Luis Rey, Sellerio editore Palermo, 2023, pp 244 € 14,00