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Martedì 13 agosto 2024

Mi sono fatto accompagnare nelle ultime settimane dalla lettura di AMICO CARISSIMO, il libro che riporta in parallelo le parole di Enzo Piccinini e le reazioni di chi lo ha incontrato. Ponevo la lettura in alcuni momneti vivi della giornata, nei passaggi tra Chioggia e Pellestrina. Anch’io l’ho incontrato negli ultimi anni della sua vita, quando veniva a trovarci a Chioggia. Ricordo anche che una volta, insieme a don Lino Rebellato, siamo andati a Bologna a incontrarlo, e l’abbiamo atteso fino a tarda sera, dopo tutti i suoi impegni. Ma non ci aveva infastidito quell’attesa, pieni di meraviglia per quell’uomo che ci accoglieva, ci ascoltava, ci rilanciava.

Il libro. Procede per varie tematiche, come percorsi che mettono in evidenza un tratto della sua vita, della sua fede, del suo rapporto con le persone. Al contrario del libro in qualche modo analogo si Andrea Aziani, che mi sembrava ripetitivo e quindi a tratti stucchevole, questo è vibrante, sempre nuovo pur riferendosi alla stessa persona.  Quel che risalta è l’uomo, pieno di vita e di ricerca, indomabile fisicamente e intellettualmente. Un carattee vivace, una ricerca audace di tutto, una ‘compromissione invadente' con la vita di tutti. Un uomo, un chirurgo, un amico, un capo. Fatto per gli ideali grandi e interi. Da giovanissimo, mentre partecipa ai gruppi marxisti extraparlamentari, incontra i ragazzi di don Giussani che a Bologna vivono in modo diverso. In questo impatto, il torrente della sua personalità irrompe in un territorio nuovo, e ne guadagnano le sue acque e il territorio, L’audcia del ‘di più’, l’audacia del ‘si può’. Sia in sala operatoria, che nel rapporto con le persone, nella spinta di nuove proposte e iniziative. Don Giussani l’ha notato ben presto, e lo ha reso partecipe della sua amicizia, facendogli incontrare altri, come Angelo Scola. Si può forse dire che nella personalità piena di giudizio e irruenza di Piccinini, la personalità di Giussani e la sua proposta hanno cavalcato un cavallo da corsa, si sono rivestiti di un’umanità capace di abbracciare, condividere, aprire, rinnovare. Cristo vivo, Cristo presente, è Lui la risposta compiuta al nostro essere, al nostro desiderio, all’impulso del nostro cuore. Fino al punto che ‘Il criterio, per chi incontra Cristo, non è neanche il cuore’. Cristo sperimentabile in una appartenenza, in una compagnia, nella realtà immediata della vita. Come si capisce che il cristianesimo non è un pensiero da assimilare, ma una posizione di vita, un’esperienza di fatto, una compagnia presente che incontra, invade man mano le cose della vita, con il desiderio e la tensione di coinvolgerle tutte.

Il libro termina con una sorta di biografia che riporta il passaggio di alcune date e alcuni avvenimenti, fino al culmine dell’ultimo giorno, il 26 maggio 1999, quell’incidente che gli bruciò la vita, quella vita che già era tutta offerta.

don Angelo Busetto

pp 326 € 13 Bur Saggi

I VOLTI DI UNA CHIESA CHE SI RINNOVA

Si inseguono i libri che – a schizzi o a disegni più compiuti – descrivono il passaggio della Chiesa dal passato al presente, offrendo prospettive, programmi, speranze. Una pubblicistica che si è ravvivata nel rimbalzo periodico dei lavori del Sinodo sulla ‘sinodalità’, la quale rappresenta una nuova veste o forse una nuova anima della Chiesa. Spesso si procede per schemi, con descrizioni sommarie del passato e più spesso con processi frettolosi, che non escludono preconcetti e semplificazioni. In questo libro si respira un’aria un po’ diversa, soprattutto per il fatto che – per quanto possibile – si superano le posizioni ideologiche, e si guardano in faccia le persone nel loro agire concreto. La prima parte – un terzo del libro – è di taglio prevalentemente storico. Comincia con la domanda fatale: il Concilio Vaticano II, riforma o rivoluzione? Papa Benedetto e Papa Francesco hanno risposto con le parole e con i fatti, facendo avanzare la Chiesa sulla linea della riforma. L’autore ci conduce attraverso i pontificati di Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco, per individuare e sottolineare i filamenti della continuità e della novità della Chiesa.

Le duecento pagine che seguono scorrono in una galleria di volti. L’autore non descrive la Chiesa per convegni e programmi, ma delinea in successione la figura del vescovo, del sacerdote, della vita religiosa, dei laici leggendola attraverso i documenti del Concilio, descrivendola nei ritratti di alcuni personaggi del passato e del presente e arricchendola con la propria personale esperienza. Il paragone diventa concreto, vitale, immediato. Spuntano grandi personaggi prevedibili, come San Benedetto e San Francesco, con l’aggiunta di Gregorio Magno e Carlo Borromeo. L’autore delinea i volti di altre persone anche del nostro tempo, con le quali, in modo palese o nascosto, la storia della Chiesa riparte e si rinnova. La santità vissuta e a volte espressamente riconosciuta è un segno della potenza dello Spirito che opera nel mondo. Nuove seminagioni e nuove fioriture appaiono attraverso Chiara Lubich, Madre Cànopi e Madre Piccardo, don Calabria e don Giussani, e persino attraverso il seminarista martire Rolando Rivi. Sono personaggi esemplificativi, attorno ai quali e oltre ai quali si muove una nube di testimoni. Da dove rinasce dunque la Chiesa, dove e come fermenta la sua missione? Il cuore della Chiesa è la santità, non appena come forma ascetica personale. La santità è ascolto di Dio, è passione che tende al suo vero scopo, è una umanità pienamente realizzata proprio lasciando spazio all’opera di un Altro. Si prospetta un cammino realistico quanto mai, come rileva con chiarezza il cardinale Zuppi nell’ampia prefazione.

Massimo Camisasca, La luce che attraversa il tempo. Contributo per un riforma della Chiesa, San Paolo 2023, pp 316 € 22,00

Angelo Busetto

GESUITI: LA GRANDE STORIA DELLA CHIAMATA ALLE MISSIONI

Dalle prime righe scritte in treno fino alle ultime che segnalano l’arrivo in Kansas, presso il Collegio dei gesuiti, si svolge la straordinaria ricerca dell’autore che indaga sulle indipetae, le lettere che i gesuiti europei hanno inviato ai superiori nel corso di quattrocento anni per chiedere di partire per le ‘Indie’, le missioni d’oltremare. E’ una storia rimasta a lungo sottotraccia per il grande pubblico, in quanto ci si limita di solito a considerare la presenza dei gesuiti nel contesto del continente europeo. Eppure sappiamo che lo stesso papa Bergoglio, da giovane, aveva chiesto di essere inviato in Giappone, senza trovare l’assenso dei superiori a causa di problemi di salute. Non sapevamo invece che anche il giovane Luigi Gonzaga aveva fatto analoga richiesta, che fu deviata verso l’opzione sostitutiva, quella della dedizione ai malati di peste a Roma. Nelle Indie non si veniva inviati per iniziativa del superiore; era invece necessaria l’esplicita richiesta del candidato, che poteva essere reiterata; nell’immenso corpus delle oltre 16.000 indipetae conservate negli archivi, la media di ciascun candidato è di tre lettere, ma c’è chi ne ha scritto oltre quaranta. Le Indie erano lontane, pericolose, e non garantivano il ritorno. Ma l’attrattiva della missione realizzata da San Francesco Saverio era vincente. Vi concorreva anche l’impostazione teologica del tempo, secondo la quale solo il battesimo può garantire la salvezza eterna: l’intervento dei missionari era quindi ritenuto necessario. Solo all’altezza del Concilio Vaticano II la prospettiva cambiò, come sottolinea nella pagine finali papa Benedetto, che sposta l’accento sulla centralità della missione nella struttura stessa della Chiesa.

Sorprendono in tutti i capitoli l’ardore e la determinazione delle richieste, spesso legate anche alla disponibilità del martirio che in molti casi si presentava possibile o addirittura probabile. I richiedenti sono presi da una passione totale che include la disponibilità a dare la vita, fosse pure per via del naufragio della nave prima di giungere alla meta. La domanda veniva presentata al preposito generale, scavalcando i superiori locali; era avvalorata da varie motivazioni, come quella che l’inclinazione missionaria avesse preceduto l’ingresso nella Compagnia o che la prospettiva missionaria fosse stato l’elemento preponderante per entrarvi. Entrava in gioco la percezione della chiamata stessa di Dio, come suggerisce il titolo del libro. In molti casi i richiedenti dovevano superare anche l’opposizione dei genitori, che protestavano ‘con strepiti e lamenti’.

Da tutta questa vicenda, il volto della Compagnia di Gesù risulta esaltato per l’imponenza e l’efficacia della dimensione missionaria e ‘martiriale’. In filigrana scorrono gli avvenimenti più importanti della storia dell’intera Compagnia, il più notevole dei quali è costituito dalla sua soppressone negli anni dal 1773 al 1814. Vengono riferiti molti interessanti episodi e si viene alla scoperta di personaggi eccezionali, di cui si racconta una essenziale biografia, con molte citazioni riprese testualmente dalle lettere o da altri documenti, che fanno percepire il clima del tempo. Un grande lavoro, frutto di una consultazione metodica e puntuale degli archivi sparsi in varie località. Ne risulta uno spaccato in gran parte inedito di storia dei gesuiti, storia delle missioni, storia della Chiesa.

Emanuele Colombo, Quando Dio chiama. I gesuiti nelle Indie (1560-1960). Il Mulino, Saggi, Bologan 2023, pp 292, € 28,00

Angelo Busetto

Don Giussani, Alle radici di una storia

In questi ultimi tempi - dalla celebrazione del centenario della nascita di don Giussani nel 2022, fino allo scorso maggio con l’inizio del procedimento in diocesi di Milano per la sua beatificazione - si rimane sempre indietro nella registrazione delle pubblicazioni su don Luigi Giussani. Il suo pensiero e la sua opera pastorale ed educativa vengono riprese, approfondite, rilanciate, allargando l’orizzonte anche per chi credeva già di averne una conoscenza adeguata.

Una di queste pubblicazioni si riferisce all’anno del centenario, e vuole essere un omaggio della Rizzoli, accreditata come la casa editrice prevalente dei suoi scritti. Scrive la nota dell’Editore: “In questo volume antologico sono raccolte le pagine formidabili di molti dei suoi scritti pubblicati con Rizzoli, in una selezione che restituisce le tappe principali del suo pensiero”. Si intende quindi fornire ‘una sorta di breviario indispensabile’ di ‘un nostro importante autore’ presentato come ‘il più grande educatore del Novecento’. Le tappe di questo percorso sono segnate dall’indice del libro:

Il cammino umano verso la verità – Lo stupore di un incontro – Ragione, fede, sentimento – Il cuore del problema Chiesa – Riconoscere Cristo – La libertà alla radice dell’opera – Educare alla libertà – Far muovere il ghiaccio – Appendice: “Adesso taci” Ascoltare la vita vera attraverso l’esperienza della malattia. Segue una nota storica sulla vita e sulle pubblicazioni di don Giussani.

Crediamo che la consultazione e la lettura di queste pagine possano rappresentare una scoperta e una sorpresa specialmente per tutti coloro che di Giussani hanno sentito solo il nome e ne hanno percepito l’eco di lontano.

Don Giussani, Alle radici di una storia, Rizzoli 2022, pp 320 € 15,00

 

Pubblicata per la prima volta la tesi di laurea del 1954

ALLE RADICI DEL PENSIERO E DEL METODO DI DON GIUSSANI

Fin dove si allargano le radici da cui sorge una pianta che invade il terreno, produce straordinari frutti e fa crescere tutt’intorno un’abbondanza di altre piante? La vita di don Luigi Giussani germoglia dapprima nell’ambito della famiglia, con la fede semplice e profonda della madre e con il padre socialista amante della musica; cresce in sapienza e disciplina nel seminario della diocesi di Milano a Venegono, dove sbocciano i primi frutti del suo insegnamento e della sua scrittura teologica. Il 23 giugno del 1954 Giussani, con la discussione della sua tesi di teologia ottiene il voto massimo ‘magna cum laude’; nell’ottobre dello stesso anno comincia l’insegnamento della religione al Liceo Berchet di Milano. E’ interessante ricercare nella produzione teologica dei primi dieci anni di vita sacerdotale le tracce di quel pensiero e di quel metodo che Giussani svilupperà lungo tutta la sua esistenza, soprattutto dal 1957 quando scende definitivamente a valle per dedicarsi alla gioventù. Ben presto si trova attorniato da gruppi che danno nuova vita alla Gioventù dell’Azione Cattolica milanese e che, attraverso vari e laboriosi passaggi, confluiscono nel movimento di Comunione e Liberazione.

Perché Giussani sceglie di lavorare sul pensiero di Niebuhr, pastore e teologo protestante luterano nato nel 1892 a Wright City, nel Missouri? L’ecumenismo aveva appassionato Giussani seminarista che nel corso degli studi teologici era stato scelto a presiedere il gruppo ‘S.Giosafat pro unità delle Chiese’; giovane insegnante aveva pubblicato in riviste teologiche articoli sulla Madonna e sull’Eucaristia nella dottrina dei protestanti e degli ortodossi. Il lavoro ampio e impegnativo della tesi si colloca nel contesto degli studi riguardanti il protestantesimo e l’ortodossia. Giussani viene attratto dagli scritti di Niebuhr che negli anni seguenti alla prima guerra mondiale, in contraddizione con l’ottimismo del mito americano, reagiva alla condizione drammatica degli operai delle grandi fabbriche di Detroit. Con robustezza di pensiero, soprattutto nell’opera La natura e il destino dell’uomo, Niebuhr analizza il grave contrasto tra una visione teologica ideale e la condizione esistenziale del vivere, sia a livello individuale che sociale; da qui prende le mosse il suo percorso sulla storia della salvezza, dalla Genesi fino all’opera salvifica di Gesù, analizzando il problema umano nella sua origine, nella condizione storica e nel destino finale; l’uomo scopre una affinità con il divino, in quanto ‘imago Dei’, ma nello stesso tempo sperimenta la ‘inevitabilità del male e del peccato’. Secondo la visione di Niebuhr la salvezza non arriva a toccare la radice dell’umano e non ne trasforma la struttura; potrà realizzarsi solo dopo, in ambito escatologico.

E’ a questo livello che Giussani scopre il ‘fondo luterano’ del suo interlocutore, per il quale la salvezza portata da Cristo si riduce a semplice annuncio, che non incide nella struttura della condizione umana. Nell’analisi critica che conclude la sua indagine, Giussani è severo e preciso nel denunciare il limite della concezione teologica di Niebuhr. Purtuttavia, il sacerdote ambrosiano mostra grande apprezzamento per ‘il suo autore’, e molti elementi del pensiero del teologo americano rimangono impressi nella sua forma mentis e lo accompagneranno nel cammino di annuncio cristiano e di metodo educativo. Prima di tutto, il richiamo a riconoscere l’apertura del cuore umano all’infinito, cioè il ‘senso religioso’; modificando il dettato del teologo americano, Giussani precisa che il Verbo non solo ‘si è manifestato nella Carne’, ma ‘si è fatto Carne’: non è solo annuncio, ma fatto reale; il mistero infinito di Dio non viene determinato dalle leggi della storia, ma si comunica ‘dall’intimo di un avvenimento particolare’ che ha Dio stesso per protagonista; l’incarnazione di Cristo è il fondamento di quella tensione all’unità della Chiesa che freme nel cuore di Giussani.

Come dichiarava il Cardinal Parolin nella presentazione di questo testo all’Università Gregoriana di Roma, lo sguardo sul mistero e sul senso cristiano della vita, acquisito da più fonti negli studi teologici e personalmente sperimentato, continuano a fiorire nel carisma di don Luigi Giussani.

Luigi Giussani, Il senso cristiano dell’uomo secondo Reinhold Niebuhr, a cura di Monica Scholz-Zappa. Prefazione di S.E.Mons. Mario Delpini, San Paolo 2024, pp 244 € 20,00

Angelo Busetto

L’ISOLA RINASCE DALLA FEDE

Il cammino di Cristo nella missione della Chiesa

L’isola di San Giulio appare come un gioiello nella cornice del lago d’Orta; vi domina la torre campanaria circondata da un saliscendi di edifici piccoli e grandi. Qui, oltre le rive percorse dai turisti tra lussureggianti bancherelle più o meno consuete, si distendono i caseggiati di un grande monastero. Non era così, cinquant’anni fa. Nello scoglio selvatico che nel IV secolo era stato reso abitabile da San Giulio primo evangelizzatore di tutto il circondario, dopo varie vicende storiche, a metà del 1800 venne costruito un seminario che fu abitato fino al 1947, sottoposto poi a una decadenza inesorabile. La ripresa iniziò nel 1973, quando il vescovo di Novara Aldo Dal Monte ebbe l’idea di richiedere all’abbazia di Viboldone che un gruppetto di monache andassero ad abitare nell’isola. Tra esse, Anna Maria Cànopi. I primi tempi furono segnati dalla più stretta povertà, ma a poco a poco la costanza delle monache e la vivacità della Provvidenza favorirono sotto ogni aspetto la ripresa del monastero, che oggi è abitato da una settantina di monache, con sempre nuovi arrivi. L’isola ha ripreso vita anche a livello turistico. Madre Cànopi veniva richiesta da varie parti d’Italia per ritiri e incontri, e si trovò a collaborare con i vescovi italiani per la elaborazione dei nuovi testi liturgici e della nuova edizione della Bibbia. Il suo cammino terreno si compì nel 2021, ma i suoi scritti e discorsi già pubblicati continuano ad essere richiesti, e ancora le sue monache ne riprendono e trascrivono di nuovi. E’ stata ristampata nel 2019 la sua breve autobiografia già pubblicata nel 2012, deliziosa nel racconto dei primi anni di vita e appassionata nella descrizione della vocazione e della vita monastica. Vari fascicoli riproducono lezioni e incontri con seminaristi e sacerdoti. Alcuni libri ripercorrono le letture delle feste degli anni liturgici, altri insegnano a pregare o descrivono vari aspetti della vita cristiana.

Fra i testi più notevoli, una ‘rilettura’ degli Atti degli Apostoli, che le monache sue ‘figlie’ hanno messo insieme dopo la sua morte raccogliendo la registrazione di tanti incontri. Madre Canopi legge le vicende narrate negli Atti non con piglio storico ed esegetico, ma con la semplicità dello sguardo di fede. Nel secondo libro dell’evangelista Luca riscontriamo che la storia di Cristo viene ripresa e rinnovata nel cammino della Chiesa con l’azione dello Spirito Santo. Il commento che accompagna passo passo i testi degli Atti si muove in due prospettive. Da una parte la vita di Gesù, riflessa nella vita degli Apostoli Pietro e Paolo. Quello che Cristo ha vissuto - vicende, parole, miracoli, persecuzioni – non solo viene rievocato nei discorsi dei nuovi protagonisti, ma viene ripreso con la loro vita; Cristo risorto è vivo nella Chiesa. In una seconda prospettiva gli Atti degli Apostoli offrono un paragone e uno stimolo per la vita cristiana del presente. L’energia di Stefano e di Pietro nell’annuncio cristiano, l’apertura ai popoli pagani, la fortezza nelle persecuzioni diventano paradigma per i seguaci di Gesù in ogni tempo. L’energia indomabile di Paolo, che rinasce come avesse ‘mille vite’, il suo appassionato amore a Cristo, la dedizione alle nuove comunità e alle persone, segnano il cammino missionario della Chiesa per il futuro. Sulla semente degli antichi padri e madri la Chiesa si rigenera e diventa strumento di salvezza per tutti i popoli. Madre Cànopi ci accompagna a ripercorrere il mistero di Cristo, intensamente amato e interamente seguito fin nella forma della vita, in un cammino di verità e di felicità aperto a tutte le vocazioni, quella della consacrazione monastica, quella sacerdotale e quella di ogni cristiano, in qualsiasi modalità ci si trovi a compiere la missione. Anche oggi, anche noi possiamo continuare a vivere e a scrivere gli Atti degli Apostoli.

Canopi, Una vita per amare. Ricordi di una monaca di clausura. Nuova edizione con poesie. Interlinea 2019  pp 110 € 12,00

Anna Maria Cànopi, La loro voce percorre la terra, Lectio divina sugli Atti degli Apostoli, San Paolo 2022, pp 348 € 22,00

Angelo Busetto

LE PENNE DI DIO

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Avevano cominciato gli incontri in una parrocchia di periferia, ma il vescovo della diocesi e segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, ha suggerito di spostarli al centro di Cagliari, per allargare gli spazi e la possibilità di partecipazione. Di che cosa si tratta? Si tratta di andare alla scoperta di ‘cammini religiosi’ nella letteratura. Non attraverso le opere dei santi o dei padri della Chiesa, ma attraverso grandi autori, cristiani o estranei alla fede o addirittura atei, nei quali si riscontrano percorsi di domanda e attesa, e immagini e parabole di fede. Tutti gli interventi proposti fra ottobre 2022 e giugno 2023, vengono ora raccolti in un’unica pubblicazione. Ecco la carrellata degli autori, distinti in tre parti. Nella prima, che ha per titolo ‘Il grido dell’uomo’, intercettiamo i Canti di Leopardi, gli Ossi di seppia di Montale, l’Edipo di Sofocle, l’attesa di Buzzati, la Butterflay di Puccini, il folle volo dell’Ulisse dantesco. La seconda parte ha per titolo ‘L’incontro con Cristo’ e si apre con un intervento su ‘Senso religioso e incarnazione in Luigi Giussani’; procede con la conversione dell’Innominato dei Promessi Sposi, Miguel Manara di V.Milosz, Jean Valjean de I Miserabili, Quo vadis di Sienkiewicz, gli incontri di Galilea e un monologo teatrale su Pietro. La terza parte ha per titolo ‘Dalla morte alla vita’. Racconta la ‘kénosis o la credibilità dell’amore’, il Mysterium paschale con i canti gregoriani e corali, la teologia di Harry Potter, Le cronache di Narnia, Delitto e castigo di Dostoevsskij, l’Annuncio a Maria di Claudel, il pellegrino Charles Péguy e perfino il cristianesimo di un parroco dell’ottocento, Antonio Mura, per concludere con il Paradiso di Dante. Una postfazione del vescovo Baturi presenta I Malavoglia di Verga.  Le trattazioni, pur accurate, sono svolte con linguaggio scorrevole e si documentano con la citazione dei testi; si rivelano come una lieta sorpresa proprio perché nelle fessure dell’umano fanno intravvedere il bisogno di Dio e fanno percepire il raggio della sua presenza. Dio non è lontano dal cuore dell’uomo e continua ad accadere lì dove si agita il dramma umano e dove si spalanca la bellezza.

Matteo Vinti (a cura), Le penne di Dio, Un cammino di fede attraverso la letteratura, Metic Academic Press, Quartu S.Elena 2023, pp 430, € 28,50

Angelo Busetto

Nel riprendere in mano la lettura di queste due poderose interviste redatte nel 1985, si rimane sorpresi a constatarne l’attualità. Due grandi teologi, Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar hanno vissuto il Concilio Vaticano II - anni 1962-64 - l’uno dall’interno come ‘esperto’, l’altro dall’esterno. In maniera diversa hanno inconsapevolmente concorso alla sua gestazione, e poi hanno contribuito alla sua elaborazione e attuazione, coinvolti anche con vicende personali. Angelo Scola, allora insegnante di Cristologia presso l’Università del Laterano, li intervista in un contesto in cui la Chiesa subisce l’urto di un radicale cambiamento della società, mentre gli enunciati del Concilio vengono sottoposti a interpretazioni controverse. Alcuni temi delle due interviste si riferiscono a situazioni del momento, in una precisa immersione nella storia vissuta. Le numerose problematiche che permangono attuali riguardano la concezione della Chiesa e della sua presenza e azione nel mondo, in un tempo in cui il rapporto con la ‘modernità’ viene inteso e praticato in modo diversificato. Negli ultimi decenni e anche al presente, il papato viene contestato ‘all’interno stesso del cattolicesimo’; il concetto di Tradizione viene travisato come fosse l’attaccamento a un passato che non passa; alcuni settori della Chiesa diventano autoreferenziali e il senso della missione decade. Nelle risposte dei due teologi sentiamo vibrare un pensiero profondo, che si muove nell’orizzonte della storia e del mistero vivente della Chiesa; essi reagiscono non come scrittori di pagine scritte e di pensieri astratti, ma come persone che vivono con responsabilità la fede. Particolarmente interessante la riflessione di De Lubac sulla costituzione conciliare riguardante la Chiesa, Lumen gentium; mentre von Balthasar allarga lo sguardo al rapporto con altre culture e forme religiose. La post-fazione del traduttore invita a cogliere una sintesi attorno alla parola ‘Mistero’, inteso come svelamento e comunicazione di Dio che trova compimento in Gesù, per continuare poi nella vita della Chiesa, nell’intento di donare all’uomo una identità filiale e accompagnarlo alla realizzazione del suo destino. Secondo l’assioma di Tommaso d’Aquino il ‘soprannaturale’, pur non appartenendo alla natura umana, ne costituisce però il fine; diventiamo figli nel Figlio Gesù, crescendo nel grembo della Chiesa. Come sempre, il confronto con i grandi teologi del passato e del presente scorre nel flusso della vita della Chiesa donando chiarezza al pensiero e stimolo all’azione.

HENRI DE LUBAC, HANS URS VON BALTHASAR, Conversazione sulla Chiesa. Interviste di Angelo Scola. Traduzione e postfazione di Giorgio Sgubbi, Itaca 2023, pp 192 € 18,00

Angelo Busetto

L’inglese Cicely che inventò per amore le cure palliative  

La recente bocciatura del Consiglio regionale del Veneto della proposta di legge sul fine vita ha riacceso l’attenzione sulla delicatissima questione, alla quale anche Nuova Scintilla ha dedicato un ampio e documentato speciale nel numero del 28 gennaio.  Il dibattito sul fine vita porta con sé la questione delle cure palliative, che sempre di più negli ultimi anni hanno preso piede per migliorare il più possibile la qualità della vita del malato, specialmente quello che non può guarire. Nella convinzione che, se non sempre il malato può guarire, sempre può essere curato.

In questo contesto arriva felicemente la recente pubblicazione del libro di Emmanuel Exitu “Di cosa è fatta la speranza”, che racconta la vicenda umana e professionale di colei che ha introdotto e promosso le cure palliative, l’inglese Cicely Saunders.  Il bolognese Emmanuel Exitu ha lavorato come autore televisivo e come drammaturgo per il Teatro dei Documenti; dal suo primo romanzo “La stella dei Re,” una insolita lettura della storia dei Re Magi, ha tratto la sceneggiatura per l’omonimo film Rai, che ha avuto buon successo di pubblico e di critica. Il suo nuovo libro si ispira alla storia di Cicely Saunders, una donna dalla caparbietà visionaria. Prima infermiera, poi assistente sociale e infine medico, nel 1967 riesce ad aprire il primo moderno hospice, “un posto dove non si va a morire, ma un posto dove si può vivere fino all’ultimo istante con dignità”, perché la medicina deve prendere in carico l’intera persona, e non solo la sua malattia, fino agli ultimi istanti di vita.  Le sue procedure, frutto di studio e di dedizione totale al malato, sono ancora oggi considerate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il punto di riferimento per migliorare la qualità della vita dei malati terminali.  Precisa l’autore che il libro “è un romanzo ispirato alla vita di Cicely Saunders e va letto come tale: un romanzo, non una biografia. Eventi, parole, frasi, personaggi, ambienti e ruoli professionali hanno radici nella storia personale di questa donna, ma sono stati interpretati come fanno i musicisti quando interpretano uno spartito”. Il romanzo percorre cronologicamente la vita di Cicely e racconta con uno stile semplice e accattivante le sue scoperte professionali, le sconfitte, i contrasti familiari, la conversione alla Chiesa d’Inghilterra, gli incontri che hanno determinato le svolte nel suo cammino (in particolare con suor Teresa, con l’amica Rosetta, con lo scrittore C.S. Lewis, con la malata terminale Paula), il suo carattere spigoloso e determinato fino al perfezionismo, gli amori intensi e per David prima e per Antoni poi presto finiti per la loro morte, l’incontro con Marian. Il tutto all’interno di quello che è stato lo scopo della vita di Cicely, accompagnare il malato inguaribile negli ultimi tempi della sua vita, avendo cura di tutta la sua persona, del suo corpo e del suo spirito, rispettando e mantenendo la sua dignità. Ha scritto Lucetta Scaraffia sul romanzo: “Saunders ha insegnato a tutti che la civiltà si deve confrontare con la morte, che non può semplicemente metterla da parte, e che questo è possibile per atei e credenti, se si torna a rispettare ogni destino umano. Questa biografia è un libro che dovrebbero leggere i sostenitori dell’eutanasia, suicidio assistito o simili, perché dimostra praticamente come esista un’altra possibilità di aiutare con pietà i morenti, una possibilità degna del genere umano, pensando prima al rispetto della vita di ciascuno che al costo delle cure, mai evocato ma che è la motivazione vera della febbre eutanasica del nostro tempo”.

Gianni Colombo Emmanuel Exitu, Di cosa è fatta la speranza. Il romanzo di Cicely Saunders, che si è presa cura degli incurabili, Bompiani 2023, pagine 421, euro 21,00

TESORI NASCOSTI                                  DEL MUSEO DIOCESANO

Finora ci aveva condotto per mano ad accorgerci dei tesori che abbiamo sotto gli occhi: chiese e monumenti, lapidi e dipinti e tutto il bello che costituisce il patrimonio artistico nato dalla fede cristiana e dalla religiosità diffusa nel popolo cristiana della città di Chioggia e del circondario. Ora la guida esperta di don Giuliano Marangon ci conduce a sgranare gli occhi sui libroni dell’Archivio diocesano identificati come ‘codici miniati’ e ‘testi pergamenacei’. Per “Codici Miniati” si intendono manoscritti scritti e decorati a mano con miniature che abbelliscono i capilettera e danno particolare rilievo al testo. Vengono presentati tre antifonari quattrocenteschi: il primo riproduce le antifone del tempo liturgico dalla prima domenica di Avvento al giorno della ceneri; il secondo, le antifone dalla prima domenica di Quaresima alla Pentecoste, il terzo, quelle dalla Santissima Trinità alla fine dell’anno liturgico; viene riprodotto a colori l’incipit di alcune antifone, con testo e note gregoriane del canto; la prima, ripresa dal Mattutino della Vigilia di Natale, presenta l’immagine della Vergine che adora il Bambino. Segue quindi la presentazione di sei ‘Mariegole’, libri-matricola, che registrano la vita, le iniziative, le regole della Confraternita dei Santi Felice e Fortunato, di quella Confraternita della Vera Croce, del SS.mo Sacramento, dei Flagellanti della SS.ma Trinità, di San Nicola patrono dei calafati e dei naviganti, seguite dall’Albo d’oro della Confraternita della Navicella. In riferimento all’ambito manageriale della città di Chioggia, ecco due volumi Catastici, che riproducono planimetrie e mappali dei terreni di proprietà di enti ecclesiastici, e il Capitolare dei Salineri, con le norme per la vendita del sale e relative tasse. In appendice, una rassegna delle prime edizioni a stampa - gli ‘incunaboli’ - della seconda metà del Quattrocento. In chiusura una decina di quadri di arte sacra esposti nella sezione ‘modernità’ del Museo diocesano. Questo rapido resoconto può dare un’idea della grande ricchezza di storia della nostra città accuratamente custodita nel Museo diocesano. L’autore non solo ce ne dona una descrizione precisa e analitica, ma la racconta nel suo contesto vitale. In un capitolo introduttivo informa il lettore circa la tormentata storia delle immagini nei primi secoli cristiani, che trovò soluzione quando si prese coscienza che l’incarnazione del Figlio di Dio apre il campo a tutte le arti visive, capaci di descrivere in tutti i tempi e in tutte le forme quello che i primi cristiani hanno ‘visto e udito’.

Giuliano Marangon, Codici miniati e testi pergamenacei rari dell’Archivio diocesano di Chioggia, Ed Nuova Scintilla 2023 pp 112 s.i.p

Angelo Busetto