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Vangelo secondo Giovanni 1,47-51

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

UN UNIVERSO DI ANGELI

Gli angeli salgono e scendono sopra il Figlio dell’uomo e continuano con Lui a rendersi partecipi della nostra storia. Dio non agisce da solo, ma chiama a collaborare tutte le creature, visibili e invisibili. Agli arcangeli affida un compito specifico: Michele, la lotta contro satana; Gabriele, l’annuncio a Maria; Raffaele, l’accompagnamento a Tobiolo e la guarigione di Tobia. Non siamo circondati solo dai miliardi di stelle delle galassie, ma da miriadi di angeli e arcangeli che ci aprono la strada al cielo.

Vangelo secondo Luca 9,7-9In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

CHI E’ COSTUI?

Nessun uomo o donna sulla terra, che abbia in qualche modo sentito parlare di Gesù, può evitare la domanda: “Chi è costui?”. Le parole che quest’uomo dice, le opere che compie, le tante persone lo seguono, tanti altri che lo perseguitano… E poi, quella condanna, e la morte in croce. Quel corpo sparito dal sepolcro, e quell’uomo riapparso in una vita straordinaria. E infine, quel Nome, quella Presenza ancora riconosciuta e amata da tanti e tante, fino a morire per Lui.... Chi è Costui?

Vangelo secondo Luca 9,1-6

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

ANNUNCIO E CARITA’

Gesù non tiene stretti gli apostoli ma li lancia in missione, per addestrarli sul campo e allargare l’azione di salvezza. I Dodici agiranno con ‘la forza e il potere’ donati da Gesù. Altrimenti, come potrebbero scacciare i demoni, origine del male che colpisce le persone? I compiti sono due: l’annuncio di quello che hanno visto e udito, e l’azione di carità verso gli infermi. Questo è il volto della Chiesa nel mondo e il volto di ogni cristiano: S.Vincenzo ne è testimone.

Vangelo secondo Luca 8,4-15

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

UNA NUOVA SEMENTE

Abbiamo ancora una semente da gettare sul campo della vita, sul campo del cuore? La ricchezza del Vangelo, la grandezza della storia della chiesa, la meraviglia della santità e delle vie per percorrerla? Oppure la vacuità e la drammaticità delle notizie ci ha svuotato e non abbiamo niente da gettare, perché niente accogliamo? La giornata che comincia, la vita che abbiamo è troppo bella per ridurla al nulla. Apriamo sguardo e cuore, ritorniamo al Vangelo, scopriamo la vita dei santi. Una nuova semente.

Vangelo secondo Luca 8,1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

LE DONNE

Solo l’evangelista Luca lo annota espressamente: anche un gruppo di donne andava dietro a Gesù e serviva l’intera compagnia. L’evangelista Giovanni le vede accanto alla croce di Gesù, e certo non saranno mancate nella preparazione dell’ultima Cena. Gesù supera ogni barriera e ogni condizionamento, Lui che è venuto per tutti e per tutte, vicini e lontani, giusti e peccatori: anzi, per i peccatori che noi tutti siamo. Domandiamo che questo sguardo evangelico tocchi il nostro cuore e allarghi la nostra vista.

Vangelo secondo Matteo 9,9-13

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

IL PECCATORE SALVATO

Il Vangelo della chiamata di Matteo riempie sempre di gioia. Un uomo compromesso con il potere romano, per il quale esigeva le tasse, forse anche con una maggiorazione di esosità a proprio vantaggio, risponde all’invito di Gesù e subito lo segue. E’ lui che, con la sistematicità alla quale era addestrato, ci racconterà poi la vita di Gesù, vista come compimento delle promesse dell’Antico Testamento. Un peccatore perdonato, un malato salvato. Una speranza per tutti.

Vangelo secondo Luca 7,31-35

In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

IL PARAVENTO

Di fronte a Gesù che entra nella storia del mondo e nella nostra vita, ecco il paravento delle nostre obiezioni, come una corazza che gli impedisce di raggiungere il cuore: la sua proposta è troppo severa o troppo edulcorata; troppo difficile o troppo facile; troppo antica o troppo moderna… I preti, i vescovi, il papa, i cristiani… non sono come si pretenderebbe che fossero. L’opinione personale e il pregiudizio ci bloccano in noi stessi. Intanto Lui viene e passa. Ci sarà un’altra occasione?

Vangelo secondo Luca 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

L’INCONTRO CHE SALVA

Incontrare Gesù ed essere salvati. E’ la storia accaduta al ragazzo di Naim e a sua madre, poi a una bambina e infine a Lazzaro. Nei tre episodi colpisce il rapporto di Gesù con i familiari. Qui Gesù dice alla mamma vedova quelle grandi parole che diventano subito miracolo: Non piangere. Ci sono anche tante altre risurrezioni che Gesù compie in chi lo incontra. Risurrezione dalla disperazione, dalla solitudine, dalla indifferenza, dall’abisso della colpa. Incontrare Gesù – anche oggi – è inizio di salvezza.

Vangelo secondo Luca 7,1-10

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

LA FEDE DEL CENTURIONE

Il centurione romano ci anticipa tutti, ebrei e cristiani, antichi e moderni. Lui, romano, ha costruito la sinagoga di Cafarnao, si muove per la guarigione di un servo, si dichiara sinceramente indegno di ricevere Gesù in casa sua, ed esprime una fede assoluta in Gesù fino a invitarlo a fare il miracolo in distanza. Gesù ce lo mette davanti come esempio da guardare. C’è sempre qualcuno da cui possiamo imparare l’audacia della fede e l’apertura del cuore.