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Vangelo secondo Marco 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

LA NOVITA’ DI MARCO

La festa di San Marco è una festa del cuore, con la primavera che avanza e il sole che riscalda. L’evangelista Marco aggancia la prima generazione cristiana alla seconda, l’annuncio del Vangelo di Pietro, che Marco raccoglie, ai secoli futuri. Il dinamismo della missione, lo slancio dell’inizio, la bellezza di un mondo nuovo che spunta in mezzo al vecchio mondo. E’ una grazia presente, che sempre ricomincia per un nuovo impulso dello Spirito, un nuovo carisma, una nuova missione di salvezza.

Domenica 26 Aprile 2020, III di Pasqua, Anno A (bianco)

Ripetiamo insieme: Resta con noi Signore

Introduzione del celebrante

Il percorso dei discepoli che tornano ad Emmaus è anche il nostro. Cristo cammina con noi e si accompagna alle nostre fatiche e alle nostre delusioni aprendoci la mente e riscaldandoci il cuore. In questa Eucaristia spiega le scritture e spezza il pane con noi: ci rivolgiamo a Lui con fiducia.

  1. Al Signore Gesù, che cammina con noi nella vita e oggi spezza per noi il pane dell’Eucaristia, domandiamo la grazia di accogliere la sua compagnia e la sua parola che illumina e salva,

Noi ti preghiamo: Resta con noi Signore

  1. Domandiamo la grazia di riconoscere il Signore nelle persone che ci accompagnano nella vita: papa, vescovo, sacerdoti, persone consacrate e tanti suoi testimoni; domandiamo di riconoscerlo in coloro che assistono malati e anziani,

Noi ti preghiamo: Resta con noi Signore

  1. Presentiamo al Signore le sofferenze e le incertezze nostre e di tante persone colpite dal virus e bloccate nelle loro iniziative. Nel dramma che attraversa il mondo il Signore ci conceda riconoscere e sostenere tutto il bene che ci circonda,

Noi ti preghiamo: Resta con noi Signore

  1. Richiamati dalla giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, affidiamo al Signore studenti e insegnanti, famiglie ed educatori. In questa nuova condizione si ravvivi il senso di responsabilità nell’uso del tempo, della libertà, dei rapporti tra le persone,

Noi ti preghiamo: Resta con noi Signore

Conclusione del celebrante

Affidiamo queste invocazioni e le nostre personali preghiere al Signore Gesù che ci accompagna in questa Eucaristia.  Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Spunto domenicale

Il racconto di Emmaus mostra il Signore Gesù che cammina con noi, incontrandoci sulla strada laboriosa che in questi giorni stiamo percorrendo. L’episodio rappresenta il paradigma della vita del discepolo: sequela fiduciosa, delusione, nuovo incontro e nuovo svelamento, testimonianza. Il Signore ci riprende sempre con nuove occasioni, nelle varie circostanze della vita, attraverso la testimonianza di tante persone. Il Signore Gesù ci incontra e ci riscalda il cuore con la sua parola e si svela con la sua presenza.

Vangelo secondo Giovanni 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

UN PANE PER VIVERE

Dopo l’incontro con Nicodemo, dove Gesù parlava della nascita dall’alto e dallo Spirito, ecco il racconto del pane che alimenta la vita dei risorti con Cristo. Tutto comincia con la folla che, seguendo Gesù per giorni, ha fame. Chi provvederà? Gesù prende l’iniziativa e coinvolge nel miracolo un ragazzo e i dodici discepoli. E’ solo l’inizio. Per vivere, non ci basta solo il pane, né le medicine, né le mascherine. Di chi e di che cosa abbiamo bisogno per vivere realmente?

CON OCCHI NUOVI

Stiamo imparando – o dovremmo imparare – un sacco di cose in questi mesi di coronavirus. In capo a tutto: facciamo esercizio di mortificazione, per la impossibilità di ricevere l'eucarestia e gli altri sacramenti, per la riduzione del giro di contatti e imprese, dell’espressività, della compagnia e della Chiesa visibile e toccabile. Abbiamo preso confidenza con il silenzio, con la preghiera personale e familiare, l’ascolto e la lettura della parola di Dio. Abbiamo imparato a destreggiarci con computer e cellulari, che svelano un mondo senza confini. Il tunnel della reclusione casalinga ci ha condotti a scoprire tanti piccoli e grandi segreti della vita. Andrà tutto bene, quindi!!!???
Intanto le membra si rattrappiscono e il cuore sembra rallentare i battiti, mancandoci lo sguardo vivo, il sorriso presente, la stretta di mano, la compagnia reale. Ed ecco viene ad accompagnarmi la lettura della biografia romanzata ma vera della prigionia del Cardinale vietnamita Van Thuan. Nell’estrema fedeltà a Gesù e in un’immensa capacità di amare, sorprende il suo rapporto con l’Eucaristia. Senza un luogo adatto, senza libri e paramenti, senza calice e patena, celebra la messa usando con vari sotterfugi briciole di pane e gocce di vino. La Chiesa è sacramento e comunità. Senza sacramento che si tocca e si mangia, diventa ‘virale’ e virtuale – dice Francesco - e svanisce; senza comunità che incontra, il vigore della persona decade.
E allora? Tanta voglia di ‘ritornare come prima’? Proviamo a ragionarci su. Padre Cantalamessa predicatore della Casa Pontificia, Venerdì santo diceva che non si può tornare a vivere come Lazzaro, dalla morte alla stessa vita di prima, e poi muore di nuovo; occorre risorgere come Gesù, per una vita piena ed eterna. Domandiamo la grazia dello Spirito Santo, ricevuto nel Battesimo e nella Cresima, perché ‘questa vita che viviamo nella carne, la viviamo nella fede del Signore Gesù’: uomini nuovi, non piegati ai dettami del qualunquismo, non logorati dall’abitudine. Non abbiamo ancora scoperto tutta la meraviglia dell’essere cristiano ma l’abbiamo appena indossata come un vestito posticcio. Possiamo rinascere ogni giorno come bambini che guardano attorno e si meravigliano di tutto; sorridono al padre e alla madre, afferrano oggetti e gongolano davanti al cibo e ai colori. Si rinnova la coscienza di noi stessi, lo slancio della nostra identità; occhi aperti e mani protese verso chi ci testimonia l’amore a Cristo attraverso la preghiera e le opere di carità che non ha smesso di compiere. Ripercorriamo il cammino della fede con fedeli e pastori, facendoci discepoli, anzi, familiari di Gesù. Ogni mattina guardiamo in faccia i fratelli e le sorelle della famiglia di Gesù, e incontriamo il mondo degli uomini che vogliono vivere.

Vangelo secondo Giovanni 3,31-36

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

UNA VITA DONATA

Non è un Dio lontano, inafferrabile e astratto. Il Figlio che ‘viene dall’alto’, attesta ‘ciò che ha visto e udito, cioè la grandezza di Dio. Non sono parla, ma dona senza misura lo Spirito che ‘è Signore e dà la vita’: la vita stessa di Dio. E dunque, non viviamo solo della terra che ci alimenta e protegge. Viviamo, respiriamo, amiamo, partecipando al cuore stesso di Dio. Non è solo una promessa per il futuro, ma una realtà che inizia già nel presente..

Mercoledì 22 aprile 2020

San Leonida Martire, padre di Origene m.204, Sant’Agapito I, papa, m 536

Vangelo secondo Giovanni 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

UN DOPPIO MOVIMENTO

C’è un doppio movimento nella storia. Da una parte, Dio viene verso di noi, non solo col pensiero o con tutta questa immensa e varia creazione, ma personalmente, facendosi uomo, affinché l’uomo riacquisti tutta la propria identità e il proprio valore. E’ necessario il secondo movimento: che l’uomo si apra, accolga, si faccia abbracciare e salvare. Camminando verso la luce, compiendo le opere di bene, andiamo incontro a Dio. Anche questi giorni di ‘restrizione’ ce ne offrono l’occasione.

Van Thuan, uomo libero

Non è semplice coincidenza leggere il racconto della prigionia del cardinale van Thuan, proprio nel pieno delle settimane dell’aggressione del coronavirus. E’ un dono di Gesù risorto che accompagna a vivere e sostiene nei giorni della chiusura e della desolazione. Certamente, imparagonabile è la violenza subita da van Thuan il quale, il 15 agosto del 1975, appena nominato vescovo aggiunto di Saigon a 47 anni, viene arrestato dal regime comunista insediato da pochi mesi nel Viet Nam del sud. Un calvario durato più di 13 anni, fino al 21 novembre 1988. Senza processo e condanna, veniva accusato di cospirazione contro il regime in favore di un ‘governo straniero’. Gli veniva imposto di sottoscrivere una lettera di autoaccusa. Anni di totale isolamento in una celletta umida e maleodorante, vari trasferimenti tra freddo e privazioni, umiliazioni e violenze. Van Thuan non solo non cede, ma mantiene un tratto di benevolenza e perfino di amore, fino al punto che i suoi carcerieri devono essere cambiati o la località di detenzione deve essere mutata, perché i suoi carcerieri ne ricevono un influsso benefico, fino a convertirsi e a ricevere i sacramenti cristiani. Da dove viene a Van Thuan questa fortezza e bontà, perfino capace di ironia? Tra le sbarre, libero di amare, di perdonare, di donare. Occorre risalire alla sua famiglia, perseguitata per la fede cristiana, fino all’uccisione di alcuni componenti; il ricordo della mamma e dei suoi insegnamenti; l’incontro con alcuni dei nuovi movimenti e associazioni, avvenuto negli anni di permanenza a Roma come studente. Durante la lunga prigionia, uno stratagemma gli permette di celebrare l’Eucaristia con poche gocce di vino e frammenti di pane, e di conservarla. C’è un momento di svolta, descritto nel capitolo diciasettesimo. In un misterioso dialogo Dio gli domanda: “Ami me, o le opere che fai per me?”. Van Thuan capisce che Dio stesso si prende cura delle opere e delle persone e decide di dedicargli interamente la propria vita, in qualunque condizione.
Il libro racconta tutta la vicenda con la vivacità di un romanzo pieno di dialoghi. L’autrice ha interrogato decine di amici e conoscenti di Van Thuan, dai quali ha ricavato una storia autentica. Inoltre, confessa di avere lei stessa rivissuto personalmente la vicenda: “Incarcerata da una malattia, toccando il fondo spirituale e umano, mi chiedevo: anch’io posso vivere questa esperienza di libertà?” E’ la conseguenza che ne trae ogni lettore.
Teresa Gutierrez De Cabiedes, Van Thuan, libero tra le sbarre

Città Nuova. Roma 2018, pp 350 € 20,00

Vangelo secondo Giovanni 3,7-15

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

LA NASCITA DALL’ALTO

Gesù può parlare con Nicodemo di una nuova nascita – dall’alto e dallo Spirito – perché ne ha personale esperienza: Egli viene dall’alto, dal cielo, da Dio. Concepito come uomo nel grembo di Maria per la potenza dello Spirito di Dio, verrà innalzato fino alla croce e fino alla gloria di Dio, per comunicare la novità della nascita dallo Spirito Santo e il destino eterno a tutti coloro che credono in lui. L’opera da compiere è dunque questa: credere in Lui, per partecipare al suo destino.

Vangelo secondo Giovanni 3,1-8

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

LA RINASCITA DELLA PASQUA

Come la novità della Pasqua si comunica a noi? Come diventiamo partecipi della vita di Cristo risorto? Nella notte del dialogo con Nicodemo, curioso di conoscere Maestro ma timoroso di esporsi, Gesù comincia a dircelo: occorre nascere di nuovo. Non basta la vita ricevuta con la nascita da nostra madre. Occorre rinascere dallo Spirito di Dio. Una vita nuova che ci fa rinascere come figli di Dio, ci dona sentimenti nuovi, una nuova intelligenza e una nuova forza. Nulla è impossibile a Dio.

Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

IL DONO DEL RISORTO

Gesù risorto che entra nel cenacolo riempie di gioia i discepoli, travolti dalla paura della croce. Una gioia che guarisce il cuore attraverso il dono della misericordia e sospinge all’annuncio: “Abbiamo visto il Signore”, gridano a Tommaso. Tommaso vuole vedere e toccare le ferite di Gesù e Gesù certo non gliele risparmia.

Le ferite di Gesù rimangono impresse nelle nostre personali ferite del corpo e dell’anima, e nelle ferite che riscontriamo nei nostri fratelli e sorelle. Il Suo sguardo di misericordia e l’abbraccio del Suo amore, ci sospingono a vivere la stessa misericordia e carità verso tutti.