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CON OCCHI NUOVI

Stiamo imparando – o dovremmo imparare – un sacco di cose in questi mesi di coronavirus. In capo a tutto: facciamo esercizio di mortificazione, per la impossibilità di ricevere l'eucarestia e gli altri sacramenti, per la riduzione del giro di contatti e imprese, dell’espressività, della compagnia e della Chiesa visibile e toccabile. Abbiamo preso confidenza con il silenzio, con la preghiera personale e familiare, l’ascolto e la lettura della parola di Dio. Abbiamo imparato a destreggiarci con computer e cellulari, che svelano un mondo senza confini. Il tunnel della reclusione casalinga ci ha condotti a scoprire tanti piccoli e grandi segreti della vita. Andrà tutto bene, quindi!!!???
Intanto le membra si rattrappiscono e il cuore sembra rallentare i battiti, mancandoci lo sguardo vivo, il sorriso presente, la stretta di mano, la compagnia reale. Ed ecco viene ad accompagnarmi la lettura della biografia romanzata ma vera della prigionia del Cardinale vietnamita Van Thuan. Nell’estrema fedeltà a Gesù e in un’immensa capacità di amare, sorprende il suo rapporto con l’Eucaristia. Senza un luogo adatto, senza libri e paramenti, senza calice e patena, celebra la messa usando con vari sotterfugi briciole di pane e gocce di vino. La Chiesa è sacramento e comunità. Senza sacramento che si tocca e si mangia, diventa ‘virale’ e virtuale – dice Francesco - e svanisce; senza comunità che incontra, il vigore della persona decade.
E allora? Tanta voglia di ‘ritornare come prima’? Proviamo a ragionarci su. Padre Cantalamessa predicatore della Casa Pontificia, Venerdì santo diceva che non si può tornare a vivere come Lazzaro, dalla morte alla stessa vita di prima, e poi muore di nuovo; occorre risorgere come Gesù, per una vita piena ed eterna. Domandiamo la grazia dello Spirito Santo, ricevuto nel Battesimo e nella Cresima, perché ‘questa vita che viviamo nella carne, la viviamo nella fede del Signore Gesù’: uomini nuovi, non piegati ai dettami del qualunquismo, non logorati dall’abitudine. Non abbiamo ancora scoperto tutta la meraviglia dell’essere cristiano ma l’abbiamo appena indossata come un vestito posticcio. Possiamo rinascere ogni giorno come bambini che guardano attorno e si meravigliano di tutto; sorridono al padre e alla madre, afferrano oggetti e gongolano davanti al cibo e ai colori. Si rinnova la coscienza di noi stessi, lo slancio della nostra identità; occhi aperti e mani protese verso chi ci testimonia l’amore a Cristo attraverso la preghiera e le opere di carità che non ha smesso di compiere. Ripercorriamo il cammino della fede con fedeli e pastori, facendoci discepoli, anzi, familiari di Gesù. Ogni mattina guardiamo in faccia i fratelli e le sorelle della famiglia di Gesù, e incontriamo il mondo degli uomini che vogliono vivere.