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Vangelo secondo Matteo  25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

ALLA FINE, ECCO LO SPOSO

In questo mese di novembre la liturgia ci mette di fronte alla conclusione della vita. Noi tutti siamo presi dall’immagine della morte come fine di tutto e perdita delle persone e delle cose che abbiamo. Questa parabola apre un orizzonte diverso. Che cosa ci aspetta alla fine della giornata, alla mezzanotte della vita? Ecco lo sposo che arriva, e ci vuole tutti alla sua festa. Abbiamo olio sufficiente per fare chiaro, in modo da riconoscerlo e andargli incontro gioiosamente? L’olio della fede semplice, della carità vissuta, della speranza lieta.

POESIE DI GIORNATA

Come il pane uscito ora dal forno, come lo sguardo sul mondo aprendo il balcone, come il primo saluto del mattino. Queste poesie hanno il fremito dell’incontro vivo con persone e cose, accolgono i colori della vita, urgono con i drammi che ti sbattono in faccia. Daniele Mencarelli ne ha raccolte a grappoli da varie sue pubblicazioni, che misurano i passi della vita, le strade perdute e quelle ritrovate. Si intravvede sullo sfondo la sua avventura umana, la dispersione, il combattimento, la ripresa e la vita nuova, che l’autore ha raccontati nei romanzi che l’hanno reso improvvisamente famoso, La casa degli sguardi, uscito agli inizi del 2018 e l’altro, Tutto chiede salvezza, che ha ricevuto il premio Strega giovani 2020.

Le poesie qui raccolte sono brevi, e descrivono una situazione quasi con un’occhiata. Ma non si chiudono in se stesse come quadretti già definiti. Provocano un’apertura, colgono un passaggio dentro il mistero della vita: un amore, una sofferenza, un incontro più grande. La vita che abbiamo tra le mani non la stringiamo tutta; ci porta più avanti, ci introduce a un oltre che è tutto da scoprire come un mistero.

Cos’è dunque la poesia, questa poesia? Non è il volare sopra la realtà con parole che sfumano come nuvole disperse. Non è l’ermetico incedere di sillabe incomprensibili. Non è il ritmo di rime casuali. E’ invece il fluire del sangue della vita, è l’emozione improvvisa di una novità, è il desiderio che si accende e infuoca l’anima. Ultimamente, avverti il soffio di una preghiera – ‘Se valgono questi versi una preghiera…’. Come entrando nella cappella dell’ospedale S.Onofrio: “All’alba come di notte tardi / quanti ne entrano a testa bassa / … / …quando si siedono come si vede / che con la voce rotta gli occhi gonfi / ti chiamano, ti cercano veramente.”

Daniele Mencarelli, Tempo circolare (poesie 2019-1997), peQuod Ancona 2019, pp 298 € 18,00

Angelo Busetto

 

Vangelo secondo Luca 16,9-15

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

DECISIONE PER LA VITA

Gesù ci stringe alle corde. Con un linguaggio paradossale egli sembra dirci: Se non siete capaci di fare il male come va fatto; se non siete capaci di trattare i beni altrui; se non fate bene le cose piccole… Chi potrà fidarsi voi? Non abbiamo scampo. Occorre decidersi: impiegare le proprie energie per fare il bene, senza tentennamenti. E soprattutto: deciderci finalmente per la scelta del ‘padrone’ giusto. Attratti da Lui, tutte le nostre azioni volgeranno al bene.

Vangelo di Luca, 16, 1-8

In quel tempo, Gesù diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mi padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della

SCALTREZZA EVANGELICA

Gesù da’ ai suoi uno scossone, per svegliarli da una ingenuità incantata. Racconta di un uomo che usa la scaltrezza imbrogliando il suo padrone, in modo da mettersi al sicuro dai possibili rovesci futuri. Gesù dice a noi: Perché non usate altrettanta scaltrezza per compiere il bene?                             Ecco in questo tempo difficile moltiplicarsi e aggiornarsi iniziative per operare la carità, seminare la parola di Dio, sostenere la fatica e il dolore delle persone. Il richiamo di Gesù non vada perduto

Vangelo di Luca 15,1-10

In quel tempo Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 
va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte»

 

PERDUTI E RITROVATI

 

Ci immaginiamo forse una chiesa che sta con i giusti e i puri e rifiuta i peccatori?

Fossimo tutti giusti e puri, che bisogno ci sarebbe del Salvatore? Nel Vangelo, sono i giusti che rifiutano Gesù e lo condannano. Non è da vergognarsi se assomigliamo un po’ alla pecora smarrita o a una moneta non utilizzata, che potrebbe essere ritrovata e valorizzata. Domandiamo a Gesù di renderci umili per essere trovati e abbracciati dal suo grande amore.

Vangelo secondo Luca 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

UN AMORE ESPANSIVO

Quante persone conosciamo che amano Gesù più del padre e della madre? Uomini e donne che nella consacrazione al Signore vivono la più grande dedizione al prossimo, non esclusi certamente il padre e la madre. L’amore a Cristo non distrugge l’amore al prossimo, ma lo purifica e lo concretizza. Questo è il calcolo opportuno per non perdere la battaglia della vita, e condurre al massimo risultato i doni che abbiamo. Gesù domanda tutto per darci di più, come al ‘nobile’ San Carlo.

Domenica 8 novembre 2020 - XXXII del tempo ordinario A

Introduzione del celebrante

La celebrazione eucaristica ci apre all’attesa della venuta di Gesù, lo sposo che ci ama e ci salva. A Lui affidiamo invocazioni e suppliche.

  1. La fede è la lampada consegnata a noi nel Battesimo: possa illuminare i nostri giorni per riconoscere il Signore nelle circostanze della vita, liete e belle, difficili e dolorose,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. La speranza è la certezza che sostiene nel cammino; il pane eucaristico e la parola del Signore ci illuminino e sostengano, nella compagnia dei fratelli, in famiglia e nella società,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. La carità è il fuoco dello Spirito che conforta i sofferenti nel corpo e nello spirito e sostiene chi si dèdica al prossimo; affidiamo questo nostro mondo colpito dalla pandemia,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Dio nostro, dona ai popoli, alle comunità e alle famiglie, energia e coraggio, accoglienza e fraternità, rispetto e collaborazione,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

O Signore, Tu sei vita e salvezza. Sostieni secondo la tua volontà la preghiera del tuo popolo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto della Domenica

Cristo sposo atteso e amato: una cosa bellissima. Occorre attenderlo con passione e con l’intelligenza del cuore, con una vita ‘piena’ e non vuota. Piena dell’olio che lui stesso ci ha consegnato, con vigilanza e sapienza. L’attesa cristiana non è una passività o rilassatezza, ma suscita l’iniziativa per trafficare il dono di Dio. In questo tempo di crisi, ci viene offerta l’opportunità di vivere la pazienza, la carità e la condivisione, nella giusta misura nell’uso dei beni. Chiediamo la sapienza di Dio, come ci invita la prima lettura.

Vangelo secondo Luca 14,15-24

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

LA RISPOSTA ALL’INVITO

Preferiamo mangiar da soli, o accettiamo l’invito a cena? Ci chiudiamo nella nostra piccola vita, concentrandoci nella misura dei nostri interessi e dei nostri egoismi, o ci apriamo all’incontro e alla compagnia? In questi tempi difficili, la risposta agli inviti e la comunicazione con gli amici percorrerà piuttosto le strade virtuali, e forse avrà modo di ampliarsi ancor più. Potremo godere di parole e sguardi che richiamano l’invito di Gesù alla festa dell’amicizia in terra, e della gloria della sua visione in cielo.

OLTRE LA BANCHINA

Vedo gli operai lavorare per il ripristino della gradinata sulla riva della laguna, bianca di marmo e sopraelevata di un gradino. Tre giovani uomini la rifiniscono e la levigano piegandosi con cura su di essa come su un vestito da sposa. La sposa è quest’isola di sole e vento, che in tempo d’autunno si copre il viso con un velo di nebbia. Ma ecco improvvisamente appare il sole che la fa risplendere, riempiendola tutta di colori in movimento come l’acqua che ne bagna le rive entrando ed uscendo due volte al giorno dalle bocche dei porti. La nuova banchina di pietre rosse e di marmo disegna l’intera linea dell’isola sul fronte della laguna come l’ornamento di una collana, opponendo una salda protezione all’irrompere della tempesta.

Il mese di novembre porta in memoria la violenza del vento e dell’acqua e della tromba d’aria che invasero e sconvolsero l’isola l’anno scorso; e inoltre evoca i momenti terribili del novembre 1966 quando la forza del mare spaccava alcuni tratti della difesa dei murazzi, le ondate arrivavano a spruzzare i tetti delle case, e le acque di laguna e mare quasi si congiungevano nelle strade del paese. L’isola rimase e rimane, lunga serpentina di terra a difesa e protezione del miracolo della laguna e dello splendore di Venezia, con le difese a mare irrobustite, le case ripristinate e rimesse a nuovo, i collegamenti rinnovati e moltiplicati.

Oggi, nei giorni del coronavirus, la minaccia è diversa. Sembra venire dall’aria, entra nelle persone attraverso il respiro, come un vento cattivo. Quale banchina, quale murazzo ci difenderà? Basterà un tratto di mascherina che leviga il volto e appiattisce il naso delle persone? Tutti gli inviti alla prudenza e al rispetto delle precauzioni, sono come la banchina sulla laguna e il murazzo di fronte al mare: necessari eppure non sufficienti. Occorre un cuore che rimane vivo, vibrante di carità e acceso di speranza. Nei giorni della mareggiata la carità moveva le persone a superare diffidenze e separazioni, nell’aiuto e nella disponibilità reciproca; la speranza sosteneva il vigore del cuore e diventava preghiera di invocazione e supplica alla Madonna che vince il male, sulla scia dei tempi delle antiche pandemie e delle invasioni crudeli nella repubblica veneta. Uno sguardo alla terra e uno al cielo allarga l’orizzonte come nelle giornate di stravedamento, quando, dopo lo strazio del vento di tempesta, il profilo dei colli si staglia preciso oltre la laguna, e sul mare spicca netta la linea dell’orizzonte, come un invito a navigare oltre. Oltre la bellezza e la fatica del vivere, nel cielo aperto sopra di noi.

don Angelo

 

 Vangelo di Giovanni, 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»

 

LA CARA MEMORIA

 

La memoria delle persone care ci accompagna come una carezza e ci sostiene come una testimonianza. Non le custodiamo solo nel nostro cuore e nei ricordi di casa. Attraverso Cristo risorto, viviamo con loro una comunione di preghiera e di carità. Se i nostri cari sono in Paradiso, domandiamo la loro intercessione; se stanno percorrendo la via della purificazione del Purgatorio, possiamo accompagnarli con la celebrazione eucaristica, le opere di carità, la pratica dell’indulgenza. La vita umana vive uno spazio più grande della dimensione terrena.