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Mercoledì 4 novembre 2020 San Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, 1538-1584

Vangelo secondo Luca 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

UN AMORE ESPANSIVO

Quante persone conosciamo che amano Gesù più del padre e della madre? Uomini e donne che nella consacrazione al Signore vivono la più grande dedizione al prossimo, non esclusi certamente il padre e la madre. L’amore a Cristo non distrugge l’amore al prossimo, ma lo purifica e lo concretizza. Questo è il calcolo opportuno per non perdere la battaglia della vita, e condurre al massimo risultato i doni che abbiamo. Gesù domanda tutto per darci di più, come al ‘nobile’ San Carlo.