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Venerdì 1 novembre 2019 - Tutti i Santi, Solennità 

Giornata della santificazione universale 

Introduzione del celebrante

Nell’Eucaristia di questa festa veniamo immersi nella grande comunione dei santi del passato e del presente. Ci affidiamo alla loro intercessione.

  1. Signore Gesù, ti ringraziamo per i Santi che hai donato alla tua Chiesa per il bene dell’intera umanità. Donaci di guardare ad essi, per imparare a vivere da uomini e da cristiani,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, apri i nostri occhi e il nostro cuore per vedere i segni di santità nelle persone che camminano con noi. Rendici attenti a scoprire i santi giovani del nostro tempo, presentandoli ai nostri ragazzi

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore, l’annuncio delle Beatitudini diventi una strada aperta per il cammino di tanti uomini e donne nelle comunità e nelle famiglie, vincendo la logica del mondo,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Ti affidiamo le persone che hanno lasciato questo mondo; possano godere la beatitudine del Paradiso. Riempi la solitudine di chi soffre per la perdita dei propri cari,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

La nostra preghiera salga a te o Signore, insieme con la preghiera di tutti i santi del passato e del presente. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto della Festa

Non solo invocare i santi – Lo facciamo ancora?? – ma soprattutto conoscerli. Il grande patrimonio dei santi del passato, che hanno rinnovato la storia del mondo, da Agostino e Benedetto a don Bosco e Madre Teresa. Il cammino di santità apre a una vita buona, fraterna, fiduciosa in Dio e nei fratelli. Il mondo cambia con la santità, più che con le proteste e con i proclami. Anche oggi: Credo la Chiesa Santa. Non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa. Una storia buona, realizzata attraverso la misericordia del Signore.

Sabato 2 novembre 2019

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti

Introduzione del celebrante

La nostra preghiera si unisce a quella di tutta la Chiesa, in comunione con tutti le persone che hanno lasciato questo mondo.

  1. Signore, Dio del tempo e dell’eternità, tu ci doni la vita che non termina nella morte ma si apre all’eternità. Conferma e conforta la nostra povera fede,

Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

  1. Signore della vita, ti affidiamo tutti coloro che hanno concluso il cammino terreno, particolarmente i familiari, gli amici, e tutti coloro che ci hanno aiutato a vivere e ci hanno trasmesso la fede,

Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

  1. Signore Gesù Ti affidiamo le vittime delle persecuzioni, della violenza e della guerra; concedi a tutti gli uomini di vivere nella verità e giustizia, nell’attesa dell’incontro con Te,

Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

  1. 4.    Signore della vita, ti affidiamo le famiglie colpite per la perdita dei propri cari; dona speranza, pace e solidarietà. Sostieni quanti sono colpiti da calamità e sofferenze.

Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante

O Signore, la nostra preghiera accompagna all’incontro con te tutti i nostri fratelli che hanno lasciato questo mondo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

 

 

Vangelo di Luca 13,22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

 

VIA DI SALVEZZA

 

Non esistono privilegi dinastici per arrivare alla salvezza; non scattano automatismi. Né ci sono posti preventivati per i preferiti. Non vale la vicinanza formale e del tutto esteriore alla fede. Il Signore ci mette al mondo come persone libere, chiamate a svolgere il proprio compito con verità e passione. Questa è la via della salvezza, che ci recupera anche dalla nostra debolezza e fragilità e ci fa camminare dietro a Gesù con grande desiderio.

 

Vangelo di Luca 13,18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

LA FORZA DEL REGNO

Se appena pensiamo dove ha preso le mosse il Vangelo, in quale paese, in quale tempo, in quali condizioni, con quali persone; se pensiamo ai tre brevissimi anni della missione di un uomo solo, Gesù di Nazaret, e al finale della croce, rimaniamo strabiliati. Veramente la semente iniziale è piccolissima e il pugno di lievito è minimale. E’ la potenza di Dio che agisce e porta frutto. Vale anche per il presente. Non le nostre forze umane, ma l’azione di Dio in noi.

Vangelo di Luca, 6,12-19

In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

 

UNA SCELTA DAL PROFONDO

 

Gesù vive nella sua condizione umana quello che è nella sua realtà divina: il rapporto costitutivo con il Padre. La preghiera ne è la più evidente espressione. Gesù è agli inizi della sua missione, che verrà proseguita attraverso tutti coloro che lo seguiranno. Il suo punto di partenza per la scelta dei dodici, è la preghiera, che ravviva il rapporto con il Padre. Sceglierà dunque i migliori, gli impeccabili? No, invece: una compagnia assortita di uomini, ai quali consegna se stesso e la sua missione.

 

P. Lasarte, 10 ‘Mi piace’ e 9 ‘non mi piace’: una valutazione del Sinodo sull’Amazzonia

di Martin Lasarte

Il tema dei “viri probati” e delle “diaconesse” ha assorbito troppe energie, a scapito di molte altre tematiche sull’ecologia umana e su un’evangelizzazione integrale. Positivi gli interventi di papa Francesco, che chiede una “sovrabbondanza” nella missione e nella fede.  È mancata un’attenzione al mondo giovanile. Il bilancio di un mese di Sinodo dell’Amazzonia da parte di un padre sinodale.

Città del Vaticano (AsiaNews) –  A poche ore dalla conclusione del Sinodo sull’Amazzonia, presentiamo qui alcune importanti valutazioni di p. Martin Lasarte, fra i padri sinodali nominati da papa Francesco. P. Lasarte, è salesiano uruguaiano, già missionario in Angola, membro dell’équipe di animazione missionaria mondiale della Congregazione salesiana. In particolare, egli è responsabile dell’animazione missionaria in Africa e in America. Di lui, AsiaNews ha pubblicato un suo articolo sul Sinodo, in due parti: “Sinodo Amazzonia: I preti sposati sono davvero una soluzione? (Prima parte)” e “Sinodo Amazzonia: I nuovi cammini e le malattie pastorali (Seconda parte)”.

Il Sinodo è un prezioso strumento di comunione ecclesiale e di ascolto. Questo strumento di consultazione offrirà al Santo Padre alcune riflessioni e proposte. Per me, a titolo personale, è stata un'esperienza ricchissima in cui ho imparato molto da tanti fratelli e sorelle.  Faccio rapidamente una valutazione "a caldo", senza aver ricevuto ancora il documento finale del Sinodo che sarà votato domani.

Essendo io una persona positiva, metto 10 “mi piace” al Sinodo, cioè, cose che mi sono sembrate positive; e 9 “non mi piace” per segnalarne i limiti.

I 10 “mi piace”

1. È stata una grande opportunità per riflettere pastoralmente sull'Amazzonia, sulle grandi sfide di carattere universale.

2. Si è data molta visibilità alla regione, ai suoi problemi ecologici, sociali ed ecclesiali.

3. Il Sinodo ha contribuito a creare una consapevolezza regionale dell'Amazzonia, essendovi molte realtà ecclesiali, separate, non collegate tra loro.

4. Positivo è stato lo sforzo di ascoltare in modo capillare, e di avere iniziato un processo con le comunità amazzoniche. Senza dubbio, la cosa più importante del Sinodo è il processo che esso genererà nella regione.

5. Personalmente, ho potuto imparare molto da diverse Chiese locali: approfondire i problemi, come il traffico di droga, che è davvero preoccupante per il suo potere economico, politico e culturale. E' stato anche bello conoscere "buone pratiche", o esperienze pastorali di diverse chiese locali, così come belle testimonianze di dedizione e servizio…

6. Vi è stata una chiara presa di posizione della Chiesa a favore dell'ecologia integrale (non fondamentalista) e per le popolazioni indigene amazzoniche.

7. Nel corso del Sinodo si è data maggiore importanza al tema delle città, dei giovani, delle migrazioni, qualcosa che era apparso nell' Instrumentum Laboris, ma non con l'ampiezza necessaria. La visione è stata estesa anche alle popolazioni rurali e fluviali, così come alle comunità afro (quilombolas).

8. Si è fatta più evidente la dimensione Cristo-centrica nella Chiesa e nell’evangelizzazione.

9. Nell'assemblea generale e nei circoli minori, sono stati sollevati molti argomenti di grande interesse e rilevanza (non so fino a che punto essi saranno inclusi nel documento finale):

- Sono state presentate riflessioni approfondite, in particolare da parte di esperti, sulle problematiche ecologiche.

- L'importanza di un'istruzione di qualità per tutti e in particolare per le popolazioni indigene

- Vi è stata una riflessione sui vari processi migratori.

- Sulla cultura, l'interculturalità, l'inculturazione e il Vangelo.

- Sono state evidenziate situazioni disumane di tratta di persone, traffico di droghe, sfruttamento...

- L'importanza della ministerialità di tutta la Chiesa.

- L'importanza del catecumenato e dell'iniziazione cristiana.

- Una Evangelizzazione integrale.

- La formazione del clero e dei laici per la missione.

- La pietà popolare.

- Sulla missionarietà della Chiesa.

- È apparso chiaro che vari "pastori indigeni o altri pastori" non possono andare avanti in modo autosufficiente senza un collegamento con le Chiese locali.

- Si è data più importanza alla pastorale urbana ed - al suo interno - alla pastorale indigena.

10. Mi sono piaciuti molto i tre interventi spontanei del Papa: sì alla cultura (pietà popolare, inculturazione), no a un aboriginalismo; sì alla formazione del clero in modo più pastorale, meno rigido, e ai laici.  Ma no alla clericalizzazione dei laici. Attenzione alle congregazioni religiose che si ritirano in cerca di garanzie, e alla mancanza di passione dei più giovani per la missione. Prestare attenzione al clero latino americano che emigra nel Primo Mondo invece di optare per l'Amazzonia. Ha parlato della necessità di una sovrabbondanza nel Sinodo, che non intende disciplinare il conflitto, né risolvere le cose mettendoci delle pezze. C'è bisogno di una sovrabbondanza missionaria.

I 9 “non mi piace”

1. Energie eccessive dedicate a problemi intra-ecclesiali, in particolare quello dei "viri probati" e delle "diaconesse”. Sarebbe stata un'occasione senza pari per offrire un contributo qualificato e più profondo alla cura della casa comune attraverso un'ecologia integrale basata sull'etica cristiana. Invece il tema dell’ecologia umana è rimasto solo al capitolo V (su 6 capitoli del documento). Il tema dei “viri probati” e del diaconato femminile, in cui non vi era pieno consenso, ha consumato molte forze, sottraendo qualità a tutti gli altri aspetti consensuali.

2Auto-referenzialità regionale: Il concetto di sinodalità è una questione che si è rivelata molto adattabile secondo le convenienze: sinodalità con coloro che la pensano come me; autonomia e pluralismo con chi la pensa diversamente, come nel caso delle Chiese sorelle di Asia, Europa e Africa. Penso che il tema della sinodalità della Chiesa universale avrebbe dovuto essere più presente per quanto riguarda i ministeri ordinati, perché esso è un tema sensibile ed esistenziale in tutta la Chiesa universale.

3. È mancato un più profondo senso di autocritica ecclesiale. Naturalmente, vi è stato il consueto "mea culpa" sulla colonizzazione e sui limiti della Chiesa, la sua visione antropologica eurocentrica, la limitata coscienza sociale del passato. Ma io mi riferisco alla scarsa incidenza pastorale di questi ultimi 50 anni nelle diverse realtà ecclesiali amazzoniche. Quali sono le cause della sua povertà pastorale e della sua infertilità? A mio avviso, il tema della secolarizzazione, dell’antropologismo culturale, dell’ideologizzazione sociale del ministero pastorale, della mancanza di una testimonianza credibile, coerente e splendente di santità dei ministri (fenomeno di tanti abbandoni di vita religiosa e sacerdotale, o di vita ambigua) non sono stati sufficientemente toccati.

4. Toppe nuove a un vestito vecchio. A mio avviso, i problemi più profondi dell’evangelizzazione non sono stati focalizzati: le cause dell'infertilità vocazionale; la scarsa cura pastorale in generale; la mancanza di una migliore cura pastorale della famiglia; un catecumenato che fondi la fede e la vita; l'assoluta assenza di pastorale giovanile (l'espressione non compare nel documento): di conseguenza la cura pastorale delle vocazioni è nulla, e vi è una mancanza di vitalità delle piccole comunità cristiane. I movimenti ecclesiali, le nuove comunità non si menzionano. Come mai? Non esistono davvero in Amazzonia? Mi sembra che ci sia stata una mancanza di quel dinamismo che ha portato la Chiesa a considerare il tema della "nuova evangelizzazione": nuovi metodi, nuovo fervore. Quali sono le nuove vie proposte dal Sinodo? Solo nuove strutture e le ordinazioni di viri probati..... Mi sembra che questa novità sia enormemente povera: si tratta di toppe nuove su un vecchio abito. A mio modo di vedere, la nuova veste in cui dobbiamo rivestirci con nuovo fervore è un problema di "fede": indossare Cristo.

5. Si parla del "rito amazzonico" per la liturgia. Si rischia di cadere in un esperimento teorico di laboratorio pastorale. Le culture amazzoniche sono varie, la grande ricchezza e varietà della cultura pan-amazzonica non può essere omologata (fra le 390 lingue presenti, pensiamo solo alle grandi famiglie: Tupi-Guarani; Arawak, Tukano, Pano, Je', Jíbara, Yanomami, ecc). Non c'è dubbio che l'inculturazione del Vangelo nella liturgia e nella vita delle comunità cristiane amazzoniche sia indispensabile, ma questo deve essere fatto nella vita reale e a poco a poco, con un ragionevole adattamento e decantazione di ciò che è veramente autentico della cultura e riesce a trasmettere veramente il mistero cristiano con simboli ed espressioni originali, evitando una “folklorizzazione” superficiale e generica.

6. Clericalizzazione laica. Sarebbe stato possibile risolvere il problema di eventuali ordinazioni al sacerdozio di uomini sposati con le vie ordinarie già possibili e praticabili nella Chiesa: la dispensa dal celibato (CCC 1047): la possibilità di dispensa data dalla Santa Sede, con le opportune giustificazioni, come sapientemente proposto dal card. Gracias dall'India, essendo molto più semplice di una generalizzazione del viri probati. Sono state presentate esperienze da altre latitudini con gli stessi problemi e con la soluzione di ricchi ministeri laici, ma la proposta non è stata apprezzata. Purtroppo, il "tema" del Sinodo è stato l'ordinazione degli uomini sposati, mentre gli altri temi sono rimasti all'ombra. Mediaticamente e popolarmente questo Sinodo sarà proprio questo: il Sinodo dei viri probati.

7. Visione secolare dei ministeri, in particolare quella delle donne come "diaconesse ordinate". Quando questo tema viene toccato ovunque, compaiono motivazioni molto civili, ma non del tutto evangeliche: "Questo è il momento di ordinare le donne", "Abbiamo il diritto", "Le donne devono avere il potere” …. Questi sono discorsi validi in qualsiasi parlamento, ma non li vedo tanto in un sinodo di vescovi dove si vuole discernere alla luce del Vangelo, della Tradizione, del Magistero ecclesiale e delle sfide attuali; e non tanto sotto la forte pressione della cultura dominante. Mi è sembrato che fosse abbastanza presente un senso parlamentare e non tanto lo spirito sinodale che cerca il discernimento ("Siamo rappresentanti dei popoli amazzonici e dobbiamo portare avanti le proposte da loro avanzate").

8. Pericolo della “onganizzazione" della Chiesa (trasformata in ong). È molto bello che la Chiesa sia ben organizzata al servizio della carità, ma che non sia "onganizzata", cioè governata dai criteri pragmatici, laici e organizzativi di una Ong. Si riduce mistero, la vita e l'azione della Chiesa a varie attività di advocacy e di servizio sociale. Questa riduzione mi sembra molto presente nella sensibilità di diversi partecipanti al Sinodo. Insisto: solo con un'evangelizzazione integrale, dove il kerigma, la discepolanza, la diaconia, la koinonia e la liturgia si fondono in un progetto pastorale armonioso ed equilibrato, potremo avere una pastorale feconda.

9. L'atmosfera del Sinodo è stata abbastanza serena, fraterna e rispettosa, anche se alla fine, alcuni hanno presentato le cose in modo piuttosto dialettico: da una parte, il club fariseo che sarebbe legato alla dottrina, spaventato dal nuovo, quindi chiuso allo Spirito Santo; dall'altra, coloro che ascoltano il popolo (sensus fidei), senza paura, aperti al nuovo e quindi docili allo Spirito Santo…. C’è da ammirare uno Spirito Santo venuto così ben preparato e organizzato…

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(in diocesi di Chioggia: Dedicazione della Chiesa)

Vangelo secondo Luca 18,9-14

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

GIUSTI E PECCATORI

 

E’ un gioco perverso quello che ci induce a ritenerci perfetti nel momento stesso in cui giudichiamo e condanniamo gli altri. Tanto più quando ci si presenta davanti a Dio, con la pretesa di dare buona dimostrazione di sé. La preghiera non è l’elenco delle nostre perfezioni, a fronte dei difetti altrui. Ci edificano quei santi – e tanti semplici cristiani – che si presentano al Signore rendendosi conto del proprio limite e del proprio peccato, proprio come accade all’inizio della Messa. Possiamo presentarci al Signore sospinti dal nostro bisogno e dalla nostra miseria. Gesù non è venuto a salvare coloro che sono giusti o si ritengono tali, ma i peccatori.

UNA CHIESA ALL'APERTO

Non è un passaggio dalla spiaggia alla Chiesa, dalla tenda alle mura. D’estate si vive all’aperto, con i ragazzi in piazza e in cortile, i campiscuola per giovani e ragazzi e le vacanze per famiglie in montagna e i giri dei pellegrinaggi nei luoghi della fede, dell’arte, della natura. Il mondo è grande, ricco di paesaggi e di opere disegnate dai venti e dal mare e trasformate e addomesticate dall’ingegno umano. Si scopre un’umanità variegata, e spesso anche una fede vissuta che produce opere di bellezza e apre nuovi rapporti di amicizia e carità.  Quando i viaggi e le uscite dell’estate si esauriscono e le comunità rientrano nei ranghi delle usuali programmazioni, non è come il rientro delle pecore all’ovile dopo la trasmigrazione estiva. Non ci rinserriamo nel chiuso degli oratori e dei luoghi di preghiera, nelle trattative dei consigli parrocchiali e della preparazione del catechismo.  Respiriamo la regolarità dei consueti appuntamenti per la preghiera e la liturgia e ritroviamo la letizia dell’incontro con le ‘solite facce’.  Ma nella ripresa delle attività consuete e nell’intreccio degli avvenimenti, percepiamo il flusso di un sangue nuovo.                 Lo stimolo dell’estate fa nascere una rinnovata voglia di incontrarsi e di condividere. Càpita di mettere nella rete dei rapporti consolidati le letture fatte, le persone incontrate, le conoscenze acquisite, l’esperienza di fede vissuta e incontrata.   Ecco l’occasione per cui qualche decina di persone si rimette alla ricerca del contenuto del mistero cristiano inerpicandosi fino alla vetta che fa scorgere l’intero panorama di Dio e dell’uomo  Ecco i preti lanciati in un inedito esercizio di programmazione dell’azione pastorale, il cui esito migliore non sta nel progetto prospettato, ma nello stile dello scambio e della condivisione. Ecco una ripresa del cammino cristiano con la domanda cruciale: “Chi è Costui?”. Dopo avere riconosciuto l’identikit di Gesù nelle pagine del Vangelo, ne scopriamo il sussurro nei fatti della vita, e ne sperimentiamo la presenza che risponde alle domande del cuore. Perfino un ateo garantito come Houellebecq, dopo pagine e pagine di ‘Serotomina’ sommerse dall’equivoco e dalla dissipazione, emerge sul filo di una imprevedibile scoperta: “In realtà Dio si occupa di noi, pensa a noi in ogni istante, e a volte ci dà direttive molto precise… E oggi capisco il punto di vista di Cristo, il suo ripetuto irritarsi di fronte all’insensibilità dei cuori: hanno tutti i segni e non ne tengono conto”.  Nel percorso della vita e nella compagnia degli amici, i segni diventano evidenti come i colli sull’orizzonte quando il vento spazza la nebbia. Il cammino al vero è l’esperienza della compagnia

Vangelo secondo Luca 13,1-9

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

IL FRUTTO DELLA CONVERSIONE

 

Non abbiamo del tutto abbandonato l’idea che le disgrazie dovrebbero capitare solo ai cattivi e le cose belle solo ai buoni. Gesù taglia via ogni automatismo e ogni legalismo, e ci sospinge tutti a conversione, sia che ci consideriamo buoni, sia che ci consideriamo cattivi.
Certo, Dio ha pazienza, e potrà attendere a lungo che l’albero infruttuoso si risvegli, ma a noi tocca comunque rispondere alla sua chiamata, per noi perdere il frutto del presente e del futuro.

Vangelo secondo Luca 12,54-59

In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

IL TEMPO BELLO

Quelli sulle previsioni del tempo sembrano essere i programmi più seguiti in televisione, oltre ad essere gli argomenti più gettonati negli ascensori. Mentre siamo così interessati all’andamento del tempo, Gesù ci stimola anche a giudicare ciò che è giusto. E subito ci incalza a non prevalere sull’avversario, ma a cercare una via di composizione: il nostro senso di giustizia non dovrà condurci a un’estenuante lotta con il nostro avversario, ma piuttosto alla trattativa e all’accordo. Questo sarà proprio un tempo bello.

Domenica 27 ottobre 2019

XXX DEL TEMPO ORDINARIO, Ciclo C

Introduzione del celebrante

Domandiamo oggi un cuore grande, per pregare con la dignità, la verità e l’umiltà dei figli di Dio.

  1. Signore Gesù, ti ringraziamo di averci accolti nel tuo tempio, per celebrare la grande preghiera della Messa insieme con i nostri fratelli. Donaci di partecipare con sincerità e semplicità di cuore,

Noi ti preghiamo: SIGNORE GESU’, NOSTRO MAESTRO, ASCOLTACI

2. Signore insegnaci a pregare, guardando te e i grandi maestri e testimoni della Chiesa, imparando dalla saggezza degli anziani e dalla semplicità dei bambini,                                                                                                                                                                                      Noi ti preghiamo: SIGNORE GESU’, NOSTRO MAESTRO, ASCOLTACI

  1. Signore Gesù, donaci di testimoniare la fede anche davanti ai nostri fratelli non cristiani. Concedi ad ogni uomo la libertà di vivere la propria fede, in fraternità e pace,

Noi ti preghiamo:  SIGNORE GESU’, NOSTRO MAESTRO, ASCOLTACI

  1. O Signore, a conclusione del mese missionario, ti affidiamo tutte le persone che vivono nei paesi di missione: sacerdoti, consacrati, laici, famiglie. Possano essere accompagnati dal sostegno di tutta la Chiesa,                                                      Noi ti preghiamo:  SIGNORE GESU’, NOSTRO MAESTRO, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante

Padre veramente santo accogli la preghiera che ti rivolgiamo per noi stessi, per la Chiesa e per ogni uomo che vive sulla terra. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Spunto della domenica

Gesù ci insegna a pregare con l’atteggiamento di figli, cioè con umiltà e fiducia. Lo sottolinea e lo descrive bene anche la prima lettura: Dio ascolta la preghiera del povero, dell’oppresso, dell’orfano e della vedova. Possiamo imparare anche da San Paolo, che al termine della vita si affida al Signore confidando in lui nonostante la lontananza e la ‘distrazione’ degli amici.