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di questo tempo

OLTRE LA BANCHINA

Vedo gli operai lavorare per il ripristino della gradinata sulla riva della laguna, bianca di marmo e sopraelevata di un gradino. Tre giovani uomini la rifiniscono e la levigano piegandosi con cura su di essa come su un vestito da sposa. La sposa è quest’isola di sole e vento, che in tempo d’autunno si copre il viso con un velo di nebbia. Ma ecco improvvisamente appare il sole che la fa risplendere, riempiendola tutta di colori in movimento come l’acqua che ne bagna le rive entrando ed uscendo due volte al giorno dalle bocche dei porti. La nuova banchina di pietre rosse e di marmo disegna l’intera linea dell’isola sul fronte della laguna come l’ornamento di una collana, opponendo una salda protezione all’irrompere della tempesta.

Il mese di novembre porta in memoria la violenza del vento e dell’acqua e della tromba d’aria che invasero e sconvolsero l’isola l’anno scorso; e inoltre evoca i momenti terribili del novembre 1966 quando la forza del mare spaccava alcuni tratti della difesa dei murazzi, le ondate arrivavano a spruzzare i tetti delle case, e le acque di laguna e mare quasi si congiungevano nelle strade del paese. L’isola rimase e rimane, lunga serpentina di terra a difesa e protezione del miracolo della laguna e dello splendore di Venezia, con le difese a mare irrobustite, le case ripristinate e rimesse a nuovo, i collegamenti rinnovati e moltiplicati.

Oggi, nei giorni del coronavirus, la minaccia è diversa. Sembra venire dall’aria, entra nelle persone attraverso il respiro, come un vento cattivo. Quale banchina, quale murazzo ci difenderà? Basterà un tratto di mascherina che leviga il volto e appiattisce il naso delle persone? Tutti gli inviti alla prudenza e al rispetto delle precauzioni, sono come la banchina sulla laguna e il murazzo di fronte al mare: necessari eppure non sufficienti. Occorre un cuore che rimane vivo, vibrante di carità e acceso di speranza. Nei giorni della mareggiata la carità moveva le persone a superare diffidenze e separazioni, nell’aiuto e nella disponibilità reciproca; la speranza sosteneva il vigore del cuore e diventava preghiera di invocazione e supplica alla Madonna che vince il male, sulla scia dei tempi delle antiche pandemie e delle invasioni crudeli nella repubblica veneta. Uno sguardo alla terra e uno al cielo allarga l’orizzonte come nelle giornate di stravedamento, quando, dopo lo strazio del vento di tempesta, il profilo dei colli si staglia preciso oltre la laguna, e sul mare spicca netta la linea dell’orizzonte, come un invito a navigare oltre. Oltre la bellezza e la fatica del vivere, nel cielo aperto sopra di noi.

don Angelo