In programma avevamo 'solo' la giornata di studio, martedì 20 maggio, nel 1700.o anniversario dell’inizio del Concilio di Nicea.
E’ già una sorpresa, nell’Aula Magna dell'Università Urbaniana, vicino al Vaticano, scoprire che il convegno è guidato dall’amico teologo spagnolo Javier Pradez. Intervengono studiosi qualificatissimi della Commissione Teologica internazionale che ha redatto il documento ‘Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore’ sul valore e l’attualità del Concilio di Nicea nel percorso millenario della fede della Chiesa e della sua teologia. Troviamo finalmente il documento nell'edizione cartacea e ne acquistiamo alcune copie anche per gli amici. Il saluto del Rettore dell’Università, Vincenzo Buonomo, sottolinea che la fede espressa nel dogma costituisce una dilatazione della ragione e rappresenta un elemento di unità fra tutti i cristiani. L’introduzione del Cardinal Victor Manuel Fernandez, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, e l’intervento di Mons. Piero Coda, presentano il valore e l’attualità di Nicea, anche richiamando alcune sottolineature di papa Francesco. Gli interventi che seguono - proposti in varie lingue - documentano aspetti particolari di Nicea, con la sintesi finale di Piero Coda che riprende la necessità dell’annuncio di Cristo per il nostro tempo.
Se la teologia rimane il ‘pezzo forte’ del soggiorno a Roma in compagnia con due amici sacerdoti, ci viene offerta anche l’occasione di altri incontri, come il dialogo con Andrea Tornielli sugli ultimi avvenimenti della Chiesa, nella sede della direzione dei ‘media’ vaticani, in faccia a Castel Sant’Angelo. Le sorprese più belle sono patrocinate dal fatto di essere ospiti nella Casa Santa Marta in Vaticano, ossequiati, in entrata e in uscita, dalle impeccabili guardie svizzere. A cena ci troviamo con il direttore della rivista internazionale di teologia Communio, il quale ci annuncia la ripresa della edizione italiana che verrà ad aggiungersi alle tante edizioni estere. Con altri sacerdoti avviene uno scambio amichevole e vivace in forza di qualche consonanza territoriale o per amici comuni, o solo perché casualmente incontrati e salutati. La grande ‘macchina’ del Vaticano muove da qui alcune delle sue ‘rotelline’ più nascoste e più necessarie, e la Chiesa universale si rivela nei volti delle persone.
L’ultima sorpresa, provvidenzialmente collocata a ridosso dell’orario del treno per il ritorno, è la prima udienza pubblica del mercoledì di papa Leone XIV.
Nell’attesa in piazza San Pietro ci si sente salire agli occhi un impeto di commozione, immersi nel grembo di una folla nella quale ci si rigenera nella fede, con la varietà di volti, lingue, età, colori, e nell’unità di tanti cuori pieni di affetto. Ecco arrivare papa Leone. La papamobile percorre in lungo e in largo piazza San Pietro nello sventolio di voci e colori; il papa alza le braccia a salutare e benedire a destra e a sinistra, e accoglie con atteggiamento sobrio e discreto il bambino che gli viene consegnato. La sua parola chiara e lineare racconta la parabola del seminatore che spreca la semente in terreni aridi come le nostre vite, attendendo che fioriscano come nel dipinto di van Gogh, sotto il sole splendente del Dio Creatore.
Lasciando piazza San Pietro e tutte le persone incontrate nel breve soggiorno romano, rapide come i colombi in piazza e liete come gli amici in dialogo, Roma ci rimane in cuore come una casa materna, dove anche la nostra piccola vita continua a vibrare di un grande respiro.