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PREGHIERA DEI FEDELI
Domenica 17 marzo 2024 – V DI QUARESIMA, Anno B
Introduzione del celebrante
Come i greci del Vangelo anche noi vogliamo vedere il Signore, che si svela in questa Eucaristia. Ci rivolgiamo con fiducia al Signore Gesù, presentandogli la nostra preghiera per noi, per la Chiesa, per il mondo.

1. Signore Gesù, che ti presenti al popolo cristiano in questa Eucaristia, innalzato in croce e risorto, donaci di desiderarti e di incontrarti, per poterti testimoniare ai fratelli e alle sorelle che incontriamo nella vita,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Signore Gesù, ti affidiamo Papa Francesco nel compimento dell’undicesimo anno del suo ministero, il nostro vescovo… i sacerdoti e tutti coloro che ci sono maestri e compagni di cammino nella vita della Chiesa,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, la tua croce si innalzi nel mondo come segno di salvezza. Liberaci dal male della guerra e della vendetta. Sostieni l’opera di pace di tante persone di buona volontà. Dona ai popoli di vivere nella giustizia e nella pace,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Signore Gesù, guida e accompagna le famiglie nella bellezza e verità dell’amore;
ti affidiamo i giovani in cammino verso il matrimonio o chiamati a una vita di consacrazione,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Signore Gesù, ti consegniamo le nostre preghiere per la Chiesa e per il mondo, mentre desideriamo di stare con te nel tuo cammino verso l’ora della passione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

“VOGLIAMO VEDERE GESÙ!”
“Vogliamo vedere Gesù!”: esiste desiderio più vero e domanda più bella? Ogni azione ci porta a desiderare incontri belli e veri: al fondo di ogni attesa e desiderio ‘è Gesù che noi cerchiamo’ –diceva Giovanni Paolo II ai giovani. Con discrezione e decisione non perdiamo l’opportunità di testimoniare Cristo. Forse qualcuno chiederà anche a noi: Vogliamo vedere Gesù. Gesù ci apre la via, che attraverso la croce conduce alla risurrezione di una vita nuova. Anche le difficoltà, gli ostacoli, le sofferenze che incontriamo ogni giorno, aprono all’urgenza di incontrare il Signore che salva.

Vangelo secondo Giovanni 3,14-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

UNA QUARESIMA DI GIOIA

Un invito di gioia nel mezzo della Quaresima: Laetare-Rallegrati. Nel nostro mondo trafitto da tanti mali, Gesù dice a Nicodemo che il Padre lo ha mandato non per condannare il mondo ma per salvarlo. Dietro a Lui, il nostro è un cammino verso la vita e la gioia. Gesù ci accoglie, di notte e di giorno, come Nicodemo in ricerca, e ci rilancia. Egli è ‘il serpente innalzato che salva il mondo’. Gesù ci conduce a vivere una fede certa, una speranza attiva, una carità attenta.

Vangelo secondo Luca 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

OFFERTO A DIO, RICONOSCIUTO DAGLI UOMINI

Due eventi si intrecciano in questo episodio del Vangelo. Gesù viene presentato al tempio, offerto al Padre che lo ha donato all'umanità. Inoltre viene riconosciuto da Simeone come il Salvatore promesso, dal quale dipende il destino di di tutti i popoli; anche la profetessa Anna lo accoglie insieme con quanti in Israele attendono la redenzione.
Tutto questo diventa una premonizione della vita e della missione di Gesù totalmente dedita alla volontà di salvezza del Padre per gli uomini, per noi tutti.

Vangelo secondo Luca 14,1.7-11

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

NON SOLO PER EDUCAZIONE

Che rabbia le persone che ti lasciano il posto solo per ‘buona educazione’, senza guardarti in faccia. Cedere il posto è un gesto di verità e di umiltà: riconosci il valore dell’altra persona proprio come persona e non esalti scioccamente te stesso. Lo puoi fare perché tu stesso sei amato e apprezzato: non tanto e non solo da chi vive o lavora con te, ma dal Dio che ti ha creato, da Gesù che nella grazia del suo Santo Spirito cammina con te.

Vangelo secondo Luca 11,47-54

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

LA VERITA’ DEL PROFETA

E’ snervante il conflitto di Gesù con gli scribi e i farisei. Impiantati nella loro religiosità formale e nel loro potere, non si accorgono della novità mandata loro da Dio: il ‘profeta’ Gesù. Quando la religione diventa un progetto umano, un progetto nostro, allora si vede come minaccia anche la presenza di chi vive in modo più vero o magari produce più frutto. Continua a capitare. Tuttavia il Signore, attraverso il sacrificio, apre la via alla risurrezione.

Vangelo secondo Matteo 22,1-14

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

INVITO A NOZZE

Questo Vangelo ci sorprende: Dio Padre ci invita alle nozze del suo Figlio, mandato sulla terra per fare festa con noi. Gesù va a nozze a Cana, e tante volte lo troviamo in casa a pranzo con le persone, fino all’Ultima Cena, ardentemente desiderata.        E gli invitati? E noi? Abbiamo altro da fare. Cerchiamo la felicità da un’altra parte, e il nostro cuore inaridisce. Possiamo ripensarci? Possiamo riprendere in mano l’invito ricevuto? Quali occasioni abbiamo? Quali tracce assecondiamo? Il banchetto è pronto, e la compagnia dei fratelli ci attende.

Vangelo secondo Matteo 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

IL GIOVANE POVERO

Il Vangelo diventa concreto nel volto dei Santi. Francesco era ‘piccolo’ e ‘oppresso’. Giovane prestante di Assisi, figlio di un ricco commerciante, voleva emergere anche con la gloria militare. Finì in prigione, oppresso dalla vanagloria. Povero di tutto, si rivestì del Vangelo e riempì il suo cuore dell’amore di Cristo, fino a identificarsi con le piaghe del suo corpo. Incontrò i poveri, i lebbrosi, gli ‘infedeli’. Si dedicò a ‘edificare la Chiesa di San Damiano e la Chiesa delle persone.

 

Vangelo secondo Luca 8,19-21

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

UNA FAMIGLIA GRANDE

Per trent’anni Gesù vive con la madre, nell’ambito di una famiglia ‘patriarcale’ che si allarga a nonni, zii, cugini. Poi se ne esce e inizia la sua missione, che lo spalanca a una famiglia più grande, non più qualificata dal rapporto di parentela fisica o legislativa. Chi ascolta e vive la parola di Dio che Gesù comunica, entra nella sua nuova famiglia: gli diventa fratello o sorella, e perfino madre. Lui ci guarda e ci tratta così. E noi, come ci guardiamo e trattiamo?

Vangelo secondo Luca 8,16-18

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

CRISTIANESIMO LUCE E VITA

Custodire il cristianesimo nel cuore non significa chiuderlo nel segreto, ma tenere viva la fornace che lo alimenta come un grande amore. Gesù non presenta una dottrina per iniziati, ma propone la sua persona, la sua vita, la sua parola; dona la salvezza che si espande dalla sua esistenza terrena, e in particolare dal sacrificio di croce e morte, aperte alla risurrezione. Questo messaggio e questa presenza illuminano la nostra persona perché chi ci incontra ne veda luce.