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Vangelo secondo Matteo 24,42-51

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

VIGILANZA

La vigilanza alla quale Gesù ci invita non mira solo all’ultimo giorno, ma pervade ogni istante. Ogni istante veniamo posti di fronte alla Sua presenza, che stimola, provoca, lancia. In ogni giorno che ci viene affidato, e nella vita intera, ci misuriamo con il compito che il Signore ci affida. L’invito di Gesù ci libera dalla pigrizia, dalla solitudine e dalla tentazione di dominio. Ci salva da noi stessi, mettendoci di fronte alla grandezza e bellezza della nostra missione.

Vangelo secondo Matteo 23,27-32

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

IL BELLO DELL’OGGI

Apparire belli fuori ed essere marci dentro. Quale ipocrisia, e quale tristezza. Falsare la propria identità esige un grande sforzo, e non soddisfa il desiderio del cuore. Neppure la lamentela, continua e pervasiva, di chi loda con esclusività i tempi passati e si sottrae alle responsabilità del presente, immaginandosi migliore di chi l’ha preceduto. E’ bello vivere il presente con semplicità, riconoscendo il Signore che ci viene incontro oggi nelle circostanze del vivere.

 

Domenica 29 Agosto 2021, XXII del Tempo Ordinario

Introduzione del celebrante
Fratelli e sorelle, siamo il popolo cristiano riunito per accogliere la presenza del Signore che ci parla e si dona a noi. Affidiamo a lui il nostro cammino cristiano e i bisogni della Chiesa e del mondo.

1. Signore Gesù, purifica il nostro cuore e le nostre intenzioni, perché possiamo compiere opere di bene senza orgoglio e senza ipocrisia, con apertura e benevolenza verso i fratelli,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Signore Gesù, fa che accogliamo con fiducia l’insegnamento e la testimonianza di chi ci guida nella Chiesa, disposti ad essere accompagnati e corretti nell’unità della carità,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, la luce e la grazia del tuo Vangelo giungano a illuminare le intenzioni e le opere di tutti i popoli della terra. Ti affidiamo in particolare le popolazioni dell’Afghanistan e di Haiti,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Signore Gesù, ogni giorno ci sorprende la meraviglia del creato. Donaci di rispettare, proteggere, sostenere i beni della terra, a vantaggio di tutti,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
La nostra preghiera viene a te, Signore, affinché si realizzino la tua volontà e il amore di Padre di tutti. Tu che vivi e regni

LA LIBERTA’ DELLA FEDE

Accogliamo con docilità la parola che è stata piantata in noi. Non siamo schiavi di una religione formale ed esteriore, da parata, né siamo chiamati a seguire buone regole per un corretto funzionamento del buon vivere in società. Aderiamo a Gesù con la libertà del cuore, per il bene della vita.
Apparteniamo a un popolo che Dio fa suo per salvarlo e per salvare il mondo. l’appartenenza al popolo della Chiesa informa, sostiene, corregge il nostro vivere e ci dona un respiro più grande.

 

 

 

Vangelo di Giovanni 1, 45-51

In quel tempo Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

INTRECCIO DI SGUARDI

L’occhio di Gesù ha intravvisto Natanaele-Bartolomeo sotto l’albero di fichi e ne ha scorto la sincerità d’animo. Di rimbalzo, Natanaele riconosce Gesù come Figlio di Dio e re d’Israele. Ritroviamo spesso nel Vangelo questo intreccio di sguardi, improvviso o progressivo: con Zaccheo, la samaritana, Pietro. Lo sguardo di Gesù ti svela l’anima e ti libera da ogni condizionamento, trascinandoti nel riconoscimento e nella sequela di Lui. E’ una grazia.

Vangelo secondo Matteo 23, 13-22

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. 17Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; 21e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. 22E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.

RELIGIONE E FEDE

Religione per interesse, proselitismo che indica una qualche forma di costrizione, formalismo: Gesù picchia duro su quanti strumentalizzano la religione, e in questo modo la pervertono e si pervertono. Religione è il riconoscimento di Dio, della sua verità e grandezza, ed è apertura al prossimo perché ciascuno possa vivere e crescere. Nel nostro piccolo, valutiamo e purifichiamo il nostro modo di considerarci ‘persone religiose’ e di praticare ‘opere buone’, per arrivare a ‘vivere di fede’.

Vangelo secondo Giovanni 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

UN PASSO DECISIVO

Un passo decisivo nel dire sì a Cristo: mentre molti se ne vanno, Pietro rimane insieme con gli altri apostoli. Egli ha conosciuto Gesù in modo personale, per esperienza diretta, sostenuta dalla grazia di Dio. Egli può dire: “Signore, da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna”. Una decisione che non verrà meno nonostante mille debolezze. La stessa decisione - che viene chiesta all’intero popolo di Dio, come fece Giosuè - si impone nella nostra vita, particolarmente tra i coniugi, come dice Paolo agli Efesini. La fedeltà a Gesù ci sospinge a condividere la vita e i drammi di persone, famiglie e popoli.

 

Vangelo secondo Matteo 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

PAROLA E PERSONA

Parlare, parlare… A volte non se ne può più, come per certi politici che parlano a slogan e per certi ‘predicatori’ ecclesiastici o laici che ripetono schemi. Vogliamo vedere. Vedere la vita, partecipare alla passione, coinvolgerci con la nostra stessa vita. Possiamo credere a quello che tu dici se dentro c’è il tuo cuore, la tua vita, la tua azione. Per Gesù è così. Egli è tutto dentro le sue parole. La sua persona è la sua parola. La sua parola è persona.

Vangelo secondo Matteo 22,34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

LA STRADA DELL’AMORE

Nel giorno di San Bernardo, cantore dell’amore di Dio, ci viene presentato il comandamento dell’amore. Non si tratta di un comando, ma di una strada aperta nel cammino della vita. Quello che ci viene chiesto per realizzare noi stessi e compiere la nostra felicità, è l’amore a Dio e l’amore al prossimo.  L’amore – e sulla stessa linea l’amicizia cristiana - non è un comandamento che viene dall’esterno, ma una strada per ritrovare il proprio io, rispondendo al bisogno e al desiderio del cuore.

Vangelo secondo Matteo 22,1-14

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

INVITO ALLA FESTA

In quale misura ci ritroviamo in questa parabola? Quanto trascuriamo il grande invito solo per dedicarci a traffici banali? Non solo per quanto riguarda la partecipazione alla messa festiva o la risposta agli inviti della comunità. Vale per la prospettiva della vita. Dio ci invita a partecipare e a collaborare alla festa di nozze del Suo figlio Gesù attraverso tutto quello che siamo e che abbiamo,. Lavorare, amare, gioire e patire personalmente e in comunità, per questa festa di nozze, è la festa della vita.

Vangelo secondo Matteo 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

LA GIUSTIZIA DEL PADRE

Questa parabola dice di più di un trattato sui diritti dei lavoratori. Il compenso viene dato a ciascuno non in base alla prestazione fornita, ma in base al cuore del committente e al bisogno della persona. Gesù manifesta così la gratuità di Dio e dichiara che Dio non è solo un padrone giusto, ma un Padre buono. In questo modo Gesù orienta anche il nostro sguardo verso le persone, liberandoci da ogni invidia e ogni pretesa.