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Nel Triduo della Settimana Santa, con l’Ultima Cena, la Croce, il silenzio del Sabato Santo e quindi l’esplosione dell’Exultet e dell’Alleluia della Veglia Pasquale, e in tutto il tempo pasquale che segue, avvertiamo che le parole che pronunciamo e cantiamo nella liturgia ci superano e ci avvolgono. Le parole del Vangelo raccontano passione e morte del Signore Gesù: com’è possibile che lo abbiano straziato in quel modo? Nel giro di una notte e un giorno Gesù patisce tutto quello che un uomo può patire: il Vangelo lo registra e la Sindone lo mostra. E i racconti di Pasqua? Splendidi come cristalli luminosi e misteriosi come un tesoro. C’è dentro tutto il mistero dell’Uomo Dio: interamente uomo, interamente Dio. Non secondo una dimostrazione filosofica e una prova teologica, ma nel racconto di un fatto accaduto, un avvenimento al quale alcuni uomini e alcune donne partecipano. Tutto il contenuto della fede cristiana, che nei secoli si è sviluppato dai Vangeli fino alla teologia di Nicea e Calcedonia, di Agostino e Tommaso d’Aquino, di Guardini e Ratzinger, deriva da un fatto, un ‘piccolo’ normale fatto accaduto in una provincia romana. Nei giorni scorsi sentivo il cardinal Farrell raccontare: “Quando incontro i vescovi del mondo che vengono a Roma in visita dal Papa, raccomando loro di passare una giornata ai Fori imperiali, lì dove i primi cristiani arrivati a Roma sono vissuti e sono morti martiri. Gruppetti di famiglie, una trentina di persone: da loro è cominciato il cambiamento della città più corrotta del mondo”. Guardate come vivono, come amano: gente che ha un nuovo concetto di sé, del senso della vita e che guarda con occhi nuovi le persone che incontra.

Roma, Fori imperiali

Lo sento raccontare da un amico: “Quando porto la comunione nelle case, penso sempre alla Madonna che visita la cugina portando Gesù. Il nostro compito è innanzitutto questo: essere consapevoli di Chi portiamo”. L’amico richiama il ritornello di un salmo responsoriale: “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato”. E aggiunge: “Per questo ho detto a quella signora: ‘Io ti porto Gesù, ma tu me lo fai trovare già qui’”.                                                                                                               Ecco: Chi sono io? Chi sei tu? L’amico ci ragiona su: “La vera questione riguarda l’essere, il nostro essere (i filosofi direbbero l’ontologia). L’essere e la relazione tra gli esseri. Dal ritrovare chi sono derivano i miei comportamenti. La fede cristiana dice che siamo figli perché abbiamo un Padre, e quindi fratelli… La rinnovata coscienza di sé porta san Francesco perfino a dire ‘fratello sole, sorella luna’”.              Nei Vangeli di Giovanni che introducono alla settimana santa Gesù è tutto teso ad affermare il suo essere, che è relazione con il Padre, l’identità e la nostra: “Chi sei tu Gesù e chi sono io?” Cristo si rivela in un’esperienza viva: “Cristo si è fatto di nuovo sentire, ha mosso il mio cuore per dirmi che è qui tra noi, anche quando tutto sembra buio e confuso, anche quando andiamo avanti quasi con il pilota automatico. Cristo sa quando venirci incontro e risollevarci. Che commozione, ma anche che stupore sentirsi nuovamente amati, già, proprio amati. Anche agli esercizi, prima della settimana santa, Cristo ha preso il mio cuore. In mezzo a una folla di persone è come se mi avesse detto: ‘Guarda che sono qui, per te!’”

don Angelo BUsetto

 

Vangelo secondo Matteo 13,54-58

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

IL FIGLIO DEL FALEGNAME

La figliolanza che Gesù riceve dal Padre celeste, si riflette in Giuseppe, padre legale e lavoratore, ben conosciuto nella cittadina di Nazaret. Il cristianesimo non nasce nell’università dei filosofi o nel parlamento dei politici, ma nell’apprendistato di una bottega di falegname. Gesù, guardando Giuseppe che lavora, si addestra a guardare il Padre celeste che sempre ‘lavora’. Scopriamo il valore del lavoro e soprattutto di quanti – con qualsiasi lavoro - portano avanti l’opera di Dio per il mondo.

Vangelo secondo Giovanni 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

DIO HA TANTO AMATO IL MONDO…

… da dare il Figlio unigenito. Dio non propone salvezza e condanna, paradiso e inferno. Dio propone e dona salvezza e vita eterna. Gesù viene non come giudice che taglia in due l’umanità, buoni e cattivi, ma come uno che vuole salvare tutti. Chi non si salva? Chi scivola fuori dalla luce, chi si sottrae alla sua presenza. Al fondo del cuore di ogni persona c’è un desiderio di vita, luce, bene. Lasciamolo affiorare in noi, e scopriamolo negli altri.

Introduzione del celebrante
Il tempo di Pasqua ci presenta Gesù che incontra gli apostoli e rilancia la missione di Pietro nella chiesa e nel mondo. Riuniti in questa Messa come gli apostoli nel cenacolo, invochiamo lo Spirito Santo perché illumini i cardinali nella scelta del nuovo Papa.

  1. Signore Gesù, donaci di riconoscerti in questa Eucaristia dove tu spezzi il pane con noi e diventi nostro cibo; in questo tempo del Giubileo, donaci di accoglierti con la fede della Chiesa,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, sostieni nell’unità e nella pace la tua Chiesa; il tuo santo Spirito illumini i cardinali nella scelta del nuovo Papa, al quale affidi come a Pietro tutto il popolo cristiano,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, la tua presenza di Risorto liberi il mondo dal male dell’odio e della guerra. Ti preghiamo per i cristiani perseguitati in tanti paesi,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù sostieni la libertà dell’azione educativa della Chiesa e delle famiglie. L’Università Cattolica e tutte le scuole accompagnino i giovani alla scoperta della verità e della bellezza,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNOREConclusione del celebrante
A Te o Padre, affidiamo la nostra preghiera di figli, per noi e per il mondo. Salvaci con la tua misericordia. Per il tuo Figlio, il Signore Gesù risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli.

GESU’ RISORTO, E LA NOSTRA RESPONSABILITA’ NELLA CHIESA

Il Vangelo racconta un avvenimento fondamentale per la vita degli apostoli e dell’intera Chiesa. Gesù è ancora presente e in azione nella pesca di Pietro e degli apostoli. Il dialogo con Simon-Pietro è struggente: un richiamo all’amore e un’investitura di responsabilità verso tutti i seguaci del Signore. Possiamo oggi riconoscere il risorto presente nella Chiesa, in questo passaggio storico tra un papa e un altro, nel tempo del Giubileo che richiama ciascuno al proprio compito missionario.

Vangelo secondo Matteo 11,25-30

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

AMORE ALLA CHIESA

Da dove derivava a Caterina la sapienza per cui scriveva a papi, cardinali, vescovi, re e regine, condottieri e signori, principi e dame, artisti e giuristi, oltre a familiari e discepoli, monaci e monache, frati ed eremiti, sacerdoti e confratelli, mercanti e artigiani? Intingeva la penna ‘nel prezioso sangue di Gesù Cristo’, e sospingeva a un amore incandescente verso di Lui. Impariamo da Caterina l’amore a Cristo, alla Chiesa, al Papa, a tutti i cristiani e a tutti gli uomini e donne…

Vangelo secondo Giovanni 3,1-8

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

DALLA PASQUA UNA VITA NUOVA

I giorni della Pasqua aprono una vita nuova per l’umanità. Come viene comunicata a noi questa novità? Un uomo, un notabile, va da Gesù quasi di nascosto, pieno di desiderio. Gesù gli annuncia una nuova nascita, “dall’acqua e dallo Spirito”. E’ il richiamo al Battesimo e alla vita nuova che ci viene donata. Una vita possibile e necessaria per il nostro animo deluso e per questo nostro mondo ferito. E’ la strada percorsa da Francesco d’Assisi e da papa Francesco.

Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

IL DIO DELLA MISERICORDIA

Apriamo il cuore ad accogliere e riconoscere il Signore. Viviamo un tempo doloroso e drammatico e ci spalanchiamo alla speranza cristiana, perché converta la mente e le decisioni dei potenti e si aprano vie di pace e di giustizia. Noi cristiani abbiamo il compito, bello e importante, di testimoniare al mondo Cristo Risorto come gli apostoli nel cenacolo, e di aprire vie di pace e di fraternità, sull’esempio di Papa Francesco: con la preghiera e le opere della vita. La misericordia libera e consola.

Vangelo secondo Marco 16,9-15

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

LA MISSIONE DEL RISORTO

Il Vangelo di Marco va verso la conclusione concentrando una serie di avvenimenti: le apparizioni di Gesù risorto, l’incredulità e la fede di ‘quanti erano stati con lui’, la missione degli Undici inviati in tutto il mondo. E’ l’inizio di una grande storia che invade tempo e spazio con l’annuncio di Cristo risorto, attraverso i discepoli e testimoni. Fino ad oggi, mentre accompagniamo papa Francesco all’incontro con il Risorto e si riapre il cuore della Chiesa alla missione.

Vangelo secondo Giovanni 21,1-14

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

LA NUOVA PESCA

Una nuova pesca miracolosa con Gesù risorto che rilancia gli apostoli, viene riconosciuto da Giovanni e raggiunto a nuoto da Pietro, in fretta, forse per timore che la sua figura svanisca. Eccoli insieme sulla riva, a mangiare il pesce preparato da Gesù e quello nuovamente pescato. E’ un segno della presenza del Risorto tra i suoi, nella fatica e nella gioia della missione, nella certezza della sua presenza che accompagna nei giorni densi di dramma e ricchi di promessa, come al presente.