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Vangelo secondo Luca11,47-54

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

AUTOREVOLE CHI?

Continuano i ‘Guai!’ di Gesù verso le persone più autorevoli della pratica religiosa del suo tempo. Una religione diventata arroganza, potere, discriminazione. Gesù è andato poi a cercarsi tra i pescatori e i peccatori le persone autorevoli per l’impianto del suo ‘Regno’. Saremo autorevoli solo quando noi stessi seguiremo Gesù con il cuore e con un desiderio che non si lascia bloccare dalle nostre debolezze e dall’altrui indifferenza. Il Cuore di Gesù ci attrae.

Vangelo secondo Luca 11,42-46

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

UNA FEDE DA VIVERE

Vivere un cristianesimo formale, fatto di cose esteriori, senza dedizione del cuore, senza giustizia e senza amore, è una grave falsità che danneggia noi stessi e il prossimo. E’ tramontata questa tentazione? O persiste nei preti, o in persone esteriormente devote, o in chi ‘deve’ partecipare ad atti di devozione per ‘ragioni di ufficio’? Dio giudica. Gesù ci presenta la fede cristiana come amicizia sincera con lui e come dono della nostra vita. Teresa d'Avila è un grande esempio.

Vangelo secondo Luca 11,37-41

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

PER UN CUORE PULITO

Un richiamo alla pulizia del cuore. Gesù non parla solo con le parole, ma con i gesti e la vita. Non è qualcosa alla superficie del corpo, o fuori di noi, che prima di tutto bisogna curare. Sarebbe un cambiamento fragile e senza gioia. Liberiamo il cuore dall’avidità e da quella pretesa di giustizia che guarda solo il nostro interesse. Gesù va alla radice: condividete quello che avete nel piatto… e il vostro cuore cambierà.

 

Vangelo secondo Luca 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

BEN PIU’ GRANDE

Pretendiamo che Cristo – e Dio stesso – agisca secondo una nostra misura: “Se sei Dio, devi fare così!...”. Gesù ribalta le cose e presenta se stesso a somiglianza di Giona profeta, che ha prefigurato i tre giorni della sua passione, morte, risurrezione, diventando un segno per la conversione degli abitanti di Ninive. Gesù è ben più grande di Giona. Occorre mettersi sulle sue tracce, come hanno fatto tanti uomini semplici e tanti uomini potenti, come Agostino e mille e mille altri.

Vangelo secondo Luca 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

UN INCONTRO CHE SALVA

Come per il decimo lebbroso, la fede cristiana è un incontro che si rinnova. Nelle grandi occasioni della vita, nei sacramenti della Chiesa. Nella Eucaristia, con le persone di questa comunità ecclesiale. Riconosciamo l’incontro che ci salva, l’ambiente che ci libera il cuore e rilancia la vita. Rinnoviamo la grazia del Battesimo, per noi e per i figli, nell’acqua del fiume della Chiesa, (vedi il lebbroso Naaman), la grazia del sacramento del Matrimonio e della vita cristiana in famiglia e nel lavoro. Impariamo a ringraziare per il dono ricevuto.

Vangelo secondo Luca 11,27-28

In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

MARIA: LA PAROLA VISSUTA

Maria di Nazareth, Madre di Gesù, è stata la prima ad ascoltare la parola di Dio e ad accoglierla facendola diventare carne della sua carne. Non soltanto un’accoglienza dell’orecchio e del grembo, come non lo è per nessuna madre. Maria si è dedicata completamente a quel Figlio che cresceva e l’ha seguito fino alla croce. Rimane con noi discepoli dal giorno della Pentecoste, discepola dello Spirito Santo. Oggi specialmente, la preghiamo per la pace in tutte le nazioni del mondo.

Vangelo secondo Luca 11,15-26

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

PIU’ FORTI DEI DEMONI

Gesù conosce i demoni, come angeli ribelli a Dio, e anche per essere stato tentato da satana nel deserto. Tante volte ha riconosciuto e combattuto satana nel corpo e nell’anima degli ossessi. I demoni imperversano nel mondo, inducendo al male uomini e donne, nelle grandi imprese di guerra e corruzione, e nelle piccole nostre violenze e aberrazioni quotidiane. Ma Cristo, entrato nel mondo è più forte di tutti i demoni. Insieme con Lui anche noi samo più forti dei demoni.

Vogliamo la pace, per terra e per mare. La invochiamo nelle case e nelle chiese. I cortei la gridano nelle strade e nelle piazze, tranne quando vanno a spaccare vetrine e incendiare cassonetti. Nel frattempo litigi e baruffe spaccano famiglie e parentele, invadono l'aula del Parlamento, assaltano l'avversario con violenza isterica, esplodono fuori degli stadi prima e dopo le partite. In quella che è stata definita la ‘globalizzazione dell’impotenza’ ci domandiamo come e dove in questo mondo violento in piccolo e in grande, diventi possibile fermare la guerra e vivere la pace.

Dove germoglia e fiorisce la pianta della pace?  Di prima mattina un amico mi manda due paginette pronunciate o scritte da Ratzinger; le fisso nel cellulare e le conservo nella memoria del cuore. Il papa teologo entra nella profondità della condizione umana e delle scelte che operiamo, e ne coglie la radice malefica: “Dove la pace interna viene meno, dove una violenza ideologicamente giustificata diviene prassi ovvia e autolegittimata o persino ambisce ad accreditarsi come virtù degli uomini nobili, dei nuovi ‘eroi’, lì si apre la strada a una violenza grande e sconfinata”. Ratzinger ha davanti agli occhi quello che anche noi continuiamo a vedere: “La nostra permanente opera di pace (è) più efficace e autentica di quanto non siano le moderne ‘processioni’ che non seguono più l’immagine del Crocifisso, bensì gli striscioni con le loro parole d’ordine, e non sfilano più per le strade nella serenità e nel raccoglimento della preghiera, ma gridando quella rabbia che vuol farsi giustizia da sé”.

E’ dunque nel terreno delle ‘piccole violenze’ del normale vivere sociale che spunta la malapianta della guerra riversata contro popoli e nazioni. Con l’audacia del cristiano, Ratzinger apre: “Mediante la fraternità vissuta della preghiera e del sacramento, è possibile anche oggi, in una prospettiva eminentemente pratica, costruire ‘dal basso’ la pace e tracciare un itinerario di riconciliazione che attraversa il mondo intero…. Già da un punto di vista pratico e concreto, non possiamo smettere di vivere eucaristia e preghiera nella loro modalità cattolica, per principio aperta al mondo”.   Dove imperversano la pazzia politica e la violenza e delle armi e degli uomini che le manovrano, si alzano mani in preghiera e si allargano abbracci di riconciliazione: madri che perdonano gli assassini, nemici che si riconciliano. A Gaza un avamposto di preghiera e di carità permane nella chiesa della Sacra Famiglia, ultimo rifugio della speranza, dove riconosciamo il volto di Padre Gabriel Romanelli e del Cardinale Pizzaballa, che testimonia:”Noi sappiamo che il sangue causato da tutto questo male, il sangue di questi innocenti non è buttato via in qualche angolo della storia. Noi crediamo invece che quel sangue scorra sotto l’altare, mischiato al sangue dell’agnello, partecipe anch’esso dell’opera di redenzione alla quale siamo associati. Lì noi dobbiamo stare. E’ quello il nostro luogo”.                                                                          Papa Leone invita alla preghiera semplice del Rosario, per condurci al ravvedimento delle intenzioni e alla conversione del cuore. Cosa possiamo dunque fare perché avvenga la pace negli infausti territori della guerra? Possiamo chiedere e donare perdono prima ancora che l’altro ce lo conceda. Possiamo ‘fare la pace’ in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro e di sport, nelle imprese del commercio e della politica. Un cordone di pace di uomini e donne attraversa il mondo, ferma la valanga di morte e distruzione ed edifica la nuova città dell’uomo che rinasce come città di Dio.

Angelo Busetto

Cardinal Pizzaballa a Gaza - Preghiera nella parrocchia di Gaza

Vangelo secondo Luca 11,5-13

In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

DI CHE COSA ABBIAMO BISOGNO?

Perché insistere? L’insistenza è in base al bisogno. Domandiamo tanto perché abbiamo tanto bisogno. Di che cosa? Di pane e di tutto il cibo, certamente. Abbiamo bisogno di pace nel mondo e abbiamo bisogno del cuore e dello sguardo di benevolenza delle persone che frequentiamo e incontriamo. Eppure, nel nostro bisogno c’è un di più. La finale del Vangelo ci sorprende: “Il Padre vostro vi darà lo Spirito Santo”. Cioè la compagnia di Dio per la vita. Ci basta?