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Vangelo secondo Luca 14,12-14

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

SI PUO’ COMINCIARE

Questo vangelo è una sfida. Perché non provare a mettere in pratica alla lettera quello che Gesù ci suggerisce? Invitare a pranzo un povero incontrato per strada, un anziano solo, un figlio disperso, una famiglia in difficoltà. Una volta, due volte, in seguito con un ritmo sistematico. E’ la vita che si apre, il cuore che acquista umanità, la fede in Gesù che diventa carità. Si può provare, si può cominciare….

Vangelo secondo Luca 19,1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

ZACCHEO: L’INCONTRO CHE SALVA

Zacchèo, sospinto da curiosità e desiderio, sale sull’albero e viene riconosciuto e chiamato dal Signore: un incontro che gli cambia la vita. Desideriamo seguire la sua vicenda, ospitando il Signore nella nostra casa e nella nostra vita con fede, amore, fedeltà, preghiera, apertura, accoglienza. Domandiamo di riconoscere il passaggio e la presenza di Gesù sulla strada della vita. Il Signore ogni giorno ci ‘renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della nostra fede’ (2 lettura).

Vangelo secondo Luca 14,1.7-11

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

IMITARE GESU’

Mettersi all’ultimo posto non è uno stratagemma per essere poi invitati a occupare il primo posto. E’ la posizione in cui si è messo Gesù, divenuto ultimo degli ultimi e servo di tutti, Lui, il primo di tutti. L’orgoglio e la superbia creano ingiustizie e schiacciano il prossimo, ma non riempiono di pace il cuore. Con semplicità, accettiamo il posto che la vita ci assegna, guardiamo con stima chi ci sta davanti, dietro e accanto, domandando la grazia di imitare Gesù e i suoi santi.

Vangelo secondo Luca 6,12-19

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

DIMORA DI DIO

E’ sempre suggestivo imbattersi nel nome degli apostoli, anche di quelli di cui sappiamo pochissimo. Simone ‘zelota’ doveva venire dal gruppo degli oppositori all’occupazione romana della Palestina. Giuda, qualificato da Matteo e Luca come ‘Taddeo’, che significa ‘magnanimo’, nell’ultima cena domanda a Gesù perché Lui si manifesta ‘a noi e non al mondo’. Gesù risponde: “Se uno mi ama osserverà la mia parola e noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di lui”. Anche noi desideriamo diventare questa dimora, come gli apostoli che hanno amato Gesù.

Vangelo secondo Luca 13,31-35

In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

IL RIFIUTO E LA CONVERSIONE

Gerusalemme è la mèta di tutto il cammino di Gesù: qui, nei tre giorni pasquali, egli porterà a compimento la sua missione. Gerusalemme amata e desiderata, punto di arrivo e centro di una lunga storia, alla fine non riconosce Colui che la salva.
Finalmente, per Gerusalemme e per noi, si aprirà il tempo della conversione, quando finalmente il volto e il cuore convergono verso Gesù, il tempo in cui lo riconosciamo e lo accogliamo come il Benedetto che ci salva.

Vangelo secondo Luca 13,22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

LA PORTA APERTA

Quale è la porta stretta? Immaginiamo sempre la porta aperta, la strada larga, la vita facile. Invece la porta, la strada, la vita è quella che incontriamo ogni giorno, con la sua misura, le sue fatiche, occasioni, impedimenti, possibilità e difficoltà. Questa vita è l’unica che ci viene donata ed è la porta aperta e la strada spalancata verso il bene da accogliere e da fare, verso il compimento della nostra vocazione e la realizzazione della nostra felicità. Qui siamo i primi!!

Vangelo secondo Luca 13,18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

IL SEME E’ GESU’

E’ Gesù quel granello di senape deposto nel grembo di Maria, cresciuto fino alla nascita, allevato a Nazaret, entrato nel tempio a dodici anni. Gesù, un Uomo nella perduta terra di Israele dominata dall’impero romano. Ora Gesù è un piccolo seme nella nostra vita, nella terra del mondo. Che cosa desiderare, per che cosa vivere e operare, se non perché quel seme cresca, invada il mondo e tutti gli uomini e le donne della terra possano trovare ospitalità in Lui, e trovare felicità e salvezza?

Vangelo secondo Luca 13,10-17

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

UNO SGUARDO INTERO

Quanti alibi ricerchiamo per non fare subito l’opera buona che ci capita davanti? ‘Non è il momento, non me la sento, non ho tempo, vedrò un’altra volta…’ Lo sguardo di Gesù sulla persona è tutto intero, teso al suo bene; e magari, se avesse atteso il giorno seguente, quella donna non sarebbe mai stata guarita. E dunque, che cosa permette di essere desti e pronti? Possiamo domandare lo stesso sguardo di Gesù, senza fermarci a giustificare il nostro limite.

Vangelo secondo Luca 18,9-14

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

COME FIGLI E FRATELLI

Gesù ci insegna a pregare con l’atteggiamento di figli, con umiltà e fiducia. Ci presentiamo a Dio Signore non con l’orgoglio delle opere buone, ma con la semplicità dei figli: quando preghiamo nella Messa, dove Cristo prega con noi e offre al Padre se stesso e la nostra vita. Quando preghiamo in famiglia: spettacolo di grazia e di unità. Quando preghiamo da soli e in silenzio. Siamo figli e fratelli. Come non desiderare che tutti gli uomini e le donne nel mondo diventino partecipi di questa esperienza? Preghiamo e doniamo il nostro sostegno.