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Lunedì 24 ottobre 2022 – Sant’Antonio Maria Claret vescovo, Spagna 1807-Francia 1870; San Luigi Guanella, sacerdote Sondrio 1842-Como1915

Vangelo secondo Luca 13,10-17

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

UNO SGUARDO INTERO

Quanti alibi ricerchiamo per non fare subito l’opera buona che ci capita davanti? ‘Non è il momento, non me la sento, non ho tempo, vedrò un’altra volta…’ Lo sguardo di Gesù sulla persona è tutto intero, teso al suo bene; e magari, se avesse atteso il giorno seguente, quella donna non sarebbe mai stata guarita. E dunque, che cosa permette di essere desti e pronti? Possiamo domandare lo stesso sguardo di Gesù, senza fermarci a giustificare il nostro limite.