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Vangelo secondo Giovanni 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

LA VITE E I TRALCI

La primavera che invade di foglie e fiori le campagne e i giardini, ci fa guardare, respirare, desiderare. Gesù guarda i fiori del campo, guarda le greggi che si distendono e raggruppano, guarda i filari di viti. Guarda il pastore, l’agricoltore, il vignaiolo, ne scruta il lavoro e vi intravvede la vita che cresce e matura, o che si corrompe e sfiorisce. Vede se stesso raffigurato nella vite e nella fioritura dei tralci, nei lunghi filari che percorrono la storia nata da lui. “Io sono la vite, voi i tralci”. “Rimanete in me”, dice Gesù: attaccàti alla vite, fervidi del suo umore, fecondi del suo frutto. Uniti a Gesù nella fede, nell’amore, nella decisione della volontà. Illuminati dal sole della Parola, fioriti con il succo dei sacramenti, allietati e sostenuti dalla comunione fraterna. Non maturiamo da soli, non portiamo frutto staccandoci dal tronco della Chiesa, strappati dal Corpo di Cristo: vite e tralci si appartengono reciprocamente e insieme crescono nel terreno del mondo.

Vangelo secondo Giovanni 14,7-14

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

L’IMMAGINE DEL PADRE

Nella sua vita umana, Gesù svela il mistero di Dio e lo mostra visibile. Gesù  non è solo il messaggero di Dio, ma la sua vera immagine. In Gesù scopriamo Dio Padre, che genera il Figlio nell’eternità  e lo manda nel  mondo in una reale figura di uomo perché renda visibile e operante il suo volto, il suo cuore, il suo amore. In Gesù  incontriamo Dio: Egli è il Figlio di Dio Padre, ne esprime l’immagine e ne compie le opere.

 

Una preghiera per gli Esercizi, da stasera a domenica!

Vangelo secondo Giovanni 14,1-6

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

LO SCOPO DELLA VITA

I primi discepoli di Gesù – e noi con loro – sono tristi e turbati, sapendo che Gesù sta per lasciarli. Dove va? Gesù ritorna al Padre. Questo è il punto di arrivo della vita di ogni uomo. Gesù ci precede per garantirci un posto nella casa del Padre suo. Come arrivarci? Gesù non solo indica la strada da percorrere, ma segnala che lui stesso è la strada per arrivare al Padre: percorrendo il suo insegnamento, ma soprattutto rimanendo attaccati a Lui, risorto e vivo.

Vangelo secondo Giovanni 13,16-20

[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

UNA VITA DI PASQUA

Il Vangelo riporta all’ultima sera della vita di Gesù, al gesto della lavanda dei piedi e alle parole che l’hanno accompagnato. Gesù risorto ci apre la strada a fare altrettanto; sarà la nostra beatitudine, la gioia del Vangelo, la letizia della carità e del servizio, come ripete Papa Francesco. Gesù risorto vive con noi e ci ridesta ad ogni mattino, per realizzare una famiglia di figli e fratelli. La sua azione e la sua presenza pervade la vita dei discepoli e si allarga nel mondo.

 

Vangelo secondo Marco 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

VANGELO E MISSIONE

Quanto dobbiamo essere grati a Marco e a Pietro, suo ‘Maestro e Padre’, per aver conservato in cuore i fatti e le parole di Gesù e averli poi messi per iscritto? Quello di Marco è il primo Vangelo, il primo racconto della vita di Gesù, e viene preso come punto di partenza e come modello da Matteo e Luca. La Chiesa nasce missionaria, cioè espansiva e comunicativa, per tutte le regioni del mondo e per ogni creatura che lo abita. Questa stessa missione è consegnata a noi.

 

Vangelo secondo Marco16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

VANGELO E MISSIONE

Quanto dobbiamo essere grati a Marco e a Pietro, suo ‘Maestro e Padre’, per aver conservato in cuore i fatti e le parole di Gesù e averli poi messi per iscritto? Quello di Marco è il primo Vangelo, il primo racconto della vita di Gesù, e viene preso come punto di partenza e come modello da Matteo e Luca. La Chiesa nasce missionaria, cioè espansiva e comunicativa, per tutte le regioni del mondo e per ogni creatura che lo abita. Questa stessa missione è consegnata a noi.

Vangelo secondo Giovanni 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

IL PASTORE E LA PORTA

L’immagine del pastore si arricchisce. Si distingue non solo dal mercenario, ma anche dal guardiano che si limita ad accudire le pecore nel recinto di notte. Si specifica poi con l’immagine della porta: il pastore entra dalla porta e poi diventa egli stesso ‘la porta delle pecore’. Entrando attraverso Gesù troviamo il recinto di protezione e usciamo al pascolo della vita. Come non desiderare di guardare, seguire, amare Gesù, nostro pastore per ogni giornata che abbiamo da vivere?

Vangelo secondo Giovanni  10,11-18

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

IL BUON PASTORE

Un bambino non riesce a parlare al microfono di fronte al Papa e il Papa lo chiama vicino e lo abbraccia. Il bambino gli parla all’orecchio. Ha un grande dolore nel cuore; piange per il papà morto e lo dice al Papa: “Poco tempo fa è venuto mancare mio papà. Era ateo, ma ha fatto battezzare tutti noi quattro figli. Papà era bravo. E’ in cielo papà?”.  Papa Francesco risponde che il papà ha fatto una cosa bella battezzando i figli e Dio gli vuole certamente bene e lo tiene con sé.

Un episodio chiaro come il sole. Dice chi è Dio, Padre e Pastore dell’umanità, e chi è Gesù, buon Pastore per gli uomini. Tutti abbiamo bisogno di sperimentare un amore così. Dio ci vuole bene attraverso il padre e la madre, e ci accompagna attraverso i pastori della Chiesa. Non siamo un gregge sparso e disperso. Siamo una comunità, un popolo. Siamo persone vive, che sperimentano la gioia di appartenere a una comunità accompagnata dal Buon Pastore.

Desideriamo incontrare Gesù, nostro pastore, nell’ovile della Chiesa: ci ama e ci nutre: domani, Domenica, è la festa di Gesù Buon Pastore!!

Vangelo secondo Giovanni 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

UNA PROMESSA PIU’ GRANDE

Le parole di Gesù e quello che esse promettono, conducono a un altro livello, al quale solo lo Spirito di Dio può introdurre. Noi possiamo domandare al Padre di aprirci il cuore. Le parole di Gesù conducono al panorama dell’eternità e proprio per questo appaiono dure. Ma, andandocene via da Lui, in quali parole e quali promesse ci imbattiamo? Pietro forse non ha capito molto più di noi, ma sa di potersi fidare che Gesù compie realmente la sua promessa di vita.