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Vangelo secondo Luca 24,35-4

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

IL PESCE ARROSTITO

Quanto è concreto e reale il corpo di Gesù risorto? Il corpo nato da Maria, cresciuto nella bottega di Giuseppe, protagonista di miracoli, crocifisso sul Calvario. Nella risurrezione diventa un corpo ‘spirituale’: pervaso di Spirito Santo. Mentre vive in questo mondo, ha già le caratteristiche dell’altro mondo. Entra a porte chiuse, appare come un fantasma, ma mostra carne e ossa, mani e piedi, mangia una porzione di pesce arrostito. Quando lascerà questa terra per il cielo, non avrà neanche più bisogno di pane e pesce.

L’ARTE COMMOSSA DAVANTI ALLA CROCE

Quanti sono nel mondo e nella storia i crocifissi scolpiti, dipinti, disegnati?  Quante le musiche della Passione e dello Stabat Mater, le poesie, i film degli ultimi giorni di Gesù?  Se ne può avere appena qualche saggio, e solo qualche magnifico esemplare può essere citato, suggerito, mostrato. E’ il dono che il numero di aprile di Luoghi dell’Infinito ci offre in alcune succose sintesi. Introdotti da una riflessione e dal racconto di una testimonianza, scorrono le prime pagine che ospitano opere della Collezione d’arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani. Ravasi percorre la letteratura, Timothy Verdon ci introduce nel mistero dell’arte, Antonio Paolucci ci porta a visitare Giotto a Rimini, Andrea Milanesi ci fa riascoltare Pergolesi. Con Maria Crippa andiamo a visitare il ‘Santo Sepolcro’ di Milano, e infine con Alessandro Beltrami saliamo sui monti della Val Badia e del Tirolo, popolati dal crocifisso. Infine un itinerario attraverso il Friuli, con Aquileia, Grado, Cividale, Sesto al Réghena e una visita a vedere le donne di Tiziano nel Palazzo reale di Milano. L’arte si è commossa davanti a Cristo e alla sua croce, e ne ha tramesso la bellezza trasfigurata.
In copertina, un quadro di Emilio Isgrò, "Resurrezione", tecnica mista, 2021, opera inedita dell'artista e scrittore, noto per il linguaggio artistico della "cancellatura". "Si cancella per svelare non per distruggere", come svela appunto questa immagine.

a.b.

Domenica 24 aprile 2022 – II di PASQUA, Ciclo C

DIVINA MISERICORDIA

Introduzione del celebrante

Come i primi cristiani si riunivano insieme al portico di Salomone, così noi ci ritroviamo in questa chiesa per incontrare Gesù Risorto, vivo e attivo tra noi con la Sua misericordia.

  1. Signore Gesù risorto, tu ci mostri le tue piaghe gloriose nel sacramento dell’Eucaristia: donaci di riconoscerti come gli Apostoli nel Cenacolo e di accogliere l’abbraccio della tua Divina Misericordia,

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DIO DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

  1. Signore Gesù ti affidiamo i nostri pastori e le nostre comunità. Donaci di sostenerci insieme nel cammino della fede, per diventare testimoni della tua presenza e della tua Misericordia,

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DIO DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

 

  1. Signore Gesù, converti il cuore degli uomini per camminare sulla via della verità e della pace. Libera il popolo ucraino e tutti i popoli della terra dalla crudeltà della guerra.

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DIO DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

  1. Signore Gesù, donaci di riconoscere e di gustare la tua presenza in questa Eucaristia che celebriamo nel giorno della risurrezione. Dona alle famiglie cristiane di vivere insieme la gioia della domenica. Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DIO DI MISERICORDIA, ASCOLTAC

Conclusione del celebrante

O Dio Padre, giunga a te la nostra preghiera, mentre confidiamo nella tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

INCONTRARE E CONOSCERE ATTRAVERSO LE PERSONE

 

Gli apostoli riconoscono il Signore: la fede nasce da un fatto guardato, riconosciuto, accolto. La fede nasce dalla testimonianza di coloro che hanno visto e udito, come gli Apostoli verso Tommaso. La grazia è un avvenimento che accade sotto i nostri occhi. E’ una grazia presente, che si trasmette oggi nella Parola, nella comunità riunita, nel pane condiviso. Una presenza che ci apre alla vigilanza per scoprire i segni della Sua presenza, e ci sospinge a testimoniarla.

 

Vangelo secondo Luca 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

OCCHI PER VEDERE

Quanti di noi si ritrovano nei due discepoli di Emmaus? Delusi, ritornano a casa. Il Messia non era quello che pensavano. Disattenti rispetto alla realtà e senza fiducia nei testimoni, sono incapaci di riconoscere Gesù che cammina accanto a loro e con sapienza inaudita spiega le Scritture. Gesù svela anche a noi i due passi fondamentali per riconoscerlo: la conoscenza delle Scritture che parlano di Lui e l’esperienza sacramentale. Gesù presente nella realtà delle cose e dei fatti, si scopre attraverso questi due occhi.

Vangelo secondo Giovanni 20,11-18

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

UNA STORIA DI AMORE

I Vangeli della settimana di Pasqua percorrono tutte le apparizioni di Gesù risorto: una carrellata di vita e di speranza. Prima di tutti, le donne, anzi una donna, Maria di Magdala, che si sporge piangente dentro il sepolcro, e si sente interpellata da Gesù. Un tuffo al cuore! Questo incontro da persona a persona è all’origine della storia cristiana. Un amore e una preferenza così grandi da parte di Gesù, e così corrisposto da parte di Maria: la nostra storia comincia da questo amore

Vangelo secondo Matteo 28,8-15

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

LA SORPRESA DELLA PASQUA

Il sepolcro vuoto è una sorpresa per tutti. Per i discepoli è l’inizio di una scoperta inaudita, che trova conferma nell’incontro personale con Gesù risorto, come accade – prime fra tutti – alle donne. Il sepolcro vuoto è un grande impaccio per gli avversari di Gesù, che non sanno come spiegarlo e come cavarsela. L’inganno che inventano è assolutamente ingenuo e vuoto. Eppure il pregiudizio, quando è comodo, va avanti dritto e non vuole arrendersi all’evidenza. Nel frattempo, Cristo vive e si manifesta vivo.

Ci sono Settimane Sante che segnano per sempre la tua vita, come quando eri ragazzo e percepivi nell’aria fresca e tenera del mattino di Pasqua che era accaduto qualcosa che avevi a lungo aspettato, anche se non sapevi spiegarlo. Mi ritornerà alla mente da giovane uomo quel clima nella settimana del Triduo vissuto con torme di ragazzi delle Superiori che ti portavi appresso perché accadesse anche per loro quanto avevi intuito quando papà ti portava nel buio della notte a quel fuoco nuovo che accendeva il cuore, nel Duomo oscurato che rimbombava del grido Lumen Christi!
Ma non mi sarei mai aspettato, a settant’anni suonati, di dover ritornare su quel crinale, con quello stupore scolpito nel volto che abbiamo imparato nel dipinto amatissimo di Eugène Burnand:

i due camminano verso il sepolcro il mattino di Pasqua, forse corrono, lo si intuisce dai capelli controvento, e sono Giovanni il giovane discepolo che Gesù amava e Pietro, fresco di rinnegamento…Una notizia scuote la nostra Settimana Santa:   è morta          Wilma Menetto. Siamo confortati lunedì, nella chiesa di San Martino ritornata piena, da una balsamica omelia di Padre Cesare che ci legge un brano del Vangelo mai avvertito così prossimo, così avvolgente e familiare. Ci porta in quella casa di Betania ove avviene uno degli episodi più profumati del vangelo.
‘E quel profumo di nardo d’incanto riempie del suo aroma tutta la casa. E’ il profumo dell’amore; quello vero, genuino, bello, vivo, fatto di tanti gesti concreti e quotidiani che anche la nostra Wilma con cuore grande e gioioso ha donato per tutta la vita, fino al suo ultimo giorno…’
Non conosco il profumo del nardo, lo cercherò nei giorni a venire ma ora so che esiste, so che siamo chiamati a profonderlo, senza timore di spreco nelle nostre taverne Betania, come quella dei Menetto per cui sono passate torme dii ragazzi affaticati, che lì trovavano riposo. Uno di questi, Damiano, ha procrastinato la sua partenza per la Polonia dove va in missione umanitaria a raccattare la vita di qualche famiglia ucraina in fuga dall’inferno. Ed è lì con la moglie Ornella e con gli occhi lucidi
‘Pur piegata nel corpo in questi ultimi tempi, con il suo carattere forte e deciso mai ha voluto mancare alla Messa domenicale a Madonna di Lourdes. Io lì nel suo posto ancora la colgo presente in questi giorni …E’ partita in punta di piedi, obbediente al Signore che le ha anticipato la Pasqua senza che percorresse l’ardua ultima salita del Monte della Croce. Quanto profumo sparso, quanto amore sincero e gratuito, quanta fragranza ha riempito i nostri cuori e le nostre vite … incrociando la sua.’
In cimitero tra i molti che cantano e piangono c’è Monica, una che è stata recuperata da lei, la donna della seconda possibilità, e vuole assolutamente aiutare uno dei ragazzi di Opera Baldo perché continui la presenza di Wilma. Addirittura esce un attimo dal cimitero e va a fare un prelievo e me lo porta…
Non manca nell’omelia di padre Cesare un riferimento a quell’altra grande partenza del fraterno amico Sauro Scarpa, a distanza di poche ore l’una dall’altro. In una felice stagione educativa li ho avuti entrambi colleghi e so quanto fosse bella la scuola con gente così! Con Wilma ho condiviso poi Opera Baldo, con Sauro un punto di aiuto a scuola, all’Itis, quasi un raggio, per i ragazzi. Dove c’era l’odore di pecore loro c’erano sempre.
In quello stesso giorno di lunedì c’è la Via Crucis, uno dei gesti più imponenti della storia del Movimento di Comunione Liberazione a Chioggia. Una processione silenziosa che percorre le strade della città dal Sagraeto dove ci saluta il Vescovo Giampaolo, al Cristo di san Domenico. Camminiamo scossi per le notizie del giorno e non abbiamo parole tra di noi che non siano di preghiera. L’adorazione della croce sembra non finire più perché ciascuno porta lì davanti questi amici che sono partiti.
Il giorno dopo alla Madonna della Navicella c’è la folla di Sauro ed è l’amico Don Angelo Busetto, che è stato l’uomo che ci ha raccolto con il nostro desiderio di vita sulle rive del mare, a tenere l’omelia. Certe scene rimangono nella mente in bianco e nero come nelle foto di Boccasette, l’antica tenda delle nostre vacanze di mare quando giungevo con Luisa Sauro e Rita in barca a vela, e da terra arrivavano Luigi e Laura in macchina, oppure l’attraversata dell’Adriatico mare con Luigi Costa in barca a vela per arrivare all’altra riva.… Cose che rimangono mitiche anche oggi, e mi si mescolano con i fotogrammi di uno dei film sul Vangelo più amati, quello secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, quella corsa in riva al mare, sulla battigia degli apostoli, ancora con le reti in mano, una corsa lunga che finisce tra le braccia del Signore Gesù.
Non trattengo le lacrime all’incipit di Don Angelo che parla con l’amico: ’Cosa è per te, Sauro, il vento e il mare dello Spirito Santo, dopo i tuoi percorsi con la barca in mare, dopo la pesca con gli amici? Cosa è ora per te la visione della comunione dei santi, della larga schiera di amici – quanti amici, quante famiglie amiche - che ti abbraccia in paradiso?
Da questa postazione, più alta delle montagne che percorrevi, e dalla quale vedi Rita, i figli Francesco e Stefano, le nipoti, tutti questi amici, i tuoi compagni di viaggio, i tanti che sono stati tuoi alunni, i bambini con i quali giocavi insieme con i tuoi figli quand’erano piccoli e inventavi per loro storie, o adesso con le tue nipoti. Cos’è questo ingresso in paradiso? …Sauro ci apre alla speranza. Di lui possiamo parlare soltanto mostrando la vita, raccontando cose, fatti, presenza. Ecco il cristianesimo: cose, fatti, persone’…Abbiamo incontrato un cristiano. E ne siamo certi: con un amico così non si va solo per mari e monti, o per mille lavoretti. Con un amico così si va in paradiso!’
In questo sabato del tempo, arriva una Domenica di Pasqua così, grazie miei sacerdoti per esserci con le vostre trasfigurazioni, immedesimazioni, resurrezioni!

Piergiorgio Bighin

Vangelo secondo Giovanni 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

UNA FEDE NUOVA

Un fatto nuovo dentro il nostro vecchio mondo: un uomo vince la morte e vive per sempre. Le donne, che hanno partecipato alla sua morte e sepoltura, precedono tutti nell’amore e nella ricerca di Gesù. Giovanni per primo crede riconoscendo i segni della risurrezione. Cristo risorto è tra noi: riconosciamo i segni della sua presenza, che vince ogni estraneità, ogni odio e opposizione, ogni disperazione e insignificanza. Guardiamo i fatti che accadono, nel mondo, attorno a noi e in noi, partendo da questo fatto: una nuova luce, nuova speranza, nuova vita.

“Fratelli e sorelle, in questa santissima notte,
nella quale il Signore nostro Gesù Cristo
è passato dalla morte alla vita,
la Chiesa invita i suoi figli sparsi nel mondo a raccogliersi
per vegliare e pregare.
Rivivremo la Pasqua del Signore
nell'ascolto della Parola e nella partecipazione ai Sacramenti:
Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare
alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre."

ATTESA DI RISURREZIONE

Dopo la morte e la sepoltura del Signore Gesù, la Chiesa rimane in silenzio. Vuoti i tabernacoli e spente le luci. L’attesa si protende verso la promessa di Gesù, la risurrezione del terzo giorno. Nel buio della notte i cristiani si radunano per la Veglia Pasquale, che inizia con il fuoco nuovo, l’accensione del cero, il canto dell’Exsultet pasquale. Ogni dramma umano partecipa della passione e morte del Signore e attende la luce e la vita della Sua Risurrezione.

Vangelo di Giovanni 19, 25-37

 

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

 

LO SGUARDO E IL CUORE SUL CROCIFISSO

 

Oggi non viene celebrata i la liturgia eucaristica. Lo sguardo e il cuore degli amici di Gesù e di tutta la Chiesa si concentrano sul Crocifisso. La lettura dell’intero racconto della Passione nel Vangelo di Giovanni e l’adorazione della Croce segnano le celebrazioni del pomeriggio, in concomitanza con l’ora della morte del Signore. Alla sera, la Via Crucis percorre le strade dei paesi e delle città. Seguiamo Gesù come discepoli, come amici e familiari, salvàti dal sacrificio del nostro Redentore.