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3 Aprile 2024, martedì della IV settimana di Pasqua; + San Giorgio martire di Lydda, Cappadocia, III sec. – Israele, 303 + Sant’Adalberto di Praga, vescovo e martire, Repubblica Ceca 956 – Prussia, 23 aprile 997

Vangelo secondo Giovanni 10,22-30

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

RICONOSCERE GESU’

Le parole esprimono e le opere danno testimonianza: Gesù è il Cristo, il Messia atteso. Chi può riconoscerlo? Le sue pecore, cioè le persone che aprono mente e cuore ad accogliere la sua presenza per quello che Lui è e non per quello che esse pretendono. In questo modo, anche nel portico di Salomone, nel tempio, lì dove i primi cristiani continueranno a trovarsi dopo la risurrezione del Signore, echeggia la presenza nuova Dio, che il tempio non può contenere.

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