Mese: Dicembre 2018
Lunedì 24 dicembre 2018 Vigilia di Natale Sant’Adele di Pfalzel- Treviri, Abbadessa Benedettina m.730
Vangelo secondo Luca 1,67-79
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».
CANTICO PER UNA NASCITA
La nascita di Giovanni Battista anticipa di sei mesi quella di Gesù. Il cantico di ringraziamento di Zaccaria, il padre, racconta la storia di benevolenza e di misericordia di Dio verso il suo popolo e indica la missione del bimbo appena nato: preparare la strada al Signore e far conoscere la salvezza che si compie nel perdono dei peccati. Il cantico di Zaccaria ci apre il cuore ad accogliere Gesù, il Figlio di Dio che diventa uomo per avvolgerci con la sua misericordia.
23 dicembre 2018 Quarta Domenica di Avvento
Vangelo secondo Luca 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
DUE DONNE, DUE BAMBINI
Un incontro nel quale passato e presente si congiungono e si aprono al futuro: Elisabetta, con il figlio Giovanni in grembo, raccoglie l’attesa e la speranza d’Israele, che si compie nel riconoscimento del germoglio di vita presente in Maria. L’antica promessa si realizza attraverso la fragilità e la nettezza di due donne e di due bimbi.
Nella disponibilità e nell’accoglienza del cuore e del corpo di Elisabetta e Maria, Dio agisce con l’ampiezza della sua iniziativa. L’ultimo profeta dell’Antico Testamento – Giovanni Battista – riconosce già dal seno della madre Elisabetta il Messia che egli stesso annuncerà al mondo con la parola e con la vita. L’Uomo Nuovo – Gesù – entra nel mondo come Bambino riconosciuto e proclamato. I passi della storia e il destino del mondo sbocciano in questo incontro tenero come un amore di mamma, forte come un cuore di donna, aperto e totalmente consegnato all’opera di Dio.
Questa storia viene consegnata a noi e si prolunga nella nostra vita come speranza di salvezza per tutti.
NATALE 2018, un avvenimento imprevisto: accade
NATALE 2018
Un avvenimento imprevisto: accade
La meraviglia del Natale svela il volto del cristianesimo, ne fa percepire il battito del cuore. Ecco, un Bambino nasce, un avvenimento accade nella vita di due giovani sposi e si diffonde come un’eco tra le greggi dei pastori, rimbalza nella stella dei Magi e cammina per le strade del tempo. Un avvenimento atteso eppure totalmente imprevisto e sorprendente. Viene Gesù, sui passi dei profeti e sull’onda della voce del Battista, e gli uomini si sorprendono di poter guardare in faccia Dio e di poterlo abbracciare.
“Venne Gesù e fece il cristianesimo”, dice il poeta Péguy. Non una cosa che già c’era, come adorare la luna o il sole o un animale o una località ritenuta sacra. Non una fantasia mitologica, come gli antichi dèi di Omero, un’invenzione di filosofo, una filosofia di vita o una tendenza umanitaria che si sviluppa. Gesù che viene è il cristianesimo: un avvenimento accaduto a delle persone e scoppiato dentro la vita.
Per dire il cristianesimo dobbiamo riferirci a dei fatti, narrare una storia, raccontare di persone, dire dei nomi. Come hanno fatto tutti gli evangelisti: Marco, un vangelo pieno di cose e avvenimenti; Matteo, impregnato della mentalità del suo popolo; Luca, che interroga Maria e le persone che l’avevano conosciuta; Giovanni, che riferisce ‘quello che abbiamo visto e udito e le nostre mani hanno toccato’.
Il cristianesimo si diffonde come un fatto, una realtà umana vissuta in mezzo al mondo: gli ‘Atti’ degli apostoli, più che i loro discorsi; la vita dei cristiani, più che le loro parole. Discorsi e parole servono a raccontare un fatto, a precisare i contorni di una cosa che succede. ‘Nel nome di Gesù’ Pietro guarisce lo zoppo, Paolo invita Filemone ad accogliere lo schiavo come fratello, la Didachè racconta dei cristiani che hanno in comune il pane ma non il talamo. Una vita vissuta, una vita nuova dentro il mondo, una vita salvata e che salva.
Per far conoscere il cristianesimo, occorre raccontare una storia e viverla ora. Raffigurarla nei presepi delle chiese, delle case, delle strade e delle scuole. Rappresentarla nelle recite e nei presepi viventi con una mamma e papà e bambino reali e bambini vestiti da pastori. Una storia che rivive nei santi e nei cristiani di ogni giorno, che amano Gesù come l’hanno amato Maria e Giuseppe, la Maddalena e Pietro e Giovanni. Gesù si consegna alla storia attraverso il segno dell’unità dei suoi: “Che siano una sola cosa, perché il mondo veda”. Si fa riconoscere nel povero e nel debole, nel carcerato e nel peccatore pentito. Un segno, una vela nel mare del mondo, una barca per naviganti e per naufraghi. “Viene Gesù e fa il cristianesimo”.
Sabato 22 dicembre 2018 – Santa Francesca Saverio Cabrini
Vangelo di Luca 1,46-55
Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
IL CANTO DI MARIA
Il canto di Maria raccoglie i fili della storia d’Israele e della promessa di Dio, che si realizza nella sua persona. Nello stesso tempo, si lancia verso il futuro, perché il Signore attua la sua misericordia ‘per Abramo e la sua discendenza, per sempre’. Lode e ringraziamento si perpetuano nella vita di ciascun cristiano e dell’intera Chiesa, nella quale questa storia viene raccolta e dalla quale si estende e si comunica al mondo. La Chiesa fa risuonare ogni sera il canto del Magnificat nella preghiera del Vespero.
Venerdì 21 dicembre 2018 San Pietro Canisio, sacerdote e dottore della Chiesa, Olanda 1521-1597
Vangelo secondo Luca 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
UN BALZO
Subito dopo la partenza dell’Angelo, Maria lascia la sua casa e va da Elisabetta, sua parente. Un balzo che è un bisogno di riservatezza e insieme un richiamo di carità. Maria è mossa certamente anche da un’esigenza di condivisione, che esplode nell’esultanza dell’incontro con Elisabetta. Anche il bimbo Giovanni ha un balzo nel grembo della Madre. L’incontro riempie di gioia le madri e i figli per il Mistero di Dio che si rende presente. Un balzo di gioia che si espande fino a noi.
Giovedì 20 dicembre 2018 San Zeffirino, papa dal 199 al 117
Giovedì 20 dicembre 2018 San Zeffirino, papa dal 199 al 117
Vangelo di Luca, 1,26-38
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
CAMBIA LA STORIA
L’avvenimento raccontato da Luca è il momento più importante e decisivo della storia. L’iniziativa di Dio e la partecipazione umana si congiungono nell’opera suprema: il Figlio eterno del Padre si fa uomo, diventando figlio di Maria, affidato al padre legale Giuseppe. In mezzo agli uomini viene a vivere un uomo nuovo, un Nuovo Adamo, dal quale nasce una nuova umanità. “Proviamo a pensare a quella ragazza che stava in casa ed ebbe l’annuncio”. Attraverso il suo sì, cambia la storia del mondo.
Mercoledì 19 dicembre 2018 Sant’Anastasio I papa m. 401
Mercoledì 19 dicembre 2018 Sant’Anastasio I papa m. 401
Vangelo di Luca 1,5-25
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:«Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
L’OPERA DI DIO
In parallelo con la concezione e nascita di Gesù narrate da Matteo, Luca racconta la concezione e nascita di Giovanni Battista. Scopriamo analogie e differenze. Anche nella storia del Battista emerge l’intervento di Dio, che determina la missione del bambino. L’opera di Dio coinvolge le creature in un disegno più grande e le sospinge alla collaborazione in modo non passivo ma partecipe. Dio richiede fede e fiducia. La sua iniziativa vuole persone consapevoli di collaborare a un’opera più grande.
Martedì 18 dicembre 2018 Santi Quinto, Simplicio e compagni Martiri in Africa 253
Vangelo secondo Matteo 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
DIO SI FA UOMO
Dopo la genealogia, Matteo racconta come si sono svolti gli avvenimenti della concezione e della nascita di Gesù. Tutto accade secondo una iniziativa e una direzione dall’alto. Colui che nasce non è concepito da un rapporto coniugale, ma viene generato nel grembo della madre dalla potenza dello Spirito Santo. Si dichiara così la sua origine divina, specificata dal nome Emmanuele, Dio con noi. Avviene l’imprevedibile e l’impossibile: Dio si fa uomo, entrando nella nostra storia umana e partecipando alle nostre vicende.
Lunedì 17 dicembre 2018, San Modesto, Patriarca di Gerusalemme a. 630
Lunedì 17 dicembre 2018, San Modesto, Patriarca di Gerusalemme a. 630
Vangelo di Matteo, 1,1-17
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon,Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria,Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
UNA STORIA UMANA
Gesù nasce dentro una storia, in una successione di generazioni che lo rende partecipe di un popolo e dell’intera umanità. La genealogia percorre la linea del padre legale, Giuseppe, e ha un balzo nel punto finale, quando non usa la formula ‘Giuseppe generò…’ ma definisce Giuseppe come ‘sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Con questa specificazione l’evangelista Matteo conferma la concezione verginale di Gesù e la funzione di Giuseppe, che garantisce l’appartenenza di Gesù a un popolo e a una storia.