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Domenica 15 dicembre 2019 - III DI AVVENTO, Ciclo A

Introduzione del celebrante

Affidiamo la nostra preghiera al Signore che promette gioia e salvezza.

  1. O Signore, ravviva in noi e in tutti i fedeli cristiani il desiderio e la gioia dell’attesa di Te; rinnova le nostre comunità con la preghiera della Novena di Natale,                                                                                                                                                                                                                                                                                        Noi ti preghiamo: VIENI SIGNORE GESU’
  2. O Signore, ti affidiamo Papa Francesco, il nostro vescovo, i sacerdoti, i chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa. Sostieni tutti coloro che accompagnano il popolo cristiano nella fede e nella carità,

Noi ti preghiamo: VIENI SIGNORE GESU’

  1. Ti attendiamo, Signore Gesù, nostra pace e salvezza. Ogni persona nel mondo possa ritrovare e sperimentare la pace del cuore, la giustizia delle opere, la bellezza della vita,

Noi ti preghiamo: VIENI SIGNORE GESU’

  1. O Signore ti affidiamo quanti sono colpiti da guerra e persecuzione, costretti a lasciare le loro case e la loro terra. Apri il nostro cuore alla carità verso i poveri e i sofferenti

Noi ti preghiamo: VIENI SIGNORE GESU’

Conclusione  del celebrante

Signore Dio nostro Padre, accogli la nostra preghiera che ti rivolgiamo con fiducia, nell’attesa gioiosa del tuo Figlio Gesù che vive e regna nei secoli dei secoli.

Spunto per la domenica

Domandiamo a Gesù: ‘Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?’ Aspettiamo tante cose: stabilità nel lavoro, nell’economia, negli affetti… Desideriamo un mondo di pace. Il Signore ci promette una gioia grande e compiuta e ce la dona con la sua presenza che riempie la vita. Fiorisca il deserto del mondo: preghiera, novena, carità, fedeltà alla vocazione, accompagnati dalla nostra comunità e dalle nostre amicizie.

 

 

 

 

Vangelo secondo Matteo 11,16-19

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

TUTTE LE MUSICHE

La diffidenza è un brutto male; chiude porte e finestre e non fa entrare né vedere la realtà. Il preconcetto inaridisce e spegne la vita. Invece, Dio suona tutte le musiche per renderci partecipi del suo dono. Ha suonato la musica aspra e dura di Giovanni Battista e quella vivace e festosa del ‘Figlio dell’uomo’ che si mette a tavola e fa festa con noi. Dio si manifesta attraverso tutte le circostanze, quelle liete e quelle faticose o dolorose. Conviene seguirlo.

Vangelo secondo Matteo 11,11-15

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

L’ATTESA E LA PRESENZA

Giovanni Battista ha sfiorato Gesù; ne ha avvertito la presenza fin dal seno di sua madre Elisabetta, con un moto di giubilo; ne ha atteso e preparato la venuta per il popolo; lo ha riconosciuto e mostrato, e da allora alcuni discepoli – Giovanni e Andrea per primi – hanno seguito il Signore. Ma lui, l’ultimo e ‘il più grande’ dei profeti dell’Antico Testamento, è rimasto ai margini. Chi segue Gesù con la vita e si assimila a Lui, è più grande. La Presenza supera l’attesa.

Vangelo secondo Matteo 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

IL PESO LEGGERO

C’è una dolcezza intensa nelle parole di Gesù: una dolcezza materna. Egli conosce il peso della vita e sperimenterà il peso della croce. Gesù ci vuol bene personalmente, più che il pastore alle pecore - Vangelo di ieri. Gesù, che non non ci risparmia i pesi della vita, vuole agganciarci al suo stesso giogo. Portare in sua compagnia i pesi nostri e il suo giogo non raddoppia la fatica ma la rende ‘dolce’ e ‘leggera’. Lo documentano tutti i cristiani che seguono Gesù.

 

Vangelo secondo Matteo 18,12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

IN CERCA DELLA PECORA

Le novantanove sono al sicuro ‘sui monti’, dice Matteo o ‘nel deserto’, dice Luca. La centesima, dove è finita? Il pastore si muove a cercarla. La pecora da sola non saprebbe trovare la strada. Non è come il figlio prodigo che la strada la conosce benissimo e torna a casa. La pecora può essere salvata solo con l’intervento del pastore. Gesù pastore si muove verso di noi, ci raggiunge e scoppia di gioia quando ci lasciamo trovare. La sua gioia può diventare la nostra.

Vangelo secondo Luca 5,17-26

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

CHI CI ACCOMPAGNA

Il Signore salva, ripete la liturgia di Avvento. E la salvezza va domandata e va cercata. Non da soli. Come avrebbe potuto il paralitico da solo raggiungere Gesù, per di più circondato da un muro di folla? Gli accompagnatori sono audaci e attraverso la scala esterna della casa raggiungono il tetto con la barella, e calano l’amico infermo davanti a Gesù. L’intera manovra colpisce Gesù, che realizza la salvezza totale del paralitico. Non c’è da vergognarsi a farsi accompagnare all’incontro con Gesù!

 

 

Domenica 8 Dicembre 2019
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Vangelo secondo Luca 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

NUOVO INIZIO

Una piccola casa, una giovane – giovanissima – donna. Un saluto pieno di gioia. Un invito, un annuncio, una promessa. Dopo aver creato il mondo e dopo aver tessuto il cuore dell’uomo; dopo una lunga storia di tentativi, da Noè ad Abramo, da Mosè a Davide, da Isaia a Osea, Dio punta l’occhio su una ragazza di Nazaret. L’aveva preventivamente ‘scelta per essere santa e immacolata’ davanti a Lui, e ora le presenta il compito più grande della storia: accogliere e far nascere come uomo il Figlio eterno del Padre, attraverso lo Spirito che scende su di lei. E’ il principio di una storia nuova, per noi tutti.

Vangelo secondo Matteo  9,35-10,1.6-8

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

IL REGNO

Non c’è solo da dare da mangiare il pane del miracolo. C’è da aiutare a vivere. Donare una compagnia, aprire l’orizzonte, indirizzare a uno scopo. Gesù lo concretizza nel ‘Vangelo del Regno’. Il Regno è la condizione nella quale Dio è Dio, principio e scopo della vita umana e di tutto l’universo: il Padre ama, il Figlio accompagna, lo Spirito Santo muove. Il Regno inizia quando ci riconosciamo figli di Dio e quando agiamo da fratelli. Dio che ha dato inizio, porta il Regno a compimento.

 

Vangelo secondo Matteo 9,27-31

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

OCCHI CHE VEDONO

La venuta di Gesù inaugura il tempo della salvezza, che determina anche un nuovo sguardo su cose e persone. Siamo ciechi quando rimaniamo bloccati a una visione individualistica e utilitaristica del mondo, e non sappiamo contemplare l’opera di Dio negli avvenimenti che accadono. Condizionati da un mondo qualificato come ‘brutto’ e oppressi da sguardi malevoli che accentuano ogni aspetto di negatività, non sappiamo più respirare. Donaci occhi nuovi, Signore.