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Vangelo secondo Luca 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

MISSIONE PER SOVRABBONDANZA

Tito e Timoteo sono il frutto più maturo della missione di Paolo, a loro volta testimoni e missionari del Signore Gesù. E’ un compito che investe tutti i cristiani, per la sovrabbondanza del dono ricevuto. Non possiamo tenere per noi la gioia e la verità del Vangelo, non solo attraverso un esplicito annuncio, come quando i genitori parlano di Gesù ai figli o gli amici agli amici. Un amore ci possiede, una risposta ci accompagna nel tragitto della vita: tutti hanno bisogno di incontrare Gesù.

 

Alla Gregoriana una conferenza sulla «Summa Theologiae»  di Tommaso d’Aquino

               Come una cattedrale gotica

Durante il quinto incontro del ciclo di conferenze sui grandi libri della tradizione cristiana, organizzato dal Centro Fede e Cultura Alberto Hurtado della Gregoriana, Etienne Emmanuel Vetö ha tenuto una conferenza in streaming sulla Summa Theologiae di Tommaso d’Aquino. Il professore ha esordito ricordando che Tommaso ha composto la sua opera più importante fra il 1265 e il 1274, anno della sua morte.      È questo il tempo delle cattedrali gotiche e, per certi versi, la struttura concettuale della Summa richiama per imponenza, organicità e slancio verso il cielo quella di questi magnifici monumenti medioevali.

L’Ordine dei domenicani aveva affidato a Tommaso il compito di seguire la formazione dei giovani e così egli cambiò in un certo senso il curriculum degli studi, in quanto non era soddisfatto dei manuali fino ad allora utilizzati, quasi tutti incentrati alla preparazione dei futuri confessori. Ideò così la Summa, una raccolta di tutto lo scibile teologico, suddivisa in parti: la prima su Dio e la Creazione; la seconda sugli atti umani, e la terza incentrata su soteriologia, cristologia e sacramentaria.

Tommaso ha concepito l’intera opera come una sorta di movimento: si parte da Dio, c’è un exitus con la creazione e poi c’è un redditus che tutto riconduce a Dio, non tanto in prospettiva escatologica, quanto in modo immanente poiché ogni cosa è orientata al suo Creatore e, infine, c’è la via da percorrere, ovvero Cristo e i sacramenti che comunicano Lui.

Nella prima parte Tommaso tratta del Dio Uno e Trino domandandosi se esista, quale sia la sua essenza e chi sia. Celebre è la “Questione 2” sull’esistenza di Dio nella quale Tommaso parla di vie e non di “prove”, come comunemente si afferma. Come noto, esse sono cinque e partono dal moto, dalla causa, dalla contingenza, dal grado di perfezione e dal fine. Per quanto riguarda l’essenza, Tommaso indaga con approccio prudente su cosa sia Dio o piuttosto su cosa Egli non è, poiché la nostra conoscenza è sempre inadeguata rispetto al Mistero. Venendo alla Trinità, per Tommaso essa è conoscibile solo attraverso la Rivelazione. In Dio esistono delle relazioni e questo diventa per l’autore la definizione di ciò che è una persona divina: il Padre è totale paternità in relazione al Figlio e questi è totale figliolanza in relazione al Padre.

Tommaso compie poi l’exitus parlando della Creazione. In quanto atto di essere solo Dio è in grado di creare dal nulla, ma questo non significa che Dio crea solo all’inizio, ma che continua a sorreggere la sua creazione in ogni istante. Trattando dell’uomo, creatura di frontiera fra il mondo angelico e quello materiale, Tommaso riprende il linguaggio di Aristotele di materia e forma, viste però non come due sostanze da giustapporre, ma come due principi di un’unica realtà. Vetö ha poi illustrato la seconda parte che tratta degli atti umani con i quali si compie il redditus. Il fine della vita umana è la beatitudine, ovvero conoscere e vedere Dio, dunque divenire quello che si conosce. Tommaso insiste sulla volontà, ovvero la capacità di indirizzarsi verso qualcosa o, meglio, di farsi attrarre da qualcosa. Importanti sono anche le passioni. Per raggiungere il fine della beatitudine bisogna dunque indirizzare la volontà e le passioni attraverso la Legge, ma ancor più attraverso le disposizioni interiori, ovvero le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) e le virtù teologali (fede, speranza e carità). Queste ultime non sono concepite come elementi aggiunti all’essere umano: la fede non è qualcosa di sovrapposto alla ragione, ma è la ragione illuminata e trasformata dalla grazia. Così la carità e la speranza sono la volontà sopraelevate dalla grazia.

La terza parte è dedicata a Cristo, via indispensabile per compiere il redditus, in quanto con la sua “divino-umanità” è mediatore fra Dio e l’uomo. Tommaso ragiona sulla persona di Cristo e sulle sue due nature, soffermandosi sulla autenticità dell’umanità del Signore. Infine dedica 33 Questioni ai misteri della vita di Cristo, poiché è ben cosciente che è attraverso la sua umanità che il Signore ci salva. Questo costituisce una rarità nel panorama della riflessione teologica, più interessata agli aspetti speculativi sulla divinità che sugli episodi della vita di Cristo.

di Nicola Rosetti

Vangelo secondo Marco 16,15-18

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

MISSIONE SENZA CONFINI

Queste parole di Gesù trovano la massima estensione con la vita e la missione di San Paolo, Apostolo delle genti. Dopo la chiamata sulla via di Damasco, Paolo risponde all’invito di Gesù e percorre le città dell’Asia Minore – odierna Turchia – della Grecia, arrivando a Roma e forse anche in Spagna, per annunciare Gesù e formare le prime comunità cristiane. Le sue lettere mostrano sapienza e passione. Lo invochiamo a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità di fede e di carità tra i cristiani.

 

Vangelo secondo Marco 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

GUARDIAMO E SEGUIAMO GESU’ MAESTRO

Continua la storia delle chiamate di Gesù, Maestro autorevole che affascina e conquista. Smarriti e incerti tra tante proposte e tanta confusione, abbattuti e tristi per difficoltà e paure, guardiamo e seguiamo il Maestro. Ci dona la sua PAROLA nel Vangelo della Messa festiva e di ogni giorno; lo vediamo nell’insegnamento del papa, da non ridurre agli slogan dei giornali ma da conoscere con integrità; lo riconosciamo nei santi e nei cristiani che lo testimoniano con la vita. Chiediamo la grazia di stupirci di Gesù, della sua presenza e della sua parola: solo lo stupore conosce.

 

SALUTE E SALVEZZA

“Gente del mio tempo, chi ti ha convinta che quando c’è la salute c’è tutto, se per l’ossessione di custodire la salute ti privi di tutto?” L’incipit dell’omelia di Epifania di un vescovo mi fa sobbalzare. Non bastano dunque i luoghi comuni immancabilmente ripetuti, a salvarci la vita. Incalza il nostro: “Chi ti ha persuasa che la generosità sia un azzardo, che la compassione una debolezza, l’amore sia un pericolo, la promessa che si impegna per sempre una imprudenza? Gente del mio tempo perché te ne stai a testa bassa a compiangere la tua situazione?”

Che cosa dunque ci fa rialzare la testa; che cosa, oltre la salute, ci è necessario per tornare a vivere? Vedo le chiese ancora ridestarsi col canto, ancora le famiglie raccontano storie di una fede gioiosa. A Natale, arrivano foto di fratellini che in casa impersonano il presepio vivente, con l'aggiunta dei pupazzi a rappresentare il bue e l'asinello. Il pianto per la perdita di una persona cara incontra la consolazione di una grande memoria di fede e di carità. Dallo schermo della tv appare la figura della vispa ragazzina che alla schiera di amici in pianto per la morte di Filippo Neri grida: "Filippo è vivo. Filippo è vivo: in Paradiso!", e corre per scale e cortili coinvolgendo tutti a cantare: "Preferisco il paradiso".

Non s’è interrotto il fiume di carità che dona lavoro e tempo libero, cibo e denaro, a persone vicine e persone sconosciute. Grazia più grande è guardare e amare, essere guardati e amati senza condizioni, come si scopre in testimonianze di accoglienza e adozione, e come affiora nei racconti di insegnanti, cappellani degli ospedali e delle carceri, e di missionari che diffondono la medicina della fede. Negli intrecci parentali e per le vie virtuali fiorisce la grazia dell’amicizia, dell’attenzione e della cura gli uni verso gli altri, e nella comunità cristiana la preghiera si allarga ad accompagnare e coinvolgere vicini e lontani. Il senso della vita si apre a un orizzonte che supera la chiusura dell’egoismo e della solitudine.

Stiamo imparando cose che credevamo di sapere. Le vicende di ogni giornata scorrono di fronte a Gesù. Nella piccola comunità convocata il flusso della parola che attualizza i fatti della sua vita, l'offerta del pane e del vino che ripresenta il suo sacrificio e la sua resurrezione, consolano e correggono. "Che cos'è l'uomo perché te ne curi?" domanda il salmo. Dio è all'opera dentro le nostre fatiche e tragedie, e continua a far germogliare nuove piante dal seme che muore. Il Signore della vita ci guarda come perla preziosa, campo del suo tesoro. Ci guarda e ci salva.

Vangelo di Marco, 3, 20-21

In quel tempo Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

LO SCONCERTO

‘I suoi’: parenti, amici, sconcertati da quello che Gesù fa e dice. E’ venuto via da Nazaret, ha lasciato il lavoro e le conoscenze strette, va in giro per il mondo parlando e facendo cose strane, e tutti gli corrono dietro. Cosa gli è successo, cosa combina? ‘E’ fuori di sé: bisogna fermarlo.
Gesù è la sorpresa della vita e butta all’aria i nostri piani e le nostre previsioni. Lo restringeremo nella nostra misura, lo chiuderemo nel nostro recinto? O seguiremo la sua strada?

 

L’AVVENTURA DI UN UOMO CURIOSO

Di fronte a una testimonianza raccontata con estrema semplicità, documentata da racconti su giorni di vacanza, esperienze scolastiche, feste, incontri, conferenze, ci si trova impacciati nel presentare un libro così personale, pluriforme e intenso. Il protagonista è un uomo dalla lunga vita, trascorsa attraverso vari livelli. Perfino la partecipazione giovanile all’Eta, l’organizzazione terroristica basca. Ben piantato nella cultura illuministica, docente universitario di antropologia e sociologia, con una prestigiosa carriera accademica alla Sorbona di Parigi e in Spagna, serenamente agnostico più che ateo professo, naviga totalmente estraneo ad ogni richiamo di fede. La sorpresa della vita inizia quando dal letto di una lunga degenza in ospedale, alle 6 del mattino si mette ad ascoltare la voce di Fernando Haro che alla radio commenta la foto del giorno pubblicata dai giornali. Una volta, due volte, cento volte. E’ l’inizio dell’avventura. I due si incontrano e si frequentano e Fernando fa scoprire a Mikel un mondo diverso, che lui, sociologo, non aveva neppure l’idea esistesse. Incontra famiglie, giovani, ragazzi, medici, insegnanti, gente di qualsiasi ceto e qualunque lavoro; partecipa alla loro vita, ascolta le loro testimonianze, entra nella loro esperienza. Nel libro presta la parola a uomini, donne, preti, industriali e operai, casalinghe e consacrati. Chi sono, da dove vengono, perché vivono così, come si fa a vivere così? L’esperienza che questa gente vive e racconta fa capo a Comunione e Liberazione, una realtà prima totalmente sconosciuta al nostro. Così come gli era sconosciuto il cristianesimo che ora gli appare davanti agli occhi nella pratica della vita vissuta. Basteranno lo stile brillante, la riflessione imponente, la libertà espressiva a invogliare a scorrere le 400 pagine sorprendenti di questo libro?
Mikel Azurmendi, L’abbraccio, Verso una cultura dell’incontro, BUR Rizzoli, saggi, 2020, pp 410 14,00

L'abbraccio. Verso una cultura dell'incontro

Vangelo di Marco, 3, 13-19

In quel tempo Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

COME LE ONDE

Un passaggio cruciale nella vita di Gesù. Egli è ‘unico’, ma non ‘solo’. Coinvolge ‘quelli che vuole’, secondo il piano misterioso che il Padre gli suggerisce. Li chiama ‘a stare con lui’. Un legame e una convivenza che diventano nuovo principio di vita e di azione. La missione di Gesù si allarga nello spazio e nel tempo attraverso la vita di coloro che Egli ‘costituisce’ come apostoli e manda nel mondo. Come le onde del mare, anche noi veniamo raggiunti e trasportati.

Vangelo di Marco, 3, 7-12

In quel tempo Gesù intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

PER QUALE BISOGNO?

Le folle riempiono il Vangelo di Marco. Dalle zone vicine, e dalle più lontane, ‘da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone’. Quando il bisogno si fa urgente, e quando appare la speranza della risposta, allora ci si muove. Per quale salvezza? Verso dove? Oggi ci si muove verso il vaccino, verso un ‘nuovo’ governo… Basterà la salute, basterà un buon governo? Il nostro bisogno attende qualcosa di più grande, anzi Qualcuno. Lo intravvedono persino gli spiriti impuri, svelando l’identità di Gesù.