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In vista della memoria di San Tommaso d’Aquino, giovedì 28 gennaio

Alla Gregoriana una conferenza sulla «Summa Theologiae»  di Tommaso d’Aquino

               Come una cattedrale gotica

Durante il quinto incontro del ciclo di conferenze sui grandi libri della tradizione cristiana, organizzato dal Centro Fede e Cultura Alberto Hurtado della Gregoriana, Etienne Emmanuel Vetö ha tenuto una conferenza in streaming sulla Summa Theologiae di Tommaso d’Aquino. Il professore ha esordito ricordando che Tommaso ha composto la sua opera più importante fra il 1265 e il 1274, anno della sua morte.      È questo il tempo delle cattedrali gotiche e, per certi versi, la struttura concettuale della Summa richiama per imponenza, organicità e slancio verso il cielo quella di questi magnifici monumenti medioevali.

L’Ordine dei domenicani aveva affidato a Tommaso il compito di seguire la formazione dei giovani e così egli cambiò in un certo senso il curriculum degli studi, in quanto non era soddisfatto dei manuali fino ad allora utilizzati, quasi tutti incentrati alla preparazione dei futuri confessori. Ideò così la Summa, una raccolta di tutto lo scibile teologico, suddivisa in parti: la prima su Dio e la Creazione; la seconda sugli atti umani, e la terza incentrata su soteriologia, cristologia e sacramentaria.

Tommaso ha concepito l’intera opera come una sorta di movimento: si parte da Dio, c’è un exitus con la creazione e poi c’è un redditus che tutto riconduce a Dio, non tanto in prospettiva escatologica, quanto in modo immanente poiché ogni cosa è orientata al suo Creatore e, infine, c’è la via da percorrere, ovvero Cristo e i sacramenti che comunicano Lui.

Nella prima parte Tommaso tratta del Dio Uno e Trino domandandosi se esista, quale sia la sua essenza e chi sia. Celebre è la “Questione 2” sull’esistenza di Dio nella quale Tommaso parla di vie e non di “prove”, come comunemente si afferma. Come noto, esse sono cinque e partono dal moto, dalla causa, dalla contingenza, dal grado di perfezione e dal fine. Per quanto riguarda l’essenza, Tommaso indaga con approccio prudente su cosa sia Dio o piuttosto su cosa Egli non è, poiché la nostra conoscenza è sempre inadeguata rispetto al Mistero. Venendo alla Trinità, per Tommaso essa è conoscibile solo attraverso la Rivelazione. In Dio esistono delle relazioni e questo diventa per l’autore la definizione di ciò che è una persona divina: il Padre è totale paternità in relazione al Figlio e questi è totale figliolanza in relazione al Padre.

Tommaso compie poi l’exitus parlando della Creazione. In quanto atto di essere solo Dio è in grado di creare dal nulla, ma questo non significa che Dio crea solo all’inizio, ma che continua a sorreggere la sua creazione in ogni istante. Trattando dell’uomo, creatura di frontiera fra il mondo angelico e quello materiale, Tommaso riprende il linguaggio di Aristotele di materia e forma, viste però non come due sostanze da giustapporre, ma come due principi di un’unica realtà. Vetö ha poi illustrato la seconda parte che tratta degli atti umani con i quali si compie il redditus. Il fine della vita umana è la beatitudine, ovvero conoscere e vedere Dio, dunque divenire quello che si conosce. Tommaso insiste sulla volontà, ovvero la capacità di indirizzarsi verso qualcosa o, meglio, di farsi attrarre da qualcosa. Importanti sono anche le passioni. Per raggiungere il fine della beatitudine bisogna dunque indirizzare la volontà e le passioni attraverso la Legge, ma ancor più attraverso le disposizioni interiori, ovvero le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) e le virtù teologali (fede, speranza e carità). Queste ultime non sono concepite come elementi aggiunti all’essere umano: la fede non è qualcosa di sovrapposto alla ragione, ma è la ragione illuminata e trasformata dalla grazia. Così la carità e la speranza sono la volontà sopraelevate dalla grazia.

La terza parte è dedicata a Cristo, via indispensabile per compiere il redditus, in quanto con la sua “divino-umanità” è mediatore fra Dio e l’uomo. Tommaso ragiona sulla persona di Cristo e sulle sue due nature, soffermandosi sulla autenticità dell’umanità del Signore. Infine dedica 33 Questioni ai misteri della vita di Cristo, poiché è ben cosciente che è attraverso la sua umanità che il Signore ci salva. Questo costituisce una rarità nel panorama della riflessione teologica, più interessata agli aspetti speculativi sulla divinità che sugli episodi della vita di Cristo.

di Nicola Rosetti