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Vangelo di Luca, 5,1-11

In quel tempo, Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; Così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

LA PRIMA PESCA

La prima pesca miracolosa nasce da due passaggi. Pietro mette la sua barca a disposizione di Gesù che parla alla folla sulla riva del lago. Inoltre, Pietro pescatore obbedisce all’invito di Gesù e getta le reti, andando contro la sua stessa esperienza. La prospettiva di Gesù è più grande. Fino al punto che Gesù lancia la vita del pescatore capobarca su un altro mare e un’altra pesca. Anche noi – ultimi pesciolini - siamo frutto dell’obbedienza e del rischio della fede di Pietro

Domenica 5 Settembre 2021, XXIII del Tempo Ordinario

Introduzione del celebrante
Arriviamo a questa eucaristia consapevoli della nostra fragilità e di tutto il nostro bisogno umano. Ci affidiamo al Signore Gesù che viene ad accompagnare e a sostenere la vita umana.

1. Presentiamo al Signore l’intera umanità, con tante fragilità e tanti drammi. Gli domandiamo la grazia di imparare a trattarci come fratelli e sorelle, sostenendoci nelle difficoltà e valorizzando la personalità e i doni di ciascuno,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Nessuno vive da solo e si salva da solo. Domandiamo al Signore la grazia di venire accompagnati da guide sagge e pazienti, per sperimentare la sua misericordia e la sua benevolenza,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Preghiamo per quanti sono privi dell’udito o della vista o sono colpiti da varie limitazioni. Domandiamo libertà, pace, vita per tutte le persone che vivono condizioni di oppressione e di indigenza,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Le nostre famiglie e le nostre comunità diventino luoghi di accoglienza, rispetto, aiuto per i deboli e gli esclusi, con larghezza di cuore e spirito di iniziativa,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Siamo davanti a te o Dio, come tua famiglia, fiduciosi nel tuo amore di Padre, nella tua presenza di Figlio e nostro fratello, nel fuoco di amore dello Spirito Santo. Tu che vivi e regni

PAROLA DETTA E UDITA

Un dono che ci pare ovvio: l’udire e il parlare, con la possibilità di conoscenza, apprendimento, di contatto, di comunicazione, di relazione. Ma c’è un passo in più.
Gesù, Parola incarnata, dona la parola e l’udito al sordomuto: nel Battesimo un gesto significativo manifesta che il Signore ci apre a un nuovo udito e a una nuova parola. Nella confusione di tante e parole ascoltate e lette, pronunciate e scritte, quali parole sanano e salvano? Chi ascoltiamo veramente? Il Gesù diventa Maestro vivo e attuale, nel Vangelo e nei fratelli che lo testimoniano.

 

 

Vangelo secondo Luca 4,31-37

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

LOTTA CONTRO SATANA

Ancora in sinagoga, nella città centrale del suo ministero pubblico. Ancora meraviglia e contestazione che viene del ‘nemico’ radicale. Satana riconosce in Gesù il suo vero avversario, il Santo, totalmente dalla parte di Dio. Gesù lo vince e libera l’indemoniato.
La battaglia di satana, nemico di Dio, si svolge nel cuore di ogni persona, oltre che nel grande teatro del mondo. Abbiamo la grazia di stare attaccati a Gesù che comanda agli spiriti impuri e se ne vanno.

Lunedì 30 agosto 2021, Beato Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano,
Roma 1880–Venegono Inferiore 1954

Vangelo secondo Luca 4,16-30

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

UN NUOVO INIZIO

Dopo il Vangelo di Matteo che ci ha condotto lungo tutta la vita pubblica del Signore Gesù, riprendiamo il cammino con Luca, ripartendo da Nazaret, dove Gesù ritorna dopo il battesimo al fiume Giordano e le tentazioni nel deserto. Nella sinagoga di paese Gesù lancia il ‘manifesto’ della sua missione: è lui il profeta di cui parla Isaia.  Come credergli? Già le opere compiute a Cafarnao lo confermano: a Nazaret pretendono che Gesù compia qualcosa di simile, ma pèrdono l’occasione del primo incontro.

Vangelo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

LA LIBERTA’ DELLA FEDE

Accogliamo ‘con docilità la parola che è stata piantata in noi’. Non siamo schiavi di una religione formale ed esteriore, né siamo chiamati a seguire le regole di un buon vivere in società. La fede cristiana è di più: siamo coloro hanno incontrato Gesù, lo amano e lo seguono; aderiamo a Lui con la libertà del cuore, per il bene della vita. Apparteniamo a un popolo che Dio fa suo per salvarlo e salvare il mondo. Un vivo rapporto con Gesù nella sua Chiesa dona alla vita un respiro più grande.

 

Vangelo secondo Matteo 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

I TALENTI

I talenti sono i beni personali, quelli che costituiscono la nostra personalità e costruiscono la nostra storia: giorni e ore, il corpo, cuore e mente e tutte le qualità che disegnano la nostra persona… Si sviluppano nel tempo, attraverso l’impegno della vita e gli incontri che accadono. Che cosa ne facciamo? Tutto ci viene donato, e tutto raggiunge il suo scopo quando la vita diventa risposta a Donatore. A un certo punto della vita, Agostino ha invertito la marcia, puntando tutto verso il Salvatore.

Vangelo secondo Matteo  25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

VIGILANZA E RESPONSABILITA’

Questa donna, Monica, madre di Sant’Agostino ha invocato e vigilato per molti anni il cammino di conversione del figlio, ed è morta in terra straniera, affidata e grata a Dio per avere compiuto la sua missione. Il compito dei genitori è di accompagnare i figli con la lampada accesa, senza potersi né doversi sostituire alla loro responsabilità. La preghiera – come per Monica – apre la strada all’azione di Dio che si propone alla libertà dell’uomo.

 

 

Vangelo secondo Matteo 24,42-51

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

VIGILANZA

La vigilanza alla quale Gesù ci invita non mira solo all’ultimo giorno, ma pervade ogni istante. Ogni istante veniamo posti di fronte alla Sua presenza, che stimola, provoca, lancia. In ogni giorno che ci viene affidato, e nella vita intera, ci misuriamo con il compito che il Signore ci affida. L’invito di Gesù ci libera dalla pigrizia, dalla solitudine e dalla tentazione di dominio. Ci salva da noi stessi, mettendoci di fronte alla grandezza e bellezza della nostra missione.

Vangelo secondo Matteo 23,27-32

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

IL BELLO DELL’OGGI

Apparire belli fuori ed essere marci dentro. Quale ipocrisia, e quale tristezza. Falsare la propria identità esige un grande sforzo, e non soddisfa il desiderio del cuore. Neppure la lamentela, continua e pervasiva, di chi loda con esclusività i tempi passati e si sottrae alle responsabilità del presente, immaginandosi migliore di chi l’ha preceduto. E’ bello vivere il presente con semplicità, riconoscendo il Signore che ci viene incontro oggi nelle circostanze del vivere.