Vai al contenuto

Memoria di vocazione

Negli anni che seguirono la fine della seconda guerra mondiale, l'anima delle persone si innalzò come vela al vento, e tanti ideali, anche contrapposti, veleggiarono sul vasto mare della società italiana. Ci fu chi si inoltrò su percorsi vecchi e nuovi precedendo tutti. Madre Antonietta Busetto è stata un'apripista. Ancor prima che ci si potesse rendere conto della sua scelta, se ne partì aggregandosi alla flottiglia delle Madri Canossiane, molto apprezzate nella sua isola, Pellestrina. Antonietta era la figlia più giovane degli zii più vicini, forte e vivace nel servizio alla sua famiglia e alla parrocchia, senza particolari pietismi. Mi riappare davanti agli occhi da quando avevo otto anni la sua faccia sorridente mentre da fuori batte il vetro della finestra che dava sulla strada e annuncia la nascita di una bambina, la prima nipotina. Giravano attorno alla Scuola Materna dell’Istituto Canossiano dell’isola parecchie ragazze, alcune delle quali la seguirono a grappolo. ...continua a leggere "Ricordando Madre Antonietta Busetto"

Dimmi dove sta il tuo cuore

Ieri stavo meditando, con l’aiuto di padre Fausti (cioè del suo libro, visto che lui purtroppo è morto), sulla chiamata di Levi. Nel frattempo, poco prima, la mia amica Cristina mi aveva mandato, come fa ogni tanto quando è ispirata dallo Spirito Santo, la Parola, cioè un brano destinato specialmente a me. Il regalo questa volta era l’incontro della Samaritana con Gesù al pozzo. Poco più tardi, a messa, ad essere chiamato da Gesù nel Vangelo era Zaccheo. Tre chiamate, tre incontri, totalmente diversi. Adesso qualcuno penserà che sono fissata con la differenza, però ci sono alcuni fatti innegabili.
Levi, che la tradizione identifica con Matteo, era l’esattore delle tasse, e lo sguardo di Gesù lo convince a lasciare il banco delle imposte, immagino pieno di soldi. Anche Zaccheo, vedendosi amato e guardato in modo speciale, decide di restituire i soldi rubati, dando indietro quattro volte tanto, e di dividere i suoi averi a metà con i poveri. Per la samaritana invece non è un problema di soldi, di attaccamento alle cose. A lei Gesù dice “va a chiamare tuo marito”. Cioè dimmi chi ami, dimmi dove sta il tuo cuore.
Ho pensato allora alle donne chiamate nel Vangelo. ...continua a leggere "COSTANZA MIRIANO"

imageCelebrazione dell’Eucaristia per il funerale

Possiamo scorgere i tratti di queste Beatitudini evangeliche nel volto e nel cuore, nella vita e nell’opera di AntonMaria? AntonMaria, il nome così chiaro e caratteristico con il quale immediatamente egli si identificava. Lasciamo alla misericordia del Signore ogni valutazione e ogni giudizio. A noi spetta il compito e quasi il dovere di accogliere la testimonianza delle persone che Egli ci dona e con le quali accompagna la nostra vita e la storia del mondo.
Le beatitudini di AntonMaria: mite e combattivo, povero di spirito e ardente, disposto a piangere con chi piange e a condividere la gioia del prossimo, puro di cuore e affamato e assetato di giustizia e di carità, e forse in una certa misura anche perseguitato. ...continua a leggere "Professor Anton Maria Scarpa – 15 novembre 2016"

Grazie don Angelo! Seguo per tv 2000 la GMG e mi sento parte... Ieri sera con Silvia sono stata coinvolta nella sua vita pensando che la sfida della realtà vale per lei ma non meno per me...la realtà va vissita secondo la modalità con cui si presenta e ne dobbiamo scoprire il significato...senza subirla! E qs non dipende dalla difficoltà della realtà ma esclusivamente da me! Dal mio rapporto con Cristo...Grazie x la proposta della sua testimonianza in qs tempo d'estate. Buona domenica. Luisa

Grazie mille don Angelo. Sono contento, soprattutto della testimonianza. Perché essa è molto importante. Essa un altro aspetto dell'evangelizzazione pour il mondo di oggi.
Grazie mille. Ogni volta che c'è una cosa nuova, se è possibile Lei potrebbe mandarmi. Cosi sarà un aiuto all'evangelizzazione dove ho a riempire la missione di Gesù. Grazie mille. Padre Yves Joël JACQUELIN

La testimonianza di ieri sera di Silvia è stata molto arricchente, profonda, mai commemorativa; un mettere in pratica quotidianamente quel "date ragione della speranza che è in voi".
Sembrava raccontata da un narratore estraneo tale era la serenità, ma con l'intensità propria solo di chi ha vissuto direttamente ciò che stava raccontando.
Grande serenità, profonda fede, grande amore.
Mi aveva sorpreso quel processo di santificazione che papa Giovanni Paolo II aveva introdotto: santi del quotidiano, persone che avevano vissuto la loro fede senza apparenti gesti di grandezza se non nel loro quotidiano. Ieri mi è stato tutto più chiaro.
Santo è chi accetta fiducioso il susseguirsi degli eventi, molti dei quali non può controllare, con lo sguardo rivolto avanti, con la consapevolezza che il peso che porta è commisurato alla forza che gli sarà data per portarlo, che tutto ha un senso anche se al momento può sfuggire.
Credo che la lezione più bella Silvia e Ugo l'abbiano data e la diano ai loro figli, insegnamento di vita. Lezione, che hanno voluto condividere anche con la nostra comunità. Riccardo

Grazie Don Angelo della bella serata di ieri. Un'introduzione formidabile all'Assunzione cui guardiamo per la nostra vita e per la vita di tutti. Lei é di una bellezza da togliere il respiro. Non ho perduto una parola e credo che il Duomo sia stata la cornice giusta per una testimonianza che aveva il profumo dell'eterno. É per una cosa così che si vive, é per un destino così che si muore. La famiglia poi era presente su quell'altare al completo e penso che chiunque abbia avvertito questo. Bravo anche tu a stare al livello di semplicità e di verità richiesto ieri.
Ringrazio il Signore per essere dentro questa storia di uomini e donne... Piergiorgio

Ricevo e pubblico con piacere:

"Che bella giornata"! Mi dice mia suocera contenta mentre aspettiamo mio marito che ci riporterà a Milano. Eppure è piovuto di brutto a San Fior, e siamo stati in chiesa due ore! Ma ha ragione e il perché sta proprio in un qualche cosa che ti porti a casa.
Spesso facciamo cose o incontriamo persone che ci scivolano addosso, altre invece ci lasciano un segno. La gita/pellegrinaggio con la parrocchia del Duomo a San Fior per ricordare la fondatrice delle Suore del Santo Volto ,Madre Maria Pia Mastena, e per condividere la gioia delle promesse definitive di quattro suore, pur nella fatica ,ci hanno lasciato questi segni.
E' stato particolare il canto delle litanie dei santi, che descrive la chiesa lungo la storia .Ogni santo ha una fisionomia particolare: chi ha aiutato i malati,chi ha educato i giovani, chi è morto in un lager ,chi si è fatto povero ... E Dio si è servito delle persone per dare da mangiare, per asciugare lacrime,per guarire dalle malattie e per educare come la beata Mastena.
Il Santo Volto di Gesù è lì anche per noi e non solo per le suore!Anche a noi come a queste quattro suore Gesù ha fatto un grandissimo regalo e cioè la Sua compagnia.
Torniamo contente perché ci sentiamo parte di questa grande famiglia che è la chiesa dove ognuno è invitato a esserci secondo la propria specifica vocazione.
Un grazie alla gioiosa accoglienza delle suore !
È vero,è stata una bella giornata
Rita

Giubileo-dei-SacerdotiSimone e Pietro:           insieme nel Giubileo dei sacerdoti

Simone e Pietro: due nomi per la stessa persona. Due momenti di vita, due condizioni. Che tuttavia non costituiscono un prima e un dopo, determinato una volta per tutte. Si intersecano invece, si attraversano e si superano vicendevolmente. E’ la storia di Simone chiamato Pietro. La ricorda Papa Francesco nella prima meditazione della giornata di Ritiro del Giubileo dei Sacerdoti nella Basilica del Laterano, seguìta da due altre, nella Basilica di Santa Maria Maggiore e di San Paolo. La personalità di Pietro, la sua adesione appassionata a Cristo e la sua manifesta incoerenza ci tagliano la strada e ci costringono a specchiarci sulla sua umanità così vivace e così fragile. Simone detto Pietro, investito e quasi avvolto da un compito che lo abbraccia e lo supera. ...continua a leggere "Giubileo dei Sacerdoti"

«Quando si vede la Terra da questa posizione e si osservano dall’alto tutte le bellezze naturali esistenti, è davvero difficile concludere che non sia esistita una Forza intelligente che ha creato tutto questo». Sono le parole Michael S. Hopkins, colonnello della U.S. Air Force e astronauta della Nasa, partito nel settembre 2013 a bordo della navicella Soyuz TMA-10M per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale.
Poche settimane prima di partire, l’astronauta americano ha completato il percorso di catechesi per adulti che la Chiesa cattolica propone a chi chiede di battezzarsi come cattolico. Unaconversione, ha spiegato, nata non solo perché la moglie e le due figlie adolescenti sono a loro volta cattoliche, ma perché «sentivo che mancava qualcosa nella mia vita».
Grazie ad uno speciale accordo con l’Arcidiocesi di Galveston-Houston e con l’aiuto di padre James H. Kuczynski, parroco della chiesa di Santa Maria Reina di Friendswood, Hopkins ha portatocon sé nello spazio una pisside con sei ostie consacrate, divise ciascuna in quattro pezzi. Abbastanza da poter ricevere la Comunione una volta alla settimana per le 24 settimane che è rimasto a bordo della Stazione spaziale. «Sapendo che Gesù era con me, ho affrontato con maggior sicurezza il momento in cui sono uscito dalla stazione spaziale, camminando nel vuoto dell’universo», ha detto.
D’accordo con un funzionario della Nasa, Hopkins per tutte le 24 settimane della missione ha persino ricevuto via e-mail l’omeliadel suo parroco. Le foto in cui l’astronauta pregava all’interno della “cappella” spaziale, un atrio a vetrate detto la “Cupola” che offre un panorama cosmico, hanno ricordato a molti la notte di Natale del 1968, quando l’americano Frank Borman, a bordo dell’Apollo 8 in orbita intorno alla Luna, lesse il libro della Genesi in diretta televisiva, uno dei momenti più memorabili che si ricordano. Nel 1994, Sid Gutierrez, Thomas Jones e Kevin Chiltonpregarono assieme sullo space shuttle in volo a 125 miglia sopra l’Oceano Pacifico, mentre l’astronauta Mike Massimino volle confessarsi prima della partenza, nel 2000, portando con sé una bandiera del Vaticano che – una volta atterrato sulla Terra – regalò a papa Giovanni Paolo II.
Hanno fatto il giro del mondo le fotografie della “nostra”Samantha Cristoforetti sulla navicella che, nel 2014, l’ha portata nello spazio, alle cui spalle compaiono alcune icone cristiane e un crocifisso. «Dicono che non ci sono atei in trincea, ma probabilmente non ve ne sono nemmeno nelle navicelle spaziali», ha ironizzato l’astronauta statunitense Michael Timothy Good.

Euc nello spazio

 

AZennaroCHE TEMPRA D’UOMO. E DI PRETE

 

Monsignor Zennaro: quanto lunga è stata la sua vita! E quante delle nostre vite, di preti e laici, la sua vita ha attraversato. Confusamente ricordo il suo primo periodo di 'prete delle ACLI' e di tante attività lavorative o sindacali. Il periodo della sua direzione del Seminario coincise con i miei ultimi anni di liceo e con la teologia. Aveva un formidabile impianto ordinatore e promozionale che mise al servizio della disciplina del Seminario, riempiendola nello stesso tempo di una sorta di ‘furore ascetico’: una dedizione totale al Signore e al servizio della Chiesa. ...continua a leggere "don Antonio Zennaro"

Il ricordo e la preghiera di un padre e fratello

di Francesco Lambiasi*
16 aprile 2016

Caro direttore, scrivo di getto perché ho una cosa bella da raccontarti, di quelle che si confidano con il “tu”, sottovoce, tra amici. È una storia bella, bellissima, perché autentica, ardente di amicizia, contagiosa di perfetta letizia. È per questo che l’affido a te, perché diventi come una pagina di quel “quinto evangelo” che potranno gustare in molti. Mercoledì scorso, qui a Rimini, mi è morto un prete, don Giuseppe. Quando ho detto prete, ho detto tutto. ...continua a leggere "In morte di un prete-prete (perché ce ne siano sempre)"