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Domenica 6 gennaio 2019 – Epifania del Signore (solennità)

GIORNATA DELL’INFANZIA MISSIONARIA

Introduzione del celebrante:

In questa festa dell’Epifania preghiamo per tutti gli uomini e in particolare per  i bambini.

  1. Signore Gesù, sei stato cercato e adorato dai Magi. Ti preghiamo per coloro che ti cercano anche senza conoscerti, perché ti ritrovino come risposta all’attesa del cuore e al bisogno della vita,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, molti di noi abbiamo avuto la grazia di incontrarti da bambini; ti affidiamo chi ci ha introdotto alla fede cristiana, genitori ed educatori; dona la stessa grazia anche alle nuove generazioni,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo tutti i bambini del mondo: possano vivere e crescere in una famiglia vera, in una comunità di fede, in un paese di pace, in un mondo accogliente,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. 4.    Signore Gesù, ti affidiamo “i giovani perché, seguendo l’esempio di Maria e Giuseppe e dei Magi, rispondano alla tua chiamata per comunicare al mondo la gioia del Vangelo” *

Noi  ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante:

Signore Gesù, accogli la nostra preghiera. Apri il nostro cuore a incontrarti insieme con Maria e Giuseppe. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

*Apostolato della preghiera

Spunto per la festa

Ogni uomo desidera e ricerca, seguendo i segni che gli vengono donati. Abbiamo riconosciuto Gesù attraverso persone e fatti, che ci hanno condotto a incontrarlo nella Chiesa. Prendiamo sul serio il nostro desiderio profondo, e apriamoci alla risposta che ci viene consegnata. E’ una grande grazia, da non perdere e anzi da comunicare. E’ una responsabilità, lieta e viva, di fronte a tutti, in particolare i bambini, a partire dai nostri figli.

 

Che te ne fai del tempo?

Per decenni, anzi per quasi un’intera vita, hai usato il tempo come moneta non tua. Il tempo ti veniva consegnato a pezzettini, ciascuno riempito da un compito particolare, al quale se ne sovrapponeva subito un altro. Hai imparato a fare due cose contemporaneamente, tentando di non soffocare nella confusione: leggere e ascoltare musica, camminare e pregare, ascoltare e guardare... Consideravi distensiva la tua 'professione', che non ti appiattiva in un'unica mansione ma ti faceva trascorrere da un compito a un altro, ti interrompeva e di inquietava, ti lasciava in casa e ti portava fuori, in chiesa o al computer, in giro per le case o a preparare un incontro, a un dialogo o dentro il silenzio. Una straordinaria varietà che accresceva la letizia e l'ampiezza dell'essere prete e non faceva pesare l'accumulo delle occupazioni.
Ed ora, ecco che le giornate si aprono sulla soglia di casa lasciandoti spazi aperti, senza presentarti il conto delle cose da fare, senza l'intasamento di impegni sovrapposti l’uno all’altro. Ê pur vero che a sistemare la nuova abitazione non si finisce mai, e il riordino di libri, quaderni e fogli è un ronzio di api attorno all'alveare; anche l'accudimento di qualche mansione domestica richiede la sua parte. Ma il tempo si apre come una strada senza ostacoli, una piatta pianura. Sei libero, come è arrivata a dirti la parola autorevole del Papa.
Libero da che? Libero perchè?
Arrivano ben presto le festività natalizie, occupandoti larghi spazi con il 'lavoro' delle celebrazioni e delle confessioni e con la presenza di amici e familiari. Si inseriscono qua e là alcuni inconvenienti tecnici, specializzati a far perdere tempo.
Ma, alla fin fine, che te ne fai del tempo? Che te ne fai di mattine o pomeriggi improvvisamente liberi?
Ecco. Come ruscelli e fiumi che si riversano sul lago, vengono a rincorrersi antiche e nuove occupazioni. Parenti malati da andare a trovare, persone da visitare, scritture da sistemare, giornali da sfoltire, siti da indagare, inviti a pranzo da smaltire, proposte di incontri pastorali da soddisfare e persino la vita di condominio a cui badare. Sbucano nuove possibilità, lungamente desiderate o uscite di sorpresa. Quanti anni impiegherai a percorrere le amplissime tremilaquattrocento pagine della Bibbia più voluminosa che possiedi, ricche di introduzioni e commenti? Quanti libri ti restano da leggere del grande teologo ammirato e appena accarezzato? Quante nuove conoscenze o la ripresa di antiche? Intravedi nuovi intasamenti di occupazioni, sovrapposizioni di interessi e di attrattive. Magari un concerto mai calcolato o un film mai visto, o un viaggio mai considerato. Infine, la scoperta di un filone di familiarità con il mistero, finora non intravisto, che viene a sorprenderti l'anima. La pianura si anima di alberi e case, di incontri e sorprese, aprendosi a un orizzonte di cui non scorgi il confine.
Don Angelo

Domenica 30 dicembre 2018 - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ MARIA E GIUSEPPE, Ciclo C

Introduzione del celebrante
La festa della famiglia di Gesù è la festa della nostra famiglia, di ogni famiglia umana, che affidiamo a Gesù, Maria, Giuseppe.

1. Signore Gesù, ti ringraziamo per aver sperimentato come noi la vita della famiglia. Dona alle nostre famiglie di riconoscerti e accoglierti,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Signore Gesù, concedi ai coniugi di godere la pienezza di vita e di felicità del sacramento del matrimonio, nel dono dell’amore fedele e nel frutto dei figli,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, ti affidiamo le famiglie povere, senza casa e senza patria, senza amore e senza pace; apri i cuori di tutti all’accoglienza e alla misericordia,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Signore Gesù, ti affidiamo i giovani, i fidanzati, le giovani famiglie; rinascano responsabilità e fiducia per la costruzione della famiglia cristiana, per il futuro della comunità umana e per la missione della Chiesa,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Grazie o Signore, per la nostra famiglia umana e per la grande famiglia della Chiesa, fonte di gioia e di speranza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto per la festa:
Tutti noi siamo figli di Dio, e i nostri figli sono dono suo. Questa à l’origine della nostra persona e di ciascuna famiglia. Non cominciamo da noi stessi, ma cominciamo da Dio che ci è Padre, da Cristo che si è fatto uomo per redimerci, dallo Spirito Santo che ci dona il suo amore. Da questo principio rinascono la vita, la famiglia, la società. La fede apre a capire che cos’è uomo, donna, famiglia, e per rinnovare la società umana.

NATALE 2018
Un avvenimento imprevisto: accade

La meraviglia del Natale svela il volto del cristianesimo, ne fa percepire il battito del cuore. Ecco, un Bambino nasce, un avvenimento accade nella vita di due giovani sposi e si diffonde come un’eco tra le greggi dei pastori, rimbalza nella stella dei Magi e cammina per le strade del tempo. Un avvenimento atteso eppure totalmente imprevisto e sorprendente. Viene Gesù, sui passi dei profeti e sull’onda della voce del Battista, e gli uomini si sorprendono di poter guardare in faccia Dio e di poterlo abbracciare.
“Venne Gesù e fece il cristianesimo”, dice il poeta Péguy. Non una cosa che già c’era, come adorare la luna o il sole o un animale o una località ritenuta sacra. Non una fantasia mitologica, come gli antichi dèi di Omero, un’invenzione di filosofo, una filosofia di vita o una tendenza umanitaria che si sviluppa. Gesù che viene è il cristianesimo: un avvenimento accaduto a delle persone e scoppiato dentro la vita.
Per dire il cristianesimo dobbiamo riferirci a dei fatti, narrare una storia, raccontare di persone, dire dei nomi. Come hanno fatto tutti gli evangelisti: Marco, un vangelo pieno di cose e avvenimenti; Matteo, impregnato della mentalità del suo popolo; Luca, che interroga Maria e le persone che l’avevano conosciuta; Giovanni, che riferisce ‘quello che abbiamo visto e udito e le nostre mani hanno toccato’.
Il cristianesimo si diffonde come un fatto, una realtà umana vissuta in mezzo al mondo: gli ‘Atti’ degli apostoli, più che i loro discorsi; la vita dei cristiani, più che le loro parole. Discorsi e parole servono a raccontare un fatto, a precisare i contorni di una cosa che succede. ‘Nel nome di Gesù’ Pietro guarisce lo zoppo, Paolo invita Filemone ad accogliere lo schiavo come fratello, la Didachè racconta dei cristiani che hanno in comune il pane ma non il talamo. Una vita vissuta, una vita nuova dentro il mondo, una vita salvata e che salva.
Per far conoscere il cristianesimo, occorre raccontare una storia e viverla ora. Raffigurarla nei presepi delle chiese, delle case, delle strade e delle scuole. Rappresentarla nelle recite e nei presepi viventi con una mamma e papà e bambino reali e bambini vestiti da pastori. Una storia che rivive nei santi e nei cristiani di ogni giorno, che amano Gesù come l’hanno amato Maria e Giuseppe, la Maddalena e Pietro e Giovanni. Gesù si consegna alla storia attraverso il segno dell’unità dei suoi: “Che siano una sola cosa, perché il mondo veda”. Si fa riconoscere nel povero e nel debole, nel carcerato e nel peccatore pentito. Un segno, una vela nel mare del mondo, una barca per naviganti e per naufraghi. “Viene Gesù e fa il cristianesimo”.

Verso NATALE 2018

La meraviglia del Natale svela il volto del cristianesimo, ne fa percepire il battito del cuore. Ecco, un Bambino nasce, un avvenimento accade nella vita di due giovani sposi e si diffonde come un’eco tra le greggi dei pastori, rimbalza nella stella dei Magi e cammina per le strade del tempo. Un avvenimento atteso eppure totalmente imprevisto e sorprendente. Viene Gesù, sui passi dei profeti e sull’onda della voce del Battista, e gli uomini si sorprendono di poter guardare in faccia Dio e di poterlo abbracciare.

“Venne Gesù e fece il cristianesimo”, dice il poeta Péguy. Non una cosa che già c’era, come adorare la luna o il sole o un animale o una località ritenuta sacra. Non una fantasia mitologica, come gli antichi dèi di Omero, un’invenzione di filosofo, una filosofia di vita o una tendenza umanitaria che si sviluppa. Gesù che viene è il cristianesimo: un avvenimento accaduto a delle persone e scoppiato dentro la vita.

Per dire il cristianesimo dobbiamo riferirci a dei fatti, narrare una storia, raccontare di persone, dire dei nomi. Come hanno fatto tutti gli evangelisti: Marco, un vangelo pieno di cose e avvenimenti; Matteo, impregnato della mentalità del suo popolo; Luca, che interroga Maria e le persone che l’avevano conosciuta; Giovanni, che riferisce ‘quello che abbiamo visto e udito e le nostre mani hanno toccato’.

Il cristianesimo si diffonde come un fatto, una realtà umana vissuta in mezzo al mondo: gli ‘Atti’ degli apostoli, più che i loro discorsi; la vita dei cristiani, più che le loro parole. Discorsi e parole servono a raccontare un fatto, a precisare i contorni di una cosa che succede. ‘Nel nome di Gesù’ Pietro guarisce lo zoppo, Paolo invita Filemone ad accogliere lo schiavo come fratello, la Didachè racconta dei cristiani che hanno in comune il pane ma non il talamo. Una vita vissuta, una vita nuova dentro il mondo, una vita salvata e che salva.

Per far conoscere il cristianesimo, occorre raccontare una storia e viverla ora. Raffigurarla nei presepi delle chiese, delle case, delle strade e delle scuole. Rappresentarla nelle recite e nei presepi viventi con una mamma e papà e bambino reali e bambini vestiti da pastori. Una storia che rivive nei santi e nei cristiani di ogni giorno, che amano Gesù come l’hanno amato Maria e Giuseppe, la Maddalena e Pietro e Giovanni. Gesù si consegna alla storia attraverso il segno dell’unità dei suoi: “Che siano una sola cosa, perché il mondo veda”. Si fa riconoscere nel povero e nel debole, nel carcerato e nel peccatore pentito. Un segno, una vela nel mare del mondo, una barca per naviganti e per naufraghi. “Viene Gesù e fa il cristianesimo”.

 

I giorni

LA FRECCIA DEL DESIDERIO

Lo aspettavamo. Aspettavamo l’Avvento, con il richiamo all’attesa, la festa della Madonna Immacolata pura e santa, e Giovanni Battista aspro e deciso. Abbiamo bisogno dell’Avvento. Di giorno in giorno, di domenica in domenica, l’Avvento aggiusta l’obiettivo del nostro desiderio. Desideriamo sempre, tutto e di tutto. A colmare il bisogno non basta lo sfolgorio degli sconti in negozi e supermercati, proposti in giorni imprevisti con inventiva americana. Occorre avere davanti agli occhi il punto a cui guardare, l’obiettivo verso il quale drizzare la freccia del desiderio, ogni giorno e ogni istante. Non che si debba buttar via tutto il resto, per cercare solo Gesù; si tratta invece di desiderare e domandare Gesù dentro tutto e attraverso tutto.

Che bello l’esempio della bambina di quinta elementare di Riviera del Brenta che raccoglie le firme degli amici per ripristinare il nome di Gesù nella canzone di Natale. Che belle le recite con genitori e nonni. Che belle le fragili luminarie che lampeggiano per vie e piazze. E i frammenti di carità e bontà che squarciano la zolla della nostra indifferenza.

Ma il desiderio desidera di più e non gli bastano le stelle del cielo e le luci della terra. Lo avvertiamo dal vuoto che prende l’anima, e dall’urgenza del bisogno delle persone che ci circondano o di cui sentiamo notizia: bimbi senza scuola, mamme e papà senza casa, mondo senza pace e politici senza energia; giovani senza lavoro e famiglie senza figli, disastri in discoteca o in mare. Che cosa occorre oltre il dolce affetto dei familiari che si ridesta e riscalda nelle feste e nei lutti, oltre l’amicizia forte e collaborativa che sostiene nei passaggi della vita?

Qualcuno ci ha forse promesso qualcosa? Qua e là, nelle chiese e nelle strade, bucano l’aria i canti della Novena e della Chiara Stella. La maestra racconta la storia di Gesù, l’annuncio dell’Angelo a Maria, il viaggio verso la grotta, e i bambini si incantano ad ascoltare con orecchi tesi e occhi spalancati – più delle storie inventate, più delle avventure degli extraterrestri, più delle imprese degli eroi. In una eccezionale serata prenatalizia, le parole dei poeti, le suggestioni delle immagini, le musiche delle canzoni disegnano il percorso di uomini e donne di tutti i continenti e tutti i climi, in cammino sull’onda del desiderio. Quando il desiderio trova la direzione giusta, si impenna e procede. “Cammina l’uomo quando sa bene dove andare’. L’Avvento ci è necessario, Cristo è necessario al nostro desiderio. L’energia del cuore e il vigore della mente tendono alla mèta del Verbo che si fa carne e abita in mezzo a noi. Ed ecco, ‘il suo bisbiglio già viene’.

Don Angelo

 

 

 

Domenica 16 dicembre 2018

III DI AVVENTO “GAUDETE”, Ciclo C

Introduzione del celebrante

Accompagnati dall’invito di Giovanni Battista, domandiamo di desiderare e riconoscere Cristo che viene nella nostra vita.

Preghiamo insieme:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

  1. Signore Gesù, mentre si avviciniamo al Natale con i giorni della Novena, rinnova in noi la gioia dell’attesa di Te. Rendici attenti a tutto quello che richiama il Natale cristiano,

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

  1. Signore Gesù, ti affidiamo il Papa, i vescovi, i sacerdoti e tutti coloro che con la parola e la vita annunciano la tua venuta, come Giovanni Battista,

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

  1. Signore Gesù ti affidiamo i cristiani perseguitati, le persone coinvolte in attentati e guerre, gli uomini, le donne, i bambini che non trovano patria e casa e sono violati nella loro libertà e dignità. Apri il nostro cuore alla condivisione e all’accoglienza.

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

  1. Signore Gesù, ti domandiamo che ogni aspetto della vita sia accompagnato dalla preghiera, dalla carità, dalla speranza e dalla gioia cristiana,

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

Conclusione del celebrante

Signore Dio Padre, ti presentiamo la nostra preghiera, per vivere i giorni di questa settimana nell’attesa del tuo Figlio Gesù, unica vera risposta alle nostre attese. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

Spunto per la domenica

Giovanni Battista ci invita a un uso corretto della vita, al rispetto degli altri, alla solidarietà, in rapporto alla nostra vocazione e missione. Ma egli stesso confessa che Colui che viene è più grande. Non basteranno le nostre pur necessarie buone opere a salvarci. Occorre aprire il cuore a riconoscere il Signore che viene, ad accoglierlo, fargli spazio nei nostri pensieri e nella nostra vita. Egli si manifesta oggi in chi lo accoglie e lo desidera.

 

Domenica 2 dicembre 2018 - I DI AVVENTO, Ciclo C

Introduzione del celebrante
Avvento è attesa e domanda, desiderio e sguardo in avanti. Volgiamo la nostra comune preghiera al Signore che viene.

Preghiamo insieme e diciamo: VIENI SIGNORE GESU’

1. Signore Gesù, all’inizio dell’anno liturgico che ripercorre la storia del mondo e la tua vita terrena, ti affidiamo il popolo di Dio; con la guida del Papa e di tutti i nostri pastori possa giungere all’incontro con te,
Noi ti preghiamo: VIENI SIGNORE GESU’

2. Signore Gesù, rendici vigilanti nel buon uso del tempo e delle energie in ogni circostanza. Le persone impegnate nella trasmissione della fede trovino un linguaggio adatto e un cuore aperto, in dialogo con le culture Noi ti preghiamo: VIENI SIGNORE GESU’
3. Signore Gesù, Ti preghiamo per quanti si trovano in situazioni di sofferenza per la salute, la difficoltà del lavoro, la mancanza di serenità in famiglia e nella società; rendici aperti e solidali,
Noi ti preghiamo: VIENI SIGNORE GESU’

4. Signore Gesù ti preghiamo per le famiglie, i giovani, i ragazzi, gli educatori. Insegnaci a farci compagnia nella fede e nella carità,
Noi ti preghiamo: VIENI SIGNORE GESU’

Conclusione del celebrante
O Signore, a te presentiamo le nostre suppliche, desiderosi di accoglierti e attenti a riconoscerti. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

Spunto per la domenica
E’ terminato un anno liturgico e nei inizia l’anno C. Il Vangelo richiama ancora la fine del mondo: possiamo constatare la fragilità del nostro mondo personale e di quanto ci circonda: persone e cose franano. C’è un nuovo: l’Avvento ci ricorda che la vita si muove sulla promessa di Gesù: alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. La nostra attesa non si protende nel vuoto, ma si volge a Colui che ci viene incontro. Manteniamo questa speranza certa, accompagnati dalla nostra comunità, dalla Chiesa, dal Papa. Non disperdiamoci nelle vane attese delle dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita.

Domenica 25 novembre 2018 - SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE, GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO, Ciclo B

Introduzione del celebrante
A conclusione dell’anno liturgico ci affidiamo alla potenza e alla misericordia del Signore Gesù.

1. Gesù, re e Signore dell’universo, a te affidiamo la nostra vita e il destino del mondo, il presente e il futuro. Attraverso la tua croce dònaci misericordia e speranza,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Gesù, re e Signore della Chiesa, Ti affidiamo il cammino ecumenico, per l’unità e la fraternità tra i popoli e le religioni, nella libertà e nella pace,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Gesù re e Signore di ogni persona, tu vinci il male: a Te si sottoponga ogni potenza terrena, e si volga in favore dei poveri e deboli, di chi cerca una patria e una casa,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Gesù re e Signore, ti affidiamo il compito educativo dei papà e delle mamme. Gli sposi vivano nella fedeltà e nell’amore, accogliendo la vita come missione,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Accogli, Gesù Signore, la preghiera del popolo che ti sei conquistato con l’amore offerto sulla croce. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Spunto per l’omelia
Gesù e Pilato, l’uno di fronte all’altro. Una scena imponente, che fa venire a mente il Racconto dell’Anticristo di Soloviev: l’Imperatore di fronte allo staretz Giovanni che dice: ”Quello che abbiamo di più caro è Cristo…”. Due ‘regni’, due modi di concepire la vita e di viverla.
A conclusione dell’anno liturgico, siamo posti di fronte a Cristo: la sua signoria ci libera dal potere del mondo. Donando noi stessi, come Gesù che ha amato fino alla croce, possiamo ritrovare la verità della nostra persona e collaborare alla salvezza dell’umanità.