Vai al contenuto

Vangelo secondo Giovanni 10,27-30

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

FIGLI E FRATELLI AMATI E ACCOMPAGNATI

Entriamo nella vita amati e accompagnati. Viviamo nella chiesa come figli e fratelli. Dio è Padre provvidente; Gesù Buon Pastore ci chiama e accompagna con la sua voce, la sua parola, il suo pane, nella comunità della Chiesa. Possiamo guardare a noi stessi non come esseri soli e abbandonati, ma come figli e fratelli. E’ una realtà da vivere e da imparare ogni giorno, attraverso la preghiera, l’apertura di cuore, la carità. Da qui nascono la letizia della vita e il senso di responsabilità.

Vangelo secondo Giovanni 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

 

FIDARSI DI GESU’

 

Arriviamo al dunque. Quando uno ti propone una cosa grande, che tu non capisci, ci sono due possibilità: o te ne vai, oppure la accoglie per la fiducia in chi ti parla; in seguito potrai verificarla. La prima è la posizione di ‘molti dei suoi discepoli’ che se ne vanno. La seconda è quella di Pietro e degli altri chiamati con lui. L’esperienza compiuta con Gesù permette di fidarsi delle sue parole, che donano vita. Come potranno verificare. Vale anche per noi.

Un film originale, scattante, coinvolgente

La sorpresa c’è stata tutta, anzi si è moltiplicata. Cosa può essere un film su Padre Marella? Una rassegna dei fatti della vita, una carrellata di personaggi, un dibattito sulle idee e sulla interpretazione delle vicende… Macchè! Veniamo buttati dentro le immagini del passato e del presente, tra ragazzi e famiglie di ieri e di oggi, con sequenze che si attraversano e si intrecciano e un uomo barbuto che spunta da ogni angolo di casa e di campagna e di laguna, tra bambini che scrivono la cosa che domandano alla vita e giocano con un pallone sfilacciato; avventori d’osteria che discutono sul prete col cappello che raccoglie offerte all’angolo della strada o va al mercato a recuperare verdura, o si impatta in una pattuglia di tedeschi che stanno per ammazzare degli uomini. La musica martella le immagini, le parole sono rade, se non fosse per il chiacchiericcio delle ragazze che preparano gli esami. Padre Marella è una figura più evocata che descritta, più suggerita che raccontata, come si fa per la vita che non si può mai dire tutta, come si fa per la santità che non viene mai ostentata.

Racconta una spettatrice: “Non mi aspettavo un film così pieno d'amore. Padre Marella più che predicare l'amore lo viveva e lo dimostrava attraverso il suo accettare tutti come erano” E aggiunge: “Bellissimo il dialogo sulla libertà in barca con uno dei suoi ragazzi. E l’umile sobrietà nel raccontare il suo allontanamento dal ministero sacerdotale: è vero per la santità bisogna passare attraverso la croce”.  Appaiono di volata alcune sorprese sorridenti: il poeta Davide Rondoni che sullo scalone della scuola si domanda con un collega quale filosofia può insegnare quell’uomo così perso dietro i suoi ragazzi; e il cardinale Zuppi, nella figura di un avventore che porge una bottiglia di vino agli amici.

Quando terminano le scene del film, dopo i portici di Bologna, ecco una sequenza di foto, a ricordarci che non si è trattato di una favola bella ma di una storia vera. Quest’uomo è ancora vivo nella memoria della città di Bologna, di cui è diventato la coscienza, e la sua opera di accoglienza, di carità, di unità mette in collegamento due diocesi, Bologna e Chioggia, ed esalta Pellestrina, l’isola che taglia l’acqua tra mare e laguna.  Questo film è un’opera fortunosa, tirata su nel gelido vuoto della pandemia, con centinaia di ragazzi e di adulti in scena, nel raccordo di patrocini ecclesiastici e civili, nel lavoro tenace di chi l’ha voluto e costruita.

In questa magnifica serata nel teatro dei salesiani, abbiamo con noi ‘in presenza viva’ il regista Otello Cenci, che ricorda le disavventure di un lavoro profondamente amato, lo sceneggiatore Giampiero Pizzol, che richiama il desiderio di vita di chi si è coinvolto, l’attore Stefano Abbati, che si è immerso nella figura di Padre Marella, il postulatore della causa di beatificazione, che attualizza il Beato Marella nel cammino del Sinodo, il rappresentante della diocesi di Bologna che sottolinea questa comunione di Chiese. Ed ecco due vescovi: il vescovo emerito Adriano che ha condotto la diocesi a partecipare all’impresa e ha dedicato al nuovo Beato il seminario diocesano, e il ‘nuovo’ vescovo Giampaolo, che riceve in regalo la santa umanità di Marella. La sorpresa continua.

Angelo Busetto

Settimanale 'Nuova Scintilla'  8 maggio 2022

 

Vangelo secondo Giovanni 6,52-59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

LA SUA CARNE, IL SUO SANGUE

La frase finale è quasi una firma dell’evangelista Giovanni al discorso di Cafarnao, dove Gesù dice cose ‘impossibili’: la sua carne è vero cibo e il suo sangue vera bevanda; occorre mangiare la sua carne e bere il suo sangue per avere la vita: è Lui il vero pane da mangiare. Nel racconto dell’ultima cena, Giovanni non cita il pane donato come corpo e il vino offerto come cibo: lo racconta già nella moltiplicazione dei pani e nell’insegnamento a Cafarnao. Che accadrà ora?

Vangelo secondo Giovanni 6,44-51

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

IL PADRE CI ATTIRA

Come il Padre ci attira a Gesù? Come ci istruisce? Il Padre ci attira toccando il nostro cuore e aprendoci al desiderio del vero e del bello, così come ci ha creato. Ci istruisce con la storia di salvezza che ci precede, dove la sua Parola ci conduce a desiderare Cristo e a riconoscere i segni della sua venuta. Su questa strada, possiamo riconoscere Gesù e accoglierlo concretamente fino a ricevere il pane che Egli ci dona, la sua carne per la nostra vita.

 

Vangelo secondo Giovanni 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

LA FEDE NON MUORE

Il dialogo di Gesù con la folla che lo raggiunge a Cafarnao, procede fino alla vetta: è Lui il pane di vita; chi crede in lui gode di una vita eterna, non solo dello spirito: nell’ultimo giorno godrà della risurrezione, come Gesù nel terzo giorno. Gesù provoca la mente e il cuore dei suoi interlocutori, smuovendoli dall’incredulità: “Voi mi avete visto, eppure non credete”. L’opera unica necessaria è la fede, che ci unisce a Cristo per il tempo e per l’eternità.

Domenica 8 maggio 2022 - IV DOMENICA DI PASQUA, Anno C

Giornata di preghiera per le vocazioni

Introduzione del celebrante:

Il Signore Gesù, Buon Pastore, ci chiama e ci raccoglie nella Chiesa come in un ovile. Guardiamo a lui con il cuore fiducioso.

  1. Gesù Buon Pastore, tu conosci ciascuno per nome, ci ami e in questa Eucaristia ci convochi nell’unità della Chiesa. Donaci la grazia di ascoltare la tua voce e di accogliere il tuo pane di vita,

Preghiamo: GESU’ BUON PASTORE, ASCOLTACI

  1. Gesù Buon Pastore, sostieni la missione di tutti i pastori: Papa Francesco, il nostro Vescovo, i sacerdoti. Ridesta nei giovani la grazia di rispondere alla chiamata al sacerdozio e alla vita consacrata,

Preghiamo: GESU’ BUON PASTORE, ASCOLTACI

  1. Gesù Buon Pastore, a te affidiamo le sorti del mondo. Dona riconciliazione e pace ai popoli in guerra. La fede cristiana ci muova tutti all’accoglienza e all’abbraccio fraterno,

Preghiamo: GESU’ BUON PASTORE, ASCOLTACI

  1. Gesù Buon Pastore, accompagna le nostre famiglie. Ti ringraziamo per le mamme: rendile forti e liete in famiglia e nel lavoro, sostienile nella vocazione di spose e di madri, guardando a Maria, tua madre,

Preghiamo: GESU’ BUON PASTORE, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante

O Dio nostro Padre, ti guardiamo con la fiducia dei figli, grati di essere stati affidati a Gesù Buon Pastore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

FIGLI E FRATELLI AMATI E ACCOMPAGNATI

Entriamo nella vita amati e accompagnati. Viviamo nella chiesa come figli e fratelli. Dio è Padre provvidente; Gesù Buon Pastore ci chiama e accompagna con la sua voce, la sua parola, il suo pane, nella comunità della Chiesa. Possiamo guardare a noi stessi non come esseri soli e abbandonati, ma come figli e fratelli. E’ una realtà da vivere e da imparare ogni giorno, attraverso la preghiera, l’apertura di cuore, la carità. Da qui nascono la letizia della vita e il senso di responsabilità.

 

 

 

 

Vangelo secondo Giovanni 14,6-14

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

LA GRAZIA DEI PRIMI

Quanto siamo grati ai primi che Gesù ha chiamato e lo hanno seguito! Dalla risposta dei dodici dipende tutta la nostra fede, la nostra vita. Anche senza conoscerli molto, ciascuno vale per il fatto di avere seguito Gesù. Questo dialogo di Filippo con Gesù ci consegna una delle pietre più preziose del Vangelo. Gesù svela a Filippo il mistero della sua persona, aprendo tutto il cammino dell’uomo verso Dio: “Filippo, che ha visto me, ha visto il Padre”. Il cielo si apre.

Vangelo secondo Giovanni 6,22-29

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

COSA CI SALVA?

La gente che ha goduto del miracolo dei pani, attraversa il lago sulle barche per raggiungere Gesù. Una cosa bellissima. Cosa cercano? Gesù alza il tono. La vera ricerca, e l’opera di Dio, è un’altra. Non il pane del miracolo, ma Lui stesso, la sua persona, la vita piena che Egli dona. Questo cambio di orizzonte e questa conversione del cuore racchiudono tutto il Vangelo. Credere in Gesù: questo ci salva. I miracoli sono solo segni introduttivi. Cosa accadrà ora?

Vangelo secondo Giovanni 21,1-19

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

GESU’ RISORTO CI GUARDA CON NUOVO AMORE

Gli apostoli sembrano vivere un dramma: ritornano a pescare e non prendono nulla. Gesù risorto li incontra nuovamente, rinnova il miracolo della pesca, li accoglie e ristora come amici. Guarda Pietro, dopo il rinnegamento e gli rinnova la consegna della missione.
Come gli apostoli, anche noi abbiamo di fronte Gesù risorto. Ogni giorno, ogni domenica Egli spezza il pane per noi; ci perdona come a Pietro, ci chiede di amarlo e seguirlo; ci affida la missione della vita. Lo guardiamo con fiducia, vincendo ogni opposizione e ogni fragilità nostra e altrui.