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Vangelo secondo Luca 6,36-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

IMITARE IL PADRE

 

Il Padre, che ha un cuore grande e benefica i figli con misura sovrabbondante, vuole che essi lo imitino nell’amore e nella misericordia. Il mondo cambia per questa misericordia accolta dal Padre e allargata ai fratelli. La colpa non schiaccia più, non è più un laccio che trattiene. I fratelli smettono di odiarsi e non si danneggiano più reciprocamente. Ecco il principio fondamentale di una sana ‘ecologia umana’ che risana il mondo e salva ciascuna persona.

 

Vangelo secondo Luca 9,28-36

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

UN VOLTO SPLENDIDO

Non è dunque solo penitenza e sacrificio, deserto e tentazioni la Quaresima! In questa domenica la Quaresima cambia faccia e vestito. Sul monte solitario, identificato con l’altura isolata del Tabor, Gesù conduce i tre prediletti testimoni delle sue vicende più personali. Il suo volto cambia d’aspetto e la sua veste diventa candida e sfolgorante. La compagnia si allarga a Mosè ed Elia che si mettono a parlare con Gesù circa il suo esodo. Quale Esodo? Nella nostra terra, dove è venuto ad abitare, Gesù si trova in esilio e sospira il ritorno al Padre, nel quale anche tutta l’umanità potrà raggiungere la patria felice; nell’esodo laborioso della passione e della morte, l’obbedienza e il sacrificio del Figlio riscatteranno gli uomini dalla loro lontananza.
Sul Tabor i discepoli sperimentano un anticipo di questa nuova terra; con i loro occhi vedono la bellezza trasfigurata, ascoltano la voce del Padre che mostra il Figlio e invita ad ascoltarlo. “E’ bello per noi essere qui”: insieme con loro, anche noi percorriamo il cammino laborioso della vita, portando negli occhi e nel cuore la memoria dello splendido volto del Signore Gesù.

COINCIDENZE DI QUARESIMA

Coincidenze. Uno si è imbarcato nella lunga crociera della Bibbia che lo conduce per porti e mari, tempeste e bonacce, albe e tramonti non so per quanti mesi e, alla svolta della Quaresima, si trova ad attraversare il mar Rosso insieme con le tribù degli Ebrei che fuggono dall’Egitto insieme con Mosè. La lettura della Bibbia pagina dopo pagina incrocia sorprendentemente il tempo liturgico: la creazione, inizio di tutto, in Avvento; la liberazione in Quaresima. La Bibbia non è solo un libro di carta, e la liturgia non è un calendario di plastica. Accompagna i movimenti della storia e i passi dell’uomo.

A sorpresa, un altro anello della catena. Nei giri in macchina per il percorso abituale o per uscite più larghe, conviene saltare i programmi della radio e riprendere il cd con la lettura dei Promessi Sposi. Tra le svolte della strada di don Abbondio che incrocia i bravi e le traversie del matrimonio che non s’ha da fare, passando per don Rodrigo e Padre Cristoforo, arrivi alla notte in cui la povera Lucia viene condotta al castello dell’Innominato. Le sue lagrime e suppliche toccano il cuore dell’Innominato, il quale al mattino vede la folla muoversi per l’arrivo del Cardinal Borromeo. L’Innominato lo raggiunge e ne riceve l’abbraccio. La lettura di questo episodio scandisce esattamente l’inizio del Mercoledì delle Ceneri, richiamo alla conversione.  L’intreccio di queste coincidenze permette di mettere in fila Bibbia, letteratura, accadimenti. La storia si allunga fino a toccare il cuore della vita, occupata e accidentata da lavoro, famiglia, figli, a volte malattia, oppressione per tante cose, notizie cattive e.o sconcertanti.  Racconta una persona:“Le circostanze della vita spesso non ti danno respiro, sei pieno di problemi, di salute in famiglia, e poi ne arrivano altri inaspettati e altri che non vorresti mai fossero arrivati…’ Si è presi da un intasamento interiore, una tristezza per le situazioni fuori di noi, in ufficio, nel lavoro, per la politica, l’economia, i soprusi, gli incidenti… La nostra umanità ferita è l’Egitto in cui viviamo, è il castello in cui ci rinchiudiamo. Ma è pure la terra che Gesù viene ad abitare e a salvare.  Dentro il nostro deserto di fame e di sete, a noi come a Mosè, Dio dice “«Io camminerò con voi e ti darò riposo». Accadono fatti che ce lo segnalano. C’è una folla, un popolo, una compagnia, che indica e sostiene. Un Mosè, un cardinal Federigo, un Papa Francesco, una Chiesa di carne e sangue, una comunità di amici che ci fa strada verso la liberazione che il Signore compie. Reale come il luogo in cui abitiamo e viviamo. Concreto come il volto delle persone che amiamo. Nelle coincidenze della vita.

Vangelo secondo Matteo 5,43-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

UN SALTO DI QUALITA’

Gesù mostra veramente un amore ‘da Dio’. Egli vuole aprire una nuova via nel cuore degli uomini, per eliminare la barriera dell’estraneità e dell’inimicizia, e creare un’unità che supera anche il livello dell’estrema diversità. L’inimicizia allontana e divide fratelli e sorelle, fa salire in superficie rancori e contese, crea dissapori e incomprensioni. Per non arrotolarsi nel proprio male, occorre un salto. La parola di Gesù, la sua testimonianza e la sua grazia, sono il punto di lancio.

Vangelo secondo Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

UN CUORE LIBERO

Non è appena il gesto esteriore che ti salva. E’ il tuo cuore libero che ti mette davanti a Dio con verità. Libero dalla cattiveria, dallo spirito di vendetta, rappresaglia, orgoglio. Non basta la formalità di un buon comportamento o di una corretta impostazione delle regole. Possiamo dunque chiedere a Dio quella giustizia che converte il cuore e lo rende disponibile non solo alla correttezza esteriore, ma al vero amore fraterno; non solo al culto formale, ma all’azione di misericordia.

Domenica 17 marzo 2019 - II di Quaresima, Ciclo C

Introduzione del celebrante:
Gesù ci attira a se in questa, come gli Apostoli sul monte della trasfigurazione, per mostrarci il suo volto e donarci la sua gioia.

1. Signore Gesù, trasfigurato sul monte davanti agli Apostoli, la tua grazia illumini e trasformi la nostra vita, per sperimentare la gioia di essere cristiani,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Signore Gesù, il tempo di Quaresima diventi per tutte le famiglie occasione per un ritorno alla preghiera, alla Messa, alla confessione, alle opere di carità e di misericordia,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, apri il nostro cuore ai fratelli oppressi da fame, violenza, persecuzioni, disgrazie fisiche e morali. Dona la tua provvidenza attraverso l’aiuto dei fratelli,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Signore Gesù ti affidiamo i ragazzi, i giovani, gli adulti in cammino verso i sacramenti del Battesimo, Confessione, Cresima, Eucaristia. Rendici testimoni di vita cristiana,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Signore Gesù, donaci la grazia di seguirti, nella gioia e nel dolore, camminando insieme con nostra Madre Chiesa.
Spunto per l’omelia
Ad Abramo viene fatta una grande promessa; agli Apostoli viene donato uno splendore di felicità. Fidiamoci di Gesù e della sua strada, anche quando ci apre alla croce, a scelte diverse da quelle che ci vengono prospettate dalla mentalità comune. Fidiamoci di Gesù e sperimentiamo la fatica e la gioia di camminare nella Chiesa: niente della nostra vita va perduto.

Vangelo secondo Matteo 7,7-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

PREGHIERA DI FIGLI

Non si prega come un sasso, ma come una persona che esprime un bisogno al padre: quindi, con intensità e passione. Così Dio ci guarda e così ha chiesto di trattarlo. Lo dice Gesù, Figlio del Padre dall’eternità, a lui legato nella sua origine e nel vincolo d’amore dello Spirito Santo. Lo documenta l’intera Bibbia, nella laboriosa storia del rapporto del popolo d’Israele con il suo Signore. La storia dei santi e di tanti cristiani continua questa familiarità dei figli verso il Padre.

Vangelo secondo Luca 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

QUALE SEGNO?

Il segno è Gesù che muore e risorge: Gesù presente nella nostra vita. La ‘generazione malvagia’ del tempo di Gesù, testimone delle sue parole e dei suoi miracoli, non lo riconosce. Come possiamo riconoscerlo noi? Gesù attraversa la nostra vita nella tessitura dei fatti che accadono e attraverso i volti delle persone che incontriamo; il Vangelo e i sacramenti ci addestrano a incontrarlo e riconoscerlo. Domandiamo un cuore docile e attento, per non perdere l’occasione della vita.
Martedì 12 marzo 2019 San Luigi Orione, sacerdote della carità 1872-1940

Vangelo secondo Matteo 6,7-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

PREGATE COSI’

Dopo la carità, la preghiera. La liturgia ci accompagna nel cammino quaresimale, donandoci il Padre nostro, proposto nella nuova traduzione: ‘Non abbandonarci alla tentazione’. Con la preghiera insegnata da Gesù ritroviamo la nostra identità di figli e ci affidiamo al Padre che sta nei cieli e ci sostiene sulla terra. Con la preghiera quotidiana rivolta al Padre, le nostre giornate si aprono alla misericordia e all’accoglienza dei fratelli. La preghiera dei figli è inizio di un cuore nuovo e di un mondo nuovo.

Vangelo secondo Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

LA STRADA DELLA CARITA’

Una delle strade della Quaresima è la carità. Il Vangelo ne fa capire il senso, il modo, il risultato. Il senso cristiano della carità: Gesù si identifica con la persona bisognosa; ogni azione rivolta al prossimo è fatta a lui. Il modo: il gesto di carità coinvolge in un rapporto personale; Papa Francesco dice di guardare in faccia la persona che aiuti. Il risultato: ne ricevi vantaggio tu stesso, non solo per la vita eterna, ma perché nell’apertura all’altro come a Cristo, realizzi te stesso.