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Vangelo secondo Luca 11,15-26

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

IL BENE E’ GESU’

L’invidia, la paura, il pregiudizio: che cosa impedisce di riconoscere chi compie il bene? Demonio non scaccia demonio. Solo una grazia più grande, ‘uno più forte di lui’ vince satana e apre la via della salvezza. Con la sola nostra intelligenza e intraprendenza, non possiamo vincere satana e il male che egli produce. Gesù vince e con la sua vittoria ‘è giunto a noi il regno di Dio’. Rinasce la speranza e la decisione di accogliere Gesù e il bene che Egli è.

 

Vangelo secondo Luca 11,5-13

In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

BUSSARE ALL’AMICO

I paragoni di Gesù impressionano. Egli non teme di immaginare Dio come un amico alla porta del quale si va a bussare anche di notte, con insistenza, fino a che scende a darti i pani che gli hai chiesto. Dio ci vuole collaboratori almeno per il fatto che non ci rassegniamo ad arrangiarci da soli ma andiamo a importunarlo ad ogni ora del giorno e della notte. Fosse così! Una preghiera insistente, fiduciosa, aperta. Come a un amico. Come un figlio verso il padre.

 

Domenica 11 ottobre 2020

XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO, Ciclo A

Introduzione del celebrante

Il Signore ci chiama insieme con tutto il popolo cristiano e ci convoca a fare festa: ci rivolgiamo a Lui con fiducia.

  1. Signore Dio nostro Padre, tu ci inviti alla festa di nozze del tuo figlio Gesù. Donaci di riconoscerlo in questa Eucaristia e di accoglierlo nella nostra vita,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, la tua Parola ci illumina e ci accompagna. Ti affidiamo papa Francesco, il nostro vescovo, i sacerdoti, i consacrati e tutti i fratelli che condividono la festa della fede,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, tu chiami gli uomini a formare un solo popolo nella fede e nella carità. Ti preghiamo perché a tutti giunga l’annuncio del Vangelo,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, dona pensieri e decisioni di pace e giustizia ai governanti e a quanti hanno potere; concedici di vivere con serenità, fortezza e condivisione la situazione presente,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Convocati alla festa del Signore, affidiamo la nostra vita e la nostra preghiera a Lui che vive e regna nei secoli dei secoli.

Spunto della domenica

Che cosa desidera per noi Dio nostro Padre? La festa della vita! Egli ci invita alla festa di nozze del Suo Figlio. Tutte le condizioni della vita - la gioia e il dolore, la tranquillità e la fatica, il lavoro e il riposo, l’amore e l’amicizia, la salute e la malattia - vissute nella compagnia del Signore, cambiano volto. Da qui deriva anche la compagnia dei fratelli, San Paolo lo dice chiaramente nella seconda lettura. Isaia e il Vangelo ci documentano la festa del tempo presente, che vediamo già realizzata in tante persone, in attesa di quella del cielo

 

 

 

 

 

Vangelo secondo Luca 11,1-4

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».

IMPARARE A PREGARE

Si impara a pregare pregando. Gesù mostra a chi la preghiera va rivolta: al Padre, passando attraverso Cristo, Maria, i Santi. La preghiera del Rosario ha il ritmo della ripetizione, sempre nuova come il respiro e le onde. Ripete il saluto a Maria dell’arcangelo Gabriele e di Elisabetta, e l’invocazione della Chiesa. Il Rosario percorre tutti i misteri – cioè gli avvenimenti – della vita di Gesù e di Sua Madre Maria. La preghiera del Padre nostro è il grande portale introduttivo a ciascun mistero.

LA LUNGA STRADA DEL BEATO MARELLA

Padre Marella è entrato nel cuore di Bologna, e a più di 50 anni dalla morte viene ora proclamato Beato in piazza Maggiore. Quando sulla facciata della chiesa di San Petronio viene scoperto il lungo striscione che lo raffigura seduto a un angolo di strada, col cappello in mano, la sua figura paterna si distende ad abbracciare la piazza, l'altare col cardinale di Bologna Zuppi, i tanti vescovi tra cui il vescovo Tessarollo, della diocesi di origine, la folla di sacerdoti, diaconi e fedeli razionalmente distribuiti. La celebrazione della Messa ha i tratti di quella sobria e intensa teatralità che la liturgia della chiesa riempie del mistero del Dio presente, la cui gloria si manifesta nei santi. L’incedere del corteo dei concelebranti, l’ampiezza sonora del coro, l’ordine composto dell’apparato e dei gesti esaltano la solennità del momento, quasi a contrappeso con l’umiltà di Padre Marella. La celebrazione si apre con un breve profilo biografico che ne traccia le tappe della vita. Segue il decreto di beatificazione firmato da papa Francesco e proclamato dal cardinale. La concretezza della vita del Marella splende di verità, carità, obbedienza attraverso la parola di Dio annunciata da un solenne ambone in piazza e nell'omelia del cardinale. Viene portato l’originale reliquiario, dove è disteso il fazzolettino che gli deterse le mani intrise d'olio nella consacrazione sacerdotale; anche nei lunghi anni della sospensione dalla celebrazione della Messa, padre Marella lo conservava piegato tra le pagine del breviario. Alla fine iene esposta L'icona che lo raffigura con la stola sacerdotale. Due segni che rimarranno esposti nella cattedrale della città, dedicata a San Pietro. Alla fine della celebrazione il sindaco, nel suo intervento, intravvede in Padre Marella la speranza della città proiettata verso il futuro con l'educazione dei giovani.

Le nuvole che ci girano in testa fin quasi dall'inizio tentano la carezza di una lievissima spruzzata, subito interrotta. Nel ringraziamento finale, ce ne rivela il segreto padre Gabriele Digani, continuatore dell'Opera Marella: dice di aver pregato intensamente all'inizio della Messa perché la pioggia non rovinasse la festa. Il cielo non poteva tuttavia non lasciare un segno: ecco l’arcobaleno splendere ampio dal cielo sull'assemblea che si scioglie. Chicca filale: i primi a recarsi a venerare Marella come beato nella tomba rinnovata a San Lazzaro di Savena, sono quelli del gruppo della diocesi di Chioggia, capitanati da don Angelo Vianello, con persone di Loreo e dell'isola di Pellestrina. Si rinnova e si rafforza il gemellaggio Pellestrina-Bologna nel nome del Beato Marella. Con una promessa: anche il cardinal Zuppi vuole conoscere l'isola che ha dato I natali al nuovo Beato e ha visto gli albori della sua opera.

 

Vangelo secondo Luca 10,38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

GESU’ IN CASA

La strada e la casa sono i luoghi in cui più frequentemente troviamo Gesù. Egli entra nella vita delle persone, si fa ospite e amico, maestro e salvatore. Lo accogliamo con gioia, per amarlo, ascoltarlo servirlo. La sua presenza nella nostra casa, nella nostra vita, chiarisce, corregge e orienta la nostra posizione umana. Guardandolo e ascoltandolo, lo riconosciamo come origine e scopo di ogni nostra intenzione e azione. Per non disperdere il senso e il frutto del lavoro e della vita.

Vangelo secondo Luca 10,25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

‘SAMARITANUS BONUS’

Chi è oggi l’uomo ferito che incontriamo sulla nostra strada? Raramente accade di soccorrere personalmente una persona ferita; dovremo invece subito chiamare i pubblici servizi. Piuttosto, avremo cura di familiari e amici anziani e.o malati, e di altre persone vicine. Si può trattare anche solo di una presenza fisica, che non dimentica il suggerimento della preghiera e il sostegno dei sacramenti, fino al compimento naturale della vita. Questo, come indica il documento pontificio “Samaritanus bonus”, è il vero rispetto della persona.

 

Vangelo secondo Matteo 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

IL CANTICO DELLA VIGNA

Occorre soffermarsi sulla prima parte di questa parabola, che dice la cura del padrone per la sua vigna. Riprendiamo anche le parole del profeta Isaia nella prima lettura della Messa, con ‘il cantico d’amore’ per la vigna. E’ chiaro che la vigna amata è il suo popolo, siamo noi, sono io. Quale frutto abbiamo portato per il Signore che ci ha piantato? Quale accoglienza riserviamo per i profeti che egli ci manda per offrirgli il raccolto che è fiorito? Per il Figlio, nel quale riconosciamo Gesù venuto tra noi perché il raccolto possa fiorire abbondantemente?

Vangelo secondo Luca 10,17-24

In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

QUALE RISULTATO?

Cosa dobbiamo aspettarci dalla missione che il Signore ci affida? Il conteggio delle imprese e delle conquiste, la gratificazione per il lavoro compiuto? Come gli apostoli al ritorno dalla missione, Gesù ci blocca sull’unico vero risultato: compiendo la missione affidata, hai scritto il tuo nome in cielo. Cioè nel cuore di Dio. Il vero risultato non è quel che produci negli altri, ma quel che accade in te: la consegna della vita, che a Lui appartiene. Tutto il resto ci sarà dato in più.

ALLA SCOPERTA DI PADRE MARELLA

Con rammarico devo confessare di non avere mai incontrato Padre Olinto Marella, pur essendo nato e avendo vissuto nella sua isola, Pellestrina. Non so quante volte Padre Marella possa essere tornato in isola, prima della sua morte avvenuta nel 1969; certo portava in cuore la Madonna dell’Apparizione venerata in paese: ne riprodusse la pianta ottagonale del santuario costruendo la chiesa della città dei ragazzi a Bologna.

La figura di Padre Marella mi scorre davanti agli occhi attraverso il fratello, medico dell’isola, ugualmente col volto contornato da una lunga barba fluente, che vedevo girare in paese con la pedalata cadenzata della sua bicicletta. Venni portato piccolissimo nel suo ambulatorio, per una proditoria dolorosa ferita a un ditino della mano. Divenuto grandicello, mi suscitava un’aria di mistero il lungo caseggiato con alte finestre dell’abitazione familiare nei pressi del santuario mariano. Pieno di fascino e di interrogativi mi appariva il caseggiato in pietra viva e foggia originale, costruito in campo Tre Rose assieme al fratello Tullio all’inizio del Novecento, prima semente della sua impresa educativa e caritativa. Mi accadeva di sorprendere in canonica strane conversazioni con qualcuno dei familiari del Padre, e in seguito constatai il sorgere di un’associazione intitolata al suo nome; una lapide in sua memoria veniva collocata sulla facciata della casa natale.

Padre Marella l’ho ‘incontrato’ da grande, attraverso padre Elia Facchini che partecipava regolarmente alla festa della Madonna dell’Apparizione e rendeva conto del cammino della causa di beatificazione; vidi un’ultima volta Padre Elia  nel convento di Bologna, dove giaceva gravemente malato. Accompagnando ragazzi e famiglie di varie comunità, ho visitato più volte quel che è rimasto della Città dei ragazzi edificata da Padre Marella nei pressi di Bologna, a San Lazzaro di Savena, e ho incrociato in centro città il punto – segnalato da una scultura murale – dove il Padre sedeva ad attendere le offerte di chi usciva dal cinema o dal teatro. La sua grande opera vive oggi attraverso Padre Gabriele Digani e molti volontari, svolgendo assistenza a poveri e migranti. Ho potuto constatare che Padre Marella non era appena un buon vecchio prete pieno di carità, ma un uomo semplice e grande che godeva di un’immensa popolarità nella sua città di adozione, Bologna. Ho avuto tra mano alcuni libri che mi hanno svelato l’anima sacerdotale, la profondità dottrinale e l’impegno pedagogico di Padre Marella, e sono stato colpito dall’appassionato amore e dalla riconoscente venerazione di cui è oggetto, a decenni dalla morte. Così accade a un padre, a uno che ha dato la vita. Così è accaduto a Padre Marella, il primo beato dell’isola di Pellestrina e della diocesi di Chioggia. Di questi tempi, nella prostrazione di paesi e città e nello sconvolgimento del coronavirus, questo avvenimento diventa un grande segno di speranza.

Don Angelo Busetto

LA SORPRESA DI PADRE MARELLA

Il cappello che Padre Marella, seduto per ore all’angolo di una via, presentava alla gente in uscita dal cinema o dal teatro; ma anche la bicicletta, piena di sporte di viveri, che a volte imbarcava qualche ragazzino; e poi il Tigrotto, il furgoncino che gli serviva per i carichi di viveri donati dai mercati e per le lunghe trasferte in visita alle case dove soggiornavano i suoi ragazzi: sono simboli che identificano Padre Marella. Prossimamente verrà conosciuto anche attraverso un film, dal titolo ‘La Sorpresa’, in uscita per fine anno, che ha come regista Otello Cenci e sceneggiatore Giampiero Pizziol. Ne parla il trimestrale della rivista dell’Opera Padre Marella nello ‘Speciale beatificazione’ di settembre, “il cappello di Padre Marella”, che fornisce in bella mostra i dati principali della vita del prossimo Beato, a partire dalla prima semente, l’opera educativa realizzata a Pellestrina con un innovativo Ricreatorio popolare. Interviene l’arcivescovo cardinale Zuppi, che parla della carità e dell’intelligenza del Marella, due dimensioni di una personalità eccezionale. Altre testimonianze documentano l’eco che la figura di Padre Marella produce ancora nella città di Bologna; interviene anche lo scultore che ha realizzato un originale reliquiario. La beatificazione di Padre Marella, entrato nel cuore di Bologna dove soggiornò dal 1924 al 1969, anno della sua morte, lo rende simbolo e testimone attualissimo di una Chiesa in uscita, proiettata nella carità, e di una Chiesa madre educatrice. Prosegue il cammino di scoperta della autenticità e profondità del nuovo beato.

PUBBLICAZIONI su Padre MARELLA

Moltissime sono le pubblicazioni che presentano la vita e l’opera di Padre Marella e introducono a   coglierne la straordinaria e poliedrica personalità.

Ecco un elenco di alcune tra le più significative, in ordine cronologico:

+ Michelangelo Ranuzzi de’ Bianchi (a cura), Olinto Marella (1882-1969): immagini di una vita, Ed Minerva, Bologna 2017, pp 240 € 16,90 - Una sessantina di pagine sono dedicate a due saggi che commentano la posizione culturale e la carità di Padre Marella. Le altre pagine contengono un’abbondantissima carrellata di foto, distinte secondo i periodi della vita.

+ Vincenzo Lagioia (a cura), G.Olinto Marella. Studi, 1903-1962, Ed. Il Mulino Bologna 2011 pp 612 € 48,00 - E’ l’opera più corposa e impegnativa. Registra e commenta gli studi storici, teologici, pedagogici e letterari di Padre Marella. Un’autentica rivelazione sulla grandezza e la profondità di Marella come studioso, umanista, educatore.

+ Vincenzo Lagioia (a cura), Li avrete sempre con voi. Povertà antiche e nuove, Patron Editore, Bologna 2010, pp 346 € 25,00 - Con l’intervento di vari autori, si approfondisce la figura di Padre Marella dal punto di vista storico, filosofico, teologico, allargando la visione anche ad altri aspetti. Di taglio specialistico.

+ P. Elia Facchini (a cura) Don Olinto Marella. Il Vangelo della carità. Minerva Edizioni 2008, pp 334, s.i.p. - Riporta una sessantina di testimonianze di cardinali, vescovi, preti, laici, che descrivono vari aspetti della personalità di Padre Marella.

+ AA.VV. Padre Marella, Un cappello pieno di sogni, Minerva Edizioni, Bologna 2003, pp 170 (grande formato) € 22,00. - Riporta testi di alcuni di alcuni testimoni e una carrellata di oltre cento pagine con bellissime foto di grande formato. Interessante documentazione visiva.

+ Franco Frabboni, Andreina Bergonzoni, Mauro Cervellati (a cura), Un pedagogista di strada. Il senso dell’insegnare secondo Padre Marella. I.R.R.E Emilia Romagna 2001, pp 148 € 12 - Il titolo del libro ne definisce il contenuto.

+ La rivista ‘Vita minorum’ del maggio-giugno 2000 dedica a Padre Marella un numero monografico con vari interventi, tra i quali risaltano i due – rivelatori - di Roberto Zavalloni, francescano e psicologo.

+ Servo di Dio Don Olinto Marella Sacerdote: ristampa nel 1996 di un fascicolo di 70 pagine uscito in occasione dell’introduzione della causa di beatificazione di Padre Marella nel 1989. - E’ ricco di testi e foto di Padre Marella e di testimonianze di quanti l’hanno conosciuto. In particolare, si documenta l’intenso rapporto spirituale con Santa Gianna Beretta Molla e con Beata Maria Bolognesi.

+ Don Marella educatore e padre dei poveri, album a fumetti pubblicato a cura de Gli eventi del XXI secolo, Elena Tartari, Carlo Vietti, Disegni di Michele Testi. Non viene precisata la data di pubblicazione, posteriore comunque al 1996. Il racconto della vita, a fumetti in bianco nero è dettagliato ed efficace.

Trovi questi interventi e un altro articolo, sul settimanale della diocesi di Chioggia NUOVA SCINTILLA, 4 ottobre 2020, p.9