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Lunedì 19 ottobre 2020

Santi Martiri Canadesi, sec XVII, San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, 1694-1775

Vangelo secondo Luca 12,13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

QUALI TESORI?

La precarietà dei tempi rende attualissime queste parole di Gesù: la nostra vita non dipende da quel che possediamo. Nessuno dei tesori che accumuliamo ci può garantire. Allora tante beghe e contese, in famiglia e nella società, sfumano come nebbia al sole. Nella luce della fede, camminiamo nella via della carità: questa è la vera garanzia. Affidandoci a Dio come figli, non abbiamo timore di cominciare a condividere quel che abbiamo, per il bene della Chiesa e dei fratelli bisognosi.

Vangelo secondo Matteo 22,15-21

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

UN BENE PIU’ GRANDE

Il Vangelo non divide il mondo come una mela tagliata a metà: di qua Cesare, di là Dio. L’ambito di Cesare, cioè del potere – che non è solo politico e statale, ma anche economico e sociale – riguarda il bene delle singole persone e della società.
L’ambito che spetta a Dio riguarda il destino intero della persona e della comunità umana, nella prospettiva del tempo e dell’eternità. Ogni potere deve rendere possibile che persone e comunità esprimano la propria identità e presenza nel mondo. Chi vive la fede cristiana offre un contributo al bene di tutti. La Giornata Missionaria richiama la nostra collaborazione perché questo bene si estenda nel mondo.

 

Vangelo secondo Luca 12,8-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

UNA FACCIA CRISTIANA

Come riconoscere i cristiani in strada, nelle scuole e negli ospedali, nelle aziende e nei servizi terziari, e in tutte le circostanze della vita? Bastano crocette o altri segni esteriori? E’ piuttosto l’atteggiamento rispetto al senso della vita, alle vicende che capitano, ai rapporti con gli altri. Un cristiano rende evidente la sua condizione di figlio di Dio, fiducioso e laborioso, e di fratello, capace di amicizia e condivisione. Non la preoccupazione di mostrarsi cristiani, ma la verità della vita. Basta la faccia.

Vangelo secondo Luca 12,1-7

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».

UN ABBRACCIO

Gesù ci consegna l’abbraccio del Padre. E’ un abbraccio che sperimentiamo nella cura e nell’amore di Gesù per noi, che viviamo, siamo sottoposti a prove, fatiche, contraddizioni. Quanto vale un passero? Eppure Dio lo guarda. E noi non siamo passeri, ma figli. Per questo Gesù ci invita a guardarci attorno. Chi vediamo vivere con il cuore pieno di desiderio del Cuore di Cristo, aperto alla Sua grazia? Questo è il buon lievito per il pane che risponde alla fame di vita e alla sete di felicità

UN PRETE CON I MALATI DI CORONAVIRUS

Un prete in corsia nelle settimane più drammatiche del coronavirus. Non è un normale cappellano di ospedale. Ha lasciato in sospeso gli studi e l’insegnamento di scienze bibliche all’Università San Damaso di Madrid e ha dato la sua disponibilità al vescovo. Dapprima avrebbe dovuto collaborare con una squadra di guardia notturna al telefono. Mercoledì 1 aprile gli viene chiesto di sostituire l’anziano cappellano dell’ospedale San Francisco de Asis. Comincia l’avventura che si protrae per cinque settimane di fuoco. Deve vivere isolato dai sacerdoti con cui abita e ogni giorno, bardato come un palombaro, entra in ospedale pronto a ‘dare la vita per l’opera di un Altro’. Dopo aver studiato e commentato il libro di Giobbe, su cui aveva curato una visitatissima mostra per il Meeting di Rimini del 2018, incontra ora Giobbe sofferente nei padiglioni del coranavirus: si chiama Rocio, Eusebio, Antonio, Mariano, Florentino, Fernando, Sara, Justa, Rosa… e anche i due sacerdoti malati, uno di origine italiana. Incontra medici e infermieri. Percorre un tratto di settimana santa, la Pasqua e il tempo pasquale fermandosi nella stanza di chi lo ha fatto chiamare o di chi incontra casualmente. Entra e guarda. La realtà lo ferisce e lui si lascia ferire. Il mistero del dolore, dell’abbandono, della morte lo avvolge e lo sospinge a un dialogo con se stesso, con gli altri e con Dio. Irrompono le domande sul senso della vita, sul valore delle persone e delle cose. La sua persona si specchia sui due sacerdoti che soffrono – uno di loro muore, mentre l’altro guarisce. E’ l’imprevisto, l’imponderabile, il non misurabile. La realtà con la quale si imbatte giorno dopo giorno lo fa più religioso, cioè lo pone costantemente di fronte a un Altro.

Ecco dunque questo diario, un racconto serrato come se noi percorressimo col protagonista i corridoi dell’ospedale ed entrassimo con lui nelle stanze. La potenza di una scrittura limpida e sincera ci pone di fronte ai fatti. Se ne esce meno padroni della realtà, più affidati al Mistero di Dio che ci accompagna in vita e in morte. Riscopriamo il valore della carità, del sacramento dell’unzione e della confessione, o semplicemente di una compagnia gratuita accanto a chi soffre. Il nostro amico prete, dopo cinque settimane, è tornato a Giobbe e ai suoi studi biblici. Si considera un ‘testimone privilegiato’: Dio gli si è presentato più vicino e partecipe al destino dell’uomo.

Ignacio Carbajosa, Tesstimone privilegiato, Diario di un sacerdote in un ospedale COVID, Ed Itaca, Castel Bolognese 2020, pp 128 € 12,00

Angelo Busetto

 

Domenica 18 ottobre 2020 – XXIX, TEMPO ORDINARIO, Ciclo A

GIORNATA MISSIONARIAIntroduzione del celebrante
Rendiamo grazie a Dio per il dono della fede, della speranza e della carità. A Lui affidiamo la nostra preghiera per tutti gli uomini.

Ripetiamo insieme: SALVACI O SIGNORE

1. Signore Dio nostro Padre, ti affidiamo la tua Chiesa, con tutti i fedeli battezzati. Rendici consapevoli del dono della fede e del compito missionario che ci affidi davanti al mondo,
Preghiamo: SALVACI O SIGNORE

2. Signore Dio nostro Padre proteggi i popoli oppressi da violenza e ingiustizia, in particolare i cristiani perseguitati e quanti soffrono a motivo della loro fede,
Preghiamo: SALVACI O SIGNORE

3. Signore Dio nostro Padre, sostieni la vita dei missionari e dei cristiani che testimoniano nel mondo la tua presenza e il tuo amore; donaci di collaborare alla missione della Chiesa con la preghiera e con la condivisione dei beni,
Preghiamo: SALVACI O SIGNORE

4. Signore Dio nostro Padre, ti affidiamo le famiglie e le comunità cristiane, perché si realizzino come luoghi di educazione alla fede. Rendici attenti e solidali in questo periodo difficile per il nostro mondo,
Preghiamo: SALVACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Noi siamo tuo popolo o Signore. Accogli la nostra preghiera, tu che ci salvi e sempre ci riedifichi. Per Cristo nostro Signore.

Spunto della domenica
I poteri della terra non salvano l’uomo, e spesso lo disorientano e lo opprimono. Cristo ci chiama a una libertà più grande. Mentre rispettiamo l’autorità costituita e le leggi dello Stato, riconosciamo che al di sopra di ogni potere umano c’è Dio e solo l’obbedienza a Lui realizza il nostro destino e ci rende felici. Manteniamo la libertà di vivere e professare la fede, come speranza per noi stessi e per ogni uomo, in una prospettiva missionaria. Le nuove generazioni e chi ci avvicina, lo possano incontrare attraverso “l’operosità della nostra fede, la fatica della nostra carità, la fermezza della nostra speranza”.

Vangelo di Luca 11,47-54

In quel tempo, il Signore disse: Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

PROFETI E TESTIMONI

Quante volte abbiamo visto cristiani, preti o laici o religiosi, perseguitati in vita e poi riabilitati e proposti ad esempio! Santa Teresa d’Avila viene ostacolata per l’impostazione profondamente umana che dà alla vocazione monacale, vissuta con serietà e vero amore a Gesù. Anche oggi può capitare di non riconoscere quei maestri e testimoni della fede, seguendo i quali la vita potrebbe (o avrebbe potuto) fare un balzo. Cerchiamo e guardiamo quei ‘profeti’ del passato e del presente con i quali Gesù illumina la nostra vita.

Vangelo secondo Luca 11,42-46

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

DAL FORMALISMO ALLA CARITA’

C’è un filo di fariseismo nella nostra vita? La formalità, l’apparenza, la bella figura e magari il cuore distante e diffidente? Rischiamo di dimenticare o trascurare anche le azioni di carità più doverose, come un’attenzione e una cura verso familiari anziani, una dedizione più paziente ai piccoli, una disponibilità più attenta ai colleghi di lavoro. Gesù usa una spada tagliente verso i farisei, ‘giusti’ solo in modo formale. Permettiamo al Signore di levigare un po’ anche la nostra vita.

 

EDUCARE UOMINI VIVI

L’educazione è un passaggio di umanità da persona a persona. Non si regge con precetti e regole, ma con lo sguardo e l’attrattiva. Si imposta attraverso un rapporto, che esprime attenzione e simpatia, e arriva a sprigionare le energie anche nascoste di un ragazzo e di un giovane. Occorre credere nel cuore dell’uomo, così come Dio l’ha fatto, pieno di desiderio e di possibilità. Assecondare l’innato desiderio di essere felici e quasi provocarlo perché si desti e diventi operativo: l’io infatti si ridesta nell’incontro con l’altro. Secondo un’espressione ricavata da Josef Jungmann “l’educazione è introduzione alla realtà totale”, come dire introduzione alla vita. Su questa direttiva si è svolta la missione educativa di don Giussani. E’ quindi impegnandosi con la realtà concreta, vivendo intensamente le circostanze della vita, che la personalità fiorisce e si evolve. Occorre sorprendere lo spunto di verità e di novità che può sbocciare anche nel ragazzo più discolo, e che può rinnovare un’intera classe di scuola apparentemente irrecuperabile. Nella pazienza del tempo, e nel rischio della libertà, la presenza di un adulto – genitore o insegnante – che ama la vita e si impegna con essa, porta frutto. Tutto questo e altro ancora, viene proposto in questo libro, documentato da esperienze di vita.                                        Un utile contributo all’evento voluto da Papa Francesco per il 15 ottobre, che prenderà l’avvio alle ore 14,30 sul canale Youtube di Vatican Media. 

Julian Carron, Educazione. Comunicazione di sé, San Paolo, Milano 2020 ,pp 94 € 5,00

Angelo Busetto

Vangelo secondo Luca 11,37-41

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.

UN GESU’ CHE NON TI ASPETTI

Come il fariseo del Vangelo, anche tu inviti a casa tua Gesù per criticarlo? Lo preghi, vai a messa, leggi il Vangelo, per vedere se corrisponde alla tua immagine e alle tue aspettative? E’ più giusto e più bello invece andare alla scoperta del sua identità, farci invadere dal suo cuore, dalle sue intenzioni, dalle sue opere. Su questo puoi misurare e vagliare le azioni, correggere pretese e manie. Permettiamogli di occupare nella vita tutto lo spazio che si merita.