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Vangelo secondo Marco 6,53-56

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

UN PUNTO DI SALVEZZA

In barca o a terra, per villaggi, città e campagne, dovunque vada, la gente corre da Gesù come a un punto di salvezza. Accadeva in Palestina, accade oggi quando, chiaramente o confusamente, si intravvede Gesù. Accade nelle nostre chiese, con preti e laici cristiani. Accade in luoghi impensati e in forme strane o addirittura stralunate. Che cosa dunque serve al mondo? Serve che la nostalgia e la domanda del divino non vada dispersa. Serve incontrare segni vivi che rimandano alla Sua Presenza.

Vangelo secondo Luca 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

IL SIGNORE CI CHIAMA OGNI GIORNO

Nel mare della vita, il Signore naviga con noi. Egli rilancia il nostro coraggio e la nostra opera, senza che restiamo sommersi dalla fatica, dalla delusione per la solitudine e la mancanza di risultati, dalla nostra stessa indegnità o insufficienza, dalla cattiveria del mondo. Come ha chiamato Isaia, Paolo, gli apostoli, così Gesù chiama anche noi alla grande impresa della vita, orientandoci verso di Lui e mostrandoci i passi da fare. Con Gesù possiamo ogni giorno prendere il largo e riprendere l’opera che ci è stata affidata: in famiglia, nel lavoro, nella società, nella vita. Guardandoci attorno, riconosciamo tanti fratelli che camminano con noi.

Vangelo secondo Marco 6,30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

 

IL RITMO DELLA VITA

 

Bella questa sequenza di avvenimenti: ritorno degli apostoli dalla missione, l’uscita in disparte, verso un luogo deserto, e daccapo l’invasione della folla. E’ il ritmo della vita, il ritmo della missione. Non possiamo buttarci nelle cose e nei rapporti fino a perdere noi stessi, dimenticando la nostra origine. Dopo il lavoro – e anzi all’interno stesso della missione, come coscienza di sé – ritroviamo noi stessi e il senso di ogni azione riportandoci davanti a Gesù nel silenzio e nella preghiera.

 

Vangelo secondo Marco 6,14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro

IL POTERE E LA LIBERTA’

Il potere usurpa con violenza, perché vuole vincere. Ma nessun potere può togliere la libertà che ci rende persone. La violenza rimane impotente, pur accanendosi fino ad uccidere. Nel caso di Erode verso il Battista, con un accanimento stupido e crudele. I poteri dittatoriali procedono sulla stessa linea, come nel passato nazista e comunista, e come nel variegato presente. Oggi domina il potere sottile della ‘mentalità comune’, alla quale ci si sottrae solo con il Vangelo, vissuto personalmente in una compagnia cristiana.

Ricordarlo in prima fila sul banco nel corso di cristologia, e poi vederlo nel seggio vescovile della cattedrale della tua diocesi, è un bel salto, un bel colpo di emozione. Lo ricordi – sia pure nella nebbia del tempo che scolora le immagini – attento, diligente, intelligente. Non mancava qualche suo acuto intervento. Qualche settimana fa, In un dialogo estemporaneo, lui ricordava il volto massimo - 30 e lode – ricevuto all’esame e aggiungeva un particolare curioso: l’insegnante, avendo dato un’occhiata agli appunti ordinati e chiari che il giovane aveva tra mano, gli chiese: “Me ne lasci una copia?”.

Ora il Maestro è Lui. Dopo aver tanto parlato di Cristo nell’antico corso del quarto anno di teologia del seminario di Padova – con il contorno di qualche spunto sulla Chiesa che viveva nel mondo e sulla piccola chiesa in muratura che cominciava a sorgere alla periferia di Chioggia – mi farò ora discepolo dell’antico alunno divenuto Maestro e Padre con il sacramento dell’episcopato e con la sua ormai lunga esperienza di vita di fede. Insieme ci faremo alunni e discepoli dell’unico Maestro di vita.

Don Angelo Busetto

Vangelo secondo Marco 6,7-13

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

LA LUCE VINCENTE

La luce che abbiamo ricevuto da Gesù e che ci è stata richiamata nel giorno della Candelora, è per tutti. Occorre diffonderla con le nostre persone, con il grido di gioia di Simeone e Anna, e lo slancio di chi ha incontrato Gesù e lo annuncia con la vita. Cerchiamo la pace, la gioia, l’amore. Non potranno bastarci le luci sfavillanti dei festival e le promesse vuote. Gli ‘spiriti cattivi’ sono vinti dal brillio dello Spirito di Cristo sui nostri volti.

Vangelo secondo Luca 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

LA LUCE CHE SORGE

A piccoli passi, condotto da Maria e Giuseppe, Gesù entra nel mondo: si presenta e si consegna al Padre e viene riconosciuto dagli uomini in attesa. E’ come il sorgere della luce, lo spuntare del sole, dapprima appena accennato all’orizzonte e poi deciso e luminoso. Questa luce attraversa l’arco della storia e giunge a illuminare il sentiero che percorre ogni persona. Rischiara la nostra speranza nel senso della vita, irrobustisce i nostri passi, sostiene la nostra fiducia verso le persone. Apriamoci a questa luce.

6 febbraio 2022 - Domenica Quinta, Tempo Ordinario, anno C

Giornata della vita
Introduzione del celebrante
Rivolgiamo al Signore Gesù la nostra preghiera con la fiducia di Pietro: “Sulla tua parola, Signore, getterò le reti”

1. Signore Gesù, Tu ci inviti a prendere il largo, superando ogni delusione e paura. Donaci di camminare con fiducia e decisione nelle piccole e grandi imprese della vita,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Signore Gesù, ti ringraziamo e ti preghiamo per quanti hai posto a guida della barca della Chiesa: papa, vescovi, il nostro vescovo Giampaolo, i sacerdoti, i consacrati; rendili saggi e forti, pieni di fede, speranza e carità,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, Dio della vita, donaci di custodire ogni vita, dei piccoli e degli anziani, dei malati e dei sofferenti, di chi patisce solitudine e persecuzione. Conforta i fratelli che vivono situazioni di difficoltà,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Signore Gesù, dona al nostro mondo di riprendere le vie della pace, dell’accoglienza, della giustizia e della verità. Rendici collaboratori di ogni bene che incontriamo,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del Sacerdote
Signore Gesù come Pietro ci prostriamo davanti a te e ti consegniamo la nostra preghiera e la nostra speranza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

IL SIGNORE CI CHIAMA OGNI GIORNO

Nel mare della vita, il Signore naviga con noi. Egli rilancia il nostro coraggio e la nostra opera, senza che restiamo sommersi dalla fatica, dalla delusione per la solitudine e la mancanza di risultati, dalla nostra stessa indegnità o insufficienza, dalla cattiveria del mondo. Gesù ci chiama alla grande impresa della vita, orientandoci verso di Lui e mostrandoci i passi da fare. Con Gesù possiamo ogni giorno prendere il largo e riprendere l’opera che ci è stata affidata: in famiglia, nel lavoro, nella società, nella vita. Guardandoci attorno, riconosciamo tanti fratelli che camminano con noi.

Vangelo secondo Marco 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

DUE DONNE

Il Vangelo ci fa rivivere il dramma di due donne. La prima ha l’audacia di avvicinarsi a Gesù tirandogli il mantello, e l’umiltà di prostrarsigli davanti. La seconda è una bambina che sta morendo: Gesù la incontra già morta, la prende per mano e la solleva. Per ambedue, un contatto fisico, un gesto di tenerezza e di misericordia che rimane impresso nella memoria dei discepoli e diventa un segno per tutte le donne e in particolare per quelle colpite da sofferenze e malattie.

Vangelo secondo Marco 5,1-20

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

PER UN MONDO RINNOVATO

Questo clamoroso miracolo di liberazione di un indemoniato termina come una melodia dolce: Gesù non trattiene quell’uomo con sé, ma lo rimanda a sua come annunciatore della liberazione avvenuta. Vengono in mente tutti coloro che sono stati liberati dal male, fisico o morale, e sono stati riammessi nella società come ‘buoni cristiani e onesti cittadini’, secondo la formula e la pratica di don Bosco. Gesù ci libera dal male per introdurci a contribuire al rinnovamento del mondo.