Vai al contenuto

Vangelo secondo Matteo 8,5-17

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
“Egli ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle malattie”.

UNA FEDE STRANIERA

Il mese di luglio inizia con un episodio bellissimo, che ci tocca direttamente: il centurione è uno straniero, forse proveniente dalla penisola italica e magari dalla regione veneta. Gesù gli riconosce una fede più grande di quanto abbia riscontrato in Israele. Un fede umile e delicata, che non pretende di ‘scomodare’ Gesù ma crede anche nel miracolo ‘in distanza’. La Chiesa fa ripetere le parole del centurione prima della comunione: non sono degno, ma una tua parola basta a salvarmi!

(Giuseppe Castellese)
Era il 1956 quando il filosofo ebreo e tedesco Günther Anders, prima grande amico e poi marito di Hannah Arendt, scrisse questo passaggio all’interno del suo libro “L’uomo è antiquato”:

“Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini.
L’ ideale sarebbe quello di formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate.
In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale. Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi.
Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile e elitario. Il divario tra il popolo e la scienza, che l’informazione destinata al grande pubblico sia anestetizzata da qualsiasi contenuto sovversivo.
Niente filosofia. Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: si diffonderanno massicciamente, attraverso la televisione, divertimenti che adulano sempre l’emotività o l’istintivo. Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso. È buono, in chiacchiere e musica incessante, impedire allo spirito di pensare.
Metteremo la sessualità al primo posto degli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio.
In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana. E il modello della libertà.
Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, l’unica paura, che dovrà essere mantenuta, sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità.
L’ uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve essere un gregge. Tutto ciò che permette di far addormentare la sua lucidità è un bene sociale, tutto ciò che metterebbe a repentaglio il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato, combattuto.
Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve prima essere designata come sovversiva e terrorista e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali”.

Günther Anders. 1956 in “L’uomo è antiquato”

Vangelo secondo Matteo 8,1-4

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

LIBERTA’ E SALVEZZA

In questo miracolo colpisce che Gesù, mentre guarisce il lebbroso, lo invita a rispettare la legge di mostrarsi al sacerdote e presentare l’offerta per avere la certificazione della guarigione. Gesù non è venuto a sovvertire legislazioni e ordinamenti. Egli si sottrae ad ogni strumentalizzazione. Gesù è venuto a guarire e salvare l’uomo che vive, ridonandogli respiro e dignità e reinserendolo nella società. Una libertà che trova compimento in Paradiso: per questo può intercettare il martirio.

Vangelo secondo Matteo 16,13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

SULLA FEDE DI PIETRO

Cesarea è la svolta. Gesù viene riconosciuto per quel che è, al contrario di quel che pensa la gente. Simon Pietro e gli altri apostoli hanno un’esperienza diversa su Gesù: lo vedono vivere, pregare, agire. Soprattutto, hanno il cuore aperto ad accogliere la ‘rivelazione’ del Padre. Gesù ha fretta, e subito compie un passo decisivo: sulla fede di Pietro si innalzerà un edificio che dura per il tempo e l’eternità, capace di fronteggiare il male. Una garanzia stabile nelle onde della storia.

 

Vangelo secondo Matteo 7,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

IL FRUTTO BUONO

Qual è il frutto buono? Grandi imprese, grandi progetti, grandi realizzazioni? Il frutto buono si colloca nel cuore della persona, che si apre all’amore di Dio e del prossimo dentro tutte le circostanze e le fatiche della vita. Il frutto buono è la carità e la misericordia. E’ la santità, cioè la pienezza umana già realizzata, se non compiuta, fin da quaggiù. Un frutto di bene che permane nella memoria delle persone e continua a germogliare nel profondo della storia.

 Dal fondo dell’Inferno

Un cammino di scoperta della Divina Commedia, proposto ai giovani e non solo

Che cosa ne sarebbe stato del suo viaggio nell’oltretomba, se Dante invece di descriverlo attraverso un grande poema in terzine, l’avesse raccontato con un romanzo? A parte l’inesorabile caduta di stile, ne sarebbe risultata una maggiore facilità di lettura. Anche a persone addestrate ai libri, infatti, accade di inciampare fra le terzine della Commedia; e accade pure che tanti commenti al poema, accurati e dotti, nel tentativo di chiarire il testo finiscano per appesantirne e rallentarne la lettura.                                                                        Ecco dunque la sorpresa, pensata ed elaborata da uno studioso di Dante e suo divulgatore. Franco Nembrini ha presentato per anni la Divina Commedia nelle aule scolastiche e sugli schermi televisivi, e ha prodotto un corposo ed elaborato commento pubblicato in una imponente edizione. Ora, in collaborazione con un insegnante di scuola primaria, se ne esce con una ripresa della prima cantica della Commedia – l’Inferno – presentata con il fascino del romanzo. Ciascuno dei trentatre canti, più quello introduttivo, della prima Cantica del poema, viene presentato attraverso tre livelli, anzi quattro. Come in un grande campo arato, il primo percorso consiste nella seminagione di alcune terzine che fanno gustare il ritmo musicale dei versi di Dante; il secondo percorso è la riscrittura in prosa del testo dantesco; il terzo è un commento scritto in rosso, che rimbalza a intervalli nelle pagine. Ne risulta un racconto vivace, chiaro, attualizzato. Nembrini dialoga con i giovani lettori, come si trovasse in classe o magari attorno a un tavolo a mangiare la pizza. Il testo dantesco emerge nella sua scorrevolezza, i personaggi risaltano nella loro individualità e il lettore procede lestamente alla scoperta di storie e situazioni. Un ‘quarto livello’ è costituito dai disegni, simbolici e figurativi, che offrono al testo scritto una suggestiva ambientazione visiva.                                  A fine anno scolastico, si potrebbe cogliere l’opportunità di presentare – o forse regalare – questa prima Cantica della Commedia a giovani amici, come una lettura da centellinare nel corso della lunga estate. Incontreranno Virgilio guida sapiente e attenta, Paolo e Francesca, Farinata, il conte Ugolino e tanti altri; si sorprenderanno delle storie, delle fantasie, delle immagini, della lingua, dei lampi di genio di Dante. Un percorso di vita, fatto di minacce e speranze, di punizioni e desolazioni, nel disegno drammatico dell’esistenza umana sottoposta al giudizio di Dio.  “Ne abbiamo vissuti di inferni, in questi anni…” scrive Nembrini nell’introduzione. Che ne sarebbe di noi senza il passo successivo del Purgatorio e senza la mèta del Paradiso? Il cammino prosegue: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Angelo Busetto

Franco Nembrini, Gianluca Recalcati, Uscimmo a riveder le stelle. La Divina Commedia raccontata ai ragazzi Vol.1, Inferno. Illustrazioni di Samuele Gaudio, Edizioni Ares, Milano 2022, pp 286 € 20,00

 

2 luglio 2023 – Domenica XIII anno A

Introduzione del celebrante

La partecipazione all’Eucaristia ci offre l’occasione di pregare insieme, presentando al Signore il mondo, la Chiesa, la nostra comunità e la nostra famiglia.

  1. Signore Gesù, che ci inviti ad amarti in ogni cosa e ogni persona, e sopra ogni cosa e ogni persona, donaci la grazia di seguirti ogni giorno, tenendo fisso su di te lo sguardo e il cuore,

preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti preghiamo per coloro che chiami al sacerdozio e alla vita religiosa: rendili testimoni di un amore totale e generoso. Ti affidiamo Papa Francesco, il nostro vescovo, i sacerdoti e i giovani e ragazzi in cammino verso la consacrazione,

preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù rinnova nei cristiani lo spirito di carità e di accoglienza, per diventare tuoi testimoni nel mondo. Sostieni il lavoro educativo delle parrocchie e dei gruppi in questa nostra estate,

preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, guarda il nostro mondo: fa che le potenze che lo dominano nella politica, nella economia, nel commercio, nei mass-media, percorrano le vie dell’onestà, della pace, della fraternità,

preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Dio nostro Padre, che ci hai creati e ci vuoi bene insieme a tutti i nostri fratelli e sorelle, ti affidiamo la nostra comune preghiera, perché tu la porti a compimento con la tua provvidenza.

Per Cristo nostro Signore

UNA VITA CHE VALE

Quanto vale la vita mia, tua, quella di ogni persona? Creature di Dio, nel battesimo il Padre ci ha riconosciuto come suoi figli, salvati nella croce e risurrezione del Figlio Gesù. Riconoscerci così, è dare dignità e valore a noi e agli altri, con un cuore aperto alla fraternità, al servizio, al perdono. Il tempo dell’estate, in città e in vacanza, in casa e nei luoghi pubblici, offre molte occasioni per sperimentare la verità e la bellezza del Vangelo. Incontriamo la realtà tenendo fisso Gesù nel cuore e negli occhi.

Vangelo secondo Matteo 7,6.12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

I PASSAGGI DELLA VITA

Nel ‘discorso della montagna’ che inizia con le Beatitudini, l’evangelista Matteo raccoglie vari discorsi e detti di Gesù. Il primo fa pensare al rispetto dovuto alle ‘cose sacre’ e in particolare all’Eucaristia. Il secondo riporta la ‘regola d’oro’, che Gesù porterà a un altro livello nel ‘precetto dell’amore’: “Amatevi come io ho amato voi”. Il terzo sottolinea i passaggi della vita che sembrano facili e sono invece scivolosi; conviene passare per quella ‘porta stretta’ che, con fatica e sacrificio, conduce alla vita.

Vangelo secondo Matteo 7,1-5

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

NON GIUDICARE

Non possediamo il cuore di nessuno, e Dio solo ha tutti gli elementi per un giudizio compiuto sulle persone. Non si tratta di non valutare il bene o il male che abbiamo intorno, come se tutto fosse indifferente. Ma chi può raggiungere il cuore di una persona? E chi potrebbe impedire a ‘quel tale’ di ravvedersi e cambiare? Semmai, si tratta di imparare a riconoscere il bene che vibra nel cuore di ciascuno.