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Vangelo secondo Luca 17,1-6

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

PERLE DI VANGELO

Alcune frasi del Vangelo – come queste – formano quasi una collana di perle preziose, che illuminano la strada della vita. Luce accecante la prima, piena di saggezza e di minaccia. Brilla di tenerezza la seconda, con un lucore di misericordia. Salda e vivace la terza, che domanda la fede. E tuttavia il Vangelo non è un prontuario di belle frasi. Piuttosto, volge il nostro sguardo verso Gesù, il suo stile, la sua vita. E soprattutto, la sua presenza di grazia, che ci apre la strada.

 

Vangelo secondo Marco 12,38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

LA VITA COME DONO

Gesù ci prende in contropiede: il piccolo episodio dell’offerta della vedova diventa pagina di Vangelo! Gesù osserva, bada alle persone, valorizza il gesto del povero, del bambino, della vedova; nello stesso tempo, Egli sconfessa l’ipocrisia e l’esteriorità. Il Signore bada al cuore, non alla formalità del gesto. Impariamo a riconoscere gli esempi, di carità e semplicità, di tante persone, spesso le più semplici, come i bambini, e le più povere. La vita come dono ricevuto e offerto, è la vita più bella.

Introduzione del celebrante
Desideriamo presentare al Signore le nostre preghiere e il bisogno dell’umanità intera, con spirito di semplicità e di umiltà, per essere ascoltati e accolti come figli.

1. Signore Dio, donaci di avvicinarci a te con cuore generoso come la vedova povera del Vangelo. Rendici testimoni della tua carità attraverso la condivisione dei nostri beni,
Preghiamo. ASCOLTACI, SIGNORE

2. Signore Gesù, ti ringraziamo (diocesi di Chioggia: per il nuovo vescovo eletto GIAMPAOLO DIANIN e) per tutti i ministri della Chiesa. Sostieni con la tua grazia i catechisti dei ragazzi e degli adulti; rendili lieti e liberi nell’annuncio della fede cristiana,
Preghiamo: ASCOLTACI, SIGNORE

3. Signore Gesù, ti affidiamo i responsabili degli stati e dell’economia: svolgano la loro missione per il bene dei popoli, delle famiglie, avendo cura dei bisogni di ciascuno,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Signore Gesù, ti affidiamo i nostri figli. In famiglia, nella scuola, nelle attività pubbliche, vengano educati alla condivisione, all’accoglienza, al perdono,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Accogli o Signore la nostra preghiera, come la prima nostra azione di carità verso il prossimo e come segno di fiducia verso di te. Tu che vivi e regni.

Spunto della domenica
Gesù ci prende in contropiede: il piccolo episodio dell’offerta della vedova diventa pagina di Vangelo! Gesù osserva, bada alle persone, valorizza il gesto del povero, del bambino, della vedova; nello stesso tempo, Egli sconfessa l’ipocrisia e l’esteriorità. Il Signore bada al cuore, e non alla formalità del gesto. Impariamo a riconoscere gli esempi, di carità e semplicità, di tante persone, spesso le più semplici, come i bambini, e le più povere. Valutiamo le nostre azioni, perché siano espressione di un desiderio di conversione, senza pretendere approvazioni o elogi.

Vangelo secondo Luca 16,9-15

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

QUESTO GRANDE MAESTRO

Gesù ci sveglia, ci strattona, ci corregge, ci lancia. Non usa linguaggio dolce; è come un padre che vuol fare crescere il figlio e lo scuote. Gesù arriva a fare il paragone con chi si comporta in modo disonesto, per dirci non di essere disonesti, ma di essere vivi e desti.. Ci basta questo scuotimento o attendiamo che siano i fatti a percuoterci? Il nostro Maestro non dice solo parole, ma le vive con tutto se stesso.

Vangelo secondo Luca 16,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

 

IMPARARE DA TUTTI

 

Rimaniamo sorpresi ogni volta a leggere questo Vangelo. Gesù non invita ad imbrogliare, ma ad usare intelligenza e scaltrezza. Gesù raccomanda di essere ‘semplici come colombe e prudenti come serpenti’. Impariamo proprio da Lui, che agisce con scaltrezza di fronte ai ragionamenti trabocchetto di scribi e farisei. Impariamo dai santi, come San Giovanni Bosco, semplice con i ragazzi, scaltro con i potenti. O da grandi uomini imbevuti di Vangelo, come De Gasperi. Una lista che continua.

Vangelo secondo Luca 15,1-10

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

UN AMORE CHE PRECEDE

Gesù accoglie i peccatori e mangia con loro, perché il loro cuore si ravveda e possano cambiare vita. L’accoglienza, la vicinanza, l’amore precedono il cambiamento della persona, e arrivano a provocarlo. L’amore di Dio ci precede, e Gesù lo realizza concretamente, abbracciando e lasciandosi abbracciare, accogliendo l’invito e invitandosi lui stesso, come nel caso di Zaccheo. Gesù è l’amore di Dio che cerca e salva questa nostra umanità perduta. Lo vediamo realizzato in tanti cristiani: San Carlo ne è un esempio clamoroso.

Vangelo secondo Luca 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

LA PRETESA DI GESU’

Può Gesù ‘pretendere’ che lo amiamo più del padre e della madre, più di tutti e perfino di noi stessi? Può farlo perché l’amore a Lui raddrizza la nostra vita e la conduce allo scopo vero: la libertà interiore e la felicità. Questo amore riempie il nostro cuore, e ci abilita ad amare senza possesso e senza lamentele. E’ la giusta misura anche per l’amore coniugale. Ho sentito alcuni sposi dire: “Il mio sì alla moglie – o al marito – è prima di tutto un sì a Gesù”.

Vangelo secondo Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

INSIEME VERSO LA META

La liturgia della Chiesa non dimentica nessuno. Dopo aver celebrato la comunione con i Santi del Paradiso, apre alla commemorazione di tutti i defunti, non solo in una memoria di gratitudine, ma anche nell’implorazione affinché giungano godere la luce e la gioia di Dio. Dopo il Paradiso, un richiamo al Purgatorio, ‘luogo’ e momento per una purificazione alla quale possiamo collaborare. Nessuno è solo, nella vita terrena e dopo: ci prendiamo per mano fino alla mèta, il cuore di Dio.