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L’ultimo giorno e il primo

IL MIO TE DEUM dell’ANNO 2020

Arriviamo al TE DEUM dell’ultimo giorno dell’anno, che tira le somme e dice un giudizio vero su quanto abbiamo vissuto. Per che cosa lodare e ringraziare? Il cuore è stretto dalle notizie su chi - anche tra amici e conoscenti - è morto a causa del virus, e di tanti altri, malati o appesantiti dalle conseguenze del Covid. Tutti siamo bloccati in una "mezza" vita, per una serie infinita di limitazioni, e afferrati dalla paura. Basta incontrare qualche amico medico o insegnante o impiegato nel turismo o in altre attività, per capire quanto la situazione è drammatica per tutti. Tanta gente è arrivata alla soglia della povertà. Per non parlare di come va la nostra bella Italia e con essa il mondo. Quale Te Deum possiamo cantare? Ci sentiamo sfiorare da un'ombra di sconforto, come mi è capitato di sperimentare nei pochi giorni di quarantena a causa di un contatto con persone 'positive' .
Eppure, dentro tutto questo dramma, mi trovo il cuore pieno di gratitudine. Prima di tutto per la marea di dedizione e di intraprendenza che questa situazione ha provocato. Mi colpiva la lettura del diario del prete spagnolo che ha lasciato l'insegnamento per andare in corsia. Quanti preti, medici, infermieri, persone di diverse professioni o semplici volontari, si sono mosse con generosità e responsabilità.
Personalmente, pur vivendo isolato e limitato come tutti, non mi sono mancate la compagnia e l'assistenza delle persone. Anche attraverso le occasioni offerte da tv e internet. Anch'io ogni mattina stavo davanti alla tv per la messa del Papa alle 7, ed era ogni volta un raddrizzamento della giornata. Ho scoperto le possibilità dello zoom per collegamenti nei quali ho pregato insieme, ho ascoltato testimonianze semplici e straordinarie, ho continuato quel formidabile percorso di fede che è la scuola di comunità con amici e con collegamenti più estesi; ho condiviso i ritiri mensili con i preti diocesani e con gruppi di religiose. Tutte occasioni per riconoscere che Gesù viene a farci compagnia e ci ripete parole di liberazione. Durante l'estate ho goduto di una inaspettata vacanza con famiglie, sorprendendomi della bellezza della fede sperimentata anche in condizioni difficili e dolorose, e testimoniata da due genitori che raccontavano della vocazione sacerdotale di un figlio. Mi hanno molto accompagnato tre libri: il racconto della prigionia di Van Thuan, la riflessione di don Julian Carron che riposiziona l'anima rispetto alla pandemia, e l'esperienza dell'ateo Azurmendi, che si trova la vita ribaltata dall'incontro con le fraternità cristiane della Spagna. La misericordia di Dio non ci abbandona e ci fa ricominciare ogni giorno, stupiti per il dono della vita, Il dono della fede conduce a imparare dalla propria fragilità, e regge l’urto del tempo e delle circostanze anche in questo strano 2020.
Come non ringraziare e lodare con un grande Te Deum? Dentro al cuore, un desiderio: che la grazia in azione nella mia vita e in quella di tante altre persone, possa estendersi e diventare speranza ed energia per tanti altri. Per tutto il mondo, durante la pandemia e nel tempo che seguirà.

don Angelo