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I poveri con noi

STENDI LA MANO

Stendi la tua mano, stendete la mano, tante mani. Si prolunga l’invito fatto da Papa in occasione della giornata dei poveri. La mano che domanda e attende. La mano che porge e aiuta. Oggi che le mani non si aprono neppure per l’abbraccio di pace della Messa, è necessario porgere la mano attraverso vie virtuali. Certo, non si mangia e non si beve ‘virtualmente’ e occorre il prodigio della carità per trasformare il gesto virtuale in pane e companatico. E’ il cibo che corre per le vie dell’Emporio di carità, passando attraverso un cartellino. Quest’anno accadrà anche con la Colletta alimentare ai supermercati. Niente cartoni riempiti di alimenti di tutte le specie, ma una card per una spesa virtuale che ritornerà al Banco alimentare trasformata in cibo. E’ come il miracolo della moltiplicazione dei pani. Lì è bastata una parola, e quale parola, e i cinque pani sono diventati mille e mille. Qui saranno centinaia e migliaia di tagli da due euro, cinque, dieci. Come un esercito di Napoleone. Che c’entra Napoleone, il quale depredava le campagne, piuttosto che sfamare la gente? A un convegno pure ‘virtuale’, dove partecipa il cardinal Zuppi con altri illustri personaggi, sento dire: “Non aspettare di essere Napoleone…” Non aspettare di essere un grande personaggio, non aspettare di essere un potente, non aspettare di fare la grande impresa. Fai la piccola impresa di oggi, quella di porgere la tua mano. Quando tante mani si porgono a donare, diventa un esercito come quello di Napoleone, non per depredare, ma per raccogliere e distribuire. E’ il grande cuore della chiesa che si muove. La chiesa di popolo va oltre le sue mura. Vive nelle case, percorre le strade, entra negli androni delle stazioni. Quanta gente sta vicino a chi è debole, quanti sanno perdonare e donano un tempo della giornata, un sorriso e un atto di pazienza. La chiesa della carità si è mossa nei secoli, e ha costruito Cattedrali e lazzaretti. Offrendo spiccioli e monete, e anche la pelliccia, come ha fatto la ricca signora decaduta che non aveva nient’altro da offrire per contribuire alla cattedrale in costruzione. Bisogna costruire e ricostruire la cattedrale della vita, della società, della comunità, porgendo la mano e guardandosi in faccia. Lo sguardo giunge fino al cuore delle persone, come quando si dona l’Eucaristia. Anche allora si stende la mano: si dona Cristo e si dona a Cristo. La carità non ha confini e barriere, e tocca le dimensioni della terra e del cielo.