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Giovedì 22 marzo 2018 Santa Lea, vedova, Roma 384

Vangelo secondo Giovanni 8,51-59

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

L’ETERNO NEL TEMPO

Fine del dibattito di Gesù con i Giudei! Illuminante e tormentoso. Tormentoso perché la saccenza chiude il cuore ai Giudei, che scantonano in angolo. Illuminante perché Gesù dichiara la propria identità di Figlio, e parla con intensità e decisione del rapporto con il Padre. Arriva la stoccata finale. “Prima che Abramo fosse, Io Sono”. Un ‘presente eterno‘! Gesù non trattiene per sé la sua eternità, ma la comunica a chi crede in lui e osserva la sua parola. L’eterno entra nel tempo e lo salva.