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Giovedì 21 luglio 2016 – San Lorenzo da Brindisi, 1559-1619

PER UN CUORE APERTO
Gesù parla in parabole. Perché? Non si capisce solo con la testa. Gesù parla in parabole come una mamma e un papà che raccontano storie al figlio piccolo, sicuri di essere capiti. Certo, Gesù in questo vangelo si esprime in modo paradossale, come se il linguaggio figurato delle parabole fosse usato apposta per non farsi capire. E’ così infatti per chi ha il cuore chiuso, gli occhi ciechi, le orecchie tappate: non sente, non vede, non accoglie il Signore che gli viene incontro. Beato chi sa vedere e ascoltare!

Vangelo secondo Matteo 13,10-17

In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».

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