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Introduzione del celebrante
Per noi in questa domenica la Parola del Signore è la semente gettata nella nostra mente e nel nostro cuore. Domandiamo che cresca e faccia frutto.

  1. Signore Gesù, donaci di accogliere la semente del Vangelo, gettata nel terreno della nostra vita ogni domenica e anche ogni giorno, perché porti buon frutto nei nostri pensieri e nelle nostre azioni,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, assisti i nostri pastori che ci aprono la via del Vangelo nella Messa e nelle circostanze della vita; donaci di accogliere la testimonianza di tanti fratelli che annunciano e vivono la parola di Dio,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, nel nostro mondo attraversato da guerre, ingiustizie, cattiverie, menzogne, fai germogliare la semente della verità, della pace, per il bene dei popoli, delle famiglie, delle persone,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti presentiamo la nostra estate: donaci sperimentare il conforto e la gioia, del riposo, dell’amicizia, delle opere di carità, della bellezza del mondo e del bene delle persone,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Signore, la parola del Vangelo donata dalla Chiesa, trovi un buon terreno in noi e giunga a maturazione nella vita nostra e dei nostri fratelli. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

LA PAROLA CHE FA VIVERE

Come il sole che sorge ogni giorno, come la luna che segna il tempo, la parola del Signore è la semente buona che alimenta la nostra vita. La accogliamo nel Vangelo di ogni giorno e nell’annuncio della liturgia domenicale. Quale attenzione, qual posto nella nostra vita? Quale spazio, rispetto a tante parole, verità distorte, malizie che ci colpiscono e deformano ogni giorno? Impariamo a conoscere il mistero di Dio per entrare con sapienza e coraggio nel mistero della vita e aprirci all’amore verso i fratelli.

Vangelo secondo Matteo 19,27-29

In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

UNA VITA BUONA

La promessa di Gesù si è realizzata abbondantemente per Benedetto e i suoi seguaci. Cento e più volte si sono moltiplicati monaci, monasteri, possedimenti, a vantaggio dei territori bonificati e dell persone. Soprattutto è una regola di vita, che salva e nobilita tutti i momenti e le azioni della giornata, tra preghiera, lavoro, riposo. Di più ancora, è l’invito a vivere di fronte a Dio e per Dio: questo si irradia come beneficio per i fratelli e crea una civiltà realmente umana.

 

Vangelo secondo Matteo 9,18-26

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

IL VANGELO E’ UN FATTO

L’evangelista Matteo stringe al massimo due episodi che Marco e Luca raccontano più distesamente. Così l’azione di Gesù e la sua personalità si stagliano come una scultura appena scalpellata. Viene da dire: fatti, non parole. Quello che è accaduto, senza concedersi ai particolari. Il Vangelo, prima di diventare annuncio, è un fatto, tanti fatti accaduti che delineano la personalità divina di Gesù, E la ‘notizia di questi fatti’ ancora si diffonde tra noi.

Vangelo secondo Matteo 11,25-30

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

UN CUORE APERTO

Gesù vive oggi nella Chiesa: parola, Eucaristia, vicinanza di tanti fratelli, e porta gioia e letizia al suo popolo. Lo incontriamo dentro il nostro bisogno, affidandoci a Lui in semplicità di cuore. Chi per primo ha accolto Gesù? Gli apostoli che lui ha chiamato, le donne e gli uomini bisognosi di perdono, tanti malati, e anche qualche sapiente. Per accogliere Gesù e stare con Lui non basta l’intelligenza: occorre un cuore che desidera, domanda e ricerca la Sua presenza amica.

UNA COLLANA DI GIORNI

Un gioiello, piccolo e prezioso. Alla prima occhiata il libretto bianco risplende con limpidezza. Te lo rigiri tra le mani, scoprendo di pagina in pagina un bagliore, una figura, un colore. Come quando si ha a che fare con un oggetto delicato, che non vuoi contaminare, ma di cui vuoi cogliere i riflessi. Si tratta di un bambino, e di suo padre che racconta. La scansione dei giorni della settimana, mercoledì, venerdì. Il figlio – due anni - ha un passo strano. Una visita all’ospedale: “Non è niente”. Poi un’ulteriore indagine e si torna a casa. La chiamata improvvisa dall’ospedale: “Venga con il bambino”. Leucemia. Ricoverato, lì dove ci sono tanti altri bambini con il capo pelato.

La malattia quasi non viene direttamente raccontata, ma si riverbera nel rumore delle strade, nel colore dei palazzi, negli uccelli che cantano o attendono, nel merlo sotto la pioggia, nella neve che vedi cadere dalla finestra. Soprattutto negli incontri: la cassiera di banca indurita e la fioraia che presta 20 centesimi, il sorriso che, a partire dal volto dell’infermiera, si propaga come un’onda per gli ambienti, il Natale appassito, il tempo che scorre in un’unica danza. Per due anni e mezzo, sulla soglia del dolore. “Una notte dopo l’altra, una siringa dopo l’altra. Un lungo fiume di preghiere”. Finalmente, la passeggiata liberatoria al parco. Lo scivolo, insieme padre e figlio. “C’era una volta un bambino con suo padre, che scivolava giù da una scivolo”. “C’era una volta un bambino che insegna a suo padre a nascere”.

La collana nella quale il libretto è inserito si intitola “tutt’altro”.
Jesùs Montiel, E il fiore verrà, Capire Edizioni, Forlì 2022, pp 64, € 10,00

a.b

 

 

Vangelo secondo Matteo 9,14-17

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

IN FESTA CON LO SPOSO

Per i discepoli, stare con Gesù era andare a nozze. La Sua presenza bastava, pur tra contraddizioni, difficoltà e le loro debolezze. E per noi? Che dire delle lamentele per l’assenza di Dio e di Gesù? E’ assente Dio, è assente Gesù salito in cielo, oppure non ci accorgiamo della grande Presenza? Quando vediamo il volto lieto di certi cristiani, persino nella fatica e nella sofferenza; quando sentiamo di martiri che cantavano salmi nella persecuzione: è assente Dio, o siamo assenti noi?

Vangelo secondo Matteo 9,9-13

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

I GIUSTI E I PECCATORI

Un ‘pubblicato e peccatore’ diventa apostolo. La chiamata di Gesù sospinge Matteo a un salto doppio. Tuttavia, non c’è da sorprenderci. Fossimo giusti, che bisogno avremmo di un Salvatore? Fossimo già ben disposti e orientati, che bisogno avremmo di un Maestro da seguire?
Il dramma – piuttosto - è quando ci consideriamo sani, che non hanno bisogno del medico, e giusti, che non domandano misericordia. Abbassiamo la nostra presunzione, e accogliamo la Sua chiamata!

Vangelo secondo Matteo 9,1-8

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

DA QUALE MALE?

Da quale male abbiamo bisogno di essere liberati? La medicina guarisce da tante malattie, ma chi ci libera dal male di vivere, dal peso del male interiore, dallo scrupolo per i nostri peccati? Chi ci dona la forza di buttare la barella delle nostre chiusure, egoismi, cattiverie? Grazie agli amici che ci portano a Gesù, superando la barriera di una folla di perone e cose che chiudono l’orizzonte. Gesù entra nel fondo del nostro cuore e ci rimette in cammino.

Vangelo secondo Matteo 8,28-34

In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.

DA DENTRO E DA FUORI

Ci sono ancora i demoni? Noi abbiamo ancora bisogno di essere liberati non solo dal male che invade direttamente dalla nostra anima, ma anche dai diavoli che vengono a invaderci da fuori. Ciascuno può individuare non solo le proprie debolezze interiori, ma anche le tentazioni che dall’esterno vengono ad occupargli il cuore e a dominare mente e corpo. Gesù spinge i demoni a entrare nei porci, mostrando così la loro immondezza. Un danno per il patrimonio, una liberazione per la vita.