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Una delle giornate più brutte di questa altalenante primavera: pioggia e vento, e freddo come a febbraio. Eppure ieri, domenica, è diventata una giornata sorprendentemente bella. Le uscite con le famiglie dei ragazzi hanno sempre una gestazione problematica: vengo, non vengo, non posso, abbiamo un impegno. Poi ci si accorge di aver bisogno proprio di occasioni come questa. ...continua a leggere "Con le famiglie dei ragazzi della Cresima"

L’ANNUNCIO

Marco, il primo a raccontare la storia di Gesù, conclude il suo Vangelo con la consegna che Gesù fa agli apostoli inviandoli in tutto il mondo. Il Vangelo è un annuncio che salva, ci fa conoscere Gesù e apre alla fede in Lui, che ci accoglie nel Battesimo. Subito Gesù lascia gli apostoli e sale al cielo. Non si tratta di un abbandono: il Signore continua ad agire e si manifesta anche con segni straordinari, che diventeranno palesi dopo l’Ascensione con la venuta dello Spirito Santo. ...continua a leggere "Lunedì 25 Aprile, San Marco Evangelista"

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro Domenica, 24 aprile 2016

«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).

Cari ragazzi e ragazze, che grande responsabilità ci affida oggi il Signore! Ci dice che la gente riconoscerà i discepoli di Gesù da come si amano tra di loro. L’amore, in altre parole, è la carta d’identità del cristiano, è l’unico “documento” valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù. L’unico documento valido. Se questo documento scade e non si rinnova continuamente, non siamo più testimoni del Maestro. Allora vi chiedo: volete accogliere l’invito di Gesù a essere suoi discepoli? Volete essere suoi amici fedeli? Il vero amico di Gesù si distingue essenzialmente per l’amore concreto; non l’amore “nelle nuvole”, no, l’amore concreto che risplende nella sua vita. L’amore è sempre concreto. Chi non è concreto e parla dell’amore fa una telenovela, un teleromanzo. ...continua a leggere "PAPA FRANCESCO AL GIUBILEO DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE"

IMG-20160424-WA0003Domenica scorsa con parrocchiani e amici incontrati con la carità, pranzo in Centro parrocchiale.

Questa domenica, con le famiglie dei ragazzi che celebreranno prossimamente il sacramento della Cresima. Tra pioggia e vento, riscaldati dall'accoglienza e dal pranzo nella Cooperativa don Sandro Dordi. Familiarità e testimonianza. Di passo in passo, con l'audacia dello Spirito Santo. Alla prossima....

Nella foto: A tavola mentre ci viene raccontata la storia di don Sandro Dordi

Misericordia! Te n’eri accorto!!??

Chi se n’era accorto che la misericordia è un mare grande, un oceano che tocca tutte le sponde? Antico e Nuovo Testamento, Genesi e profeti, la storia del popolo d’Israele e quella delle singole persone, gli episodi della vita di Gesù e le parabole che egli racconta; tutta l’azione di Dio e tutta la vita di Gesù è storia di misericordia. La misericordia pareva una corrente secondaria, presso la quale ci si poteva fermare per soccorrere un ferito o chiacchierare con un poveretto. Non se ne doveva avere troppa di misericordia perché se no, dove va la giustizia? Dove va a finire la morale? ...continua a leggere "GIUBILEO"

COME IO VI HO AMATO

Gesù non si limita a dire: “Amatevi gli uni gli altri”. Egli aggiunge: “Come io ho amato voi”. Egli offre una misura concreta, un modo sul quale specchiarsi, e insieme un’origine e una fonte. Non è solo un buon esempio, ma una grazia donata. Un amore così, impossibile all’uomo, è il segno che identifica i seguaci di Gesù e diventa quindi una testimonianza che rimanda a Lui. Manifesta la ‘gloria di Dio’, in quanto segnala che la presenza e l’azione di Dio nel mondo permangono vive. ...continua a leggere "24 APRILE 2016 – Quinta Domenica di Pasqua"

di Francesco Lambiasi *Vescovo di Rimini*

Lettera ad Avvenire
Caro direttore,
scrivo di getto perché ho una cosa bella da raccontarti, di quelle che si confidano con il “tu”, sottovoce, tra amici. È una storia bella, bellissima, perché autentica, ardente di amicizia, contagiosa di perfetta letizia. È per questo che l’affido a te, perché diventi come una pagina di quel “quinto evangelo” che potranno gustare in molti. Mercoledì scorso, qui a Rimini, mi è morto un prete, don Giuseppe. Quando ho detto prete, ho detto tutto.

Non era un clericale: era proprio un prete–prete. Lo era con tutto se stesso: mite, battagliero, trasparente e innamorato, forte e tenerissimo. Aveva capito che per amare le persone, bisogna imparare a perdere. Per questo voleva bene a tutti, senza mai legare nessuno a sé. Ed era contento. Spesso diceva: «Non saprei immaginarmi diverso da quello che sono».

Che miracolo, un prete contento! Domenica scorsa ho concelebrato la Messa con lui. Prima di cominciare siamo rimasti da soli per un minuto. Gli ho chiesto: «Lo sai, vero, che per te questa è l’ultima Messa? Come la vuoi celebrare?». Mi ha risposto con un lampo negli occhi: «Come la prima». Dopo il Vangelo – era quello della triplice domanda di Gesù a Simone di Giovanni: «Mi ami?» – quando gli ho spalmato le palme delle mani con l’olio degli infermi, mi sono sentito investito da ondate di profumo che venivano dal crisma della sua ordinazione.

Alla fine ci ha lasciato il suo testamento: «Ogni volta che ho celebrato la Messa – era arrivato al suo quarantacinquesino anno di ministero – mi sono sempre fermato su quelle parole: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”». E calcando l’aggettivo “mio”, mi è sembrato volesse dire: “In questo momento, non perché io sia bravo, ma perché il Signore mi ha scelto e amato, il suo amore è in me e io sono in lui. Ho qui tra le mie mani la sua vita che diventa la mia, e la mia che diventa la sua”. L’Eucaristia fa della vita del prete un corpo donato, che continua a perdere sangue... In molti avevamo chiesto la grazia della sua guarigione, affidandola alla preghiera di don Giussani e del nostro don Benzi, ma lui rispondeva: «Non chiediamo al Signore di fare la nostra volontà. Chiediamogli la grazia di essere umili e disponibili a fare la sua».

Comunque, il miracolo c’è stato, eccome. Il miracolo di non aver vissuto la morte come una disgrazia, uno scacco matto, ma come un incontro, come l’inizio di una festa senza fine. Un giorno mi ha voluto confidare la sua preghiera. L’aveva imparata da una parrocchiana, tutta paralizzata: «Gesù, io sono tuo». Ed era felice quando gli chiedevamo di farcela ripetere. Caro direttore, adesso prega con me e con tanti che ci stanno leggendo: ora che il Signore lo ha preso, che ce ne mandi almeno un altro.

 

 

 

VEDERE IL PADRE

Dovrà dircelo ancora Gesù? In tutti i modi ha parlato della sua venuta dal Padre, del rapporto con il Padre e della sua volontà di compiere le opere del Padre. Gesù ha suscitato in noi il desiderio di conoscere il Padre e di vederlo. Ora Egli vibra la stoccata finale: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. Per vedere il Padre, per raggiungere lo scopo della vita, occorre – e basta – conoscere Gesù, seguire Lui e agire in nome suo. Il cielo ha toccato la nostra terra perché la terra tocchi il cielo. ...continua a leggere "Sabato 23 aprile 2016 – San Giorgio martire, Palestina m. 303 circa; Sant’Adalberto di Praga, 956-997"