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Domenica 25 novembre 2018 - SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE, GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO, Ciclo B

Introduzione del celebrante
A conclusione dell’anno liturgico ci affidiamo alla potenza e alla misericordia del Signore Gesù.

1. Gesù, re e Signore dell’universo, a te affidiamo la nostra vita e il destino del mondo, il presente e il futuro. Attraverso la tua croce dònaci misericordia e speranza,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Gesù, re e Signore della Chiesa, Ti affidiamo il cammino ecumenico, per l’unità e la fraternità tra i popoli e le religioni, nella libertà e nella pace,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Gesù re e Signore di ogni persona, tu vinci il male: a Te si sottoponga ogni potenza terrena, e si volga in favore dei poveri e deboli, di chi cerca una patria e una casa,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Gesù re e Signore, ti affidiamo il compito educativo dei papà e delle mamme. Gli sposi vivano nella fedeltà e nell’amore, accogliendo la vita come missione,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Accogli, Gesù Signore, la preghiera del popolo che ti sei conquistato con l’amore offerto sulla croce. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Spunto per l’omelia
Gesù e Pilato, l’uno di fronte all’altro. Una scena imponente, che fa venire a mente il Racconto dell’Anticristo di Soloviev: l’Imperatore di fronte allo staretz Giovanni che dice: ”Quello che abbiamo di più caro è Cristo…”. Due ‘regni’, due modi di concepire la vita e di viverla.
A conclusione dell’anno liturgico, siamo posti di fronte a Cristo: la sua signoria ci libera dal potere del mondo. Donando noi stessi, come Gesù che ha amato fino alla croce, possiamo ritrovare la verità della nostra persona e collaborare alla salvezza dell’umanità.

Vangelo secondo Luca 20,27-40

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

UNA VITA NUOVA

Negli ultimi giorni dell’anno liturgico, un richiamo alla resurrezione viene dalla contesa dei sadducei con Gesù a riguardo del matrimonio. Nessuna realtà umana è in se stessa definitiva, nessuna conduce a compimento il destino dell’uomo. La morte si staglia davanti ad ogni persona e ad ogni realizzazione umana con il suo potere distruttivo: se non fosse che la risurrezione di Cristo garantisce la nostra risurrezione e ci introduce a una vita nuova. L’eternità dell’amore si realizza in Gesù, morto e risorto.

Venerdì 23 novembre 2018
San Clemente Romano, papa e martire, II sec.; San Colombano abate di Bobbio, 530-615

Vangelo secondo Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

IL VERO TEMPIO

L'evangelista Luca non indugia a descrivere i dettagli della 'purificazione' del tempio compiuta da Gesù, come invece fanno Matteo e soprattutto Marco. Insieme con il richiamo al tempio come 'casa di preghiera', Luca nota che Gesù 'insegnava ogni giorno nel tempio'. Preghiera e annuncio nel Vangelo di Luca definiscono la missione e la persona stessa di Gesù. Il luogo opportuno è il tempio di Gerusalemme, fino a quando il tempio materiale sarà sostituito dal Corpo di Gesù, immolato e risorto, vivente nella Chiesa.

 

Scusa: dopo il trasloco ho avuto qualche problema di spedizione… Ciao!!
Don Angelo

Venerdì 23 novembre 2018
San Clemente Romano, papa e martire, II sec.; San Colombano abate di Bobbio, 530-615

Vangelo secondo Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

IL VERO TEMPIO

L'evangelista Luca non indugia a descrivere i dettagli della 'purificazione' del tempio compiuta da Gesù, come invece fanno Matteo e soprattutto Marco. Insieme con il richiamo al tempio come 'casa di preghiera', Luca nota che Gesù 'insegnava ogni giorno nel tempio'. Preghiera e annuncio nel Vangelo di Luca definiscono la missione e la persona stessa di Gesù. Il luogo opportuno è il tempio di Gerusalemme, fino a quando il tempio materiale sarà sostituito dal Corpo di Gesù, immolato e risorto, vivente nella Chiesa.

Vangelo di Luca, 19,41-44

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: ”Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte, distruggeranno te ei tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra , perché non hai ricevuto il tempo in cui sei stata visitata”

LA VISITA CHE SALVA

L’evangelista Luca ha accompagnato per una decina di capitoli il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Ora Gesù è in vista della città. Tutti coloro che, dopo il lungo pellegrinaggio, arrivano a intravvedere una città santa, come Czestochowa o Santiago di Compostela, sperimentano l’emozione della prima visione. Gesù è consapevole del drammatico destino della sua Città con i suoi abitanti, e si lascia vincere dal pianto. Gerusalemme non ha compreso né accolto la visita che conduce alla pace. E noi, sappiamo riconoscere Gesù?

Mercoledì 21 novembre 2018, Presentazione della Beata Vergine Maria

Vangelo secondo Luca 19,11-28

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

FIN DALL’INIZIO

Come dice una tradizione narrata nel Vangelo apocrifo di Giacomo, la piccola Maria venne  presentata al tempio, dove si trattenne per un certo tempo. Questa festa si collega alla presentazione di Gesù al tempio e alla festa dell’Immacolata. Fin dall’inizio della sua umana consapevolezza Maria fu dedicata al suo Signore. A Venezia e dintorni questa festa coincide con la celebrazione della Madonna della Salute. Il Vangelo del giorno, che segue il percorso consueto della settimana, suggerisce che Maria fin da subito cominciò a trafficare per la gloria di Dio il talento della grazia.

Vangelo secondo Luca 19,1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

LO SLANCIO DI  ZACCHEO

Il ricco Zaccheo vive una giornata – e forse la vita che ne è seguita – come povero di spirito. Pieno di desiderio e di curiosità ‘cerca di vedere chi era Gesù’ e vi riesce con un’impresa sbarazzina, con l’audacia di un ragazzo. Gesù lo sorprende. In mezzo a tutta la folla, è proprio lui che Gesù chiama per nome. Con libertà di cuore, Zaccheo di slancio tira le conseguenze dell’incontro che sconvolge la sua vita, facendolo povero di spirito e ricco del bene più grande.

Vangelo di Luca 18, 35-43

Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio

Il bisogno e il grido

All’inizio della settimana ci raggiunge il grido del cieco. Gesù si ferma e lo interpella: Il cristianesimo è l’incontro tra il nostro bisogno e Colui che ci libera; l’incontro di una libertà che domanda, e di una libertà disposta a donare. Domandiamo la grazia di riconoscere la nostra povertà e di gridarla a colui che ci dona la sua stessa vita. Possiamo essere ostacolati o accompagnati da chi ci sta intorno. Alla fine prevale il gioco della libertà di Dio che intercetta il grido dell’uomo.

Vangelo secondo Marco 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

IL CIELO SI APRE

Il momento che precede lo scoppio del temporale costituisce un’attesa minacciosa, pur attraversata da un baleno di speranza. Cosa succede quando il mondo finisce e tutta la sua energia collassa? Non è solo l’ultima tappa dell’entropia, cioè dello sfinimento dell’universo o almeno della zona che ci ospita. Quando il nostro sole si oscurerà e le potenze dei cieli saranno sconvolte, un fenomeno grandioso attraverserà il cielo e la terra con un lampo rigeneratore. Il Figlio, l’Unigenito di Dio che ha percorso le strade della nostra terra, attraverserà glorioso le vie del cielo, e farà germogliare una vita nuova per coloro che lo hanno accolto e lo accoglieranno. Fantasie mitiche? Il linguaggio evangelico è espressivo come la tavolozza di un grande artista. Grande artista è Dio, che fa nascere la vita ogni giorno non solo nella pianta che fiorisce e nel bimbo che nasce, ma anche nel cuore di ogni uomo che si rinnova nell’incontro con Lui. La vita che rinasce oggi è promessa e anticipo della pienezza di vita che il Figlio dell’uomo donerà nell’ultimo giorno con l’apertura di cieli nuovi e la fioritura di una terra nuova.