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Vangelo secondo Marco 3,7-12

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

UNA GRANDE FOLLA

Dovunque vada, Gesù è rincorso dalla folla, che arriva non solo dai paesi vicini, ma anche da molte regioni circostanti. Gesù se ne vorrebbe sottrarre, ma nello stesso tempo continua a guarire e a salvare. Egli vuole che la sua identità venga svelata non dal grido dei demoni, ma dalla gratitudine e dalla fede di chi lo accoglie. Possiamo anche noi, ogni giorno e ogni istante, andare da Gesù, ponendo davanti a lui tutto il nostro umano bisogno, e riconoscendolo come Signore e Salvatore.

Domenica 27 gennaio 2019 - III del Tempo Ordinario, Ciclo C

GIORNATA DEI MALATI DI LEBBRA

Oggi a Panama termina il raduno della GMG

Introduzione del celebrante
Il Signore Gesù è in mezzo a noi come nella sinagoga di Nazaret e annuncia la sua missione di salvezza per il mondo. Ci affidiamo a Lui.

1. Signore Gesù, tu ci raduni in questa assemblea eucaristica; ti ringraziamo per coloro che annunciano e testimoniano il tuo Vangelo; donaci sacerdoti santi,
Noi ti preghiamo: SALVACI O SIGNORE

2. Signore Gesù, mentre si conclude a Pànama la Giornata Mondiale della Gioventù, ti affidiamo i giovani: la loro vita risplenda di vigore e di fiducia, confortati dalla parola e dalla testimonianza di Papa Francesco e di tanti fratelli,
Noi ti preghiamo: SALVACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, donaci di ritrovare e vivere l’unità del tuo Corpo con tutti i cristiani del mondo, nella Chiesa cattolica e nella nostra comunità,
Noi ti preghiamo: SALVACI O SIGNORE

4. Signore Gesù ti affidiamo le persone colpite dalla malattia e dai drammi della vita; sostieni chi opera a favore dei lebbrosi,
Noi ti preghiamo: SALVACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
O Signore, poniamo davanti al tuo cuore e alla tua volontà le nostre preghiere, confidando nella tua misericordia. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto per la festa
Formidabile l’inizio del Vangelo di Luca e poi del ministero di Gesù a Nazaret. Gesù è presente e ci parla ogni domenica nella nostra comunità: ci parla nel Vangelo e si comunica a noi. In tutte le nostre giornate, questo è il punto a cui guardare e al quale affidarci, con il cuore degli ebrei che esultano per aver ritrovato il libro della Parola dopo l’esilio. Il Maestro, il Salvatore, la Parola viva ci accompagna e ammaestra.

Vangelo secondo Marco 3,1-6

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

PIU’ DELLA LEGGE

Ancora il sabato, ancora la ‘Legge’, buon pretesto per eliminare Gesù. Il formalismo uccide, perché non vede altro al di fuori dello schema prefissato: per un senso astratto di giustizia si fanno fuori le persone. Quante volte accade? Vogliamo le cose giuste e per questo tagliamo i rapporti con familiari e amici e li portiamo anche in tribunale. Che cosa è più grande della giustizia e del giustizialismo? La carità concreta verso la persona che abbiamo di fronte, come fa Gesù nel Vangelo.

Vangelo secondo Marco 2,23-28

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

IN FAVORE DELL’UOMO

Viene Gesù e subito scioglie le formalità, dichiarando che la legge – anche la più sacra, che riguarda il rispetto del sabato – è in favore dell’uomo. Permettendo che i discepoli si sfamino con le spighe raccolte in giorno di sabato, Gesù supera il precetto che impediva qualsiasi lavoro, e apre una nuova modalità di rapporto tra Dio e l’uomo. Nello stesso tempo, dichiara di essere al di sopra del sabato, svelando la propria identità divina. Con Gesù, Dio si mette dalla parte dell’uomo.

Vangelo secondo Marco 2,18-22

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

LO SPOSO E GLI INVITATI

Dopo averci presentato ieri Gesù invitato a nozze, oggi la liturgia lo presenta come sposo. Ieri il profeta Isaia diceva che Dio gioisce per il suo popolo come ‘lo sposo per la sposa’. Dunque i discepoli di Gesù possono ben fare festa per la presenza dello sposo tra loro. E’ una presenza che ci accompagna dal profondo del cuore, nella visibilità dei sacramenti e nella compagnia della Chiesa. Possiamo riconoscerlo mentre viviamo in famiglia e al lavoro, nella fatica e nella gioia.

Vangelo secondo Giovanni 2,1-11

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

INVITARE A NOZZE GESU’

Ora che le celebrazioni dei Matrimoni, religiosi e civili, diradano, questo vangelo diventa quasi una provocazione. Invitare a nozze Gesù? Perché? Si invitano amici, parenti e qualche persona che ‘si deve’. Poi, se si invita a nozze Gesù, bisogna invitarlo con il codazzo dei discepoli: prete, sagrestano e suonatori. E anche sua Madre: magari rappresentata oggi da qualche persona di fede, che potrebbe proclamare le letture della Messa e preparare le preghiere dei fedeli. Tuttavia, non basta la ‘bella cerimonia’.
Nel matrimonio di Cana di Galilea, Gesù garantisce che alla festa non venga a mancare il vino. Nei matrimoni di oggi non è il vino che potrebbe mancare. Potrebbero venir meno l’amore, la speranza, la fiducia, la fedeltà, la stima, il rispetto e tutto ciò che fa dei due coniugi ‘una sola cosa’, pur mantenendo la specificità e l’originalità dell’uomo e della donna. Basta la presenza di Gesù come garanzia? Quando ci si ama, la reciprocità io-tu non è sufficiente. Occorre una terza sponda, occorre una spiaggia infinita dove continuare a correre: l’uno e l’altra si amano, e ciascuno dei due ama Gesù e si fa amare da Lui. Questo ‘terzo amore’ sostiene, rinnova, recupera l’amore reciproco tra marito e moglie. Un vino buono, novello o invecchiato, che allieta tutta la vita.

Vangelo secondo Marco 2,13-17

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

CHIAMATA ALL’INFINITO

Non viene meno la sorpresa di questa chiamata, che si ripercuote nella vita di tante persone. Gesù anche oggi passa e chiama: mentre fai i conti, mentre cammini, lavori, ami; dentro un dolore o una grande gioia, in una gita, nell’incontro con una persona, ascoltando una testimonianza, leggendo un giornale… Una occasionalità senza limiti. Nessuna preparazione previa, se non quell’attesa e quella predisposizione del cuore che esprimono un insopprimibile desiderio di verità e di compimento. Come Matteo, portiamo tutti in cuore un’attesa di infinito.

Vangelo secondo Marco 2,1-12

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

QUATTRO AMICI

Quattro amici, con abilità da saltimbanchi, calano la barella dell’uomo paralitico nella stanza dove si trova Gesù. Quell’uomo infermo e oppresso dai suoi peccati non ce l’avrebbe mai fatta da solo ad arrivare davanti a Gesù che lo guarisce anima e corpo. Così è per noi. Senza gli amici, senza la compagnia della Chiesa, il bisogno dell’anima e la sofferenza del corpo ci schiacciano e non arrivano a deporsi davanti al Signore. Quale dono più grande della Chiesa che ci mette di fronte a Gesù Salvatore?

Vangelo secondo Marco 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

LIBERI !

Ecco da che cosa dobbiamo essere guariti: dall’isolamento, dalla solitudine, dalla chiusura, che noi stessi ci procuriamo o che ci vengono provocati dall’esterno. Il rapporto con Gesù ci libera, perché quando sappiamo di essere amati incondizionatamente, diventiamo liberi nelle circostanze della vita e nei rapporti con le persone. Tanto meno accettiamo restrizioni a riguardo della comunicazione del dono che ci è stato fatto, e lo comunichiamo a tutti, come il lebbroso guarito. Chiediamo la certezza e l’entusiasmo della fede.