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Vangelo secondo Matteo 17,10-13

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

CE NE ACCORGIAMO?

Gesù riconosce la missione del Battista, e lo identifica con il profeta Elia e poi con il suo stesso destino di sofferenza ‘per opera loro’. Il dono di Dio non viene riconosciuto per la nostra superbia e arroganza e per la pretesa di giocare la vita senza accoglierlo quando si manifesta. Anche oggi siamo posti di fronte a Lui che viene: si presenta in questo Avvento nel ritmo della vita della Chiesa e nelle circostanze che ci accadono. Ce ne accorgiamo?

Vangelo secondo Matteo 11,16-19

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

GLI INCONTENTABILI

Incontentabili ne incontriamo dappertutto: in casa, nel lavoro, in parrocchia, nella società, nella Chiesa. Persone a cui non va bene nulla o, se tutto va bene, mettono in risalto quel che manca o che a loro non piace. E’ importante giudicare ciò che è bene, utile, fruttuoso, e ciò che non lo è. Ma è ancora più saggio valorizzare ogni frammento di bene, tentare un rapporto con chi opera il male, e infine accettare il sacrificio delle differenza e della mancanza.

La vita di un grande uomo è essa stessa un messaggio, prima ancora dell’opera che ha compiuto e dei libri che ha scritto. Nel caso di John Henry Newman occorre dire che l’opera – particolarmente per quanto riguarda la sua produzione letteraria - coincide con la vita. Lo documenta con chiarezza questa pubblicazione nella quale il racconto della vita di Newman si intreccia con la presentazione del contenuto di molti dei suoi scritti. Newman nasce a Londra nel 1801 e muore a Birmingham nel 1890. Educato nella religione anglicana, ha una prima intensa esperienza di Dio a quindici anni; nel 1825 diventa presbitero anglicano e nel 1828 assume l’incarico di parroco universitario a Oxford. Lo studio dei Padri della Chiesa gli fa capire che la Chiesa d’Inghilterra si è allontanata dalla fede primitiva e gli fa scoprire la Chiesa visibile nei suoi sacramenti, producendo in lui un processo interiore che lo conduce a passare alla Chiesa cattolica a 44 anni. Segue un periodo di crisi, per la perdita di stima da parte di esponenti della confessione anglicana e la perdurante diffidenza degli ambienti cattolici. Si vede indotto a scrivere le motivazioni della sua conversione nell’Apologia pro vita sua, un’opera che lo fa subito apprezzare da tutti, in Inghilterra e fuori. Profondamente stimato per il suo atteggiamento positivo e dialogante e per i suoi scritti razionali e documentati, viene eletto cardinale nel 1879 da Leone XIII. Muore nel 1890, viene beatificato il 19 settembre 2010 da papa Benedetto XVI, e proclamato santo il 13 ottobre 2019 da papa Francesco. Qui vengono presentate in modo particolare due delle sue opere, per la stretta corrispondenza che hanno con la sua vita: Lo sviluppo della fede cattolica, Apologia pro vita sua. Si racconta la sua vita, si documenta il suo lavorio intellettuale e interiore per il passaggio alla Chiesa cattolica, e si presenta il suo pensiero soprattutto su due questioni fondamentali: la ragionevolezza dello sviluppo della fede della Chiesa cattolica e il problema della coscienza, che non è svincolata dalla verità, ma vi si protende sempre con libertà e onestà. Io e Dio in perfetta e dinamica consonanza.

Hermann Geissler, John Henry Newman, Un nuovo dottore della Chiesa?  Cantagalli, Siena 2024; pp 152 € 16,00

D’improvviso, dopo il vuoto delle domeniche precedenti, la liturgia festiva si riempie della clamorosa partecipazione di decine di ragazzi con le famiglie. L’attrattiva dell’Avvento smuove le correnti del cuore e orienta verso il Natale; i catechisti la intercettano e la imbarcano in un veliero che percorre il mare della speranza attraccando nei quattro porti delle domeniche di Avvento. Un grande pannello materializza elegantemente l’immagine ai piedi dell’altare, e ciascun ragazzo riceve il piccolo album che la riproduce, per segnarvi le soste settimanali. Alla fine della celebrazione, a sorpresa, il mister che segue l’attività sportiva dei ragazzini balza in sagrestia a confermare l’alleanza tra chiesa e campo sportivo: nel giro degli allenamenti e delle gare combinerà un calendario che lasci spazio a ‘cose così belle’. Tutto questo è già un piccolo miracolo della ‘comunità cristiana sinodale’ dove le singole comunità parrocchiali si intrecciano e convergono insieme. La compagnia nella fede troverà poi un altro punto di slancio in una serata per rinnovare la vigilanza verso la Parola che viene.

A guardare il calendario ci accorgiamo che la nostra compagnia umana vive nel riflesso della compagnia celeste. L’Avvento è illuminato dalla bianca luce della Madonna Immacolata che risplende della grazia di Dio, ed è pervaso dal fremito di Giovanni Battista che fa convergere verso Gesù l’attesa del cuore e ogni desiderio di bene. Accanto all’Immacolata e al Battista si raduna la schiera dei Santi di dicembre, Carlo de Foucauld che apre il mese, Francesco Saverio, Barbara, Nicola, Ambrogio che occupano la prima settimana, seguiti da Lucia e poi da Giovani della Croce e Francesca Saverio Cabrini. Ci sarà un’impennata a metà dicembre quando arriverà a casa sua a Pellestrina una reliquia del Beato Marella che troverà posto in chiesa presso l’altare dei Santi. Non siamo soli, a casa o in chiesa, in campo sportivo o nei viaggi. Ogni occasione e ogni situazione acquista sapore e bellezza nella compagnia degli amici. Impressiona l’aneddoto ricordato dallo psicanalista Recalcati: il grande poeta Goethe nel suo viaggio in Italia del 1786 arriva a Rovereto e poi ad Affi e di qui vede “sotto i piedi” lo scenario immenso e irripetibile del lago di Garda. Vorrebbe gridare la sua meraviglia con mille parole, ma non c’è alcun amico con il quale poter condividere; neppure il vetturino che l’ha condotto in carrozza comprenderebbe la sue parole.

Il dramma della solitudine, che non permette di condividere gioie e dolori, si scioglie nei giorni dell’Avvento e del Natale, quando si libera la gioia di guardare insieme, insieme cantare e lodare; nella compagnia degli amici in terra e dei santi in cielo, attendiamo Gesù e poi con gli angeli cantiamo i canti del Natale e accogliamo il Dio che viene. Accade la ricomposizione dell’umano, spezzato da contese e guerre, sciupato da egoismi e distrazioni: il Bambino Gesù viene a sorprenderci con una presenza che ci abbraccia e dà origine a una storia che percorre il tempo e permette ad ognuno di incontrarlo. Lo percepiscono i bambini che riempiono di capanne e pecorelle i presepi della scuola materna e quello di casa, attirando verso Gesù gli sguardi degli adulti. Niente è più efficace del miracolo dei bambini piccoli che guardano, liberi nella gioia di correre tra i banchi della chiesa o tra i tavoli del ristorante e di saltare di gioia in braccio al papà. Lo spettacolo della vita non sarà sempre quello della gioia canterina dei bambini che riempiono il teatro dello Zecchino d’oro; tuttavia il canto dei bambini è uno specchio del cuore pervaso da una promessa di felicità. Con questa attesa camminiamo insieme verso Natale.

don Angelo Busetto, 3386539107

 

Vangelo secondo Matteo 11,11-15

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

LA DIFFERENZA

Dove sta la differenza tra Giovanni Battista e ‘il più piccolo nel regno dei cieli’? Giovanni Battista ha portato a compimento la strada della promessa che l’Antico Testamento aveva annunciato e percorso; dopo avere mostrato Gesù, il Battista non l’ha seguito. Altri dopo di lui, grandi e piccoli, hanno seguito Gesù accogliendo la sua amicizia e la sua grazia: questi sederanno a mensa con Lui nel regno dei cieli.

Vangelo secondo Matteo 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

IL VERO CONFORTO

Che cosa ci dona Gesù? Gli hanno chiesto e gli chiediamo tante cose, la salute, il pane, la salvezza nella tempesta… Lui, che cosa ci dona? La sua presenza, la sua amicizia, la sua consolazione: “Venite a me”. Lui ci accoglie, ci stringe a sé, ci accompagna, ci sostiene, ci rilancia. Il vero male che annienta la persona, è la privazione di Lui: questa è la vera solitudine, che decade nella disperazione. “Iesu de peccatori vero conforto”

 

15 Dicembre 2024, Domenica III di Avvento, “Gaudete”, Anno C

Introduzione del celebrante
La liturgia di questa domenica orienta il nostro desiderio e la nostra domanda verso il Signore che viene e rinnova la nostra gioia per l’attesa di Lui. Affidiamo al Signore Gesù la nostra preghiera fiduciosa.

  1. Signore, nei nostri giorni di turbamento e di distrazione ridesta la nostra speranza; donaci la grazia di volgere verso di te la nostra mente e il nostro cuore, i nostri desideri e le nostre azioni,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo i nostri pastori che ci accompagnano al Natale: Papa, vescovi, sacerdoti e tanti testimoni di fede e di carità; preghiamo per gli ammalati, gli anziani, e tutte le persone che patiscono sofferenze psichiche e fisiche,

Preghiamo. ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, porta a compimento le speranze di pace nel mondo; dona sollievo ai profughi e a tutte le persone colpite dalla guerra,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù ti domandiamo che nella scuola e in tutti i luoghi dell’educazione e della vita sociale, l’attesa del Natale manifesti nella fede e nella carità i segni della tua venuta nel mondo,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Dio nostro Padre, ti affidiamo i desideri e le speranze nostre e dell’intera umanità, per arrivare a riconoscere e accogliere il Figlio che tu doni al mondo. Tu che vivi e regni.

INCONTRO AL SIGNORE
E’ una grande grazia incontrare nel nostro tempo qualcuno che orienta la nostra attesa verso il vero Natale di Gesù. E’ una nuova impostazione del cuore e del desiderio, che Giovanni Battista ridesta, anche richiamandoci le opere della giustizia e della carità. Questo ci permette di vivere la vera gioia dell’attesa, nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, nella vita sociale. La carità diventa un nuovo respiro per tutti, senza lasciarci soffocare dalla pretesa di tante vuote incombenze. Insieme con uno spunto preciso di carità, troviamo anche uno spazio quotidiano di preghiera.

Vangelo secondo Matteo 18,12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

IL CUORE DI DIO

Pecore perdute e figli smarriti. Un pastore non si rassegna a perdere una pecora, un padre non si arrende allo smarrimento di un figlio. Gesù viene a raccoglierci come pecore perdute, ci ama e ci rincorre come figli smarriti. Non solo accoglie e perdona il peccatore pentito, ma entra nella casa di Zaccheo, raggiunge l’adultera in strada, va sulla croce per promettere il paradiso al ladrone. Ora viene accanto a noi donandoci il perdono nel ministero e nella carità della Chiesa.

Vangelo secondo Luca 5,17-26

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

IL VERO BENE

Da dove comincia la salvezza, cioè il bene di una persona? Il dramma colpisce gente che fisicamente sta bene, ma è travolta dal male interiore, da solitudine e disperazione. Gesù risana il cuore, riempiendolo di grazia. Le persone che conducono il paralitico da Gesù, si rendono conto del vero bene accaduto all’amico? Dove possiamo portare il nostro prossimo, i figli e gli amici? Noi che non siamo guaritori, possiamo accompagnare noi stessi e gli altri a Colui che salva la vita.