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Dal Vangelo secondo Matteo 13,1-9: - Forma breve -

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

IL SEME E IL TERRENO

Un Vangelo di stagione: Gesù in barca parla alla folla che lo ascolta dalla spiaggia. Non è un predicatore qualunque, né solo un uomo saggio; getta la semente e ne racconta la vicenda di aridità e fecondità. Il brano di Vangelo prosegue con la spiegazione della parabola che Gesù fa agli apostoli: il terreno in cui cade la semente è il cuore dell’uomo. Non si tratta solo di capire e mettere in pratica le parole di Gesù, quanto piuttosto di accoglierne la persona; non servono solo l’udito e la mente, ma anche il cuore. Veniamo attratti non dalla finezza della sapienza, ma dal fascino della persona. Gesù afferma che le parabole – pur semplicissime – vengono capite solo da chi apre il cuore; non per via di intelligenza, ma per via di amore. Come per una madre verso il figlio e per un figlio verso la madre. Come per gli innamorati. Gesù non è uno dei sapienti di turno nei giri della storia, ma Colui che ci ama fino a realizzare il nostro destino umano. Lo capisce chi lo ama.

 

Vangelo secondo Matteo 10,24-33

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

DISCEPOLI E SANTI

San Francesco discepolo di Gesù; Bonaventura discepolo di Francesco. Seguiamo le orme dei santi per avere davanti agli occhi e al cuore l’immagine viva del Signore. Desideriamo incontrare non solo pensieri, parole o ideali, ma una persona viva. Ritroviamo la sua vicenda in coloro che non hanno avuto paura della persecuzione o della morte, perché certi di un grande amore. La storia dei discepoli di Gesù prosegue nei secoli attraverso i santi e attraverso coloro che desiderano diventare santi.

Vangelo secondo Matteo 10,16-23

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un'altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d'Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo».

VANGELO ATTUALE

Sembra che non solo la specifica attività missionaria attiri opposizione e persecuzione, ma anche la sola presenza dei cristiani. Il ‘Nome di Gesù’ si pone in alternativa ad ogni altro ‘nome’, cioè ad ogni potenza che pretende di conquistare il cuore dell’uomo senza la capacità di stare all’altezza delle sue esigenze. Si può perseverare nella bufera della persecuzione solo perché Cristo ha preso talmente il nostro cuore da rivelarsi come l’Unica Risposta alla nostra sete di amore e alla nostra domanda di senso.

 

Vangelo secondo Matteo 10,7-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

STRADA FACENDO

Quanta strada ci sarà da fare? Tutte le strade del mondo, tutte le case, tutte le persone. Il dono ricevuto viene comunicato attraverso la parola, il messaggio, il gesto, l’azione, la presenza dei testimoni. Viene comunicato come povertà e pace e diventa l’incontro della vita. I primi apostoli - e in seguito tutti gli altri – diventano segno di Cristo con la loro stessa persona e la loro presenza. E’ l’inizio e il permanere della vittoria di Cristo sul male.

Vangelo secondo Matteo 10,1-7

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

UNA STORIA NUOVA

Non li ha costituiti subito come gruppo dei dodici. Erano tra i suoi discepoli, e Gesù li ha chiamati a sé per investirli della missione doveva cominciare dalle ‘pecore perdute’ della propria nazione. A conclusione del Vangelo, gli stessi dodici vedranno aprirsi i confini del mondo e del tempo, per una missione universale. Rimanendo con Gesù per circa tre anni, gli apostoli hanno vissuto un’esperienza unica, origine di una storia nuova e dono di grazia per tutti gli uomini.

 

Vangelo secondo Matteo 19,27-29

In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

DALLA SOLITUDINE AL CENTUPLO

I Santi vivono il Vangelo. Benedetto lascia la confusione di Roma dove era stato mandato a studiare, scende nella valle di Subiaco accompagnato dalla nutrice e poi vive da solo in una grotta. Eletto superiore da alcuni monaci che poi si ribellano, ritorna alla grotta e viene raggiunto da altri giovani. Imposta una regola di vita, fondamento dell'ordine benedettino. Il trasferimento a Montecassino segna l’inizio dell’opera di ricostruzione dell’Europa devastata dai barbari dopo la caduta dell’Impero Romano. Si realizza il centuplo promesso dal Vangelo.

 

Vangelo secondo Matteo 9,18-26

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

GESU’ IN AZIONE

Come treni in corsa, i due miracoli si inseguono e si superano. Matteo ne parla con linguaggio discreto e preciso. I verbi di azione si sovrappongono l’uno all’altro: la donna si avvicina e tocca il mantello, Gesù si volta e la salva. Altrettanto per la bambina: Gesù entra, prende la mano della bambina e questa si alza. Azioni, non pensieri. Sguardi e contatti, non dichiarazioni. Tuttavia, nessun automatismo: Gesù incontra personalmente le due donne e le salva con lo sguardo, la parola, la mano.

Vangelo secondo Matteo, 11, 25-30
quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

LA COMPAGNIA DI DIO

Nel bel mezzo del suo racconto, l'evangelista Matteo ci avverte quale sia il vero destinatario del Vangelo e chi possa realmente capire e accogliere le parole che Gesù pronuncia e le azioni che compie. Gesù non è un filosofo che passeggia nella piazza della città dialogando con gruppi di intellettuali, né un maestro che insegna dalla cattedra. Non lo si può conoscere attraverso i libri dei teologi – pur così necessari - e le indagini degli storici e degli scienziati – pur così preziose. Gesù si mette accanto a noi e stringe con noi un'amicizia. Egli è la compagnia di Dio all’uomo! Comunica il mistero del Dio vicino e misericordioso e porta con noi il peso della vita. I problemi e le stanchezze della vita non si risolvono con la potenza dei suoi miracoli, ma con la vicinanza della sua persona. Gesù inaugura così anche una modalità diversa di rapporto reciproco tra le persone: “Portate gli uni i pesi degli altri”. La vita riprende a camminare e i polmoni respirano.

 

Vangelo secondo Matteo 9,14-17

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

GESÙ E’ UNA FESTA

Stare con Gesù è come andare a nozze. In presenza dello sposo si gode e si fa festa. Gesù è lo sposo fedele, che ama fino in fondo, fino a dare la vita per la sposa amata. Per questo la sposa e gli invitati sono chiamati anche a patire la sua assenza e a partecipare alla sua sofferenza. È il gioco e il dramma dell'amore: senza misura e senza condizioni, ricco di gioia e pieno di dolore, come si esprime nella verità della condizione umana esaltata dal coinvolgimento del Figlio di Dio.