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Lunedì 26 novembre 2018, san Leonardo da Porto Maurizio 1676-1751, ideatore della Via Crucis

Vangelo di Luca, 21,1-4

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

OFFERTA A DIO

Nell’ultima settimana dell’anno liturgico troviamo Gesù nei pressi del tempio. Egli non contesta l’uso del denaro, necessario per la pratica dei sacrifici e per il mantenimento della classe sacerdotale. Piuttosto, Gesù rileva che l’offerta al tempio può diventare occasione di ostentazione oppure di offerta della vita, come nel caso della donna vedova e povera. Al Dio che dona la vita, possiamo offrire noi stessi, nella certezza che Egli ci sostiene con la sua provvidenza, per donarci poi un’eternità beata.

 

Vangelo di Giovanni, 18,33-37

In quel tempo, Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

I DUE REGNI

Due regni, l’uno di fronte all’altro: l’Impero Romano rappresentato da Pilato, e il Regno impersonato da Gesù. Il giudice e l’imputato, il potere e l’impotenza. Il regno di Pilato ha invaso le regioni dell’Occidente permanendo per alcuni secoli e dominando sugli uomini; il Regno di Cristo ‘non è di questo mondo’, non solo perché si impone oltre la storia, ma anche perché è di un’altra qualità: è al servizio degli uomini, e porta a compimento il destino. Il Regno di Cristo ha le sue ‘armi segrete’ che giungono a conquistare il cuore dell’uomo e la sua ragione: l’amore di Dio e del prossimo, la dedizione fino a ‘perdere se stessi’ per guadagnare la propria vita, come accade per Gesù, condannato, vilipeso, crocifisso e poi risorto in una vita nuova. E’ il percorso di tutti coloro che sono chiamati a partecipare al regno. Non è l’adesione a un programma o a un progetto politico, ma l’amore e la sequela alla persona stessa di Cristo che permane nel mondo e porta a compimento la storia umana.

Vangelo secondo Luca 20,27-40

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

UNA VITA NUOVA

Negli ultimi giorni dell’anno liturgico, un richiamo alla resurrezione viene dalla contesa dei sadducei con Gesù a riguardo del matrimonio. Nessuna realtà umana è in se stessa definitiva, nessuna conduce a compimento il destino dell’uomo. La morte si staglia davanti ad ogni persona e ad ogni realizzazione umana con il suo potere distruttivo: se non fosse che la risurrezione di Cristo garantisce la nostra risurrezione e ci introduce a una vita nuova. L’eternità dell’amore si realizza in Gesù, morto e risorto.

Venerdì 23 novembre 2018
San Clemente Romano, papa e martire, II sec.; San Colombano abate di Bobbio, 530-615

Vangelo secondo Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

IL VERO TEMPIO

L'evangelista Luca non indugia a descrivere i dettagli della 'purificazione' del tempio compiuta da Gesù, come invece fanno Matteo e soprattutto Marco. Insieme con il richiamo al tempio come 'casa di preghiera', Luca nota che Gesù 'insegnava ogni giorno nel tempio'. Preghiera e annuncio nel Vangelo di Luca definiscono la missione e la persona stessa di Gesù. Il luogo opportuno è il tempio di Gerusalemme, fino a quando il tempio materiale sarà sostituito dal Corpo di Gesù, immolato e risorto, vivente nella Chiesa.

 

Scusa: dopo il trasloco ho avuto qualche problema di spedizione… Ciao!!
Don Angelo

Venerdì 23 novembre 2018
San Clemente Romano, papa e martire, II sec.; San Colombano abate di Bobbio, 530-615

Vangelo secondo Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

IL VERO TEMPIO

L'evangelista Luca non indugia a descrivere i dettagli della 'purificazione' del tempio compiuta da Gesù, come invece fanno Matteo e soprattutto Marco. Insieme con il richiamo al tempio come 'casa di preghiera', Luca nota che Gesù 'insegnava ogni giorno nel tempio'. Preghiera e annuncio nel Vangelo di Luca definiscono la missione e la persona stessa di Gesù. Il luogo opportuno è il tempio di Gerusalemme, fino a quando il tempio materiale sarà sostituito dal Corpo di Gesù, immolato e risorto, vivente nella Chiesa.

Vangelo di Luca, 19,41-44

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: ”Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte, distruggeranno te ei tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra , perché non hai ricevuto il tempo in cui sei stata visitata”

LA VISITA CHE SALVA

L’evangelista Luca ha accompagnato per una decina di capitoli il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Ora Gesù è in vista della città. Tutti coloro che, dopo il lungo pellegrinaggio, arrivano a intravvedere una città santa, come Czestochowa o Santiago di Compostela, sperimentano l’emozione della prima visione. Gesù è consapevole del drammatico destino della sua Città con i suoi abitanti, e si lascia vincere dal pianto. Gerusalemme non ha compreso né accolto la visita che conduce alla pace. E noi, sappiamo riconoscere Gesù?

Vangelo secondo Luca 19,1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

LO SLANCIO DI  ZACCHEO

Il ricco Zaccheo vive una giornata – e forse la vita che ne è seguita – come povero di spirito. Pieno di desiderio e di curiosità ‘cerca di vedere chi era Gesù’ e vi riesce con un’impresa sbarazzina, con l’audacia di un ragazzo. Gesù lo sorprende. In mezzo a tutta la folla, è proprio lui che Gesù chiama per nome. Con libertà di cuore, Zaccheo di slancio tira le conseguenze dell’incontro che sconvolge la sua vita, facendolo povero di spirito e ricco del bene più grande.

Vangelo secondo Marco 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

IL CIELO SI APRE

Il momento che precede lo scoppio del temporale costituisce un’attesa minacciosa, pur attraversata da un baleno di speranza. Cosa succede quando il mondo finisce e tutta la sua energia collassa? Non è solo l’ultima tappa dell’entropia, cioè dello sfinimento dell’universo o almeno della zona che ci ospita. Quando il nostro sole si oscurerà e le potenze dei cieli saranno sconvolte, un fenomeno grandioso attraverserà il cielo e la terra con un lampo rigeneratore. Il Figlio, l’Unigenito di Dio che ha percorso le strade della nostra terra, attraverserà glorioso le vie del cielo, e farà germogliare una vita nuova per coloro che lo hanno accolto e lo accoglieranno. Fantasie mitiche? Il linguaggio evangelico è espressivo come la tavolozza di un grande artista. Grande artista è Dio, che fa nascere la vita ogni giorno non solo nella pianta che fiorisce e nel bimbo che nasce, ma anche nel cuore di ogni uomo che si rinnova nell’incontro con Lui. La vita che rinasce oggi è promessa e anticipo della pienezza di vita che il Figlio dell’uomo donerà nell’ultimo giorno con l’apertura di cieli nuovi e la fioritura di una terra nuova.

Sabato 17 novembre 2018  Santa Elisabetta d’Ungheria, 1207-1231

Vangelo secondo Luca   18,1-8  

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

IL GIUDICE E LA VEDOVA

Gesù usa un paragone estremo per dichiarare la disponibilità di Dio a ‘fare giustizia ai suoi eletti’. Arriva a porre un confronto tra Dio e il giudice disonesto che, nonostante le sue resistenze, finisce con il corrispondere alle insistenze della vedova. In questo modo ci sospinge a perseverare nella fiducia e nella preghiera, fino a ‘importunare’ Dio. I salmi, l’antica preghiera che Dio stesso ha consegnato al suo popolo, offrono un esempio della libertà, della audacia e insistenza della preghiera rivolta a Dio.