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Vangelo secondo Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

INSIEME VERSO LA META

La liturgia della Chiesa non dimentica nessuno. Dopo aver celebrato la comunione con i Santi del Paradiso, apre alla commemorazione di tutti i defunti, non solo in una memoria di gratitudine, ma anche nell’implorazione affinché giungano godere la luce e la gioia di Dio. Dopo il Paradiso, un richiamo al Purgatorio, ‘luogo’ e momento per una purificazione alla quale possiamo collaborare. Nessuno è solo, nella vita terrena e dopo: ci prendiamo per mano fino alla mèta, il cuore di Dio.

Vangelo secondo Marco 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

I COMANDAMENTI CHE FANNO VIVERE

Gesù porta in vetta i precetti fondamentali dell’antica Legge. La religione non è una esecuzione di pratiche legali o liturgiche, ma un cammino che apre una vita buona. Gesù conduce a riconoscerci come figli di Dio, che è nostra origine e nostro punto di arrivo. Ci conduce a considerare ogni persona come un fratello e una sorella da amare e aiutare. Con il Vangelo, una nuova corrente di vita è cominciata a scorrere dentro l’umanità.
Una famiglia cristiana, una comunità cristiana, che si raduna nel tempio, casa di Dio, diventano l’ambito educativo che accompagna a imparare e a vivere come figli e come fratelli.

Vangelo secondo Luca 14,1.7-11

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

LA BELLEZZA DEL PRIMO POSTO

Quanto dura un primo posto? Il pranzo finisce, termina il grande incarico, si conclude la gara che ti ha visto vincitore. Conviene occupare il primo posto agli occhi di Colui che ti ha creato e ti ama. Per Lui, ciascuno è il primo e l’unico, amato personalmente qui in terra e con il posto riservato in Paradiso. Il posto di ciascuno è unico: lo puoi occupare solo tu, nel cuore di Dio e nel cuore delle persone che ti vogliono bene.

Vangelo secondo Luca 14,1-6

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.
Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

CHE L’UOMO VIVA

…Alla fine, hanno condannato Gesù perché violava il riposo del sabato. In realtà, Gesù continuava e continua il ‘lavoro’ di Dio che crea il mondo, crea l’uomo e lo porta a compimento passando per tutti i sette giorni della creazione. Che l’uomo viva, dunque! Questo è lo scopo del Dio creatore. Per questo il Figlio di Dio, venuto a condividere la nostra vita fino alla morte, l’ha condotta alla risurrezione, e in anticipo ha gettato semi di vita sul nostro percorso terreno.

Vangelo secondo Luca 6,12-19

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

LA CHIAMATA

Una notte di preghiera per scegliere i dodici. Ha scelto i migliori? La bellezza della chiamata non sta nella scelta dei migliori, quasi fosse la scelta della frutta nelle cassette del supermercato. La bellezza della chiamata sta nella chiamata stessa, che riempie la vita di valore. Sentirsi chiamare per nome - tu – è la grazia grande che convince e induce a camminare dietro a Lui nella gioia e nel dolore, nella decisione e nella confusione, attratti e lanciati da una presenza indomabile, irriducibile.

Vangelo secondo Luca 13,22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

DAVANTI ALLA PORTA

La porta è Gesù, stretta o larga che sia. E’ l’attaccamento a Lui che ci permette di camminare con decisione e letizia, seguendo un’attrattiva che fa svanire ogni impedimento. Non vogliamo correre alla porta all’ultima ora, vogliamo invece trovarci nei paraggi della sua casa in tutte le ore perché la luce che proviene di là illumini i pensieri, gli affetti, le azioni di ogni nostra giornata terrena.

Vangelo secondo Luca 13,18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

IL CAMMINO DELLA MISSIONE

Un bambino, un uomo, il Figlio di Dio: così si è rivelato Gesù, incontrando le persone nelle strade del mondo, attratte una ad una. Così cresce nel tempo la sua azione, da persona a persona, come un granello di senape diventato albero, come un lievito nella pasta del mondo. Non solo in numero, ma soprattutto nella ‘presa del cuore’ di chi l’ha seguito e lo segue, trovando la risposta della vita e comunicandola ad altri: è il cammino personale della missione.

Vangelo secondo Luca 13,10-17

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

LA DONNA LIBERATA

La prescrizione del sabato o la liberazione della donna? Per Gesù, la legge suprema è quella dell’amore, inteso come opera di salvezza, non impedito in alcun giorno della settimana. Occorre forzare le barriere delle leggi umane e le ristrettezze del cuore. Occorre domandare un cuore nuovo e uno spirito nuovo, affinché il superamento della legge non diventi a sua volta arbitrio e abuso. Per fare il salto non è da modificare l’altezza dell’asticella; bisogna accogliere un’altra misura, quella di Dio.