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Vangelo secondo Giovanni 15,9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

COMANDARE L'AMORE?

L'amore non è solo un sentimento che nasce spontaneo, cresce a caso e muore da solo. L'amore è una regola e una condizione della vita. È il dono di sé all'altro, che facendo fiorire l'altra persona, fa di te una persona vera, compiuta. Dio stesso si realizza come amore. Il Padre è se stesso in quanto si dona al Figlio: generando il Figlio diventa Padre. Comandare l'amore vuol dire: sii te stesso.

 

 

Vangelo secondo Giovanni 10,22-30

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

CREDERE, NON CREDERE…

Credere non solo per le parole di Gesù, che già dichiarano la sua origine e identità, ma anche per le opere che la manifestano. Non opere che vengono dalla capacità umana, ma opere che vengono dalla potenza e dall’amore del Padre. Perché non si crede? Per una posizione del cuore, per il distacco dalla non appartenenza. Non si crede a Dio, a Gesù, perché non lo si ama. Domandiamo per noi e per le persone che incontriamo la libertà del cuore.

Vangelo secondo Giovanni 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

IL PASTORE E LA PORTA

Gesù si presenta come il pastore che conosce e custodisce il gregge. Nello stesso tempo, si definisce come la porta attraverso la quale si entra nell’ovile. Due immagini che definiscono l’identità e la missione di coloro che sono preposti alla guida della Chiesa. Il clamore e la partecipazione che hanno circondato la morte di Papa Francesco e l’elezione di papa Leone, indicano il bisogno che tutti abbiamo di una guida e di un padre. Impariamo a guardare e a seguire Papa Leone.

Vangelo secondo Giovanni 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

DA CHI AMDREMO?

Quando percepiamo che il Mistero ci supera e non lo comprendiamo, che cosa dobbiamo fare? Quando Pietro e gli altri vivono la stessa nostra esperienza, che cosa fa Pietro? Il tempo passato con Cristo gli ha donato una fiducia in Lui senza confini, senza paragone con qualunque altra proposta. Pietro segue il suggerimento della sua esperienza e riconosce Gesù come inviato dal Padre. La prima mossa della fede è la fiducia, che ci spalanca al dono di Dio.

Vangelo secondo Giovanni 6,52-59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

UNA COMUNIONE REALE

Un’affermazione decisiva: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna…” La fede in Gesù e la sua salvezza non derivano da un atto della mente e una decisone della volontà. Si realizzano in un incontro, un rapporto vitale, comunione del mangiare e bere. L’intera nostra persona – anima e corpo – è chiamata ad aderire alla persona del Figlio di Dio fatto uomo, carne e sangue. Come questo avviene, Gesù lo mostra nell’Ultima Cena. Partecipiamo alla comunione con Lui.

Vangelo secondo Giovanni 6,44-51

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

L’AZIONE DEL PADRE

Come si arriva a Gesù? La gente lo insegue e lo raggiunge, ma il cuore rimane distante. Che cosa manca? Gesù lo dice: occorre che Dio Padre ci attragga a Gesù e ci ‘istruisca’ su di Lui. Dio muove il cuore! Occorre che il cuore si lasci toccare e attrarre. La vita umana non percorre soltanto i sentieri terreni, ma è invasa da una presenza più grande, e si allarga a una dimensione eterna, prodotta da Dio attraverso Cristo. Occorre corrispondervi.

Vangelo secondo Giovanni 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

LA GRAZIA DI ESSERE SALVATI

Conviene essere umili di fronte a queste parole di Gesù che si dona come pane di vita, pane necessario per vivere con verità la nostra vita, e per essere introdotti nell’eternità della risurrezione. L’umiltà di chi riconosce di non salvarsi da solo, ma accetta di venire salvato da Lui. Oggi preghiamo in modo vero e intenso lo Spirito Santo, per partecipare alla scelta del nuovo Papa come dono di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 6,30-35

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

IL PANE E’ GESU’

Le parole di Gesù fanno sobbalzare la folla che lo ha raggiunto, e anche noi. Riconosciamo nel pane eucaristico Gesù presente, ma queste sue parole lo esprimono in modo sorprendente. Lui è il pane dal cielo: Gesù non è semplicemente un uomo, ma ‘colui che discende dal cielo’ e che sazia tutta la nostra fame e sete. Di che cosa dunque abbiamo bisogno per vivere? Che cosa cerchiamo e che cosa realmente soddisfa la nostra fame e la nostra sete?

Vangelo secondo Giovanni 6,22-29

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

MIRACOLI E SEGNI

Cerchiamo i miracoli, o sappiamo riconoscere i segni? La moltiplicazione dei pani non è solo un’azione straordinaria che sazia migliaia di persone. Essa è segno di un cibo diverso, che rimane e dona a noi la vita eterna. Gesù lo dirà chiaramente a quella folla e a noi. Egli sa che cosa ci fa vivere, che cosa ci conduce alla verità di noi stessi e alla felicità: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».