Vai al contenuto

Il FIUME DELLA TRINITÀ

Ci si prova con i dipinti di Giotto che disegnano la vita di Gesù nella Cappella degli Scrovegni, e un po’ si riesce a farsi capire. Non è immediato comunicare i contenuti della fede cristiana a persone che la domandano con desiderio, ma ne sono completamente estranee e patiscono la difficoltà della comunicazione linguistica. Improvvisamente tutto diventa più scorrevole quando si mostra la corona del Rosario; il racconto del Vangelo produce subito un vivace riverbero quando gli episodi della vita di Gesù si agganciano allo scorrere delle decine del Rosario. Ogni decina un fatto. Semplicissimo. La fede cristiana nasce dal racconto.
Nella stessa serata, il fioretto mariano che introduce alla festa della Trinità ci riporta in chiesa dal giro lungo le strade; riscopriamo Dio Trinità narrato esplicitamente almeno in quattro misteri - annunciazione, battesimo, trasfigurazione, pentecoste; almeno in altri sette la Trinità risalta sullo sfondo: nascita di Gesù, presentazione al tempio, ritrovamento dei 12 anni, morte di Gesù, Risurrezione, ascensione, Assunta; in tutti, la riscontriamo all'opera. La Trinità si scopre in azione, assai prima di studiarla nei libri di teologia. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, ricordata dalla liturgia nello stesso giorno, ci fa navigare con lo Spirito Santo che ‘parte dall’essenza del Padre, dal compiacimento del Figlio e viene come fonte diffondendosi nell’anima e l’anima si annega in lui”; due fiumi - la Trinità e la persona umana - ‘si uniscono insieme in tal modo che il minore di essi lascia il suo nome prendendo quello del maggiore’.
Accade non solo ai mistici ma anche nella vita dei semplici cristiani, che si scoprono figli voluti e amati da Dio Padre che ci precede nell'eternità, nascosto nel profondo della creazione e nell'alto dei cieli infiniti. Camminiamo accanto al Dio Figlio mandato a riscaldarci il cuore come ai discepoli di Emmaus, e arriviamo a poggiare le nostre labbra su di Lui nel bacio dell'Eucaristia. Respiriamo il Dio Spirito Santo che ci fa amare lo sposo e l'amico e lo straniero e il malato con l'impulso della sua eterna carità. Qualcuno domanda: "Come è fatto Dio?”. Guardiamo i cieli e la terra, camminando di notte sotto le stelle e vedendo sorgere l'astro del mattino. Ma più di tutto guardiamo il Figlio Gesù quando usciamo di casa nel primo chiarore del giorno, per andare a pregare come Lui faceva, e poi entrare nel lavoro della vita con il vigore della sua compagnia. Con Gesù preghiamo il Padre perché mandi la sapienza e la forza dello Spirito, per compiere il miracolo della guarigione del cuore e dell'anima, come accadde per la risurrezione di Lazzaro. Dio Padre e Figlio e Spirito Santo ci fa diventare amici e commensali, convocati alla tavola dell’agnello come nel quadro in cui Rublev disegna la Trinità. La Trinità sgorga come torrente nella vita dei giorni, sciogliendo il cuore e ringiovanendo le facce.
La prossima settimana la famiglia straniera potrà fare un altro passo nella scoperta del Mistero cristiano. Il Dio di Abramo, che si è mosso dall’antica patria attraversata dai due fiumi, ci incontra oggi sulle rive di una città tra mare e laguna.

Vangelo secondo Marco 10,13-16

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

CRISTIANESIMO E GIOIA

La liturgia fa coincidere il Vangelo del giorno con la memoria di san Filippo Neri. Il santo fiorentino, naturalizzato romano, si è dedicato ai giovani e alle persone che uscivano dagli schemi prefissati ma avevano una gran voglia di vivere. Filippo ha fatto incontrare il Vangelo nella gioia e nella vita, nel pellegrinaggio e nella storia, nel canto e nella preghiera. Un cristianesimo aperto ad avvolgere la vita e ad accogliere l'esuberanza dei bambini e magari anche l'intemperanza dei giovani, è sempre da riscoprire.

Camminiamo con il Mese di Maggio: Rosario e Parola di Dio in Cattedrale ore 20,45

Vangelo secondo Marco 10,1-12

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

L'UNITÀ RICOSTRUITA

La creazione uscita dalle mani e dal cuore di Dio percorre le vie della storia. Ingrandisce e decade, accresce e svilisce. L'immagine intatta dell'uomo e della donna, costituiti dall'origine nell'unità dell'amore, percorre le vicende del tempo e ne patisce i pericoli e le tentazioni. Dio non abbandona la creazione e non lascia sole le sue creature. Il cammino che le conduce alla felicità e al compimento del loro destino passa attraverso l'unità e la fedeltà, ricostituite per la grazia del Figlio di Dio.

La PENTECOSTE della MUSICA

Per alcuni istanti una voce alta e vibrante percorre in solitaria la navata, provocando un fremito negli ascoltatori. Come le colonne e le guglie di una cattedrale gotica, come le volte delle arcate e i colori delle vetrate che ne intersecano di luce gli immensi spazi, il gruppetto dei coristi intercetta la voce sola e la fa rimbalzare sciogliendola nel procedere dei versetti del “Veni Creator Spiritus”.
Veniamo introdotti a conoscere e quasi a sperimentare un grande musicista sconosciuto ai più ma indicato come genio che ha aperto nuove prospettive per i secoli futuri, Guillaume Dufay, 1397- 1474, e di lui ascoltiamo l’intera Missa ‘Ecce ancilla Domini’, nella cornice di altri autori dello stesso periodo. Non solo le parole che provengono dalla nostra lingua madre – il latino -, ma anche le note musicali che sorgono dal tardo ‘400, ridisegnano nel canto ‘a cappella’ l’armonia e l’alternanza dei pilastri e dei pinnacoli delle cattedrali gotiche. L’architettura si traduce in musica, lo sguardo si accompagna all’udito, e il cuore si ridesta dalla distrazione del presente. Il breve perimetro che costituisce la nostra esistenza umana si apre alle tre dimensioni del tempo – presente, passato, futuro – e spalanca un varco verso l’eternità. Viene lo Spirito Santo, donato a noi nella nuova Pentecoste dei sacramenti, nella fede che domanda e accoglie, nella comunità che rinasce dalla propria origine.
Di questi suoni e di questi colori, di questi accenti e di questi sguardi è risuonato il Concerto del Chorus Cellensis di Mariazell Magna Mater Austriae con musica vocale del Tardo Gotico, svolto in Cattedrale a Chioggia la sera del 21 maggio, giorno seguente alla Pentecoste e Memoria di Maria Madre della Chiesa, salutata con il ‘fuori programma’ dell’Ave Maria di Ludovico da Vittoria. Anche la nostra cattedrale ha riecheggiato l’unità nel dono delle lingue - latino, tedesco, italiano e perfino dialetto – rimbalzate nel dialogo finale tra musicisti e spettatori, rendendo sperimentabile e viva la presenza di Cristo annunciata dai canti del Concerto.

Rosario da Casa del Pescatore a Via Naccari ore 20,45

Vangelo secondo Marco 9,41-50

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

IDENTIFICAZIONE

Gesù che si identifica con l’assetato e guarda con tenerezza ‘i piccoli che credono in lui’, rivela una squisita umanità, che esprime il cuore stesso di Dio. A Lui stanno veramente a cuore il destino dell’uomo, la sua felicità vera e non fittizia, la sua realizzazione non provvisoria ma permanente. Il linguaggio e la proposta del Signore si fanno decisi, come quelli di un Maestro che mette in guardia dai pericoli e sospinge nella strada della salvezza, accompagnati dalla Madre sua e nostra, l’Ausiliatrice.

Fioretto di Maggio stasera ore 20,45, da Via Giovanni dalla Croce alla Casa del Pescatore

Vangelo secondo Marco 9,38-40

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

IL VERO BENE

Il cuore grande di Gesù esprime umanamente il cuore di Dio Padre, che accoglie e valorizza ogni bene che c’è nel mondo. Gesù non è ‘esclusivo’ ma ‘inclusivo’, attento alla briciola e al frammento. Quanti combattono il demonio ‘nel nome di Gesù’, si fidano comunque di Lui. Possiamo essere ben disposti, all’interno della Chiesa, a riconoscere e apprezzare gli altri fratelli che si richiamano a Gesù. Possiamo apprezzare ogni azione di bene, da chiunque venga, purché di vero bene si tratti.

Dopo il raffinato e originale concerto di ieri sera in Cattedrale, il Fioretto di Maggio stasera ore 20,45 parte dalla Cattedrale e arriva in via Giovanni Della Croce

Vangelo secondo Marco 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

QUALE LOGICA?

Seguire Gesù non significa appena mettere i nostri passi dietro a lui. Occorre mettere dietro a lui anche il cuore, le prospettive, le decisioni. Gesù sorprende i discepoli annunciando che verrà ucciso e poi risorgerà. Essi non lo capiscono e proseguono secondo la propria logica. Fermiamoci oggi a guardare Gesù. Di fronte ad amici o a colleghi, proviamo a demolire un tratto di muro del nostro orgoglio e della nostra voglia di supremazia. Facciamolo per amore di Gesù, servendolo nel più piccolo e perdonando come Santa Rita.

Questa sera, lunedì ore 21 in Cattedrale, eccezionale Concerto del Chorus Cellensis Mariazell Magna Mater Austriae con Musica vocale del Tardo Gotico.                 Direttrice del coro: Bacchine König

Vangelo secondo Giovanni 19,25-34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

La MADRE

Da antica tradizione i cristiani riconoscono e invocano Maria come Madre. Gesù stesso ha affidato il discepolo prediletto a Maria e a lui ha consegnato sua Madre. Papa Francesco rende ufficiale il riconoscimento di Maria Madre della Chiesa e ne colloca la festa nel giorno che segue la Pentecoste. Maria era nel cenacolo con gli apostoli quando lo Spirito li aprì al mondo. La Madre, partecipa alla generazione e alla crescita del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Guardiamo e invochiamo Maria, Madre della Chiesa.

VIENI SPIRITO SANTO! Lo domandiamo insieme nella Messa Pontificale delle ore 10,15 in Cattedrale

Vangelo secondo Giovanni 15,26-27; 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

COMPIMENTO E NUOVO INIZIO

Pentecoste è la festa del compimento e del nuovo inizio. Quello che Gesù ha vissuto e realizzato nel tempo della sua dimora tra gli uomini, non rimane un bell'episodio circoscritto in un certo luogo e in un certo tempo. La semente cresce e diventa albero e foresta. Questo avviene attraverso la testimonianza di coloro che hanno visto e udito Gesù di Nazaret, e danno la vita per annunciarlo e testimoniarlo. Dopo l'ascensione di Gesù al cielo, Dio intraprende una nuova fase di intervento in favore degli uomini. "Vi manderò un altro Paraclito", dice Gesù. Un Consolatore, un protettore che starà sempre con noi e in noi. Lo Spirito Santo che viene inviato, dilata la presenza di Gesù; tutti gli uomini potranno essere raggiunti e vedere la salvezza del Signore. Lo Spirito di Dio apre le strade del mondo e i canali dei cuori affinché l'azione e la presenza di Gesù rimangano vive ed efficaci, nel mondo intero e in tutti i tempi della storia. La prima Pentecoste inaugura questa impresa. Ogni generazione cristiana è chiamata a parteciparvi per il dono di una nuova Pentecoste.