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Mercoledì 18 settembre 2024
+ San Giuseppe da Copertino, sacerdote, Copertino (Lecce), 17 giugno 1603 - Osimo (Ancona), 18 settembre 1663

Vangelo secondo Luca 7,31-35

In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
‘Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!’.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: ‘È indemoniato’. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

LE CIRCOSTANZE

Il Signore viene a noi nelle circostanze della vita, liete o tristi, usuali o straordinarie. Per riconoscerlo e accoglierlo basta un cuore semplice, attento alla realtà e quindi non bloccato su pregiudizi nostri o altrui. Questa è la vera Sapienza che ci fa riconoscere il bene donato a noi e ci apre a riconoscere il bene che c’è negli altri, anche quando ci appare diverso o minore rispetto al nostro.

Domenica 22 Settembre 2024, XXV del Tempo Ordinario

Introduzione del celebrante

In questa Eucaristia siamo attratti dal Signore Gesù, dalla sua parola e dalla sua persona. Ci presentiamo a Lui perché la sua grazia ci accompagni e ci sostenga.

  1. Signore Gesù, tu ci chiami a seguirti e a servirti nei nostri fratelli e amici, nei poveri e nei sofferenti. La tua grazia ci renda umili e accoglienti.

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, tu ci accompagni con papa Francesco, i nostri vescovi e con tante persone che ti amano e ti servono. Donaci la grazia di accogliere e seguire la loro testimonianza

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, vinci la gelosia e la contesa che pesano nel cuore delle persone e dei popoli; donaci giorni di pace e di fraternità,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ai ragazzi e ai giovani concedi la grazia di incontrare educatori che li aprono alla bellezza e alla responsabilità della vita,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Dio nostro Padre, a te affidiamo il nostro mondo, insieme con tutto il bisogno e tutta la domanda delle nostre persone e delle nostre comunità. Tu che vivi e regni.

UNA NUOVA PROSPETTIVA DI VITA

Seguire Gesù come Messia che dona la vita, apre una nuova prospettiva ogni giorno. In famiglia, nel lavoro, nella scuola, nella vita sociale cambia la prospettiva: viviamo non per il nostro tornaconto e la nostra comodità, ma per una missione che il Signore ci affida. Siamo padri e madri, educatori e testimoni nell’ambiente in cui viviamo: testimoniamo la gioia di servire il Signore, liberi dalla pretesa di risultati e gratificazioni. La nostra ricompensa è l’amicizia del Signore Gesù.

Vangelo secondo Luca 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

“NON PIANGERE”

La com-passione per quella donna sospinge Gesù a far ritornare in vita il ragazzo morto. Gesù non programma i miracoli, nè li fa per ‘dimostrarsi’ grande o bravo. Egli reagisce agli incontri, si lascia provocare dagli avvenimenti cercando il bene di tutti coloro che trova sulla sua strada. I suoi interventi straordinari diventano segno e promessa di una salvezza definitiva che Gesù potrà ottenere per tutti attraverso la sua morte e risurrezione.

Vangelo di Luca 7,1-10

In quel tempo Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa». All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

LA DOMANDA DISCRETA

Anche questo straniero ha bisogno di Gesù e lo manda a chiamare perché guarisca un servo malato. Già questo è un tratto di nobiltà. Inoltre, non pretende che Gesù vada a casa sua, e paragona il proprio ruolo di comando con la potestà di Gesù: “Anche a te, per guarire il mio servo basta una parola, un comando”. Che cosa della personalità di Gesù avrà intuito questo centurione? Che cosa, ritornando al paese di origine - forse l’Italia - avrà portato in cuore?

Dal Vangelo secondo Marco 8,27-35

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

LA DECISIONE DELLA FEDE

In questo mese in cui le nostre comunità riprendono insieme il cammino, Gesù ci richiama per risvegliare la fede e la decisione di seguirlo: questa fede che professiamo insieme nella liturgia festiva, vitale per tutti i cristiani. Dietro a Gesù mettiamo tutta la vita: famiglia, lavoro, rapporti con le persone, fatiche e gioie, accompagnati dalla Madonna Addolorata. Abbiamo la grazia di vivere nella grande Chiesa di Dio che cammina in tutto il mondo – vedi il grande viaggio del Papa in Estremo Oriente – e siamo accompagnati dalla nostra comunità e dal giro di amicizie cristiane. Un dono grande.

Vangelo secondo Giovanni 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

LA CROCE INNALZATA

La croce, terribile strumento di morte, diventa per Gesù un vessillo di vita. Come è possibile? Gesù in croce accoglie tutto il male del mondo e consegna al Padre il suo corpo e il suo spirito: la croce esprime la totalità del Suo dono di amore. Siamo sbigottiti e nello stesso tempo rimaniamo fiduciosi, attendendo la risposta del Padre nel terzo giorno, con la risurrezione del Figlio Gesù. Anche in tutte le croci nostre e del mondo attendiamo il terzo giorno.

Vangelo secondo Luca 6,39-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: ‘Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

SULLA STRADA DELLA VITA

Siamo diventati tutti autonomi e ciascuno si regola da solo, oppure abbiamo ancora bisogno di un testimone, di un maestro di vita? La cosa bella che ci può capitare è l’incontro con persone ‘da guardare’ per il loro senso della vita e la loro testimonianza di fede e di carità. Quando l’incontro si sviluppa nel rapporto di amicizia, allora ci troviamo accompagnati a camminare per la stessa strada, non più ciechi vagabondi, ma pellegrini verso la mèta.

Vangelo secondo Luca 6,27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Dà a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

QUESTE PAROLE…

Cosa succede quando queste parole di Gesù vengono prese nel loro significato e valore, sullo sfondo di quello che Gesù ha vissuto nei tre anni e nella passione? Accade un balzo al cuore quando in un cristiano, una famiglia, un gruppo, una comunità queste parole prendono carne, definiscono volto, cuore, azioni: la casa aperta per lo straniero e il bambino. All’ultimo scopri un cofanetto con il denaro da consegnare ad ogni povero che bussa. Cosa succede quando vedi il Vangelo nella vita di qualcuno?

UN AMORE PIU’ FORTE DELLA DITTATURA

Franz e Franziska sono due coniugi che vivono nella campagna austriaca ai confini con la Baviera. Con il matrimonio, nel quale nascono le tre figlie, Rosalia nel 1937, Maria nel 1938 e Loisi nel 1940, Franz abbandona la vita precedente piuttosto leggera, e sperimenta con la sposa la bellezza dell’amore cristiano e dell’esperienza della fede, nella compagnia della Bibbia e dello Schott, il messale in tedesco.                                                       La vita viene sconvolta quando la Germania di Hitler invade l’Austria, a partire dal 1938. Si potrà collaborare con il regime nazista oppressivo della libertà e anticristiano? Nel maggio 1940 Franz viene arruolato la prima volta, ma presto viene rimandato a casa perché ritenuto indispensabile per i lavori in campagna. Durante un secondo breve arruolamento incontra l’amico Rudolf Mayer che lo sostiene nella scelta cristiana. Nel febbraio del 1943 Franz viene nuovamente precettato; quando si presenta dichiara subito la propria obiezione al nazionalismo di Hitler e alla sua guerra; viene imprigionato, e dopo torture e umiliazioni il 9 agosto viene decapitato. Il libro documenta come la sua fede e la sua decisione vengono contraddette non solo dai paesani, ma anche da alcune autorità della Chiesa, che gli richiamano i ‘doveri’ familiari e patriottici. La moglie Franziska partecipa con fortezza alla sua decisione; lo scambio di lettere tra i due – in parte riprodotte in questo catalogo - è di una lucentezza e intensità straordinarie e documenta che ‘non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici’.  La figura di Franz, rimasta nell’ombra per molto tempo, è riemersa con decisione negli ultimi tempi, manifestando la sua ricchezze umana e la fortezza indomabile della sua fede. Da questo ampio catalogo, che gode di una bella prefazione del cardinal Zuppi, sono state ricavate le immagini presentate al Meeting di Rimini di quest’anno in una mostra tra le più visitate e appassionanti. Franz è stato proclamato beato il 26 ottobre 2007, ed è stato riproposto in faccia alla Chiesa e al mondo. Tutta la vicenda è stata raccontata nel film ‘La vita nascosta’.

Andrea Caspani (a cura) Franz e Franziska, Non c’è amore più grande. I coniugi Jàgerstatter e il martirio della coscienza, Ed Libreria Editrice Vaticana 2024 pp.144 € 16,00

Angelo Busetto

Vangelo secondo Luca 6,20-26

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

PER DRITTO E PER ROVESCIO

Ecco che anche Luca, dopo che Gesù ha riunito i discepoli e ha eletto gli apostoli, lancia la nuova ‘costituzione’ del suo Regno, promessa di felicità che lacera il terreno umano e fa germogliare dal profondo nuovi frutti di umanità e di santità. La promessa dei ‘Beati’, e la minaccia dei ‘Guai’ traccia per dritto e per rovescio una nuova strada per ottenere la felicità ed essere utili nel mondo. Facendo dei passi in questo cammino, ne sperimentiamo la verità.