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Catechesi sui Comandamenti, 11/A: Non commettere adulterio

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel nostro itinerario di catechesi sui Comandamenti arriviamo oggi alla Sesta Parola, che riguarda la dimensione affettiva e sessuale, e recita: «Non commettere adulterio».

Il richiamo immediato è alla fedeltà, e in effetti nessun rapporto umano è autentico senza fedeltà e lealtà.

Non si può amare solo finché “conviene”; l’amore si manifesta proprio oltre la soglia del proprio tornaconto, quando si dona tutto senza riserve. Come afferma il Catechismo: «L’amore vuole essere definitivo. Non può essere “fino a nuovo ordine”» (n. 1646). La fedeltà è la caratteristica della relazione umana libera, matura, responsabile. Anche un amico si dimostra autentico perché resta tale in qualunque evenienza, altrimenti non è un amico. Cristo rivela l’amore autentico, Lui che vive dell’amore sconfinato del Padre, e in forza di questo è l’Amico fedele che ci accoglie anche quando sbagliamo e vuole sempre il nostro bene, anche quando non lo meritiamo.

L’essere umano ha bisogno di essere amato senza condizioni, e chi non riceve questa accoglienza porta in sé una certa incompletezza, spesso senza saperlo. Il cuore umano cerca di riempire questo vuoto con dei surrogati, accettando compromessi e mediocrità che dell’amore hanno solo un vago sapore. Il rischio è quello di chiamare “amore” delle relazioni acerbe e immature, con l’illusione di trovare luce di vita in qualcosa che, nel migliore dei casi, ne è solo un riflesso. ...continua a leggere "PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 24 ottobre 2018"

Domenica 28 ottobre 2018 - XXX del Tempo Ordinario, Ciclo B
(Anniversario della Dedicazione della propria Chiesa)

Introduzione del sacerdote
Riuniti insieme nella Chiesa consacrata, come il cieco Bartimeo incontriamo Gesù e da lui mendichiamo la luce della nostra vita.

Diciamo insieme: DONACI LA TUA LUCE, SIGNORE

1. Signore Gesù, ti ringraziamo di accoglierci in questa Chiesa a te consacrata. Ascolta il nostro grido e, come il cieco del Vangelo, donaci di incontrarti, riconoscerti e seguirti,
Noi ti preghiamo: DONACI LA TUA LUCE, SIGNORE

3. Signore Gesù, mentre si conclude il Sinodo dei giovani, ti affidiamo i giovani del mondo. La grazia dello Spirito Santo apra per tutti un buon cammino per rispondere al desiderio di vita, verità, fraternità,
Noi ti preghiamo: DONACI LA TUA LUCE, SIGNORE

4. Signore Gesù, ti preghiamo per la nostra nazione e per tutti i popoli. Dona apertura di cuore e capacità di intesa, nel rispetto della libertà di ciascuno e del bene comune,
Noi ti preghiamo: DONACI LA TUA LUCE, SIGNORE

5. Signore Gesù, ti presentiamo le famiglie della nostra comunità: ti domandiamo l’amore e la fedeltà tra coniugi, l’attenzione educativa verso i figli, la passione per le cose vere e belle della vita,
Noi ti preghiamo: DONACI LA TUA LUCE, SIGNORE

Conclusione del celebrante
Signore Gesù, che hai ascoltato il grido del cieco, accogli la preghiera del tuo popolo riunito insieme nella Chiesa .

Spunto per la festa
L’episodio del cieco è da ripercorre tutto intero: il grido-domanda del cieco; l’opposizione della folla, che impedisce al cieco di gridare il suo bisogno di fronte a Gesù; Gesù chiama il cieco e quello getta il mantello, sua unica ricchezza e protezione. Gesù gli chiede: Cosa vuoi che io ti faccia? La fede non solo lo guarisce, ma lo ‘salva’. Il cieco segue Gesù con gratitudine, in distanza… la fede diventa sequela.

Vangelo secondo Luca 12,39-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

IN ATTESA DELLA SUA VENUTA

Ieri lo sposo, oggi il padrone: Gesù usa tutte le immagini umane per risvegliare il senso dell’attesa di Lui. Mentre viviamo e lavoriamo siamo in attesa del Signore: tutto il traffico quotidiano, tra casa e lavoro, con amici e colleghi, nelle circostanze previste e in quelle impreviste, apre il varco di un’attesa di compimento. Niente di tutto quello che facciamo e operiamo riempie il nostro cuore: siamo protesi ‘più in là’, e desideriamo che il Signore ci sorprenda già ora con la sua grazia.

Vangelo secondo Luca 12,35-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

L’ATTESA DELLO SPOSO

Ci sono attese piene di gioia. Attese fatte di lavoro e trepidazione, di desiderio e tormento. Attendiamo che qualcuno entri nella nostra vita portandovi un vento di novità e un ricco paniere di beni. Ci basteranno forse la sua sola presenza, il suo affetto, la sua fiducia. Tutti i sentimenti che abitano l’attesa dello sposo nei ‘servitori’ e negli invitati, esplodono se lo Sposo che viene è Gesù stesso, che riempie il cuore e la vita del bene sommo della sua presenza.

Vangelo secondo Luca 12,13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

DIVERSAMENTE RICCHI

Non ci avviciniamo a Gesù come a un santo protettore dei nostri affari o a un avvocato dei nostri interessi. Egli ci sospinge a un bene più grande e duraturo, togliendo l’illusione che i beni di questo mondo bastino alla nostra felicità. Noi stessi ci rendiamo conto che quanto possediamo non ci rende felici, e ogni volta finiamo con l’arrabattarci per accumulare altri beni. Gesù apre l’orizzonte, invitando a provvederci di altri tesori, che ci rendano ricchi agli occhi di Dio.

Vangelo secondo Marco 10,35-45

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

UNA STRADA NUOVA

Un’occasione d’oro! Un regno che si rispetti avrà pur bisogno di ministri, o di colonnelli, o almeno di luogotenenti. Eccoci pronti. Anzi, desiderosi e pretenziosi. Sia stata la madre che li ha ben addestrati – come riferisce un altro evangelista – o siano stati loro stessi, nel fiorire della giovinezza addestrata alla scaltrezza e durezza della pesca, i due fratelli si ergono impettiti davanti a Gesù. Il quale subito li induce a fare una virata: prima c’è un calice da bere, e un battesimo in cui venire immersi. Vino e acqua. Calice amaro e lavanda.
Gli altri dieci fanno gli scandalizzati, forse temendo che i due gli rubino la piazza.
Di fronte ai due e ai dieci, Gesù procede dritto, aprendo una strada diversa lungo la quale egli cammina come servitore e come schiavo, arrivando alla fine a donare la vita a riscatto della moltitudine.
Gesù rovescia la nostra mente e il nostro cuore. Non solo usando parole chiare e decise, ma vivendo lui stesso quello che ci propone. La strada che Egli apre, introduce nella storia dell’umanità e nella esistenza di ciascuna persona una possibilità nuova, una speranza diversa, un amore che salva: si può percorrere dietro a Lui.

Vangelo secondo Luca 12,8-12 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

UN VOLTO CHIARO

Lo si è visto tante volte nel corso della storia. Papa Francesco riferiva nei giorni scorsi la testimonianza udita al Sinodo in corso a Roma, di un giovane che fino all’ultimo ha continuato a professare la sua fede in Cristo davanti a coloro che l’hanno torturato e ucciso. A noi accade assai meno. E dunque, perché sottrarsi a una testimonianza chiara, perché privarci del volto lieto della fede in Gesù, perché sottrarci a un amore più grande che ci abbraccia per l’eternità?

Vangelo secondo Luca 12,1-7

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».

LA STRADA DEL VANGELO

Dio ci guarda e ci ama come un Padre e ha cura di noi, portando a compimento il nostro destino anche attraverso difficoltà e fatiche. Gesù ce lo fa riconoscere, con il suo esempio e con un insegnamento autorevole che ci spinge a difenderci dai maestri ingannatori che falsano la strada, corrompono il cuore, rovinano la vita. Il Vangelo è la nostra strada, e siamo lieti di percorrerla in compagnia di chi cammina al sèguito di Gesù.