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La PENTECOSTE della MUSICA

Per alcuni istanti una voce alta e vibrante percorre in solitaria la navata, provocando un fremito negli ascoltatori. Come le colonne e le guglie di una cattedrale gotica, come le volte delle arcate e i colori delle vetrate che ne intersecano di luce gli immensi spazi, il gruppetto dei coristi intercetta la voce sola e la fa rimbalzare sciogliendola nel procedere dei versetti del “Veni Creator Spiritus”.
Veniamo introdotti a conoscere e quasi a sperimentare un grande musicista sconosciuto ai più ma indicato come genio che ha aperto nuove prospettive per i secoli futuri, Guillaume Dufay, 1397- 1474, e di lui ascoltiamo l’intera Missa ‘Ecce ancilla Domini’, nella cornice di altri autori dello stesso periodo. Non solo le parole che provengono dalla nostra lingua madre – il latino -, ma anche le note musicali che sorgono dal tardo ‘400, ridisegnano nel canto ‘a cappella’ l’armonia e l’alternanza dei pilastri e dei pinnacoli delle cattedrali gotiche. L’architettura si traduce in musica, lo sguardo si accompagna all’udito, e il cuore si ridesta dalla distrazione del presente. Il breve perimetro che costituisce la nostra esistenza umana si apre alle tre dimensioni del tempo – presente, passato, futuro – e spalanca un varco verso l’eternità. Viene lo Spirito Santo, donato a noi nella nuova Pentecoste dei sacramenti, nella fede che domanda e accoglie, nella comunità che rinasce dalla propria origine.
Di questi suoni e di questi colori, di questi accenti e di questi sguardi è risuonato il Concerto del Chorus Cellensis di Mariazell Magna Mater Austriae con musica vocale del Tardo Gotico, svolto in Cattedrale a Chioggia la sera del 21 maggio, giorno seguente alla Pentecoste e Memoria di Maria Madre della Chiesa, salutata con il ‘fuori programma’ dell’Ave Maria di Ludovico da Vittoria. Anche la nostra cattedrale ha riecheggiato l’unità nel dono delle lingue - latino, tedesco, italiano e perfino dialetto – rimbalzate nel dialogo finale tra musicisti e spettatori, rendendo sperimentabile e viva la presenza di Cristo annunciata dai canti del Concerto.

Rosario da Casa del Pescatore a Via Naccari ore 20,45

Vangelo secondo Marco 9,41-50

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

IDENTIFICAZIONE

Gesù che si identifica con l’assetato e guarda con tenerezza ‘i piccoli che credono in lui’, rivela una squisita umanità, che esprime il cuore stesso di Dio. A Lui stanno veramente a cuore il destino dell’uomo, la sua felicità vera e non fittizia, la sua realizzazione non provvisoria ma permanente. Il linguaggio e la proposta del Signore si fanno decisi, come quelli di un Maestro che mette in guardia dai pericoli e sospinge nella strada della salvezza, accompagnati dalla Madre sua e nostra, l’Ausiliatrice.

Fioretto di Maggio stasera ore 20,45, da Via Giovanni dalla Croce alla Casa del Pescatore

Vangelo secondo Marco 9,38-40

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

IL VERO BENE

Il cuore grande di Gesù esprime umanamente il cuore di Dio Padre, che accoglie e valorizza ogni bene che c’è nel mondo. Gesù non è ‘esclusivo’ ma ‘inclusivo’, attento alla briciola e al frammento. Quanti combattono il demonio ‘nel nome di Gesù’, si fidano comunque di Lui. Possiamo essere ben disposti, all’interno della Chiesa, a riconoscere e apprezzare gli altri fratelli che si richiamano a Gesù. Possiamo apprezzare ogni azione di bene, da chiunque venga, purché di vero bene si tratti.

Dopo il raffinato e originale concerto di ieri sera in Cattedrale, il Fioretto di Maggio stasera ore 20,45 parte dalla Cattedrale e arriva in via Giovanni Della Croce

Vangelo secondo Marco 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

QUALE LOGICA?

Seguire Gesù non significa appena mettere i nostri passi dietro a lui. Occorre mettere dietro a lui anche il cuore, le prospettive, le decisioni. Gesù sorprende i discepoli annunciando che verrà ucciso e poi risorgerà. Essi non lo capiscono e proseguono secondo la propria logica. Fermiamoci oggi a guardare Gesù. Di fronte ad amici o a colleghi, proviamo a demolire un tratto di muro del nostro orgoglio e della nostra voglia di supremazia. Facciamolo per amore di Gesù, servendolo nel più piccolo e perdonando come Santa Rita.

Questa sera, lunedì ore 21 in Cattedrale, eccezionale Concerto del Chorus Cellensis Mariazell Magna Mater Austriae con Musica vocale del Tardo Gotico.                 Direttrice del coro: Bacchine König

Vangelo secondo Giovanni 19,25-34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

La MADRE

Da antica tradizione i cristiani riconoscono e invocano Maria come Madre. Gesù stesso ha affidato il discepolo prediletto a Maria e a lui ha consegnato sua Madre. Papa Francesco rende ufficiale il riconoscimento di Maria Madre della Chiesa e ne colloca la festa nel giorno che segue la Pentecoste. Maria era nel cenacolo con gli apostoli quando lo Spirito li aprì al mondo. La Madre, partecipa alla generazione e alla crescita del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Guardiamo e invochiamo Maria, Madre della Chiesa.

VIENI SPIRITO SANTO! Lo domandiamo insieme nella Messa Pontificale delle ore 10,15 in Cattedrale

Vangelo secondo Giovanni 15,26-27; 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

COMPIMENTO E NUOVO INIZIO

Pentecoste è la festa del compimento e del nuovo inizio. Quello che Gesù ha vissuto e realizzato nel tempo della sua dimora tra gli uomini, non rimane un bell'episodio circoscritto in un certo luogo e in un certo tempo. La semente cresce e diventa albero e foresta. Questo avviene attraverso la testimonianza di coloro che hanno visto e udito Gesù di Nazaret, e danno la vita per annunciarlo e testimoniarlo. Dopo l'ascensione di Gesù al cielo, Dio intraprende una nuova fase di intervento in favore degli uomini. "Vi manderò un altro Paraclito", dice Gesù. Un Consolatore, un protettore che starà sempre con noi e in noi. Lo Spirito Santo che viene inviato, dilata la presenza di Gesù; tutti gli uomini potranno essere raggiunti e vedere la salvezza del Signore. Lo Spirito di Dio apre le strade del mondo e i canali dei cuori affinché l'azione e la presenza di Gesù rimangano vive ed efficaci, nel mondo intero e in tutti i tempi della storia. La prima Pentecoste inaugura questa impresa. Ogni generazione cristiana è chiamata a parteciparvi per il dono di una nuova Pentecoste.

Oggi, Vigilia di Pentecoste, in Cattedrale a Chioggia si svolgerà la Grande VEGLIA DI PENTECOSTE alle ore 21, presieduta dal Vescovo. Nel corso della Veglia ascolteremo anche la testimonianza su Piergiorgio Frassati, a cura dei ‘Tipi Loschi’ di San Benedetto del Tronto. Una cosa bella e buona per la nostra fede cristiana e la nostra comunità.

Sabato 19 maggio 2018 San Celestino V, eremita e papa, 1215-1296

Vangelo secondo Giovanni 21,20-25

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

TU SEGUIMI

"Tu seguimi" sono le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni. Sono rivolte non solo al discepolo amato, ma a tutti i discepoli che verranno. In questa vigilia di Pentecoste, ci domandiamo come avviene la nostra sequela di Gesù. Egli ci manda il suo Santo Spirito, che rende presente Gesù nella Chiesa e ci sospinge alla sua sequela. Non siamo orfani di Cristo e non viviamo da solitari. Nelle nostre mani il Vangelo, nei nostri occhi le opere della Chiesa, nel nostro cuore lo stesso Gesù.

Stasera Vangelo e Rosario in Cattedrale ore 20,45

 

Vangelo secondo Giovanni 21,15-19

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

PASSAGGIO DI AMICIZIA

Questo è l’ultimo addio di Gesù agli apostoli, e a Pietro in particolare. Un addio, una consegna e un invito: “Seguimi”. Pietro continuerà ad amare e a seguire Gesù, testimoniandolo sulla piazza di Gerusalemme e sulle piazze del mondo, nelle case e nelle prigioni, morendo crocifisso a Roma come Gesù. Nel ‘passaggio di amicizia’ da Gesù a Pietro, la Chiesa viene lanciata nel mondo. L’unità di Gesù con i discepoli, apostoli e missionari, coinvolge anche noi, fino alla fine del mondo.

COME LE RADICI DELL’ALBERO

Nel giro a Bologna con un gruppo di famiglie, la proposta di andare a visitare il monastero è una sorpresa, sbucata quando è svanita l’idea di salire al santuario della Madonna di San Luca dopo la visita all’Opera Marella, per la coincidenza del ‘ritorno a casa’ dell’icona della Madonna, che era stata portata in città nella settimana precedente.
In questo mese di maggio Maria ci ha fatto incrociare la sua immagine nel volto di persone vive in un monastero di clausura; gran parte degli adulti che sono con noi non hanno mai messo piede in un luogo così; per i bambini, la novità è totale. Veniamo accolti nella chiesa del monastero, e ci disponiamo accanto alla grata, sulla quale si affacciano due giovani monache. Suor Veronica si chiamava prima Valeria e qualcuno della nostra comitiva la conosce dal tempo della sua giovinezza nella nostra città. Suor Teresa Francesca viene dal sud. Per primi, sono i bimbi a domandare alle due monache come e perché hanno pensato a entrare in monastero e come fanno a vivere al chiuso. I volti lieti delle due non mostrano alcun impaccio. Non descrivono appena l’andamento della casa e la struttura della comunità, ma vibrano di un moto di libertà e di un accento di amore. Raccontano della famiglia, della parrocchia, dell’università, degli amici che le guardavano e delle persone che le hanno accompagnate nei passaggi di una laboriosa e vivace decisione. In un intreccio di circostanze che sembrano rincorrersi a caso – fatto di incontri, attese, prove, malattie dei familiari, lavoro, spostamenti da un luogo all’altro – si dipana il filo che conduce ciascuna delle due a riconoscere questo luogo come ‘casa propria’, dove le attende lo sposo amato e dove la vita diventa preghiera, si sviluppa in carità e si allarga al mondo. Anche i parenti, con discrezione e dedizione, si inseriscono nella vita del monastero, fino al punto che l’anziana mamma di Suor Francesca ne è diventata ospite permanente, i fratelli di Suor Veronica diventano familiari con le monache, e persone di varia provenienza domandano momenti di condivisione nella preghiera e nel silenzio. Bambini e adulti seguiamo con attenzione i volti e le parole delle due monache. Scopriamo un bosco nuovo nel grande continente della Chiesa, fino a scorgere le radici degli alberi sui quali fiorisce la Chiesa, nella carità e nella missione. L’opera di Dio raccoglie vite diverse, componendo carità e preghiera, contemplazione e azione. La comunione fermentata dalla presenza di Dio, unisce persone diverse e sconosciute; dal seme della grazia vediamo germogliare il frutto della letizia.